ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

sabato 20 ottobre 2012

Più saremo a contatto con la lingua slovena, più salveremo il resiano

Articolo aggiornato il 21 ottobre alle ore 21.40

Leggendo i primi due messaggi,penso che il Signor Fratoso si riferiva a questo spezzone di video.


Intervento della presidente del Rozajanski dum a Gorizia 
No lipo saböto wsen wen ano wes zawalin za iso prvo konferenco. Dober večer. 
Come già avevo sottolineato durante l’incontro sugli stati generali della minoranza slovena, il nostro circolo Rozajanski dum ha sempre seguito fin dalla sua fondazione (1983) ciò che diceva il mondo scientifico ovvero: il resiano è uno dei dialetti sloveni, con tutto ciò che ne consegue. 
Ricordo a proposito le pubblicazioni del nostro primo presidente, Aldo Madotto. Questo è il punto di partenza. Il resiano è un dialetto sloveno che piaccia o non piaccia, che dia fastidio o che non dia fastidio. Se fosse stata emessa la prima carta d’identità bilingue nel 1866 quando Resia è passata sotto il Regno d’Italia, i nostri avi avrebbero sicuramente meglio capito la parte in sloveno che quella in italiano. Abbiamo anche collaborato nei progetti delle amministrazioni comunali, fino al 2009, relativi alla realizzazione dell’ortografia e grammatica del resiano e di altre pubblicazioni, sempre a cura di linguisti. Abbiamo collaborato con le scuole per tanti anni per le attività legate alla cultura e insegnamento del resiano. Abbiamo organizzato, con l’appoggio dei linguisti e dell’Università di Udine, corsi di resiano per adulti. E così, come altre associazioni in valle – che lavorano molto e in silenzio senza urlare e manifestare – andiamo avanti nella convinzione che quando il nostro lavoro è rivolto agli altri sia necessario lavorare con responsabilità. Mi fa piacere sapere, come è stato detto oggi, che il sindaco di Resia dichiari che i fondi dell’art. 21 della legge 38 per lo sviluppo siano pochi e – aggiungo - con i recenti tagli, ancora meno. Questi finanziamenti sono molto importanti per le nostre valli e sarebbe opportuno incrementare questo fondo perché le nostre valli economicamente soffrono molto. La bontà delle leggi di tutela è testimoniata dal fatto che tutte le amministrazioni comunali di Resia hanno fatto richiesta di contributo a partire già dalla legge sulle aree di confine fino ai giorni nostri. Hanno fatto richiesta anche aziende private e associazioni. Le leggi di tutela non ci hanno tolto la nostra resianità nè la nostra italianità. È vero, in valle la popolazione non si sente slovena. Ma è altrettanto vero che è molto difficile avere coscienza se non c’è la conoscenza. Moja mama ni me naučila, da govorim slovensko, niti moj oče, niti moj ded, niti moja babica, niti moj duhovnik in niti šola. C’è una forte lacuna che è legata agli eventi storici, come qualcuno oggi ha ricordato, che si riscontra laddove storicamente non è stato presente l’impero austroungarico così come invece era presente in Val Canale, nel Goriziano e nel Triestino dove non si riscontrano queste problematiche. È stato detto oggi che i genitori degli alunni di Resia sono contrari all’insegnamento dello sloveno nelle scuole. Non so se è stato chiesto questo ai genitori, ma sicuramente, con il clima di questi anni, se qualche genitore osasse chiedere questo dimostrerebbe molto coraggio. Ci sono famiglie di Resiani nel Tarvisiano, per esempio, ove viene insegnato anche lo sloveno e non ho mai sentito che queste non volessero che i propri figli lo imparassero. Aggiungo, per esperienza personale, che più saremo a contatto con la lingua slovena e con il contesto sloveno più salveremo il resiano. È questa l’unica possibilità che abbiamo per salvare i nostri dialetti. In Slovenia molti cori conoscono i nostri canti. Quanti giovani a Resia conoscono i nostri canti tradizionali? In Slovenia i bambini conoscono molte nostre favole. Quanti bambini a Resia conoscono le nostre favole? Praticando la lingua slovena, ascoltando la radio o la televisione o avendo contatti nel contesto sloveno abbiamo modo di rinforzare i nostri dialetti. Concludo dicendo che, in riferimento a quanto detto dal consigliere regionale Franco Baritussio, il dialogo è naturalmente importante e siamo per questo a patto che venga svolto in un clima costruttivo, culturale e rispettoso. Non possiamo prescindere dagli studiosi e prendere in riferimento invece ciò che si dice nelle osterie, o ciò che il singolo pensa o per ideologia. Spero in un futuro migliore della valle che attualmente soffre. Spero che possiamo dare un futuro ai giovani.
Luigia Negro 

FONTE

4 commenti :

  1. “Mia madre non mi ha insegnato a parlare lo sloveno, né mio padre, né mio nonno, né mia nonna, o il mio sacerdote, e neanche la scuola.” Questa è una delle affermazioni della signora Luigia Negro durante un incontro sugli stati generali della minoranza slovena. Sicuramente il clima non è uno dei migliori nella nostra comunità resiana ma, forse, per compiacere o per darsi quella visibilità si cercano degli amplificatori che certamente fanno presa e tanto rumore.
    Non mi sorprendono, dunque, queste uscite teatrali ma sinceramente vedo che queste dichiarazioni vanno oltre, agli occhi di uno schietto resiano e suonano anche in modo improprio ed ingiusto.
    Sarà il circolo Rozajanski dum che ha sempre seguito, fin dalla sua fondazione (1983), ciò che diceva e che dice il mondo scientifico, una parte però, forse quella che protende incondizionatamente verso quella sapienza slovena, che continua a dire e sostenere che il resiano è uno degli infiniti dialetti sloveni, solo che il resto della popolazione resiana, la stragrande maggioranza, questa diceria non l’ha mai seguita e non la mai digerita, anzi la pensa in modo totalmente diverso, e quando sente parlare di dialetto si fa una grande e bella risata. Il resiano non è uno dei tanti dialetti sloveni ma una lingua nel senso vero della parola, questo gli slovenisti e i nostri dichiarati di appartenere alla minoranza slovena se lo devono mettere bene in testa, su questo saremo sempre dalle parti e nelle nostre convinzioni dissimili. Non c’è santo che tenga, dal primo presidente del circolo Rozajanski dum, Aldo Madotto, all’ultimo, la presidente Luigia Negro, i resiani non hanno mai accettato e condiviso le loro teorie e le loro simpatie, che ne dica quella parte del mondo scientifico. Quando parla, appunto, la signora Luigia Negro è molto probabile che lo faccia a titolo personale, specialmente quando afferma: “Più saremo a contatto con la lingua slovena, più salveremo il resiano”, perché dubito persino che tutti gli aderenti al circolo Rozajanski dum siano dalla sua stessa parte e della sua stessa convinzione, o che pensino e siano veramente convinti che il resiano sia un dialetto sloveno. Questo non è il punto di partenza e neanche il punto di arrivo, semmai è una interpretazione illogica e paradossale. La signora afferma, ancora, che: “ Il resiano è un dialetto sloveno che piaccia o non piaccia, che dia fastidio o che non dia fastidio.” A dir la verità non so se questa affermazione o questa sparata sia frutto di una provocazione oppure di un semplice imbarazzo o di un turbamento nel cercare un margine di convivenza in una comunità, quella resiana, che la pensa diversamente e difformemente e che non vuol farsi condizionare da queste infondate e ingannevoli proclamazioni astratte e teoretiche. Queste dichiarazioni vengono dette, presumo, forse, per far presa sugli uditori, per giustificare in qualche modo il senso del suo ruolo e della sua carica e per crearsi quello spazio di notorietà di chi vuol in tutti i modi andare contro corrente e per affermare la propria teoria. Tale signora afferma ancora: “Se fosse stata emessa la prima carta d’identità bilingue nel 1866, quando Resia è passata sotto il Regno d’Italia, i nostri avi avrebbero sicuramente meglio capito la parte in sloveno che quella in italiano.” Forse la signora non sa che le origini della Carta di Identità risalgono al lontano 1931 e sono disciplinate dall’art 3 del “Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.)”, se poi Resia aveva scelto di far parte del Regno d’Italia evidentemente perché, di certo, capiva meglio la parlata in italiano, come si spiega altrimenti questa affermazione, valida allora, perche detta all’incirca in quel periodo, come è valida adesso: “se je kapïjë fys kako kako bisido, ma sa ji ni kapïjë”.
    continua

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  2. seconda parte
    Altra affermazione della signora Negro: “È vero, in valle la popolazione non si sente slovena. Ma è altrettanto vero che è molto difficile avere coscienza se non c’è la conoscenza. Moja mama ni me naučila, da govorim slovensko, niti moj oče, niti moj ded, niti moja babica, niti moj duhovnik in niti šola.” (“Mia madre non mi ha insegnato a parlare lo sloveno, né mio padre, né mio nonno, né mia nonna, o il mio sacerdote e neanche la scuola.”) Questa testimonianza, detta in questi termini, è un fatto veramente grave, così tanti figli sono cresciuti nell’ignoranza per non aver saputo e conosciuto lo sloveno. Ma come si fa a tirare in ballo e colpevolizzare i propri genitori, la scuola, il sacerdote e persino i nonni perché non hanno avuto coscienza per non aver dato conoscenza dello sloveno? Deve essere una malattia che ha fatto presa in più di qualcuno a Stolvizza perché già Sandro Quaglia aveva detto qualcosa di simile in una trasmissione televisiva. Per compiacere, solo per cercare in tutti i modi di essere e per affermarsi diversi. Certamente, ed in modo inequivocabile, che la gente non si sente slovena, ma che discorsi sono questi. Il resiano è da circa 1400 anni che si sente solo resiano, mai sloveno. Con lo sloveno ci condivide la vicinanza ma mai la consonanza. So mo ti rosaijanski, ti laski, mei ti buski.

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  3. Leggendo lo scritto della sig.ra Luigia Negro non voglio entrare nel merito su niente,ma fare un paio di considerazioni:
    1- in slovenia molti bambini conoscono le nostre favole;
    2 - quanti giovani a Resia conoscono i nostri canti tradizionali;
    3 - ci sono famiglie nel tarvisiano dove ai Resiani viene insegnato lo sloveno.
    1)- i bambini sloveni si sono appropriati delle favole resiane perché ricordo bene,c'era un tale che registrava tutto e lo portava al di là del Canin, in una nota università. quindi sono favole della tradizione resiana e non della tradizione slovena perché loro non le avevano.
    2)- i canti tradizionali resiani sono a carico,solitamente, delle signore. anche in questo caso, ricordo bene, c'era un egregio signore che registrava i canti e li portava al di là del Canin. anche questi sono della tradizione resiana e non di quella slovena,perché non li avevano. stesso discorso per la musica.
    3)- insegnamento dello sloveno al giovane resiano abitante nel tarvisiano. questo è un problema di frequentazione della scuola, ma comunque non penso siano andati a scuola dello sloveno per poi accedere al mondo del lavoro, dove solitamente o impari l'inglese, il tedesco o francese o non sai niente.
    Al termine di questa,spero breve considerazione, posso tranquillamente affermare che gli sloveni hanno copiato tutto dal resiano ed ora intendano fagocitarlo.
    Do atto al signore che ha registrato tutto,favole,canti e musica, che ha fatto bene a farlo perché nessun altro lo avrebbe fatto, spero che il tutto sia a disposizione di tutti. Certamente non condivido l'uso delle sue registrazioni e filmati che ne vengono fatti oggi.
    Un saluto a tutti i favorevoli e contrari delle diatribe in atto.

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  4. Se vi dà tanto fastidio l'intromissione di agenti ""esterni"" alla Val Resia, allora potreste anche finirla di mostrare un sondaggio televisivo (stessa credibilità di Miss Italia o del Grande fratello) per il quale ha votato mezzo Triveneto e sicuro non solo i Resiani.

    Se poi ripenso alla trasmissione da cui è stato estratto.. Mi viene da ridere e da piangere insieme. Se avesse potuto, addirittura il conduttore del programma sarebbe rotolato a terra dal ridere - in diretta - nel vedere un uomo che avrebbe potuto essere dell'età di suo e mio nonno quasi urlare "non voglio sentire! Non voglio sentire!" (riferito ad opinioni diverse dalla propria). Quando uno è convinto della bontà delle proprie ragioni, non ha paura di restare ad ascoltare e confrontarsi con quelle degli altri.

    Mi raccomando, continuate ad usare meno parole possibili in resiano su questo blog per pochi intimi.
    Dal tono di alcuni post, a volte sembrate peggio del KGB.

    Saluti - Un Valcanalese che lo sloveno lo ha studiato anche perchè nel mercato del lavoro ci si campa - e pure bene (quando arrivate anche voi nel futuro?).

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