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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

domenica 10 novembre 2013

RESIANI: LA SAPEVATE QUESTA?

6 commenti :

  1. Gliel'hanno intitolata poi la via a Siega Arturo vice Comandante del Battaglione Resia?? Mio padre invece, Riccardo Clemente, ne era il Comandante ed ha sempre combattuto per i suoi ideali di libertà. Ne sono fiera.
    Graziella Clemente

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  2. Titolare una via a Resia.
    A Resia, che attitudini e idoneità bisogna avere nella vita per essere ricordati e apparire degni di meritarsi l’intitolazione di una via o di una strada? Io penso poco o niente, la compiacenza, forse, da parte di chi la propone o da chi la impone. Presumibilmente per assecondare una linea, un contorno, un percorso, si seguono dei passaggi che non sempre si accompagnano a dei buoni propositi. L’intitolazione di una via non serve mai all’estinto, al personaggio o pseudo tale, ormai il tizio è morto e a lui essere ricordato non gli serve più, piuttosto è l’idea di qualcuno che vuol concretizzare il proprio pensiero ed il suo specifico desiderio e la sua ideologia.
    Tante delle decisioni che vengono prese dal consiglio comunale di Resia, vuoi perché sei poco attento, vuoi perché non sei sempre presente e, in quel caso, è umano che qualcosa ti sfugga. Di quella assurda e provocatoria decisione, cioè quella di titolare una via a Oseacco ad un certo personaggio, io, anche se con molto ritardo, voglio dire la mia, anzi riesporre un giudizio critico per questa decisione assurda. Avrei desiderio sapere quale risposta ha poi avuto quel deputato della Repubblica Italiana dopo aver presentato quella interrogazione alla Camera dei Deputati, a seguito di quella decisione e delibera presa dal Consiglio comunale di Resia.
    Forse non aver assecondato le mire di annessione della Val Resia alla ex Jugoslavia, allora, e non aver pensato alla lingua slovena, oggi noi si parlerebbe già lo sloveno come era nell’intento in quel tempo e come è l’obiettivo di qualcuno adesso, così come lo stanno già facendo in qualche famiglia di Stolvizza. Ma questa è pura fantasia, chissà se un domani l’assurdo non si concretizzi, sempre secondo di qualche ben pensante personaggio.

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  3. non voglio entrare nel merito della questione perché ho avuto molti colloqui,dei quali non posso parlare,con Riccardo Clemente e meno,perché era all'estero e veniva a Resia solo di notte,con Siega Arturo. Una cosa però la posso dire,molti a Resia dicevano di essere a conoscenza,ma non dove,che al Siega avevano fatto un monumento in iugoslavia per servizi resi a quella nazione. Posso anche dire che la notte in cui mori,non ero più a Resia,mi sembra il 1987, ricevetti varie telefonate delle quali non posso riferire. Graziella Clemente ha ragione di essere fiera di suo padre. A mio modesto parere a Oseacco intitolerei una via a quei ragazzi che per primi portarono,in estate, radio Resia che fu,veramente una piccola rivoluzione.

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  4. Grazie!!
    "Fiero" era il nome di battaglia di mio padre e fiera sarò sempre io, di lui.
    Un cordiale saluto a tutti

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  5. Fosse vero, ma non sempre è così. “I miei genitori non ci sono più , ma penso a loro tutti i giorni, spesso ritorno con la mente alla mia infanzia e agli anni felici che ho passato insieme a loro. Sono fiero di loro e li amo.” Questa è una frase che ho rubacchiato, ma potrebbe benissimo essere mia. All’interno del nucleo familiare si vedono le cose in una certa dimensione e da un’altra angolazione, che dall’esterno assumono una prospettiva e una corrispondenza diversa. Cosa posso pensare e credere a quelle voci, a quelle dicerie, non positive, ma di terrore, che si vivevano durante la seconda guerra mondiale e si raccontavano dopo la liberazione? Che non fossero vere? Io ho vissuto quel periodo, un periodo non positivo soprattutto da parte di chi afferma che ha sempre combattuto per i suoi ideali di libertà. La libertà è tale finché questa non va ad intaccare la libertà degli altri. A Resia in quel periodo, in tanti hanno sofferto e pianto per questi ideali di libertà.

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  6. Infatti...tanti hanno sofferto, in prima persona, per i propri ideali di libertà.
    Un cordiale saluto

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