ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

sabato 23 dicembre 2017

Resia Oggi: dicembre 2017

E' uscito il nuovo numero di ResiaOggi. Per chi volesse ricevere il nuovo numero -dicembre 2017- via mail, può inviare i propri dati personali all'indirizzo mail  resia.oggi@gmail.com 


mercoledì 6 dicembre 2017

RESIA OGGI - Periodico Comunità Resiana - si rinnova

Attenzione, il Periodico RESIA OGGI si rinnova  e sarà disponibile anche ONLINE

Se vuoi essere sempre informato sulle Nostre iniziative e su ciò che succede a Resia, manda la tua MAIL con Nome e Cognome, Città, Stato e indirizzo a   resia.oggi@gmail.com 
Ogni numero del periodico Vi arriverà gratuitamente a casa tramite la Vostra mail.

domenica 26 novembre 2017

Da sapere: 24 novembre 2017

Verifica dello stato di attuazione dei provvedimenti a favore del resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale

La legge regionale 26/2007, “Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena”, al pari della legge statale 38/2001, prevede misure particolari per la provincia di Udine, riconoscendo da un lato la necessità di sostenere lo sviluppo sociale, economico ed ambientale del territorio di insediamento della minoranza linguistica slovena e disponendo inoltre la concessione di appositi contributi a sostegno del resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale. Ricordiamo che il sostegno delle varianti è stato oggetto, negli ultimi anni, di attenzione da parte del Comitato consultivo del Consiglio d’Europa sulla Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, ma non compare nella Risoluzione del Consiglio dei Ministri CM / ResCMN (2017) 4, sull'attuazione della Convenzione stessa, adottata il 5 luglio 2017, in quanto le autorità italiane hanno evidenziato ʺche la Regione Friuli Venezia Giulia, con legge regionale n. 26 del 16 novembre 2007 ha riconosciuto il diritto alla tutela del resiano e delle sue varianti linguistiche, disponendo specifici contributi in tal senso, in armonia con la successiva Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 settembre 2013 sulle lingue europee a rischio di estinzioneʺ.

mercoledì 22 novembre 2017

Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia

Ricevo e volentieri pubblico.
Articolo redatto da Franco Tosoni

GRUPPO FOLCLORISTICO VAL RESIA - RAPPRESENTATIVITÀ
BUNKER - DONAZIONE – PROPRIETÀ - AFFITTANZA - DIRITTI E DOVERI

Agli occhi dello spettatore esterno, dei componenti, non tutti, del Gruppo Folcloristico, il tutto appare in maniera perfetta, ottimo direi: costumi, musica, danza, ma è il contenuto, quello che è racchiuso all’interno di esso che non ha più quell’anima che rende più vitale quell’orgoglio di essere e di rappresentare Resia e i resiani. Non si rappresenta più Resia perché non si difende più quello che è il suo valore prevalente e fondamentale: la sua musica, il suo ballo e le sue canzoni, quell’insieme cioè del suo folclore, l’esaltazione della sua unicità. Non difendiamo più questi valori, non difendiamo più la propria appartenenza, non difendiamo più il nostro orgoglio. A loro, a voi, non interessa che altri imitano, si ispirino ai nostri valori, copiano, duplicano, e si esibiscano in nome della Resia slovena. Assistiamo così, passivamente, a tutto questo atto di crudele prepotenza.
Oggi non si balla per orgoglio di rappresentare un popolo, si balla perché si viaggia, si gira il mondo, si vedano nuovi orizzonti, ma si lascia e si tralascia che altri calpestano il nostro essere resiani, si lascia che altri cantano e danzano l’essenza resiana. Non disponiamo più l’esclusiva e non possediamo più la nostra originalità, perché altri stanno portando in giro per il mondo la nostra cultura, prendendo cura anche dei nostri, dei vostri costumi, tutto quello che di più caro abbiamo e che i nostri padri ci hanno lasciato in eredità.
A cosa servono poi tutti questi riconoscimenti se non siamo capaci di dire basta a questa rapina legalizzata? Non ho mai sentito, in questi ultimi anni, che il Gruppo Folcloristico abbia protestato contro gruppi folcloristici, essenzialmente sloveni, di quei gruppi che cercano di appropriarsi della nostra cultura, imitando e proponendo quelle mostruosità, quelle deformità in nome di: Rezijanski plesi, Rezijanske viže, Rezijanska glasba, plesi iz Rezije, e chi ne ha più ne metta.
Forse il tutto ha una sua spiegazione. A Resia, si dice, esiste una minoranza slovena e, guarda caso, ha in mano il potere di controllare il nostro, il vostro, Gruppo Folcloristico, che dovrebbe essere il Gruppo di tutti i resiani, ma non mi risulta. In conseguenza dico: il Gruppo Folcloristico Val Resia non è più UNO SOLO, e non è più ORIGINALE, perché ha perso, a questo punto, la propria UNICITÀ e sta perdendo così anche la propria ORIGINALITÀ.
Se non bastasse tutto questo, codesto Gruppo, il vostro, il loro, non il nostro, si permette addirittura di negare, con sfacciato insulto, adducendo infantili scuse e ingenue motivazioni, l’uso del Centro Culturale. Non era una esigenza che richiedeva la disponibilità di questo Centro, ma un diritto. Non era una necessità per alcuni giorni, sarebbero bastate poche ore in un determinato giorno libero, non impegnato, successivamente e congiuntamente da altre manifestazioni. Non era una qualsiasi associazione che ne chiedeva questo uso, peraltro legittimo, onesto, ma una associazione che nel suo statuto ha per oggetto: “Associazione, apartitica, si prefigge la tutela e sviluppo e tutela della comunità resiana.” Questa associazione, che comunemente prende il nome di: IDENTITÀ E TUTELA VAL RESIA, non è sorta per contrastare nessuno, ma unicamente per perseguire, difendere e tutelare la nostra identità, per difendere e conservare le nostre radici resiane, la nostra originalità e l’integrità della nostra cultura. Ma probabilmente questa negazione ha una sua spiegazione, una sua motivazione. Più che una scusante, e ribadisco, a Resia si parla dell’esistenza di una dichiarata, non autentica, non convalidata minoranza slovena e, pertanto, consideriamo e reputiamo, che questo sia stato solo un pretesto per tutelare la propria potenzialità, senza avere alcuna ufficialità, oltre il potere (ma chi vi ha dato tutto questo potere?) di controllare il Gruppo Folcloristico, anche la cultura resiana filo slovena, ma in virtù di quale meritocrazia, quali riconoscimenti di ordine morale o materiale? A questo potere, abusivo, e per conservare questa autorità, non autorizzata, che si identifica così in prepotenza, si appella e si è appellato a tutte quelle prerogative ricorrendo a possibili aiuti anche dall’esterno, questo dimostra debolezza, fragilità e difetto nella gestione. I resiani amano il proprio Gruppo Folcloristico, l’orgoglio della nostra comunità, del nostro popolo, simbolo e immagine di una Valle, ma non amano per come viene gestito, l’arroganza di chi lo coordina e di chi lo amministra. Vorrei ricordare, per chi se ne fosse dimenticato, che il Centro Culturale, semplicemente e normalmente soprannominato bunker, è stato dato in dono al Comune di Resia dall’allora Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, quindi l’attuale proprietario è il Comune di Resia, in virtù di questa donazione, senza che altri ne affermino questo donativo. In tutto questo contesto vorrei sapere cosa c’entra la Slovenia se non per tediare oltre misura, come nel caso dell’allora Console Generale della Repubblica di Slovenia a Trieste che ha voluto interferire, senza alcuna valida e opportunistica motivazione, forzando la mano al Comune di Resia nel pretendere, senza alcun diritto e rivendicazione, che un bene del Comune venisse assegnata la sua gestione, quella del bunker, a Tizio invece che a Caio. Ho voluto prendere in considerazione questa parentesi perché, come sembra, dalla facciata del Centro Culturale è stata rimossa una piccola targa,
in cui risultava, e dovrebbe risultare evidente, la scritta: DONAZIONE DELLA JUGOSLAVIA - DARILO SFR JUGOSLAVIJE - per inciso - Socijalistička Federativna Republika Jugoslavija. Chi lo ha fatto, e per quale motivo? Identica targhetta appare, invece, ancora incollata su tutte le altre donazioni, su quelle abitazioni che si trovano in Varcota di fronte al bunker. Di tutto quello che ho messo in evidenza, chi avrebbe dovuto e dovrebbe garantire i diritti a tutti i cittadini resiani, quindi anche all’Associazione di ITVR? Il comune? Certo, ma in tutto questo contesto il comune e il sindaco sono stati assenti, e sono tuttora assenti.
Perché?
Tanto assenti forse non troppo se la giunta comunale ha deciso di segnalare il Gruppo Folcloristico per il 63° “Premio Epifania”, nell’ambito della 90° edizione dell’Epifania Friulana 2018, motivando questa segnalazione con: “L’impegno e la cura profusi nella tutela e salvaguardia della musica, canti, costumi e balli tradizionali resiani nonché per la costante promozione degli stessi a rappresentazione della Regione Friuli Venezia Giulia ed Italia nel mondo.” Forse la giunta comunale ed il sindaco non sanno che ci sono altre realtà folcloristiche che esaltano e divulgano, la musica, i canti, i costumi ed il ballo resiani nel peggior modo possibile, presentando come loro cultura, taroccando tutto quello che rappresenta Resia ed il suo popolo, quindi non siamo più soli, ma siamo anche mal accompagnati. Per il quieto vivere si lascia fare, e allora questo vuol dire che non rappresentiamo più niente di nostro, di esclusivamente nostro, una farsa dunque che il Gruppo Folcloristico Val Resia si promuova a rappresentare la Regione Friuli Venezia Giulia e l’Italia nel mondo quando già da parecchio tempo altri hanno preso e stanno prendendo la nostra resianità. E torno a ribadire: “Noi non siamo più SOLI e non siamo più ORIGINALI, perché da tempo sperduto abbiamo perso la nostra UNICITÀ e la nostra ORIGINALITÀ.”

Franco Tosoni

domenica 19 novembre 2017

Agosto 1981, Giovanni Tomasic scrive:

"Grazie prof. Ciceri"
Prendo lo spunto dal suo articoletto "PERDITA DI IDENTITA'" (Bollettino n.1 Primavera 1981) e precisamente della frase conclusiva per dirLe un sentito grazie per la sua precisazione su quello che riguarda la grafia resiana. Mentre non concordo con Don Alfonso che afferma "il Resiano deve rifarsi (sic) alla grafia del mondo slavo se non vuol ecc......." solo se quella grafia sconosciuta dal 96% dei Resiani potrà salvare il loro inestimabile patrimonio linguistico. E' come negare che ogni popolo del ceppo slavo ha la sua grafia a cominciare dalla "Grande depositaria della famiglia slava" che adopera l'alfabeto cirillico.
E' vero che io dovrei tacere perchè sono stato compreso fra coloro "ca strapazao te rosanske romonegn"cioè fra coloro che strapazzano la parlata resiana ma mi duole il cuore al constatare la pervicace insistenza di certuni del non volere riconoscere la possibilità di adozione di un alfabeto nostro con i mezzi che abbiamo a disposizione e che i Resiani (da che Resia è Resia) hanno imparato e usato. Ci sono lievissime carenze, è vero, ma si possono colmare senza dover ricorrere ad altri.
Un giovane collega,laureato in lingue e l. straniere, che ha insegnato anni fa in Valle ed al quale avevo chiesto di scrivermi alcuni vocaboli dettagliati in resiano mi disse subito: Giovanni, si dovrebbero scrivere così (caratteri italiani) perchè ne avete i segni altrimenti siete costretti ad imparare l'alfabeto sloveno.
Questo mi è successo anche in una mia "mini indagine" svolta in Valle dove ebbi contatti con persone di tutte le frazioni, di ogni età ed estrazione culturale. Il 96% circa ha usato - nel trascrivere in dialetto nostro i vocaboli da me dettati - i caratteri italiani mente, il 4% circa ha adoperato i caratteri sloveni perchè conosce quella lingua.
Che sia proprio questo 4% l'unico, genuino depositario della vera grafia resiana?
Se le parole sono suoni (vocaboli), se i suoni si evidenziano con le note (segni), se le note si producono con strumenti (lettere dell'alfabeto) ebbene: noi abbiamo pronte sia le note e sia gli strumenti senza bisogno di ricorrere alla balalaika, al tam-tam o alla ghitalina russa che sono strumenti difficili a suonare e a trovare.
Imporre una grafia esterofila  (Marica, Ravanca, sinca, tanto per citare esempi) significa non voler riconoscere una realtà evidente (scrittura corrente nelle scuole resiane - Mariza, Ravanza, sinza) ed obbligare i Resiani ad imparare segni sconosciuti e non correnti.
Quando cercai di spiegare le varie tendenze circa le grafie proposte ad un gruppo di persone, una donna mi disse in dialetto queste testuali parole: " Ma che? vogliono forse farci diventare più stupidi di quello che siamo?".
Bisogna -secondo me - dar modo ai Resiani - intendo dire al popolo e non a quelli che andranno avanti con gli studi linguistici - dar modo, ripeto -, di scrivere e leggere senza difficoltà e senza scervellarsi.
- In italiano non si dice - Interruzione dell'energia elettrica ma blak out.
Ed allora lasciamo, vien da dire purtroppo, legiferare i lucumoni locali e perdiamo appunto la nostra identità.
Resia, agosto 1981
Giovanni Tomasic

mercoledì 15 novembre 2017

VISITA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE FRANCO JACOP ALLA COMUNITA’ FRIULANA, SLOVENA E GIULIANA NEL GRANDUCATO DI LUSSEMBURGO

Dal 19 al 21 ottobre 2017, il Presidente del Consiglio Regionale della Regione Friuli Venezia Giulia ha effettuato una visita istituzionale nel Granducato di Lussemburgo. Il giorno 19 era prevista una cena organizzata dall’Ambasciatore d’Italia nella sua residenza e, fra gli invitati, figuravano 10 nominativi di emigranti friulani in rappresentanza della quattro provincie, come pure rappresentanti della comunità slovena (Resia fa parte di questa comunità) e giuliana. L’organizzatore di questa visita istituzionale aveva intenzione di invitare anche Alba Di Lenardo, ma visto che lei voleva partecipare a questa cena come resiana e non come slovena, ha dovuto desistere dall’invitarla in quanto il suo nominativo non figurava nella lista dei resiani fra quelli che l’associazione slovena gli aveva inviato, evidentemente persona non gradita. Niente paura, come è nel suo carattere perseverante e determinato, Alba ha colto l’occasione di presentarsi e farsi conoscere dal Presidente Jacop durante il pranzo friulano sabato 21 ottobre 2017. Ed in quella occasione che Alba Di Lenardo ha avuto l’opportunità di presentarsi davanti al Presidente Jacop e di consegnargli, a nome di tutta la comunità resiana presente nel Granducato di Lussemburgo, una lettera a riguardo della situazione resiana, con particolare attenzione per la cultura resiana, questo per far in modo che venga esclusa tassativamente da qualsiasi riferimento allo sloveno, come fatto per i germanofoni timavesi e saurani.
A seguito di questa breve presentazione faccio seguito e pubblico la lettera che Alba Di Lenardo ha consegnato al Presidente Jacop in occasione della sua visita istituzionale nel Granducato di Lussemburgo.
Franco Tosoni



IDENTITÀ E TUTELA VAL RESIA
SEZIONE LUSSEMBURGO
Al Presidente del Consiglio Regionale F.V.G.

On. Franco Iacop
Lussemburgo, 21 ottobre 2017
Signor Presidente,
io non ho potuto partecipare alla cena del 19 ottobre c.a., organizzata dall'Ambasciatrice in Suo onore in quanto, al momento in cui sono stata contattata, mi è stato richiesto di presenziare come “rappresentante della minoranza slovena”. Dalla condizione che, per ovvie ragioni, non ho aderito a questa pretesa, ritengo quindi di essere stata depennata dalla lista delle dieci persone invitate.
Mi permetto di rivolgermi a Lei, in occasione del pranzo di oggi a Dudelange, in Suo onore, per chiederLe, a nome di tutti i resiani residenti nel Granducato di Lussemburgo, di aiutarci ad ottenere l’approvazione della modifica della legge 38/2001 E’ chiaro che Lei Sig. Presidente non può modificare la legge 38/2001, ma potrebbe dare una mano ai Resiani che hanno richiesto la modifica di tale Legge al Sig. Presidente della Repubblica, cosa peraltro prevista.
Da sempre noi siamo resiani e ci consideriamo friulani e italiani, ma mai ci siamo sentiti e mai ci sentiremo sloveni, come vorrebbero coloro che hanno approvato la legge 38/2001. E’ vergognoso che un popolo slavo, come quello resiano, sia stato fatto passare per sloveno con il voto di solo quattro persone della minoranza. Le ricordiamo che fino a cose fatte il tutto era stato tenuto nascosto alla popolazione.
Si rafforza la convinzione, in aggiunta a tutto il resto, che gli sloveni abusano della cultura resiana andando in giro per il mondo con i nostri costumi, copiando il nostro ballo, intestandosi le nostre musiche e le nostre canzoni come se fossero state composte da loro, usando un comportamento come se Resia e la sua cultura fosse già cosa loro.
E’ già stata fatta richiesta dal Comune di Resia all’Unesco per il riconoscimento della nostra musica e del nostro ballo, come tutto il resto della nostra cultura affinché venga riconosciuta come resiana e di nessun altro.
2.
Come Lei saprà, il resiano è una lingua riconosciuta dall’Unesco e non certo un dialetto sloveno. Il resiano è lingua arcaica e non potrà mai essere un dialetto sloveno perché, altrimenti, dovremmo dire che i nonni sono figli dei nipoti. Anche il nostro Dna dice che non abbiamo parentele con gli sloveni.
Ci auguriamo che Lei possa impegnarsi affinché tutta la cultura resiana appartenga esclusivamente ai resiani, come fatto per i germanofoni timavesi e saurani, e che venga esclusa tassativamente da qualsiasi riferimento allo sloveno.
La ringraziamo anticipatamente per tutto quanto potrà fare in nostro aiuto e Le auguriamo buona fortuna per il Suo futuro personale e politico.

Alba Di Lenardo

(anche a nome dei resiani residenti nel Granducato di Lussemburgo) 

mercoledì 8 novembre 2017

ITVR – ONORE A CHI HA COMBATTUTO PER LA LIBERTA’ CIMITERO DI OSEACCO - 31 OTTOBRE 2017 – ORE 16,15

Non sarà stato sicuramente un discorso all’altezza delle migliori tradizioni e condizioni, il contenuto dello scritto letto nel cimitero di Oseacco in occasione della manifestazione a ricordo dei partigiani morti combattendo per la nostra libertà, ma aveva, onestamente, due obiettivi di certo importanti da portare avanti.
Il primo obiettivo era quello di dimostrare, per la prima volta in questa manifestazione, che esiste una Associazione, che vuole e intende  dare prova della sua esistenza,  dare prova della sua identità resiana, rompere cioè quel monopolio di manifestazione che si era creato in questi anni e che precedentemente  non aveva ancora trovato  un suo valido confronto con differenti sfumature e tonalità nel ricordo dei propri confratelli. Il secondo obiettivo, non meno importante di quello precedente, era quello di cercare e di creare, anche in questo caso, un precedente, cioè quello di coinvolgere doverosamente anche quelle nazioni la cui presenza era e doveva essere giustificata nella partecipazione e al cospetto comprensivo per rendere quel sentito omaggio al sacrificio dei loro concittadini, e così è stato.
Il nostro contributo, la nostra condizione, hanno ridato impulso e fattibilità a questa nostra iniziativa, anche dalla partecipazione dei nostri associati, visto che dall’origine non era mai successo, anche se il tempo a nostra disposizione non è stato sufficientemente attuabile e in grado di renderlo più forte, meglio organizzato e più diffuso, ma che per i prossimi anni, come sarà nostro proposito a renderlo più organico, si presenterà meglio programmato e più rilevante.  Era giusto portare il nostro contributo  a questa partecipazione, mai conseguita  prima, in onore di quei partigiani che morirono per la nostra libertà, per la libertà di Resia e di tutti i resiani.


Per la prima volta, di conseguenza,
  Identità e Tutela Val Resia era presente a questa manifestazione per onorare, con la propria figura e il proprio contributo, questi valorosi giovani  nel giorno dedicato alla loro memoria. Ma non è stata solo Identità e Tutela Val Resia a  presentarsi, visto che mai era successo in passato, a recarsi in questo cimitero con una corona di alloro con la scritta, ITVR – ONORE A CHI HA COMBATTUTO PER LA LIBERTA’, c’è stata anche la presenza fisica della signora Elena Toukchoumskaia, in rappresentanza del Console Onorario Russo Carlo Dall’Ava, unitamente alle bandiere: russa, ucraina e  bielorussa, a rendere  
 questa manifestazione ancora più espressiva,  per partecipazione e per rappresentanza internazionale. Era giusto e doveroso, quindi, ricordare anche e soprattutto quei ragazzi, oggi con questa semplice cerimonia, quei ragazzi che hanno donato la loro vita per la nostra libertà, ancora più significativo era il ricordo e ricordare la loro provenienza da quelle terre lontane, per non dimenticare  più il loro sacrificio. Oggi è stato fatto un passo importante con l’impegno che sarà nostro dovere proseguire in futuro e associare questa cerimonia a quella che è diventata ormai una consuetudine, ma che non dovrebbe più essere solo il ricordo di pochi, ma di tutti.
Franco Tosoni

giovedì 2 novembre 2017

Le omissione (fatte apposta?) del Novi Matajur?

Mi è capitato di leggere articolo del Novi Matajur datato 15 giugno 2016 dove evidenzierebbero  gli Studi del Linguista Polacco Jan Baudouin de Courtenay dove scriverebbe che i Resiani non sono Russi.
A colui o colei che ha scritto l'articolo, e a colui o colei che ha permesso di pubblicare lo stesso, volevo far notare quanto segue:

Visto che citano Baudouin de Courtenay, come esperto cui dare credito, gli ricordiamo, per completezza,  ciò che dice - sempre Baudouin de Courtenay -:

In simile maniera possiamo dimostrare, che i Resiani non sono Bulgari, non Sloveni nel senso proprio di questa parola, non Serbo-Croati nel senso stretto, ecc., e che ci rappresentano, dal punto di vista glottologico, una stirpe slava indipendente.
Baudouin de Courtenay
Atti del IV Congresso internazionale degli orientalisti – Firenze 1878
(vedi la pubblicazione di Arturo Longhino Arketow, pag. 4)

In questa Valle (di Resia), come pure nell'altra, cioè la valle di Uccea, abita un popolo slavo del tutto speciale, il popolo resiano, che devesi distinguere tanto dagli Sloveni, quanto dai Serbo-Croati. Secondo la mia persuasione scientifica,  fondata sulle particolarità fonetiche, come pure su  alcune altre  proprietà di questa parlata ... i Resiani ci presentano la continuazione storica di una fusione di diverse tribù slave con un altro elemento etnico, abbastanza forte, per lasciare nella lingua slava tracce indelebili. L'elemento slavo si è sovrapposto  ad uno strato straniero. Quegli Slavi dovevano provenire da diverse tribù con diversi dialetti, giacchè ancora oggi questo piccolo popolo di poco più di 4500 abitanti si presenta notevoli diversità dialettali, così che dobbiamo distinguere quattro dialetti resiani, relativamente molto differenti. La differenza principale del Resiano dallo Sloveno e dal Serbo-Croato consiste appunto nel detto strato linguistico straniero.
XI Centenario di Paolo Diacono - Cividale 1899 (vedi pubblicazione di Arturo Longhino Arketow, pagg. 7-8)

mercoledì 18 ottobre 2017

LA GUERRA E’ FINITA – ANDIAMO IN PACE

La storia è la disciplina che si occupa dello studio del passato attraverso l'uso di fonti, cio di documenti, testimonianze e racconti che possono trasmettere la conoscenza. Più precisamente, è stato trovato che il grasso fa parte del passaggio e è destinato alla continuità del sistema di stazza grassa e quanto alle considerazioni di importazione per una determinata specie.

La storia dovrebbe insegnare doverosamente la verità, i fatti che sono realmente avvenuti nel passato, ma a Resia questo non avviene, anzi, la sua storia, almeno per quello che è  successo durante la seconda guerra mondiale, per non parlare della resistenza, viene deformata e travisata.
La storia del passato, che deve essere raccontata al presente, dovrebbe racchiudere le vicissitudini di una parentesi della tua vita, senza manipolazioni della  realtà, ma raccontare la verità. Al tempo di inizio della seconda guerra mondiale, la Val Resia, visto anche la sua conformazione geografica, si poteva pensare e considerare una valle che la guerra non l’avrebbe mai sfiorata. 
In effetti i primi anni li ha trascorsi pacificamente. Non c’era alcuna dislocazione militare, postazioni o strutture, per meglio dire obiettivi di una certa rilevanza, se non la presenza di una caserma dei carabinieri, quindi, militarmente parlando, non aveva nessun obiettivo offensivo nei confronti del nemico; questo prima dell’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio, anche se le avvisaglie si erano già evidenziate nel corso d’anno. 
Il 1943  fu un anno molto difficile per l’Italia, con l’ effetto che questo evento si è poi ripercorso anche ed in tutta la Val  Resia.

venerdì 13 ottobre 2017

Sabato 14 ottobre ,tutti a STOLVIZZA

Articolo aggiornato il 17 ottobre 2017 ore 21:28

Amici Resiani, domani sabato 14 ottobre si inaugurano i nuovi spazi museali presso la Casa Buttolo Ploc a Stolvizza.
L'evento si terrà alle ore 11.00.
Vi aspettiamo numerosi.
Attenzione,ci saranno tutte le più alte cariche delle Associazioni Slovene della Regione Friuli V.G.  e non solo. 
Vi saranno anche molte autorità d'oltre confine con stampa al seguito. 
Pertanto, cerchiamo di gestire al meglio l'evento. 
Facciamo bella figura. 
Come sapete,questo evento avrà alto impatto mediatico. I giornalisti Sloveni presenti filmeranno il tutto e nei giorni a seguire vi saranno degli articoli su giornali,riviste e siti internet ( Vi terrò informati).
Se vi intervistano, cercate di essere gentili. 
Vi chiedono se vi sentite Sloveni? Non abbiate paura, rispondete di Si. 
Non avete "fegato"? Nessun problema, pensate ai contributi che questa Legge ci mette a disposizione, e vedrete, che sarà tutto più semplice.
L'Università di Lubiana e i suoi "studiosi" dicono che i Resiani sono Sloveni?  Diamo a loro ragione. Diamogli corda.
Ricordatevi che a volte le bugie servono. 
Vi fanno domande in Lingua Slovena e voi non capite e non sapete che dire? Nessun problema anche in questo caso. Cercate di inventarvi malesseri o altro, o chiamate qualcuno presente che è andato a qualche corso accelerato di sloveno. l'importante è che i nostri invitati, abbiano l'impressione di essere a casa loro.
Per il Resto, non preoccupatevi, ci saranno i Nostri Avi che con lo sguardo ci proteggono dall'alto.

Ops....Forse ho esagerato. No, i Nostri Avi si staranno rivoltando nella Tomba.
Ma a noi che c'è ne frega. L'importante è far cassa. Non credete?

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Come promesso eccovi alcuni aggiornamenti dalla rete, giusto per farvi capire:

Aggiornamento 14 ottobre ore 15:20 


Il ministro Žmavc all'apertura della Casa Plocave di Rezia

Stolvizza, 14 OTT - Il ministro per gli sloveni all'estero Gorazd Žmavc sarà oggi assistere all'apertura casa Plocave presso la sede del popolo Museo resiani a Stolvizza e mostre Beasties qui w-direzione, dedicato alla tradizione orale domestico, un comunicato stampa l'Ufficio governativo per gli Sloveni all'estero e sloveni in tutto il mondo.
Tratto dal sito Sloveno STA
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Ministro Sloveno degli Sloveni nel Mondo, inaugura il plesso in questione. Da notare gli sguardi.
Mi domando:  PERCHE'......

Foto tratta dal Novi Matajur FB

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mercoledì 11 ottobre 2017

gentile Direttore..... LO SLOVENO E' UNA RISORSA DA TUTELARE DOVE È STORICAMENTE ESISTITO

Lettera pubblicata dal Messaggero Veneto il 10 ottobre 2017

Le parole "razzismo e fascismo" continuano ad essere abusate da molti benpensanti che le utilizzano per cercare di screditare chi ha l'ardire di pensarla diversamente da loro e dalla loro presunta superiorità culturale. La presenza, e quindi la tutela, delle tre minoranze linguistiche della nostra regione, la friulana, la tedesca e la slovena, appartiene alla storia di questa parte d'Italia ed è da molti ritenuta uno dei motivi della specialità del FVG, specificata anche dall' art. 3 dello Statuto Speciale.

Purtroppo la tutela delle tre minoranze linguistiche trova una differenziazione importante ed iniqua anche nelle leggi che le tutelano, provocando una sproporzione abnorme di risorse e di peso legislativo a favore della minoranza slovena.Come se non bastasse la legge nazionale 38/2001 e le conseguenti leggi regionali sulla tutela della minoranza nazionale slovena hanno artefatto la reale presenza nella Provincia di Udine di questa comunità linguistica nazionale, creando un falso storico senza precedenti. Non c'è da meravigliarsi che parecchi ritengano " minoranza slovena" la "popolazione di origine slava" delle Valli del Natisone e "dialetto sloveno" il suo idioma locale di origine slava.

Una mistificazione ancora più grave quando si parla di Cividale del Friuli o della Val Resia. In tutta la loro storia gli Slavi del Natisone e gli Sloveni, vissero separati e distaccati tra di loro e non ebbero contatti linguistici e culturali, salvo poche eccezioni ( e quindi anche ed a maggior ragione a Cividale del Friuli).

Ma tutto questo vale nulla di fronte alla ragion di Stato che per i noti accordi post bellici ha ceduto culturalmente e linguisticamente un pezzo di territorio, in Provincia di Udine, della nostra regione ad una minoranza, quella nazionale slovena, che non è mai esistita. Nessuno dei comuni della Provincia di Udine ha visto la presenza storica della minoranza slovena.Ed in quelli inseriti per legge nell'area slovena, è storicamente presente una popolazione di matrice slava che nulla ha a che vedere con la minoranza nazionale di un altro Stato.

Esistono o meglio vogliono far credere di esistere, perché il loro club ristretto di associazioni e portatori di interesse è annegato letteralmente in finanziamenti multimilionari: tra trasmissioni radiotelevisive Rai, editoria, attività culturali, uso della lingua slovena nella pubblica amministrazione ed altri fondi statali e regionali, arriviamo a quasi 25 milioni di euro.

La verità presto o tardi verrà a galla e probabilmente si capirà l'enorme danno linguistico e culturale che si sta perpetrando, cercando di sostituire l'idioma slavo ed autoctono dei valligiani con la lingua di un altro Stato, la Slovenia e, per quanto riguarda Forum Iulii, si scordino il Sig. Marco Barone e soci che ci rassegneremo ad essere identificati come Cedad. È contro la storia, il buon senso, il sentire della popolazione che non vuole essere strumentalizzata dai mistificatori pieni di denari, i finti filosloveni nostrani.

Inviato da Roberto Novelli

giovedì 5 ottobre 2017

STOLVIZZA – APERTURA NUOVO CENTRO CULTURALE

Articolo a cura di Franco Tosoni

- SABATO 14 OTTOBRE 2017 -
Chi si deve rallegrare per questa iniziativa, cioè quella notizia dell’apertura di un nuovo centro culturale e museale a Stolvizza? Io, certamente no, come penso buona parte dei resiani. Avere un centro culturale a Stolvizza ai residenti di tale paese può anche andare bene, visto anche l’esiguo numero di residenti, e si pensa, o la pensano, che potrebbe portare un notevole contributo e dei vantaggi considerevoli all’economia di Stolvizza e dei stolvizzani, da chi? Dagli sloveni? Un piccolo orto da coltivare, egregiamente e con considerevole egoismo da parte di chi spera in un futuro gioioso per la cultura e per la lingua resiana. Perché questo “fenomeno” ha preso piede solo e soltanto in quel determinato luogo?
Il comune di Resia è composto da altre frazioni e forse in questi paesi lo specchietto per le allodole non ha preso piede e non ha funzionato, se non da parte di qualche esiguo numero di ascoltatori addolciti da questi incantatori di illuminanti illusioni. Vogliono formare una enclave, cioè un territorio entro i confini di uno stato, ma culturalmente dipendente da un altro stato, visto che adesso anche politici sloveni, di una certa rilevanza, ormai non si annunciano nemmeno ai nostri amministratori comunali, ma si recano direttamente in quel paese, diventato ormai meta per una scampagnata di fine settimana. Ma la mia indiscrezione, se tale si può chiamare, non è tanto per l’apertura di questo nuovo centro, giacché non è altro che un trasferimento di sede, ma il fatto che l’amministrazione del comune di Resia ha negato la prosecuzione della loro permanenza, come dicono, alle loro organizzazioni, nella ex canonica di Stolvizza, finalmente. Per chi non fosse ancora a conoscenza il perché di questa negazione, deve sapere che l’edificio della ex canonica, la proprietà è dell’amministrazione comunale.
A questo punto sarebbe giusto e doveroso sapere a che titolo l’Associazione SKGZ ha avuto a disposizione questo edificio fino a questo periodo. Visto l’importanza dell’attività, questo centro culturale ha pensato bene di mettere mano al borsello e di acquistare una vecchia casa vicino alla chiesa, così da adibirla e arricchirla internamente. Spero vivamente, visto che parlano delle loro organizzazioni, dopo l’apertura e l’inaugurazione, che trasferiscono, armi e bagagli, anche tutte quelle cose di poco conto che hanno presso il bunker di Varcota, forse anche il loro, NON IL NOSTRO, Gruppo Folkloristico.
Franco Tosoni

mercoledì 4 ottobre 2017

Il "Signor" Andrea e i suoi Commenti

Caro "Signor" Andrea, come sarebbe bello se l'onestà e l'obbiettività fosse di casa in tutte le case.
Ho notato che ha cancellato tantissimi suoi commenti postati in questo Blog. Come mai?
Ma come vede...................

1)
Andrea ha lasciato un nuovo commento sul tuo post " Gli antropologi russi pronti a studiare le origini...":

Gli sloveni sono anche a nord e a sud del Canin...Certo che sono d'accordo, nel peggiore dei casi sara' sempre una lingua in piu' che rende quasi comprensibile in automatico il russo, il croato e altre lingue slave vicine allo sloveno. Lei non potra' compararlo perche' non lo conosce e perche' e' prevenuto. I dirigenti o chi ha deciso l'insegnamento bilingue caro Rozajan, lo ha fatto perche' in quei luoghi da secoli parlano lo sloveno perche' sono sloveni, caro mio. In almeno 5 comuni della provincia di Gorizia c'e' l'insegnamento sloveno fino alle superiori e in almeno 4 comuni in quella di Trieste. Spesso in tutti questi comuni gli sloveni sono la maggioranza. Loro non hanno chiesto che l'Italia si spingesse nei loro comuni, ma comunque l'italia ha garantito un minimo. Ad ogni modo le consiglio di moderare i termini senza usare volgarita', ricordandole che continua ad esprimersi in Italiano e non in Resiano, quindi la sua identita' espressa e' italiana e zero resiana, almeno per il momento. Zbugam Rozajan an lipu stuj!



Postato da Andrea in <br><center>VAL RESIA RESIJE<img src="http://goo.gl/E9Ddzc"></center> alle 16 luglio 2017 

22:27


martedì 3 ottobre 2017

ANDREA E IL SUO VERO NOME

Articolo redatto da Franco Tosoni

22 aprile 2010, sul blog Val Resia Resije vengono pubblicate queste due lettere, Botta e Risposta. Gli interpreti di queste due lettere sono: Igor Cerno e Lidio Buttolo.
Lidio Buttolo buona parte di noi lo conosce, origini resiane di Uccea, ma nativo di Pradielis, comune di Lusevera. Abita a Udine, ma non dimentica le sue origini e tanto meno il suo “po-nasin”; quel dialetto niente affatto sloveno.
Igor Cerno, lui risiede a Lusevera, ma da noi è poco conosciuto con il suo vero nome. Noi lo conosciamo con altro nome, un nome contraffatto, un nome d'arte. Lui si nasconde e si nascondeva sotto questo falso nome, per non farsi individuare. Pontificava e sentenziava noi resiani di essere filo italiani, di disconoscere le nostre origini slovene, che parliamo un dialetto sloveno, che il resiano non è una lingua. In definitiva, tutta la nostra cultura, musica e danza compresa, è merito della Slovenia. L’origine, e non possiamo negare questo elemento determinante, è slovena, sempre secondo lui.
Ma è arrivato il momento, quel momento tanto atteso, per svelare finalmente quel nome. Ho voluto riproporvi queste due lettere perché è cosi che Andrea ha firmato la prima lettera, ed è con quel nome che Lidio Buttolo fa cenno nella sua risposta. Buona lettura.


Franco Tosoni

giovedì 22 aprile 2010
BOTTA E RISPOSTA
VALLI DEL TORRE
Solita solfa e peculiarità
Giovedì 8 aprile 2010, sfogliando le pagine del Messaggero Veneto, mi fermo a pagina 16, attratto dalla scritta Lusevera. Incuriosito da questa scritta, dato che risiedo a Lusevera, mi accingo alla lettura e, al termine dell’intervento, con stupore, leggo: «un ... ringraziamento anche a nome della mia natìa Alta Val Torre». Subito mi chiedo chi sia la persona che parla anche a mio nome, considerato che anch’io sono un abitante dell’Alta Val Torre. Scorro con gli occhi e vedo... Lidio Buttolo. Ma chi cavolo è? Penso tra me e me; soprattutto: perché diavolo parla anche a nome mio, ringraziando persone sconosciute nell’Alta Val Torre che per di più hanno negato – cito dalla lettera di Buttolo – «l’esistenza nelle valli (di) alcuna minoranza ancorché linguistica»? A me non passerebbe nemmeno per la testa di ringraziare persone che negano l’esistenza della mia lingua materna di origine slovena che è d’uso quotidiano nell’Alta Val Torre! M’informo se per caso questa persona possegga un qualche ruolo istituzionale qui nell’Alta Val Torre. Assolutamente no. Mi hanno riferito che il signore vive a Udine e, di tanto in tanto, passa in villeggiatura dalle nostre parti. È sempre la solita solfa. Arrivano da fuori, dalla città e s’arrogano il diritto di parlare a nostro nome, di dirci chi siamo, di cosa abbiamo bisogno. Ma perché piuttosto questi signori non parlano a nome della gente di piazza Primo maggio o dei clienti del centro commerciale che hanno sotto casa? Io, personalmente, ringrazio Viljem Cerno, don Renzo Calligaro, Guido Marchiol, Dante Del Medico, Fiorina Micottis, David Klodic e tutte le altre numerose persone che vivono e lottano con la comunità per difendere la sua lingua di origine slovena, le sue radici, la sua cultura. Perché, cari sedicenti difensori della «torrianità», è soltanto grazie a queste peculiarità che la nostra comunità vive.
Igor Cerno Lusevera
Tratto dal Messaggero Veneto  del 16 Aprile 2010


Risposta tratta dal Messaggero Veneto del 21 Aprile 2010
Quel dialetto non sloveno
Io, quello cui si riferisce il dottor (giurisprudenza) Igor Cerno nella lettera pubblicata dal Messaggero Veneto il 16 aprile, non intendo replicare polemicamente: sarebbe troppo noioso nel dare una certa importanza al contenuto, quindi sembrare di magnificare il mittente. A costui però devo dire – con preghiera al Messaggero Veneto di cortese pubblicazione – solo qualche cosetta perché Igor pare essere e rimanere chiuso in un guscio d’uovo (di colombo) e anche in un certo qual senso squalificarsi per dire di non conoscere chi è lontano dal suo nido, facendo così solo illazioni e lui stesso usare la “solita solfa”. Pradielis (comune di Lusevera) è il mio paese (non vi «passo di tanto in tanto in villeggiatura») e i miei ottanta anni li ho vissuti per la maggior parte, anche anagraficamente, lassù, dove ho la casa ricostruita dopo il terremoto con metà del contributo regionale in quanto allora non residente. Siccome il Cerno (Igor: nome russo?) al termine della sua lettera ringrazia sei persone (solo) vorrei fare qualche precisazione in merito. Egli per primo ringrazia Viljem Cerno, cioè suo padre che peraltro ama slovenizzare nome e cognome sulla stampa filoslovena; tale ringraziamento è naturale, ma il suo genitore Guglielmo (in vallata friulanamente lo chiamano Guglielmin) è nato, cresciuto e (come s’usa dire) pasciuto in Lusevera capoluogo come lui. L’altro citato – Guido Marchiol – è l’attuale sindaco di Lusevera e suo zio materno; Igor è anche consigliere comunale (pare sfumata per lui la carica di vice proprio per questione di parentela stretta). Questo giovanotto pare voglia emulare suo padre Gugliemin, il quale ha battuto il primato nel rimanere consigliere comunale (un po’ di qua, un po’ di là, ma quasi sempre all’opposizione) per ben otto tornate amministrative: un vero record anche perché dopo la 38/01 si è dichiarato “eletto di lingua slovena” (a posteriori però). Il ringraziato don Renzo Calligaro è parroco di Lusevera e Villanova delle Grotte da oltre trent’anni. Questi, dato che Igor afferma che io sarei uno sconosciuto nell’Alta Val Torre, oltre dieci anni fa in sede di definizione giudiziaria così scriveva a mio riguardo: «... tenuto conto che la sua (io) persona ha incidenza nell’ambito della comunità... sappia comunque che nei suoi confronti nutro grande stima». Avesse, quindi, l’Igor chiesto al suo parroco (dato che è anche cantore e suonatore in chiesa) chi sia quel “cavolo” di Lidio Buttolo avrebbe avuto (ma sono certo che ce l’ha) ragguagli sicuri. Cerno nomina anche un certo David Klodic: cognome inesistente nell’Alto Torre, per cui chiederei io a questo punto “chi cavolo è” costui. Ribadisco, infine, il mio ringraziamento al defunto Mattelig (il Messaggero Veneto ha resocontato le sue esequie come tra le più partecipate nelle Valli del Natisone) anche a nome dei miei convalligiani, escluso Igor e i suoi nominati, perché si è fin troppo speso per la tutela del nostro “po-nasin”; dialetto niente affatto sloveno con buona pace anche del dottor Igor Cerno.
Lidio Buttolo Lusevera


Dall’UCRAINA con amore!

L’Orchestra di Strumenti Popolari della SCUOLA d’ARTE di IRSHAVA, diretta da Maria SICH, ci ha portato a ferragosto musiche e canti eccellenti della propria terra, eseguiti con trasporto e passione da giovani dalla bella voce, preparati musicalmente come autentici artisti.

Si sono esibiti con brani in ucraino e anche in italiano e in resiano che hanno deliziato gli spettatori accorsi numerosi a:
-          Samlin – nel parco “Al Ranch”;
-          Moggio Udinese;
-          Stolvizza;
-          Prato di Resia, in occasione della grande Festa della Smarnamisha.

Ovunque sono stati molto apprezzati e applauditi a lungo dopo ogni esecuzione. Gli spettatori, in più occasioni hanno smesso di cenare per ascoltarli e alla fine della serata hanno tributato al complesso  una lunga standing ovation.
Il Gruppo Musicale ucraino è stato portato a Resia in seguito al fattivo interessamento della ormai nostra bravissima maestra Alla Symcera Madotto, la quale ha curato brillantemente la programmazione, la logistica e la parte artistica, coadiuvata dalla propria sorella Maestra di pianoforte Tetiana Sochka (Simchera).

Gli ospiti ucraini hanno approfittato della loro presenza in Italia per visitare Venezia e per fare una nuotata nel mare Adriatico a Bibione.
I Resiani ringraziano sentitamente i magnifici ucraini per il bellissimo dono ricevuto e auspicano di poter riavere in un prossimo futuro nella loro valle il prestigioso complesso musicale. 

venerdì 29 settembre 2017

ITALIA-RUSSIA : Accordo di Amicizia e cooperazione tra la città russa di Scienza Fryazino e Comune di Resia della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

Una delegazione del Comune di Resia, realtà  di un profilo raro della parte pedemontana di Regione Autonoma  del Friuli Venezia Giulia  nella prima decade di settembre 2017 ha visitato la città storica della Scienza della Regione di Mosca, sita a pochi chilometri dalla capitale russa.  
A capo con il Primo Cittadino di Val Resia un gruppo italiano ha  partecipato ad una serie d’incontri ed eventi, dedicate al “compleanno” della città di  Fryazino, storicamente legata agli italiani sin dall’epoca di Ivan Terzo. 
Tale visita è stata  programmata per sostenere già presenti  rapporti di cooperazione, d’Amicizia  e di scambi culturali,  nonché a rafforzare rapporti bilaterali nelle sfere di tecnologie innovative, dell’economia e del turismo. Tutto ciò era stato possibile grazie all’Accordo di Amicizia,  stipulato  tra due sindaci nella giornata dell’11 giugno 2016 a Resia. La vista ufficiale si è attuata nelle giornate 6 – 10 settembre 2017 ha implicato diversi incontri ufficiali.



La delegazione italiana era composta da dott. Sergio Chinese, Sindaco del Comune di Resia, proff. Edo D’Agaro, dirigente di Animal Genomic Laboratory del Dipartimento di Agricoltura, Alimenti,  Scienze ambientali e Animali dell’Ateneo di Udine, da dott.ssa Elena Toukchoumskaia, presidente del Centro per lo Sviluppo Transnazionale tra l’Italia e la Russia la quale per il mandato del Console Onorario della Federazione Russa in Udine  Carlo Andrea Dall’Ava ha rappresentato  il Console Onorario. L’addetto alla Stampa della  delegazione  giornalista – pubblicista  internazionale Luisa Penzo ha  potuto intervistare entrambi i capi delle amministrazioni gemellate. Nella mattinata del giorno 7 settembre 2017 la delegazione è stata ricevuta all’Ambasciata della Repubblica Italiana a Mosca, rispettivamente da dott. Walter Ferrara, Addetto ai rapporti Culturali dell’Ambasciata sono stati valutati le opportunità ed era discusso il futuro del rapporto istaurato e ha avuto uno scambio di pareri con il dott. Roberto Caflero Vice-Direttore dell’ICE in Russia, responsabile del settore Meccanica, Tecnologia e Collaborazione industriale Agroalimentare e vini del preposto ufficio italiano a Mosca.  

giovedì 21 settembre 2017

GORIZIA - AGOSTO 1965 – FESTIVAL DEL FOLCLORE

DA FONTE AFFIDABILE - PER PRESENZA E MEMORIA VISIVA

Articolo redatto da Franco Tosoni

Altri tempi, altro periodo, siamo a Gorizia, mese di agosto 1965, Festival del Folklore, è presente anche il nostro, non il loro, Gruppo Folkloristico Val Resia.
I suonatori sono: Di Lenardo Giovanni, ḡiuancala, Micelli Livio, liviot, Tosoni Francesco, chech, a capo del gruppo, Tosoni Felicito, fritz
Tutto bene, i nostri fanno il loro dovere e la loro bella figura davanti ad un folto pubblico. Molti applausi ai nostri suonatori ed ai nostri ballerini, e la manifestazione prosegue con l’esibizione degli altri gruppi folkloristici, gli invitati a questa riunione popolare.
Si può affermare che la festa è poi continuata secondo il suo programma, ma verso la fine del raduno, al momento della sfilata, il nostro Gruppo, non loro, si è rifiutato di sfilare per le vie di Gorizia. Cosa era successo di così grave per rifiutare questo passaggio? Era successo che un gruppo folkloristico della ex Jugoslavia, sicuramente sloveno, si era presentato a questo incontro con tanto di zitira e bunkula e questo fatto aveva contrariare, e non di poco, i nostri suonatori ed i nostri ballerini. Un oltraggio, questo, che i nostri non avevano ignorato, avevano tollerato fino al momento della sfilata, poi ci ha pensato liviot. Prima ci esibiamo con la musica e la nostra danza, deve aver pensato, poi avremo tutto il tempo di riflettere e di pensare. E come ci ha pensato, perché al momento della sfilata, mettendo la sua zitira sottobraccio, ponendo in risalto quell’affronto, disse chiaro e tondo: Amici e compaesani, avete visto anche voi che dispetto e provocazione ci hanno fatto con questo atto, quindi torniamo a casa perché io alla sfilata con loro non partecipo. E così hanno fatto tutti gli altri componenti del nostro gruppo, non loro, e sono tornati a casa senza partecipare alla sfilata.
A quel tempo con i mezzi di trasporto bisognava cavarsela mediante macchine private, in questo modo, pure in quella occasione, il gruppo si era dovuto arrangiare, per presentarsi alla manifestazione di Gorizia, con l’ausilio della disponibilità di alcuni proprietari di un mezzo di trasporto. E appunto da uno di questi autisti di fortuna che ho raccolto questa testimonianza. A dirla con sincerità questa testimonianza suona straordinariamente come una musica un po' insolita, con i tempi di oggi, non che non sia vera, ma è il comportamento coerente assunto dai componenti di quel gruppo, tutti, ballerini e suonatori, che questo episodio esprime e fa emergere tutta la responsabilità e la franchezza del loro gesto, quell’orgoglio resiano, quella lealtà e quella fedeltà alle proprie origini, alla propria stirpe, sintomo di devozione e di resianità.
Una riflessione su questo episodio. Il gruppo folcloristico oggi, il gruppo folcloristico ieri, due realtà, due periodi diversi. Io sono decisamente e chiaramente sicuro che un gesto del genere è stato semplicemente esemplare, cosa che oggi, a distanza di circa 50 anni, il loro Gruppo Folcloristico Val Resia non sarebbe in grado di farlo, per volontà, condiscendenza e compiacenza.


Franco Tosoni

lunedì 18 settembre 2017

I.T.V.R. informa: Eurovisione 2017

Alla'Attenzione di:

MEDIA INQUIRIES
DAVIS GOODMAN
Senior Communications Manager



BROADDCASTWER INQUIRIES

MATTHEW TRUSTAM
Senior TV Project Manager


Buongiorno, sono Franco Di Lenardo, Vice Presidente dell’Associazione Identità e Tutela Val Resia (I.T.V.R.). 
Da  notizie stampa, e successivamente via computer, ho saputo che in Luglio 2017 si è svolto, nella capitale Lettone, un concorso televisivo Eurovision Son Contest, al quale hanno partecipato nove cori di Stati membri dell’Unione Europea EBU, e che il primo posto è andato al coro femminile sloveno Carmen Manet di Kranj.
     Complimenti al coro che ha vinto.
Sempre dalla stampa abbiano saputo che il coro ha eseguito canti con la musica dei giovani compositori, Adrca Katarina e Pustinek Rakar, che descrive la vita di una donna.
     A noi interessa la seconda canzone, che la stampa riporta come Ta su Solbica, mentre il titolo originale è TA NA SOLBICI, canzone che non è stata scritta da Sam Vovka, come riportato dalla stampa, così come  apprendiamo essere ispirata dai melodici folk di una minoranza slovena a Rezia e il suo testo è in Resian.
Rileviamo che è scritta e cantata, parte in Resiano e parte in sloveno.
Dobbiamo far presente che detta canzone è pertinente ad una frazione del Comune di Resia, Stolvizza, frazione che si trova in provincia di Udine, quindi in Italia. Dal regolamento si apprende che ogni brano può includere solisti, strumenti musicali e può essere di qualsiasi genere a condizione che contenga note tradizionali o regionali del paese rappresentato.
     Tale ultima canzone non contiene pertanto note tradizionali o regionali del paese rappresentato, pertanto il coro si è appropriato di musiche che non sono del suo paese, perciò noi CHIEDIAMO che il coro Carmen  Manet di Kranj venga ora declassato e ritirato il premio il quale dovrà sicuramente passare al secondo, cosi via.
     Si prega voler far conoscere anche agli altri cori partecipanti che la Slovenia non ha cantato tradizioni regionali del proprio paese.
     La trasmissione è stata organizzata e prodotta dall’emittente televisiva Latvilas Televiziia (LTV), con  la collaborazione della Riga Tourism Development Bureau.
     Mi permetto di scrivervi perché, come sembra, siete stati voi ad  organizzare il tutto.
    Nel caso contrario vi prego di voler indicare a chi dovremo  far sapere quanto avvenuto e se sarà compito nostro comunicarlo ai cori partecipanti.
Per ulteriori chiarimenti siamo a vostra disposizione.  
Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.

  Sarà gradito un cenno di ricevuta.


Il Vice Presidente
Franco Di Lenardo