ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

sabato 2 febbraio 2013

LA VAL RESIA ED I SUOI ABITANTI SLOVENI


Non è il titolo di un nuovo libro perché quello originale, scritto da Aldo Madotto, si intitolava: LA VAL RESIA ED I SUOI ABITANTI. Io ho voluto aggiungere SLOVENI in quanto nel Capitolo II° - Nella storia –Cenni sulle origini, fra i vari riferimenti sulla storia di Resia, Aldo Madotto, ha scritto:
“L’insediamento dei primi abitatori in Val Resia è da mettere in relazione alla colonizzazione slava  dei territori al di qua delle Alpi Giulie, da far storicamente risalire agli inizi del 7° secolo.”
La storia, secondo Aldo Madotto,  prosegue:
“Quelli che si erano stabiliti a sud del Danubio, fondarono una solida compagine, che poi sarà l’odierna Bulgaria.”

“Verso l’anno 600, una parte di slavi, partendo dalla penisola balcanica, si spinsero a nord-ovest. Tribù di slavi meridionali occuparono la bassa Pannonia e l’Illiria. Nell’Europa del nord, le tribù rimaste nelle sedi primitive, occuparono i territori tra l’Oder e la Vistola, acquistando poi il nome di polacchi.”
“Altri slavi, chiamati poi sloveni, vennero verso occidente, trovando di fronte i Longobardi, che retrocedettero, e risalendo la valle della Drava, occuparono l’odierna Slovenia e Carinzia. Più a sud, lungo la valle dell’Isonzo, si insediarono nella conca di Tolmino e di Plezzo. Poi dal 600 al 614, passando per la valle di Vipacco, penetrarono in Friuli, e occuparono le Prealpi Giulie.”
“Tra il 625 e il 631, gli sloveni occuparono tutta la valle del Fella, fino al Tagliamento, e popolarono la val Resia, sino ad allora disabitata.”
La storia, secondo Aldo Madotto, continua:
“Tutto il bacino del Fella, da Pontebba al suo sbocco nel Tagliamento, e fino a Venzone era nel secolo XI° un unico grande possedimento della stirpe del conte Kacelin, che aveva pure importanti possedimenti in territorio carinziano, allora prevalentemente sloveno. Proprio questa situazione, secondo gli storici, rafforzò la colonizzazione slovena della Val Resia dalla parte carinziana.”
La storia, secondo Aldo Madotto, procede:
“Mentre i territori della val Fella, fino a Pontebba, e quelli verso occidente, fino a Venzone, e anche quelli in pianura, fra i fiumi Torre e Tagliamento, dove si erano stabiliti consistenti gruppi di famiglie di contadini slavi, vennero man mano “romanizzati”, la val Resia, grazie al suo isolamento, fuori dalle importanti vie di comunicazione, mantenne quasi inalterato il suo carattere “sloveno”, subendo in misura assai ridotta gli influssi friulani e italiani verificatisi nel secoli successivi.”
Qui la storia, secondo Aldo Madotto, si conclude con questa mia considerazione: “Stimati abitanti della Val Resia, miei carissimi concittadini, dopo attenta valutazione e da uno studio minuzioso della storia e delle origini resiane, dobbiamo riconsiderare il nostro credo perché, senza ombra di dubbio, siamo di stirpe slovena, quindi sloveni a tutti gli effetti.”
Da questa teorica storia, da questa irrazionale constatazione, arriviamo così a questa amara conclusione: non ci possiamo più identificare resiani, ma sloveni.
A questo punto siamo all’assurdo e spiego il perché. Resia ed il suo isolamento potrebbe essere una affermazione che, probabilmente, fa comodo a tanti illustri studiosi perché non sanno come venirne fuori dai loro teorici studi e dalla congiunzione di comode considerazioni. Perché si considera solo Resia nell’affermare del suo isolamento e non capire che il suo isolamento potrebbe essere solo ipotetico?
Prendiamo l’esempio della val Raccolana, oppure quella della val d’Aupa, o di tante altre piccole località anch’esse fuori dalle importanti vie di comunicazione. Come mai, come asserisce  Aldo Madotto nel suo libro, non ci fu una colonizzazione slovena stanziale anche in questi luoghi? Evidentemente fra queste affermazioni c’è qualcosa che non quadra e non rientra nella logica della realtà e della storia. La razionalità da considerare  è che, evidentemente, a Resia si è stanziata una colonia di una tribù che non aveva niente in comune con il gruppo di colonizzatori di stirpe slovena, anche accettando per buona l’ipotesi dell’origine slovena dei colonizzatori, ma si sa che questa oggettività è da escludere in modo assoluto. Di questa tesi era pervenuto anche  Jan Baudouin De Courtenay che durante il congresso storico tenuto a Cividale del Friuli, nel 1899, nel suo intervento, dell’XI  Centenario di Paolo Diacono, “SULL’APPARTENENZA LINGUISTICA ED ETNOGRAFICA DEGLI SLAVI DEL FRIULI”, afferma che: “In questa valle, come pure nell’altra, cioè la valle di Uccea, abita un popolo slavo del tutto speciale, il popolo resiano, che devesi distinguere tanto dagli Sloveni, quanto dai Serbo-Croati. Secondo la mia persuasione scientifica.” La sua persuasione scientifica, quindi non teorica. Perché Aldo Madotto, nel suo libro, che poi erano anche le sue convinzioni, ha scritto l’incontrario?
Resiutta, che viene considerata la porta d’ingresso della Val Resia, perché in quella località non è rimasta alcuna traccia, sia della ipotetica colonizzazione slovena che dell’arrivo e dell’insediamento degli antichi progenitori dei resiani? O forse si. Forse qualche traccia è rimasta. Quando, per intenderci, si vuol indicare la località che si trova subito dopo il ponte per la frazione Povici si dice: “Ta par Toni Roseanu” (da Toni Rosean). Perché, ha forse un significato? Oppure no. Uno dei tanti misteri che circondano le origini degli abitanti della Val Resia.
Ma torniamo a occuparci di cose concrete. Io ritengo che, per conservare, lingua, usi e costumi, tradizioni, così come sono arrivati fino ai giorni nostri, Resia avrebbe dovuto essere considerata, nella quasi totalità nel suo isolamento. Ma non è  così perché, visto che  già dai primi anni del suo insediamento ha sempre seguito le vicende storiche del Friuli e quella amministrativa e giuridica dell’Abbazia di Moggio, se la sua stirpe non fosse stata diversa, avrebbe senz’altro seguito la sua romanizzazione, come è stato seguito dagli abitanti del comprensorio da Venzone fino a Pontebba. Quindi i contatti, le frequentazioni con altre realtà linguistiche le ha sempre avute, basta pensare che dopo appena pochi kilometri, per comunicare con gli abitanti di Resiutta, di Moggio e di altre località limitrofe, doveva per forza di cose imparare a parlare il friulano o l’italiano, o quando emigrava all’estero, principalmente in Austria, imparare il tedesco, di conseguenza, presumo che quella dell’isolamento storico che si vuol attribuire alla Val Resia ed ai suoi abitanti sia una enorme bugia. Se vogliamo possiamo considerare questo, forse perché il resiano, allora, si considerava diverso, voleva essere considerato diverso, per conservarsi diverso, questo lo possiamo ammettere perché anche oggi, dopo così tanti secoli dal suo insediamento, si considera ancora tale, diverso nella realtà friulana e italiana, pur conservando la comprovata friulanità e italianità, ma mantenendo l’incondizionata e fondamentale resianità.
Pur a distanza di anni, da quando è stato pubblicato questo libro, luglio 1982, ora io mi chiedo, perché Aldo Madotto, considerato una persona di indubbia fede ed autentica stirpe resiana, abbia voluto coniugare questa sua convinzione che noi resiani siamo i discendenti degli antichi colonizzatori sloveni, quindi oggi tutti figli di quella generazione slovena? Certamente la sua convinzione non è e non è mai stata accettata, e non viene quindi condivisa e presa in considerazione dalla maggior parte della popolazione resiana, anche se qualche seguace ha abbracciato la sua teoria e le sue credenze. Tuttavia dispiace che nel nostro principio, nella nostra certezza e nella nostra determinazione, di essere diversi, ci sia ancora qualcuno che abbia dei dubbi e metta in discussione questa nostra dissomiglianza.

Franco Tosoni – San Giorgio di Resia

3 commenti :

  1. Aldo Madotto certamente ha preso in considerazione più ipotesi che non sono affatto irrazionali, anzi. La Val d'Aupa e la Val Raccolana possideno una ricca toponomastica slovena arcaica per molti versi simile al resiano(patòc ecc.), toponimi che sono diffusi in molte altre zone del Friuli storico. La scomparsa quindi di queste lingue slave è la conseguenza dell'assimilazione a cui sono state sottoposte dalla lingua friulana, è un fenomeno naturale e a cui è in parte soggetto anche lo stesso resiano oggigiorno. In poche parole Resia è l'ultima "superstite" di quelle vallate che sono state colonizzate dagli slavi o protosloveni antenati delle comunità degli sloveni moderni. Tutto questo non solo è presente nella zona alpina ma anche in zone di pianura come dichiara il ricercatore M.Puntin: http://www.dom.it/friuli-popolato-da-slavi/ .A questo punto appare chiaro il fatto che l'irrazionalità di Madotto in realtà è frutto di una logica razionale e soprattutto non politicizzata. La certezza quindi di essere totalmente estranei ad un' origine comune è più che una credenza un desiderio che però trova sempre meno riscontro nella realtà. La tesi di Jan Baudouin De Courtenay non è più attuale perché ora grazie allo studio dei toponimi di origine slava possiamo sostenere che il resiano è ciò che rimane di un areale della lingua arcaica slovena molto più occidentale e non una lingua totalmente estranea addiruttura allo slavo in generale, come alcuni sostengono. http://www.planika.it/en/news-eng/64-lanki/670-toponimi-sloveni-sulla-sinistra-orografica-del-fella

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  2. Chi non conosce a fondo la storia di Resia ed i risvolti che essa ha avuto nel secolo passato, certamente si basa solo su aspetti del tutto ipotetici. Noi non ci possiamo assolutamente assimilare ad una realtà a noi non appropriata e confacente solo perché personaggi oscuri ci vogliono disporre e ordinare di prendere una posizione impropria. Discendiamo tutti dal ceppo slavo, e questo è un dato di fatto certo, ma dopo, nella sintesi del discorso, tutto diventa molto complesso e controverso. Il popolo slavo quando ha dato inizio alla sua emigrazione dalla sua terra di origine, si è successivamente disperso in tanti rivoli più o meno omogenei. Le tribù che sono emigrate certamente non erano simili tra loro, vuoi per lingua o per usi e costumi diversi, è stata quindi una scelta necessaria di aggregarsi e di formare un unico popolo ideandosi un nome derivato: slavi uguale sloveni, oggi attuali abitanti della Slovenia. Perché i resiani non hanno seguito la stessa strada e non si sono apparentati, come le altre tribù, più o meno con una certa similitudine e parallelismo? Non lo hanno fatto, per quale ragione? Evidentemente per un motivo molto semplice, certamente per il fatto dominante e per la ragione che erano diversi, si sentivano diversi e volevano rimanere diversi. Oggi il resiano non ha cambiato la sua convinzione, pura e semplice. Come vedi, anche se a distanza di secoli, nel contesto del mondo slavo, specialmente in quell’ottica slovena, è diverso, si sente diverso e vuol rimanere diverso. Non è un’eresia o una dissidenza ma una semplice ed elementare constatazione della sua diversità. Visto che fino ad oggi non è stata determinata con certezza la sua origine, ma solo con teoriche ed ipotetiche interpretazioni o decifrazioni, lasciate che sia il RESIANO a scegliersi il suo futuro e la sua collocazione. Piuttosto, se possibile, cerchiamo di aiutarlo a conservarsi nella sua reale identità, esclusivamente resiana. Non ha niente da spartire con altre realtà: lingua, musica, danza, usi e costumi, tradizioni, questo è il suo immenso patrimonio culturale che tutti ci invidiano e cercano di portarci via. Cerchiamo, quindi, di aiutare il resiano a rimanere tale nella sua diversità.
    Per allacciarmi al discorso riguardante Maurizio Puntin, ricercatore ed esperto di toponomastica, non credo che si sia aperta una parentesi illuminante alla situazione resiana, visto che lo stesso esperto segue il medesimo filone percorso da altri filo sloveni, come si può constatare dall’articolo riportato sul giornale di informazione quindicinale “DOM”, dove, sullo stesso giornale, viene scritto anche l’articolo:“Toponimi-sloveni-sulla-sinistra-orografica-del-fella” a firma di Luigia Negro, guarda caso una delle persone che si dichiarano, senza titolo e requisito, di appartenere alla minoranza slovena a Resia. Pertanto, di tutto quello che è stato e viene scritto ci possiamo credere? Io da “resiano”, puro e schietto, no!

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    1. Proprio l'ultimo secolo è cruciale per interpretare l'attuale sentimento resiano di avversione all'inserimento nella legge di tutela della comunità slovena in Italia. Il resiano medio prima di tutto si sente italiano, è questo il punto cruciale, perché l'essere patriota in un contesto confinario porta certamente ad una negazione dell'essere affine in questo caso alle comunità linguistiche slovene seppur in un contesto arcaico.Come si fa a sostenere che le lingue slave erano certamente molto differenti già all'inizio, quando sono proprio le lingue slave che presentano la più alta intercomunicabilità rispetto ad altri gruppi indoeuropei quali il latino e l'anglossassone. I resiani non si sono mescolati agli altri semplicemente perchè erano geograficamente più isolati rispetto ad altri gruppi sloveni, ecco tutto. Poi come si può sostenere che è il RESIANO a decidere sul proprio futuro quando c'è in ballo la politica, è ovvio che uno appartenente alla sfera polititca di destra italiana propenderà al pattriottismo in funzione antislovena, mentre si dovrebbe propendere per la pura scelta diretta alla salvaguardia linguistica e cultura,fatto che certamente non sta accadendo. Le ricordo inoltre che molti altri gruppi inseriti nella legge di tutela non dimenticano il dialetto anzi, lo valorizzano di fronte all'avanzare dell'italianizzazione che pone fine ad ogni speranza di salvaguardia linguistica. Se poi Maurizio Puntin per il suo lavoro non certo politiccizzato in funzione come sostiene Lei, pro-slovena, viene tirato in gioco come pro-sloveni, allora siamo difronte ad una vera contrapposizione "patrioti italiani vecchio stampo" contro "presunti yugo-comunisti", il che è abbastanza ridicolo visto che si vuole semplicemente scoprire parte delle nostre origini friulane, che includono storicamente i latini, come gli slavi e i germani longobardi.Sostenere questo sarebbe come asserire che gli studi sui toponimi longobardi aizzano persone per l'annessione del Friuli al territorio germanico. Crediamo invece alla teoria che in realtà i resiani sono diretti discendenti dei primi latini, cosa ovviamente non vera ma forse speranza di alcuni italianissimi resiani e non.

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