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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

domenica 12 ottobre 2008

Posso anche parlare un dialetto sloveno senza identificarmi nella nazione slovena.

Le recenti prese di posizione di Manuela Quaranta Spazzapan e Ferruccio Clavora che, da punti di vista diversi ma complementari, imprimono una svolta costruttiva e innovativa al vecchio modo di affrontare il tema della tutela della comunità della Slavia Friulana, mi stimolano a intervenire a mia volta. Innanzi tutto ritengo necessario fare osservare che la realtà antropologica della Slavia Friulana è, oggi, sostamzialmente mutata rispetto a quella che era anche solo quarant'anni fa. La forte emigrazione che ha spopolato interi paesi, il successivo rientro di questi emigranti con famiglie culturalmente e linguisticamente miste, la sempre maggiore apertura economica verso il vicino contesto friulano di fronte alla chiusura -sopratutto psicologica- nei confronti del confine jugoslavo, appena attenuato negli ultimi dieci anni, la più recente immigrazione di persone con cultura, lingua e religioni, diverse da quelle tradizionali espressione del territorio hanno segnato una straordinaria trasformazione dell'humus umano locale. Seconda considerazione. Mi pare abbastanza evidente che l'espressione linguistica non coincide neccessariamente con l'identità nazionale: posso tranquillamente considerare di parlare un dialetto sloveno e nello stesso tempo non identificarmi con la nazione slovena. Questo è importante per aiutare coloro che rifiutano di riconoscere la "slovenità" della parlata locale a superare il blocco psicologico che li posta a negare l'evidenza. Parlare un dialetto sloveno non significa necessariamente identificarsi con la nazionalità slovena così come il ticinese che parla italiano non si sente parte della nazione italiana. Terza considerazione.  La situazione  geopolitica, linguistica e identitaria della Slavia Friulana rappresentano, in Europa, un caso eccezionale e come tale va affrontato. L'affermazione dell'unicità di questa comunità deve essere uno stimolo per farla uscire dal contesto ghettizzante, a lei estraneo, nel quale è stata rinchiusa con la legge 38 del 2001 e quella regionale n°26 del 2007.  Si tratta, invece, di esplorare il panorama istituzionale che possono servire da punto di partenza per l'elaborazione di un modello culturale e istituzionale di tutela innovativo e radicalmente diverso da quello in vigore che, assegnando assurdi privilegi a ristrette caste che si spartiscono milioni di euro ogni anno, accellera la decomposizione identitaria della comunità. Infine. Le varie posizioni esistenti sull'identità nazionale della comunità della Slavia non vanno più contrapposte ma considerate complementari e parte costitutiva del naturale processo, dinamico e articolato, di un'evoluzione identitaria nell'era della globalizzazione. Le politiche di sostegno (contributi) alle varie sensibilità esistenti -tenendo conto che tutti i finanziamenti della Repubblica di Slovenia e la quasi totalità di quelli italiani sono monopolio delle organizzazioni di Trieste- vanno commisurate alla portata reale della rappresentatività delle stesse e non, come avviene oggi, definite arbitrariamente dall'alto in base ad antidemocratici pregiudizi ideologici nella logica del più classico dei voti di scambio. Per questo faccio mia e rilancio la proposta della signora Quaranta-Spazzapan, per adesso inascoltata, che invitava tutti coloro i quali si sentono di appartenere alla minoranza nazionale slovena in provincia di Udine di farsi promotori di "un censimento per definire con chiarezza la propia identità e per avallare il peso della propia numerosità". Questo atto di elementare democrazia permetterebbe inoltre di acclarare che fine abbia fatto l'obbiettivo -riferito alla presenza degli sloveni in Friuli- di cancellare "la vergognosa presenza dello straniero in Italia", indicato dal "Giornale di Udine" del 22 novembre 1866.


Tratto dal Messaggero Veneto di sabato 11 ottobre 2008


Di  Giovanni Rossi del Movimento Innovazione e Autonomia


Circolo della Slavia Friulana di San Pietro al Natisone (Udine)

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