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venerdì 17 aprile 2009

VI Comm: illustrate tre proposte di legge su tutela dialetti

9 Aprile 2009, ore 11:00


(ACON) Trieste, 09 apr - DT - Un patrimonio culturale unico, dove accanto a friulano, sloveno e tedesco da secoli sono radicate altre lingue storiche di straordinario interesse, ma ancora poco valorizzate. E queste sono le parlate (venete, soprattutto) che poi, a contatto con il mondo friulano o mitteleuropeo, hanno assunto a loro volta una fisionomia unica e irripetibile: sono, quindi, il triestino, il muggesano, il bisiaco, il gradese, il maranese, il veneto-udinese e quello parlato a Pordenone, l'istriano, e - per uscire dall'influenza della Serenissima - il friulano-goriziano, il resiano, il natisoniano e il po nasen.


Per valorizzare e salvaguardare questi idiomi storici sono state presentate alla VI Commissione consiliare, presieduta da Piero Camber (PdL), tre proposte di legge molto simili tra loro: la prima, con primo firmatario proprio Camber assieme ai colleghi di gruppo Daniele Galasso, Gaetano Valenti, Antonio Pedicini e Roberto Novelli, poi Giorgio Venier Romano (UDC) e Luigi Ferone (Pensionati), dedicata alla tutela dei dialetti in genere; la seconda, del gruppo della LN con Federico Razzini primo firmatario, e la terza, dell'IdV-Citt assieme a SA (con la prima firma di Piero Colussi e Antonaz per SA) più specifica per le sole parlate venete.


Su questi tre provvedimenti la Commissione ha deciso di costituire il Comitato ristretto cui spetterà il compito di giungere così a un testo unico.


"Siamo nell'era della globalizzazione, ha spiegato Camber, eppure giustamente difendiamo tipicità e culture. Tutelare oggi i dialetti e le parlate locali non significa incentivare anacronistici particolarismi etnico-linguistici, ma garantire pari dignità e possibilità di espressione a una pluralità di forme espressive, al considerevole patrimonio culturale della nostra regione".


"La scomparsa di queste parlate farebbe del Friuli Venezia Giulia una regione un po' meno speciale, ha affermato Razzini. Una legge di questo tipo potrebbe offrire finalmente gli strumenti per sostenere i giovani ricercatori o i molti insegnanti che vorrebbero far conoscere la lingua di questi luoghi alle nuove generazioni. Ed è anche un ulteriore passo sul sentiero della conoscenza reciproca tra le varie genti che abitano questi luoghi e quelli a noi immediatamente più vicini con cui la Regione sta già portando avanti importanti progetti di collaborazione".


"E' naturale che dopo le leggi di tutela del friulano e dello sloveno approvate dalla precedente maggioranza e in attesa di quella sul tedesco, ha fatto presente Colussi, la Regione si attivi per preservare e valorizzare anche quest'altro suo variegato patrimonio linguistico. Un diritto, tra l'altro, pienamente riconosciuto dalla Costituzione, ribadito dallo Statuto di autonomia della nostra Regione e sottolineato ulteriormente dalla Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali del 2005".


Bisogna ricordare, poi, hanno sottolineato Camber, Razzini e Colussi, che già da tempo altre Regioni - Sicilia, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Liguria e Veneto - si sono dotate di leggi finalizzate a tutelare e valorizzare i propri dialetti.


Nella proposta di legge di Camber sono i Comuni, con una delibera (serve il sì dei due terzi dei consiglieri), a riconoscere i dialetti. Compito della Regione, invece (ed è quanto propongono anche LN e IdV-Citt), promuoverli e preservarli, incoraggiarne l'uso scritto e orale, sostenere studi e ricerche, seminari e convegni, attività editoriali e culturali (festival, iniziative discografiche e multimediali, esposizioni, trasmissioni radiotelevisive), organizzare specifiche sezioni nelle biblioteche pubbliche e incrementare i fondi bibliografici e gli archivi (anche con sonori e video per canti, musiche strumentali e danze tradizionali), mettere a disposizione mezzi adeguati per il loro insegnamento, per iniziative scolastiche, corsi di formazione e aggiornamento, e - in collaborazione con gli atenei e i centri culturali pubblici e privati - la ricerca scientifica sul patrimonio linguistico del Friuli Venezia Giulia.


Da parte sua Razzini ha aggiunto due articoli dedicati alla toponomastica (con i contributi assegnati per il ripristino di quella tradizionale) e alla grafia (una Commissione scientifica determinerà la scrittura di riferimento delle diverse parlate). E poi si parla di incontri e progetti con le comunità venetofone del Veneto, Slovenia, Croazia e Montenegro, e con quelle friulane, slovene e tedesche per favorire una maggiore conoscenza tra le genti, borse di studio e premi annuali per tesi di laurea, nonché - nelle scuole - concorsi e corsi facoltativi di storia, cultura e lingua veneta.


Nella proposta di IdV-Citt, infine, la peculiarità di affidare all'ARLeF (Agenzia regionale per la lingua friulana) la gestione degli interventi previsti dalla proposta. Di fatto, diverrebbe così l'Agenzia per le politiche linguistiche della regione con compiti non limitati al solo friulano. Per evitare inutili doppioni, e utilizzare personale e strutture già esistenti.


Tratto dal sito http://www.consiglio.regione.fvg.it/pagine/comunicazione/comunicatistampa.asp?comunicatoStampaId=7730

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