ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

venerdì 29 settembre 2017

ITALIA-RUSSIA : Accordo di Amicizia e cooperazione tra la città russa di Scienza Fryazino e Comune di Resia della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

Una delegazione del Comune di Resia, realtà  di un profilo raro della parte pedemontana di Regione Autonoma  del Friuli Venezia Giulia  nella prima decade di settembre 2017 ha visitato la città storica della Scienza della Regione di Mosca, sita a pochi chilometri dalla capitale russa.  
A capo con il Primo Cittadino di Val Resia un gruppo italiano ha  partecipato ad una serie d’incontri ed eventi, dedicate al “compleanno” della città di  Fryazino, storicamente legata agli italiani sin dall’epoca di Ivan Terzo. 
Tale visita è stata  programmata per sostenere già presenti  rapporti di cooperazione, d’Amicizia  e di scambi culturali,  nonché a rafforzare rapporti bilaterali nelle sfere di tecnologie innovative, dell’economia e del turismo. Tutto ciò era stato possibile grazie all’Accordo di Amicizia,  stipulato  tra due sindaci nella giornata dell’11 giugno 2016 a Resia. La vista ufficiale si è attuata nelle giornate 6 – 10 settembre 2017 ha implicato diversi incontri ufficiali.



La delegazione italiana era composta da dott. Sergio Chinese, Sindaco del Comune di Resia, proff. Edo D’Agaro, dirigente di Animal Genomic Laboratory del Dipartimento di Agricoltura, Alimenti,  Scienze ambientali e Animali dell’Ateneo di Udine, da dott.ssa Elena Toukchoumskaia, presidente del Centro per lo Sviluppo Transnazionale tra l’Italia e la Russia la quale per il mandato del Console Onorario della Federazione Russa in Udine  Carlo Andrea Dall’Ava ha rappresentato  il Console Onorario. L’addetto alla Stampa della  delegazione  giornalista – pubblicista  internazionale Luisa Penzo ha  potuto intervistare entrambi i capi delle amministrazioni gemellate. Nella mattinata del giorno 7 settembre 2017 la delegazione è stata ricevuta all’Ambasciata della Repubblica Italiana a Mosca, rispettivamente da dott. Walter Ferrara, Addetto ai rapporti Culturali dell’Ambasciata sono stati valutati le opportunità ed era discusso il futuro del rapporto istaurato e ha avuto uno scambio di pareri con il dott. Roberto Caflero Vice-Direttore dell’ICE in Russia, responsabile del settore Meccanica, Tecnologia e Collaborazione industriale Agroalimentare e vini del preposto ufficio italiano a Mosca.  

giovedì 21 settembre 2017

GORIZIA - AGOSTO 1965 – FESTIVAL DEL FOLCLORE

DA FONTE AFFIDABILE - PER PRESENZA E MEMORIA VISIVA

Articolo redatto da Franco Tosoni

Altri tempi, altro periodo, siamo a Gorizia, mese di agosto 1965, Festival del Folklore, è presente anche il nostro, non il loro, Gruppo Folkloristico Val Resia.
I suonatori sono: Di Lenardo Giovanni, ḡiuancala, Micelli Livio, liviot, Tosoni Francesco, chech, a capo del gruppo, Tosoni Felicito, fritz
Tutto bene, i nostri fanno il loro dovere e la loro bella figura davanti ad un folto pubblico. Molti applausi ai nostri suonatori ed ai nostri ballerini, e la manifestazione prosegue con l’esibizione degli altri gruppi folkloristici, gli invitati a questa riunione popolare.
Si può affermare che la festa è poi continuata secondo il suo programma, ma verso la fine del raduno, al momento della sfilata, il nostro Gruppo, non loro, si è rifiutato di sfilare per le vie di Gorizia. Cosa era successo di così grave per rifiutare questo passaggio? Era successo che un gruppo folkloristico della ex Jugoslavia, sicuramente sloveno, si era presentato a questo incontro con tanto di zitira e bunkula e questo fatto aveva contrariare, e non di poco, i nostri suonatori ed i nostri ballerini. Un oltraggio, questo, che i nostri non avevano ignorato, avevano tollerato fino al momento della sfilata, poi ci ha pensato liviot. Prima ci esibiamo con la musica e la nostra danza, deve aver pensato, poi avremo tutto il tempo di riflettere e di pensare. E come ci ha pensato, perché al momento della sfilata, mettendo la sua zitira sottobraccio, ponendo in risalto quell’affronto, disse chiaro e tondo: Amici e compaesani, avete visto anche voi che dispetto e provocazione ci hanno fatto con questo atto, quindi torniamo a casa perché io alla sfilata con loro non partecipo. E così hanno fatto tutti gli altri componenti del nostro gruppo, non loro, e sono tornati a casa senza partecipare alla sfilata.
A quel tempo con i mezzi di trasporto bisognava cavarsela mediante macchine private, in questo modo, pure in quella occasione, il gruppo si era dovuto arrangiare, per presentarsi alla manifestazione di Gorizia, con l’ausilio della disponibilità di alcuni proprietari di un mezzo di trasporto. E appunto da uno di questi autisti di fortuna che ho raccolto questa testimonianza. A dirla con sincerità questa testimonianza suona straordinariamente come una musica un po' insolita, con i tempi di oggi, non che non sia vera, ma è il comportamento coerente assunto dai componenti di quel gruppo, tutti, ballerini e suonatori, che questo episodio esprime e fa emergere tutta la responsabilità e la franchezza del loro gesto, quell’orgoglio resiano, quella lealtà e quella fedeltà alle proprie origini, alla propria stirpe, sintomo di devozione e di resianità.
Una riflessione su questo episodio. Il gruppo folcloristico oggi, il gruppo folcloristico ieri, due realtà, due periodi diversi. Io sono decisamente e chiaramente sicuro che un gesto del genere è stato semplicemente esemplare, cosa che oggi, a distanza di circa 50 anni, il loro Gruppo Folcloristico Val Resia non sarebbe in grado di farlo, per volontà, condiscendenza e compiacenza.


Franco Tosoni

lunedì 18 settembre 2017

I.T.V.R. informa: Eurovisione 2017

Alla'Attenzione di:

MEDIA INQUIRIES
DAVIS GOODMAN
Senior Communications Manager



BROADDCASTWER INQUIRIES

MATTHEW TRUSTAM
Senior TV Project Manager


Buongiorno, sono Franco Di Lenardo, Vice Presidente dell’Associazione Identità e Tutela Val Resia (I.T.V.R.). 
Da  notizie stampa, e successivamente via computer, ho saputo che in Luglio 2017 si è svolto, nella capitale Lettone, un concorso televisivo Eurovision Son Contest, al quale hanno partecipato nove cori di Stati membri dell’Unione Europea EBU, e che il primo posto è andato al coro femminile sloveno Carmen Manet di Kranj.
     Complimenti al coro che ha vinto.
Sempre dalla stampa abbiano saputo che il coro ha eseguito canti con la musica dei giovani compositori, Adrca Katarina e Pustinek Rakar, che descrive la vita di una donna.
     A noi interessa la seconda canzone, che la stampa riporta come Ta su Solbica, mentre il titolo originale è TA NA SOLBICI, canzone che non è stata scritta da Sam Vovka, come riportato dalla stampa, così come  apprendiamo essere ispirata dai melodici folk di una minoranza slovena a Rezia e il suo testo è in Resian.
Rileviamo che è scritta e cantata, parte in Resiano e parte in sloveno.
Dobbiamo far presente che detta canzone è pertinente ad una frazione del Comune di Resia, Stolvizza, frazione che si trova in provincia di Udine, quindi in Italia. Dal regolamento si apprende che ogni brano può includere solisti, strumenti musicali e può essere di qualsiasi genere a condizione che contenga note tradizionali o regionali del paese rappresentato.
     Tale ultima canzone non contiene pertanto note tradizionali o regionali del paese rappresentato, pertanto il coro si è appropriato di musiche che non sono del suo paese, perciò noi CHIEDIAMO che il coro Carmen  Manet di Kranj venga ora declassato e ritirato il premio il quale dovrà sicuramente passare al secondo, cosi via.
     Si prega voler far conoscere anche agli altri cori partecipanti che la Slovenia non ha cantato tradizioni regionali del proprio paese.
     La trasmissione è stata organizzata e prodotta dall’emittente televisiva Latvilas Televiziia (LTV), con  la collaborazione della Riga Tourism Development Bureau.
     Mi permetto di scrivervi perché, come sembra, siete stati voi ad  organizzare il tutto.
    Nel caso contrario vi prego di voler indicare a chi dovremo  far sapere quanto avvenuto e se sarà compito nostro comunicarlo ai cori partecipanti.
Per ulteriori chiarimenti siamo a vostra disposizione.  
Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.

  Sarà gradito un cenno di ricevuta.


Il Vice Presidente
Franco Di Lenardo

I.T.V.R. Informa: Beni culturali di Resia

Documento all'ATTENZIONE di:

AKADEMIJA ZNANOSTI IN UMETNOSTI (SAZU) 1000 LJUBLJANA

e,p. quanto di competenza:

AL MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI 
Via Del Collegio Romano 27  00186 R O M A

AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Piazzale della Farnesina 1  00135 R O M A


Sono Franco Di Lenardo, Vice Presidente dell’Associazione in atti,  sono Resiano ed in quanto tale richiedo, per conto di questa Associazione e per quello dei miei concittadini,  a codesta Accademia quanto è nostro ed  esclusivamente Resiano.
      Dall’inizio, o anche prima, degli anni sessanta (60)  e con ogni probabilità addirittura in un periodo precedente, presso la popolazione del Comune di Resia, per conto dell’allora Repubblica Federativa di Jugoslavia, ebbe  inizio la raccolta di: canti, poesie, novelle, balli, con registrazioni, filmati e quant’altro.
     Furono persino fatte fare, da esperte donne Resiane, le calze dei ballerini e pagate  allora Lire 100.000 al paio. Tutto in uso esclusivo allo slavo popolo Resiano. Da non confondere slavo con sloveno, al quale voi siete avvezzi. Puntualizzo che i Resiani sono slavi ma non sloveni.
     Tutte le cose furono fatte con l’impegno che sarebbero poi state restituite ai Resiani, ma fino ad oggi nulla delle migliaia di registrazioni è stato restituito. Ve ne siete bel guardati, anzi avete ceduto i canti ed i balli alle vostre organizzazioni facendoli passare quale cultura slovena perché, secondo voi, i Resiani farebbero parte degli sloveni residenti in Italia. Questo è un oltraggio per i Resiani, oltre che una buffonata. Al di là delle copie dei calzettoni dei ballerini, avete copiato anche i nostri costumi.
Come detto in precedenza, tutto questo, con ogni probabilità, ebbe inizio intorno agli anni sessanta/1960.
In quegli anni ci sono stati dei personaggi, che con inganno e con un disegno ben preciso, i quali hanno fatto in modo di impadronirsi di tutta la nostra cultura, sia linguistica che artistica. Parlo, principalmente, di due personaggi chiave: Pavle Merku e Milco Maticetov, forse quest’ultimo è stato l’artefice, quello che maggiormente ha inciso su questo aspetto, unitamente a   Julius Strajnar, altro personaggio, altro saccheggiatore della nostra cultura.

Nell’anno 1962 la Rai di Trieste, di cui facevano parte le seguenti persone: Giorgio Nataletti, Valens Vodusek, Milko Maticetov, Uros Krek e Maria Sustar, registrò, per conto dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma, parecchio materiale culturale resiano, ora gestito presso la propria sede di Roma – Archivio di Etnomusicologia.  Il materiale di cui sopra non è mai stato dato in  Roma – Archivio di Etnomusicologia.  Il materiale di cui sopra non è mai stato dato in uso ai circoli e gruppi folcloristici italiani per farne un loro uso improprio.
 Tutto il materiale raccolto dalla ex Jugoslavia, un buon lavoro, un ottimo lavoro, bisogna riconoscerlo, ma se tutto questo fosse rimasto a Resia, a beneficio della nostra comunità, gestito da noi, sarebbe stato ancora più apprezzato e gradito, ma non è stato così perché una volta, a lavoro finito,  il tutto  è stato approntato  e trapiantato,  come un pacchetto ben confezionato, compresa la nostra ingenuità, alla base di Lubiana, Centro Ricerche  Scientifiche dell’Accademia Slovena di Lubiana di Scienze ed Arti, da dove era partita probabilmente tutta l’iniziativa e da dove erano state finanziate tutte le spese per la ricerca e le registrazioni. Tutte queste registrazioni, in seguito, non sono state archiviate e custodite, come avrebbero dovuto e potuto essere, ma guarda caso, invece,  sono state messe a disposizione di tutti i circoli culturali sloveni,  quindi di tutti i vostri gruppi folkloristici, dando loro la possibilità di arricchire la loro cultura e i loro repertori, così da propagandare, a nostre spese, una cultura sottratta con inganno,  al nostro patrimonio, perché voi, a dirla con sincerità, siete poveri  culturalmente  ed è per questo che avete bisogno di attingere l’ispirazione, la grazia, da altre culture di oltre confine e farle passare poi come vostra cultura. Le vostre manifestazioni folcloristiche e canore, come potete notare, oltre aver taroccato la nostra danza, la nostra musica e le nostre canzoni, vi siete impossessati, anche di quelle carinziane e friulane, per non parlare di altro.
 Far  conoscere questa cultura, sottratta alla cultura resiana, per poi farla passare come cultura slovena. Pensate un po’ che generosi siete stati.  Al  tempo una copia di quelle registrazioni sono state donate al Museo etnografico di Malborghetto – Palazzo Veneziano, dove tutt’ora si trovano, ma non a Resia che sarebbe stata la sede più naturale. Faccio notare che tale museo è finanziato con i soldi provenienti da Lubiana, che poi sono i nostri soldi, utilizzati ed elargiti dall’Italia per le minoranze slovene in Italia.
Quelle registrazioni, considerando che circa l’80%  sono state registrate e catalogate a Resia con il contributo e la disponibilità, la lealtà e l’ospitalità della nostra gente resiana, vengono poi , ma  con quale lodevole merito e bugia, considerate:  Registrazioni delle tradizioni popolari degli sloveni in Italia, proprio così, una bella presa per i fondelli, in modo particolare e soprattutto nei nostri confronti. Fatto notare questa contraddizione, e forse lo avrà fatto anche qualche altra persona, alla direttrice di quel museo, di correggere quella dicitura in: Registrazioni delle tradizioni popolari Resiane e degli sloveni in Italia. E’ stato risposto che sono imposizioni impartite da Lubiana perché sono loro che finanziano tale museo, con i nostri soldi. Un disegno ben preciso. Una cultura, quella resiana, sottratta  a Resia, trasferita a Lubiana ed in seguito reintrodotta in Italia come  cultura tradizionale e popolare degli sloveni in Italia. Siamo stati oltraggiati per non dire derubati di un bene fondamentale per la nostra identità. Siamo mai stati noi minoranza slovena?  NO.!!!!!
Siamo qui a chiedere la restituzione del nostro patrimonio culturale che si trova presso la vostra Accademia e che è esclusivo di Resia. Il fatto che il patrimonio di Resia non fa assolutamente parte, ne della ex Jugoslavia e men che meno della Slovenia, originato proprio dalle registrazioni, canti, balli, poesie, racconti, fiabe, e quant’altro, da voi tutti catalogati. Se fosse stata  vostra cultura non avreste permesso a fare tutto ciò come voi avete fatto, perché in qualunque paese sloveno non ci sarebbero state le stesse cose di Resia. Oltre a questo anche la nostra lingua non è slovena perché una lingua arcaica come quella Resiana mai potrà essere dialetto di qualsiasi lingua moderna. Non si è mai sentito dire che una lingua arcaica è dialetto di una lingua nata in seguito alla stessa. Vorremmo far sapere che il Resiano è una lingua nata prima della nascita della Slovenia e di tutte le nazioni slave. Al tempo i cosiddetti “barbari” dai Romani, parlavano tutti una lingua simile che poi hanno modificato nelle lingue attuali. Noi Resiani con la nostra lingua arcaica ci intendiamo praticamente con tutti i paesi slavi, ma molto poco con gli sloveni, con i quali mai abbiamo condiviso nulla.
Chiediamo che quanto è presente di Resiano presso il Museo Etnografico di Malborghetto – Palazzo Veneziano – la dicitura che  accompagna debba essere cambiata in REGISTRAZIONI DELLE TRADIZIONI POPOLARI RESIANE.   Delle registrazioni degli sloveni in Italia non ce ne importa niente e potete scrivere quella che volete.
Nel frattempo abbiano iniziato a scrivere in quei paesi, Europa e resto del mondo, quando veniamo a sapere che i vostri gruppi folcloristici e cantori si esibiscono con i nostri costumi tradizionali, danzano e cantano canzoni Resiane. Facciamo inoltre sapere che non è vostra cultura perché Resia è una località che si  trova in provincia di Udine e Udine è ancora una provincia Italiana.
     Per riavere indietro quanto nostro siamo disposti a ricorrere al giudizio europeo.
    Il Ministero dei Beni e delle attività culturali Italiano è pregato voler intervenire presso l’Accademia di Lubiana ed il governo Sloveno, se del caso,  affinché per le vie brevi ed amichevoli venga restituito al Comune di Resia tutto quanto è di esclusiva cultura Resiana. A tale scopo facciamo presente che presso l’Unesco è stata fatta richiesta affinché  i beni immateriali culturali siano riconosciuti come esclusivi della cultura Resiana.
Il Ministero degli Affari Esteri è pregato, nuovamente, affinché interessi l’omologo Sloveno perché si attivi per far vietare ai loro gruppi folcloristici l’uso dei costumi Resiani e le affermazioni che ciò che ballano è cultura popolare slovena e di far precisare che le canzoni che cantano se sono Resiane devono essere indicate come tali e non slovene.
Cogliamo l’occasione per i migliori saluti e attendiamo la restituzione al più presto di tutto quanto è cultura Resiana. Ripetiamo che siamo in provincia di Udine che è ancora Italia.
Volevo scrivere all’Akademia di Ljubljana in Resiano, ma avrebbero avuto difficoltà a trovare traduttori.



Il Vice Presidente
Franco Di Lenardo

domenica 17 settembre 2017

ANDREA – PERSONA SCONOSCIUTA - IDENTIFICATA

Articolo  a cura di Franco Tosoni

Una riflessione su Andrea. Andrea chi? Ma quello che vuol essere sempre al centro dell’attenzione. L’Andrea che vuol aprire i commenti per primo, che mette sempre pessimo nelle reazioni, ma che non si accontenta, vuole essere anche l’ultimo, avere cioè sempre lui l’ultima parola. Ma in definitiva chi è e di dove è questo Andrea? Questo forse è il più grande rompicapo che ci accompagna da qualche tempo a questa parte. Andrea è il suo vero nome? Certamente no! E’ un nome preso così, forse per caso o forse per ricordare qualcuno, un nome simulato. Strano poi perché è un nome ricorrente nell’ambiente italiano, genere femminile, nome di donna, ma che piace tantissimo ai maschi. Che sia resiano? 
Uno  di quelli che hanno scelto di appartenere alla minoranza slovena a Resia? Di San Giorgio?, di Prato?, di Gniva?, di Oseacco?, di Uccea?, probabilmente di  Stolvizza, il paese dove ci sono delle strane frequentazioni, forse di passaggio, una simpatia paesaggistica, culturale e di affinità idiomatica?  Forse tutto questo è pura fantasia, da scartare, da non prendere per nulla in considerazione. Allora dove lo possiamo trovare e dove siamo in grado di collocarlo questo Andrea? Lungo la Slavia Friulana ci sono diverse situazioni analoghe a quelle di Resia, a questo punto forse è da ricercare in questi luoghi ed in questi ambienti. Chi avrebbe mai detto che forse stiamo per risolvere l’interrogativo e scoprire il misterioso Andrea? Basta poco e fra non molto avremmo la sorpresa, c’è solo da aspettare e creare il giusto momento per scoprire il mistero, quell’ombra misteriosa. Chissà che risate si farà Canin quando scoprirà l’Andrea, il  vero Andrea, nascosto  sotto falso nome. 
Non parliamo poi di Amariana, di Rosajan d.o.v. e di altri ancora. 
Con pazienza, abbinando degli accostamenti, alcuni elementi fondamentali nello scritto, nelle risposte, da dove partivano queste risposte, tutti elementi che hanno permesso di ricomporre il puzzle e di individuare finalmente l’Andrea, la primula rossa. 
Ma non è finita qui perché abbiamo anche la foto, le foto di questo misterioso Andrea, visto aggirarsi in quel di Stolvizza, ma che non è di Stolvizza. 
Un nome? Un nome che richiama nomi dell’est, anche se siamo vicini, tanto vicini, basta guardare il monte Musi. 
No, non è il compagno della bella addormentata, ma la vede benissimo anche lui, in particolar modo nelle belle giornate. 
Noi la vediamo distesa e con la testa che guarda il monte Canin, da destra verso sinistra, lui no,  lui la vede in modo diverso, la vede  distesa e con la testa che guarda il Canin, ma da sinistra verso destra. 
È tutta questione di vedute, di panorami e di angolazioni, ma il punto esatto ormai  è individuato e accertato, quella parte che si trova oltre il monte Musi, nella valle del Torre.

Franco Tosoni

NEGATO L’UTILIZZO DI UN BENE COMUNE - MALAFEDE

Articolo a cura di Franco Tosoni

Ritorno sull’argomento perché i presupposti me lo consentono. 
La negazione per l’utilizzo di un bene comune, anche se la gestione permette di avere un ampio potere discrezionale, si riconosce l’abuso nel momento di applicare questo potere.
Nel respingere l’utilizzo della sala della Casa della Cultura, chiamata comunemente Bunker, dato il suo aspetto architettonico che la stessa richiama, per cui l’Identità e Tutela Val Resia aveva regolarmente fatto richiesta per avere la sua disponibilità nella ricorrenza della sua 7° Festa Resiana, il presidente del Gruppo Folkloristico ha commesso due grossolani errori, penso intenzionalmente voluti, non per le motivazioni con cui ha abbondantemente documentato questa negazione, ma per una giustificazione che non trova spiegazione se non per un atto palese di rifiuto. 
E spiego il perché.

 1° - Le motivazioni rilasciate, adducendo che ITVR persegue fini di propaganda politica, è una grande invenzione a dimostrazione che, invece di documentarsi in certe circostanze, volutamente, si cerca di trovare scusanti puerili e ingenue. 
Tutto questo per non dire, chiaramente e in faccia, che per ITVR, fin tanto ché il Gruppo Folkloristico l’avrà in gestione, la Casa della Cultura sarà interdetta.
Lo statuto di ITVR parla chiaro, a conferma del motivo per cui è stato costituito. L’art. 3 dello statuto dell’associazione è  scritto chiaramente che: “L’associazione, apartitica (estranea ai partiti politici), si prefigge la tutela e sviluppo e tutela della comunità Resiana, ecc.

2° - La seconda motivazione, quella ancora più ingenua della prima, da non concepire l’errore, spiega che la mancata concessione è dipesa dalla circostanza per cui l’immobile sarebbe stato utilizzato per una mostra stabile in preparazione ai festeggiamenti per i 180 anni di attività del Gruppo Folkloristico. 
Ora, leggendo la locandina, con cui si annuncia l’apertura mostra: Aspettando il 180°, da venerdì 11 a domenica 20 agosto 2017,, mi domando, ma il giorno 09 agosto 2017 il Centro Culturale da chi e da che cosa era occupato? 
Non credo che per tre ore, il tempo massimo, quanto sarebbe servito per la nostra manifestazione, avrebbe portato via tempo e disponibilità, visto che la mostra è stata aperta due giorni dopo.
Non c’era la volontà per concederlo, punto  e basta.
Quanto su esposto, per far sapere alla maggioranza dei resiani, l’ostruzionismo, se così si può chiamare, la negazione di un  bene che dovrebbe essere a disposizione di tutta la comunità resiana, senza avere la minima ragione per negarlo, tutto questo  grazie alla lungimiranza e la saggezza del presidente del Gruppo Folkloristico Val Resia nel negare questo bene all’associazione di Identità e Tutela Val Resia.

Voglio ricordare, per chi non è ancora sufficientemente a conoscenza, che il contratto per la gestione del Centro Culturale (Bunker) scade il 31 dicembre 2018, pertanto  Identità e Tutela Val Resia, al momento della stipula di un nuovo contratto, sarà ancora una volta presente per partecipare al conferimento per una nuova assegnazione.

Franco Tosoni

domenica 10 settembre 2017

Conferenza della Società Geografica Russa di Mosca

In data 7 settembre, presso la sala-conferenze della Società Geografica Russa (sede di Mosca), la commissione di etnografia e antropologia della Società Geografica Russa (sede di Mosca) ha presentato al pubblico la lettura "Val Resia - l'Italia russa".
Ospiti della Societa' Geografica e lettori di eccezione: il Sindaco del Comune di Resia, Sergio Chinese e il Primo Vice Sindaco dell'Amministrazione della citta' di Friasino, Maksim Nikolaevich Zverev.
Tra gli ospiti della presentazione: il Presidente della Camera di Commercio di Friasino, Konstantin Rusakov, la Segretaria del Console Onorario della Federazione Russa della citta' di Udine, Carlo Andrea Dall'Ava, Elena Toukshumskaya, la Direttrice del Centro di Lingua e Cultura Italiana "Fakel'" di Friasino, Elena Levchenko, il Professore dell'Universita' di Udine, Edo De Agaro, la giornalista-pubblicista Luisa Penzo.
Il curatore della sala-conferenze della Società Geografica Russa (Sede di Mosca), Kirill Kuznetsov, prima dell'inizio della presentazione, ha raccontato agli ospiti la storia della Società Geografica Russa.








Testo e foto concesse da Stefania Zini