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lunedì 8 giugno 2015

Resia: Discorso del podestà Giovanni Clemente Tomasic ai reduci della seconda guerra mondiale




14 commenti :

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  2. Alla fine uno sarebbe capace persino di farsi una risata, ma siamo seri perché il discorso ce lo richiede. A Giovanni Clemente Tomasič, con tutto il rispetto che un bambino, allora, portava ad una persona adulta, e con i suoi baffi appariva ancora più predominante, io lo chiamavo zio. Potrebbe sembrare strano, ma non lo è, per il semplice motivo, perché effettivamente era mio zio, uno zio acquisito, propriamente uno prozio, perché sua moglie Santina era la sorella di mio nonno Francesco. Per questo io gli portavo doppio rispetto, sia quando lo incontravo in paese, sia quando veniva a casa mia a far visita ai miei genitori. Se noi oggi siamo rimasti nella nostra semplicità e nella nostra resianità, buona parte lo dobbiamo a questa persona, e questo discorso, fatto ai reduci della seconda guerra mondiale, reduce lui stesso della prima guerra, è la dimostrazione chiara e distinta per come veniva, in quel tempo, interpretato e definito l’amore per la propria terra. Nel suo discorso parla chiaro quando dice: “I nomi che sul marmo qui dinnanzi sono scritti ed incisi, erano vittime che combatterono impavide per le contrastate terre e frontiere. Sono dei nostri, dei parenti.”
    Vorrei ricordare ancora, e riporto le sue parole: “Italiani siamo e vogliamo rimanere, espressione sincera del nostro pensiero, del nostro sangue.” Io vorrei aggiungere, al presente: “Resiani siamo e resiani vogliamo rimanere, sangue resiano.” A conclusione del suo discorso, chiudo con questa sua altra affermazione: “E ciò ripetiamolo contro chiunque tentasse vendere i nostri confini.” Queste parole, mi auguro, ci uniscano e non ci dividano, che siano l’energia ed il sentimento di tutto il popolo resiano affinché non prevalga mai la dottrina ed il pensiero di una parte della nostra gente, e mai venga meno la nostra fede.
    P.S.
    Cosa ci facevano dei soldati in Grecia e Jugoslavia? La stessa cosa che fanno oggi i resiani filo sloveni a Resia, rompere le scatole al prossimo.

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    1. Tosoni non perde mai il vizio di avercela con quello che chiama filosloveni e che "Rompono le scatole"...

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    2. non perde mai il vizio di interessarsi dei fatti degli altri. stia a casa sua e non vada nelle case degli altri. come mai non ha ancora cambiato cognome visto che dice di essere di etnia slovena? si vergogna?

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    3. watashi vuol dire io in giapponese. sempre meglio dello slo

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    4. il suo watashi è troppo forte e non le permette di accettare glia altri watashi...
      buon sashimi

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    5. Bravo, adesso che hai imparato cosa vuol dire "Io" in sloveno, per caso sai anche cosa vuol dire "Io" in resiano?

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    6. Lasciamo a Canin la risposta...

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  3. Bravo Franco. Io pensavo invece,che fossero andati in Grecia e jugoslavi a, in ferie

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    1. se ne intende di umorismo da bar!!!!! se lo nomina

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    1. a domanda intelligente, risposta più intelligente

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