ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena
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venerdì 8 marzo 2024

LINGUA RESIANA: l'Associazione ITVR ricorre all'Onu contro l'Italia

Associazione chiede misure per tutela identità e lingua resiana

(ANSA) - STRASBURGO, 08 MAR - L'associazione identità e tutela Val Resia è ricorsa all'alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, basato a Ginevra, contro le autorità italiane.

L'ong sostiene che lo Stato sta violando i diritti degli abitanti di questa zona del Friuli Venezia Giulia perché non riconosce e protegge l'identità e la lingua resiane, e le mette in pericolo con le misure prese per promuovere la cultura e lingua slovene.

Ginevra ha già inviato una lettera al Governo chiedendo informazioni, soprattutto sulle ragioni per cui la cultura e la lingua resiane non sono mai state inserite tra quelle difese dalla legge 482 del 1999 che contiene le norme sulla tutela delle minoranze linguistiche storiche. Sinora Roma non ha risposto.

Nel ricorso l'associazione spiega che la sua battaglia non è contro la cultura e la lingua slovena, che la maggior parte degli abitanti della Valle non riconoscono come proprie, ma ha invece lo scopo di ottenere un riconoscimento dell'identità e della lingua resiane pari a quello che hanno quelle slovene.

Nella documentazione inviata a Ginevra si evidenzia che la Valle ha una storia e cultura distinte da quelle delle zone limitrofe anche perché è stata per lungo tempo isolata dal resto del mondo.

Oggi il resiano è parlato da circa mille-duemila persone, ed è stato inserito dall'Unesco tra le lingue che rischiano si estinguersi. (ANSA).

ITVR INFORMA: «La nostra lingua non è riconosciuta»: l’ong della Val Resia ricorre all’Onu contro l’Italia

L’associazione chiede misure per tutela ed identità: «Lo Stato sta violando i diritti degli abitanti di questa zona del Friuli Venezia Giulia»

L'associazione “Identità e tutela Val Resia” è ricorsa all'alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani, che ha sede a Ginevra, contro le autorità italiane. L'ong sostiene che lo Stato sta violando i diritti degli abitanti di questa zona del Friuli Venezia Giulia perché non riconosce e protegge l'identità e la lingua resiane e le mette in pericolo con le misure prese per promuovere la cultura e lingua slovene.

Ginevra ha già inviato una lettera al Governo chiedendo informazioni, soprattutto sulle ragioni per cui la cultura e la lingua resiane non sono mai state inserite tra quelle difese dalla legge 482 del 1999 che contiene le norme sulla tutela delle minoranze linguistiche storiche.

Sinora Roma non ha risposto. Nel ricorso l'associazione spiega che la sua battaglia non è contro la cultura e la lingua slovena, che la maggior parte degli abitanti della Valle non riconoscono come proprie, ma ha invece lo scopo di ottenere un riconoscimento dell'identità e della lingua resiane pari a quello che hanno quelle slovene.

Nella documentazione inviata a Ginevra si evidenzia che la Valle ha una storia e cultura distinte da quelle delle zone limitrofe anche perché è stata per lungo tempo isolata dal resto del mondo. Oggi il resiano è parlato da circa mille-duemila persone ed è stato inserito dall'Unesco tra le lingue che rischiano si estinguersi.

Tratto dal Messaggero Veneto dell'8 marzo 2024

martedì 27 febbraio 2024

Lingua Resiana: La mappa. Gobber: «L'Italia dei dialetti, ricchezza da tutelare»

In tempi di regionalismo differenziato non dovrebbero trovare ostacoli norme che, come in Francia e Benelux, mappino e proteggano dall’estinzione le parlate locali. L’Italia è la terra dei cento campanili e di quasi altrettanti dialetti: l’Unesco ne ha riconosciuti trentuno con il rango di “lingue regionali” ma, nella realtà, lungo la Penisola e nelle isole se ne parlano decine e decine di più, per via di antichi e innumerevoli influssi di matrice greca, germanica, araba o d’oltralpe che si sono innestati nello sviluppo dell’antenato latino. Nessun altro Paese in Europa può vantare così tanti e variegati dialetti come il nostro. Si tratta di “parlate”, o vernacoli, che si distinguono talvolta da un paese all’altro della medesima provincia e persino tra i villaggi di una stessa vallata per caratteristiche fonetiche, grammaticali, culturali, “pragmatiche”. « Ma spesso si trovano dialetti diversi anche da strada a strada, da famiglia a famiglia: un patrimonio culturale a cui corrispondono minoranze linguistiche, una tradizione che va salvaguardata come hanno già fatto trent’anni fa, approvando specifiche leggi, il Benelux con i suoi cinque idiomi e la Francia col bretone, l’alsaziano, il corso, il brigasco (lingua locale della Valle della Loira) e, nel 2019, il “patois”» sottolinea Giovanni Gobber, preside della facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica di Milano.
Servono, dunque, una precisa e attuale mappatura dei dialetti presenti sul territorio nazionale e, dopo una necessaria “certificazione”, norme “ad hoc” che li proteggano da un’estinzione altrimenti certa perché le nuove generazioni, col trascorrere degli anni, smettono di parlare la lingua dei vecchi, soprattutto quando si staccano dai luoghi d’origine. La questione è complessa perché implica la permanenza di comunità, piccoli agglomerati rurali o di gruppi etnici, e la loro integrazione con il resto dell’organizzazione sociale. Il che vuol dire più servizi e condizioni di vita adeguate nelle zone a bassa densità di popolazione perché non siano abbandonate a se stesse, ma significa anche iniziative di divulgazione a carattere culturale e, più specificamente, letterario, che valorizzino luoghi, mestieri, usi e costumi locali. Una consapevolezza e un impegno, anche finanziario, che riguardano soprattutto gli enti locali, i Comuni, i comprensori e le Comunità montane. Ma una tale politica, in tempi di regionalismo differenziato, non dovrebbe trovare ostacoli.

martedì 6 febbraio 2024

Lingua Resiana: FESTIVAL LINGUE. CAPOZZI (M5S): IMPORTANTE PER LA NOSTRA SPECIALITÀ

(ACON) Trieste, 6 feb - "Il Festival internazionale delle lingue di minoranza è un importante progetto che sottolinea le peculiarità della nostra Regione, dove coesistono diverse minoranze linguistiche la cui tutela sottende alla nostra specialità, oggi svilita dal progetto dell'autonomia differenziata che attribuisce prerogative che si dovrebbero fondare su ragioni storiche e culturali anche alle altre Regioni a statuto ordinario, facendole diventare di fatto speciali". A ricordarlo in una nota è la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Rosaria Capozzi, a margine della riunione della V Commissione consiliare svoltasi a Cormòns questa mattina. "Questo progetto, che si prefigura di valorizzare e promuovere gli idiomi presenti sul territorio, potrebbe essere considerato un'apripista anche per allargarlo ad altre tradizioni linguistiche presenti in Friuli Venezia Giulia - sottolinea la Capozzi - come il Resiano, su cui da tempo c'è una diatriba volta ad elevarlo al rango di lingua. Restiamo convinti che quello linguistico sia un patrimonio da valorizzare e tutelare, specchio della nostra cultura e del nostro territorio". ACON/COM/rcm

Tratto dal sito REGIONE FVG

martedì 2 gennaio 2024

REGISTRAZIONI DELLE TRADIZIONI POPOLARI RESIANE “COPIA DEL MATERIALE DI PALAZZO VENEZIANO ORA ANCHE A RESIA”

Riporto il titolo di un articolo pubblicato nell’ultimo numero de: “Il Giornale di Resia”. Mi auguro che quanto letto si configuri nelle aspettative, cioè quello che tutto il materiale, seppur in copia, ritorni nella terra di origine. mi auguro e auspico non più etichettato con l’attuale dicitura: “Registrazioni delle tradizioni popolari degli sloveni in Italia”, di cui quelle registrazioni non hanno niente in comune e in comunione con gli sloveni e con la Slovenia, ma con la forma e la sostanza della sua proprietà e particolarità reale, vale a dire: “Registrazioni delle tradizioni popolari resiane”. Detto questo, fatte le mie considerazioni in merito al titolo dell’articolo, passo ad analizzare quanto in esso scritto, articolo non firmato. L’articolo riporta: “Nell’anno 1962, a seguito di un accordo tra un gruppo di ricercatori italiani del Centro Nazionale Italiano Studi di Musica Popolare S. Cecilia di Roma e sloveni del Glasbena narodopisni inštitut za slovensko narodopisje (ora riuniti sotto l’egida dell’Accademia Slovena di scienze e art di Lubiana), effettuarono una ricerca etno-musicologica sistematica a Resia e in altri comune del Tarvisiano e delle Valli del Natisone e del Torre.
Tali ricercatori raccolsero e registrarono numerose testimonianze, canti, racconti e musiche che oggi sono custoditi a Lubiana e, in parte, sono presenti in copia anche a Palazzo Veneziano di Malborghetto Valbruna”. Quanto su riportato, secondo il mio punto di vista, non è esatto, per questo motivo. Nell’anno 1962 e nell’anno 1963 la Rai di Trieste, di cui facevano parte le seguenti persone: Giorgio Nataletti, Valens Vadusek, Milko Maticetov, Uros Krek e Maria Sustar, registrò per conto dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma, parecchio materiale culturale resiano, ora gestito presso la propria sede di Roma – Archivio di Etnomusicologia. Il materiale di cui sopra non è mai stato dato in uso a circoli o gruppi folcloristici italiani per farne un loro uso improprio.

giovedì 7 dicembre 2023

Tele Friuli - Val Resia

IL PUNTO DI ENZO CATTARUZZI CON IL SINDACO DI RESIA

Ho ascoltato l’intervista che il sindaco di Resia ha rilasciato all’emittente “TELEFRIULI” in data 01.12.2023, da tale intervista riprendo solo la prima parte, quella parte che mi ha lasciato qualche dubbio: sulle sue affermazioni, sulle sue delucidazioni e, in parte, osservazioni.

Il giornalista fa questa attestazione, o questa constatazione: “Allora la situazione generale di Resia, è un’enclave nella nostra Regione molto importante che ha derivazioni “russe”, se non sbaglio.

Il sindaco, dopo l’affermazione del giornalista, cautamente titubante e balbettando un po', risponde: “Non solo, diciamo così.”

mercoledì 6 dicembre 2023

Val Resia : GIOVANNI CLEMENTE “TOMAŽIĆ Classe 1886

Un po' di storia resiana GIOVANNI CLEMENTE “TOMAŽIĆ

Giovanni Clemente Tomažić nasce a Resia nel 1886 in una famiglia numerosa che comprendeva le due nonne Anna e Maria, dalla moglie Santina dai fratelli Eugenio e Pietro da uno zio Renato, dai figli Giovanni e Bruno e dalle sorelle Clelia e Maria.

Quando era ancora un ragazzino, non ebbe molto tempo per dedicarsi ai giochi con i coetanei. Fin da piccolo il padre lo portò a lavorate in Austria presso il suo negozio di commerciante di frutta e verdura.

Frequentò le scuole del luogo dove imparò perfettamente la lingua scritta e parlata che, in seguito, gli fu molto utile.

Foto Scattata nel 1914 a Salisburgo

Foto sopra: Alpini Resiani guerra 1915-1918

A 29 anni fu chiamato militare nel 1915, col grado di sott'ufficiale degli Alpini. Dopo essere stato arruolato, fu mandato nella valle di Dogna con puntate anche sul Canin a salvaguardare i confini come guardia di frontiera. Si racconta che nel 1916 a Sella Somdogna nella notte di Natale le schermaglie da parte delle truppe italiane e da quelle austriache cessarono di combattere e, riuniti insieme attorno al fuoco, si scambiarono i doni. Scarseggiavano i viveri e bevande alcoliche dalla parte austriaca scambiate con tabacco da pipa e toscani che i nostri non avevano. Comandante di reparto in quel luogo era Giovanni Clemente che assecondò l'incontro.

lunedì 27 novembre 2023

L’AUTENTICITA’ DELLA STORIA RESIANA – PERCHE’ INQUINARLA?

La Val Resia ha la sua storia, la propria storia, da circa 1500 anni. Nessuno può onorare l’originalità del suo passato e celebrare questa immensa eredità nel presente, se non i veri “resiani”, quei “resiani” che amano sentirsi rispettati nel riconoscersi nelle proprie origini. Studiosi di fama si sono interessati del nostro patrimonio culturale. Sono venuti direttamente a Resia e hanno costatato, in prima persona, la veridicità e l’autenticità del patrimonio culturale di questa isola, diversa nel contesto del panorama circostante; per la sua originalità, la sua singolarità, così come hanno potuto studiare l’atipicità della sua lingua, interessarsi della sua musica, della sua danza, e la caratteristica dei suoi usi e costumi. Quindi Resia può considerarsi ed essere fiera della sua ricchezza culturale, della sua unicità, della sua particolarità. Lo studio e la scoperta della sua particolare eccezionalità genetica, una caratteristica venuta alla luce solo recentemente, è da considerarsi una proprietà e una specificità unica, che va ad associarsi, con questa sua ulteriore peculiarità, alla nostra eccezionale esistenza.
L’unica nota discordante da questo contesto, nel rispetto di tale suo immenso patrimonio culturale, della sua tipicità, manca solo la notizia incoraggiante della sua provenienza, il luogo della sua origine. Noi, quindi, abbiamo la nostra storia, la nostra ricca storia, ma tutto questo non basta a suggellare le nostre esclusive credenziali perché qualcuno, certi personaggi, nella loro pur misera storia esistenziale, sorta forse da una nebulosa e offuscata intraprendenza, una minoranza fasulla, ne vuol riscrivere un’altra, un’altra storia, dando credito alle estratte interpretazioni, velate e mascherate da ingannevoli e astratte storie fasulle. Qualche resiano ingenuo ci crede, segue questi incantatori, questi pifferai, per un po' di visibilità, un po' di lucentezza. La storia non si inventa perché, se la nostra storia è arrivata fino a noi attraverso la ricerca e l’acquisizione della stessa tramite il racconto orale dei fatti del passato, vuol dire che i racconti si basavano sulle esperienze e sulla concretezza di questi fatti e sulle vicende realmente vissute. Se si confuta la nostra storia, così facendo si tenderebbe a compromettere la nostra stessa esistenza e la nostra stessa identità. Così come non si può sporcare l’autenticità della nostra musica, della nostra danza, tralasciando la nostra custodia in balia di chi vuol comprometterne la sua autenticità, la sua originalità. Se abbiamo la nostra storia; se abbiamo la nostra lingua; se abbiamo la nostra musica; se abbiamo la nostra danza; se abbiamo i nostri costumi; se abbiamo le nostre tradizioni; se abbiamo una nostra fede. Perché inquinarla? Perché mettere in dubbio tutto questo patrimonio? Noi abbiamo accolto e permesso, con generosità, che una minoranza filo slovena si sia concessa di aprire una falla nelle nostre credenziali e mettere in discussione e in dubbio la nostra identità, il nostro credere; quindi, slegare quanto appariva protetto e difeso, dove nessuno, fino a quel momento, aveva mai messo in dubbio, la nostra buona fede, la nostra storia, la nostra resianità. L’identità di un popolo, quello resiano, vive per la sua originalità del suo patrimonio culturale, ancorato alle sue tradizioni, ai suoi usi e costumi, alla sua lingua, teniamo quindi ben salda e chiusa la nostra porta, il nostro portone, a quegli avvoltoi che sono alla ricerca di provare a mettere in dubbio la nostra certezza e trasferire altrove un complesso culturale per realizzare una loro apparenza, quindi portarci via quanto noi abbiamo ereditato, conservato e valorizzato e farlo proprio per una loro visibilità, per una loro misera cultura. La nostra comunità, il nostro popolo, ha un immenso valore, non lasciamocelo sfuggire.

Franco Tosoni

mercoledì 15 novembre 2023

Gli antropologi russi pronti a studiare le origini dei resiani

PER NON DIMENTICARE: ARTICOLO ANNO 2017

Due professori dell’Accademia delle Scienze confronteranno i risultati genetici e le misure dei volti con quelle degli slavi antichi. Ripercorrono le orme degli slavi che si insediarono nella valle. Catalogheranno il materiale genetico e i resti ossei nel cimitero.

La parlata è simile al linguaggio di alcune zone della Russia, i tratti somatici degli abitanti della Val Resia si possono confondere con quelli delle genti della steppa e i documenti confermano la presenza delle popolazioni slavo-arcaiche ai piedi del Canin, dal 600 dopo Cristo.

Passano i millenni, ma la storia resta e due ricercatori dell’Istituto di etnologia e antropologia dell’Accademia delle scienze russe ripercorrono le strade che nell’antichità portarono gli slavi in quell’angolo di terra che custodisce paesaggi e tradizioni uniche. Giunti a Resia nei giorni scorsi, Stefania Zini e Nikita Khokhlov cercano le assonanze linguistiche, studiano i profili genetici e culturali dei resiani per confrontarli poi con quelle dei popoli russi. E se le origini dei resiani sono legate agli slavi antichi, l’obiettivo è capire da quale regione della Russia provenivano i loro avi. La ricerca partirà dal cimitero più antico della valle, quello della pieve di Prato di Resia. È lì che i ricercatori vorrebbero scavare per catalogare il materiale osseo.


giovedì 15 giugno 2023

sabato 10 giugno 2023

Lingua Resiana: MA QUALE MINORANZA SLOVENA

Articolo a cura di Tosoni Franco

TRADIZIONE

“”Passaggio di un patrimonio culturale attraverso il tempo e le generazioni.””

Legge 23 febbraio 2001, n. 38 - "Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli - Venezia Giulia"

Vorrei nuovamente fermare la mia attenzione sull’art. 4 - Legge 23 febbraio 2001, n. 38, e analizzare quel polpettone provocato per il fatto di aver aderito a quella legge ingannevole.

(Ambito territoriale di applicazione della legge)

1. Le misure di tutela della minoranza slovena previste dalla presente legge si applicano alle condizioni e con le modalità indicate nella legge stessa, nel territorio in cui la minoranza è tradizionalmente presente. In tale territorio sono considerati inclusi i comuni o le frazioni di essi indicati in una tabella predisposta, su richiesta di almeno il 15 per cento dei cittadini iscritti nelle liste elettorali o su proposta di un terzo dei consiglieri dei comuni interessati, dal Comitato entro diciotto mesi dalla sua costituzione, ed approvata con decreto del Presidente della Repubblica.

lunedì 5 giugno 2023

Lingua Resiana: USCIRE DALL' AMBIGUITA'

Articolo a cura di Franco Tosoni.
L’Unesco, con risoluzione del Parlamento europeo dell'11 settembre 2013 sulle lingue europee a rischio di estinzione e la diversità linguistica nell'Unione europea (2013/2007(INI), ha riconosciuto anche il “resiano”, come lingua in via di estinzione. L’UNESCO ….non scrive dialetto, ma LINGUA. Da questa premessa, inizia la mia analisi per trovare il motivo per cui siamo entrati e il sistema per uscire da questa ambiguità dal quadro in cui si è venuto a trovare “il resiano”. Colpe, ostruzionismo, confusione, falsità, diversità e finzione, “Chi più ne ha più ne metta”. Inizio dall’articolo 6 della Costituzione La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche. L’articolo si pronuncia che la Repubblica italiana tutela, con apposite norme, le minoranze linguistiche. La lingua resiana, visto che viene parlata da un esiguo numero di persone, è meglio farla passare come dialetto della lingua dialettale slovena. Ma dove è quando la lingua resiana è stata fatta passare per dialetto, e da chi, e da come? In che modo allora si può venirne a capo, di una lingua che ha visto nascere la propria esistenza molti secoli precedenti a questo, nel tempo in cui nel proprio territorio, dal suo insediamento, la lingua resiana aveva e prolifera già da circa 1500 anni?

sabato 13 maggio 2023

ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL SINDACO DEL COMUNE DI RESIA

Articolo di Franco Tosoni
Programmazione e Bilancio, Protezione Civile, Cultura, Ecomuseo, Rapporti con il personale, Rapporti con il Parco.
Se non ho letto male, queste dovrebbero essere le competenze attualmente del Sindaco nella gestione amministrativa del Comune di Resia. Tralascio una buona parte delle sue competenze, ma mi voglio orientare (posizionare) principalmente sulla competenza riguardo la Cultura. Non so esattamente quello che sono oggi le priorità di questa Amministrazione, a me interessa sviluppare un discorso improntato proprio sulla competenza, Cultura. Vorrei soffermarmi soprattutto su due questioni; riguarda la nostra cultura e i nostri usi e costumi: folklore, danza e musica, favole, e registrazioni delle tradizioni popolari – impropriamente definite - degli sloveni in Italia. Sono anni ormai che io mi interesso della totale possibilità di sfruttamento che gli sloveni sono diventati, abusando della nostra disponibilità, padroni della nostra infinita documentazione culturale: musica, danza, canto, favole, usi e costumi e, in certe occasioni, fatti passare anche come cultura slovena. Per non parlare degli abusi che vengono concretizzati nei confronti della nostra danza e dei nostri canti. Copiati e taroccati durante infinite manifestazioni folcloristiche, nazionali e internazionali a cui partecipano gruppi folcloristici sloveni, frutto della nostra cultura, ma fatta passare per quella slovena. Quello che mi rincresce, di più, sempre di più, è la compiacenza e la freddezza, l’indifferenza della autoproclamata minoranza slovena a Resia, concepita senza fondamento e senza alcuna congiunzione o consanguineità, quel legame di parentela proprio delle persone aventi comuni genitori o avi nella propria discendenza.
Fra i primi studiosi ad interessarsi di Resia, della sua lingua, dei suoi usi e costumi, delle sue tradizioni, certamente è stato il nobile Jan Potocki, studioso dell'antichità, archeologo e scrittore polacco, se non il primo, probabilmente fra i primi. Fu poi la volta di Sreznevskij Izmail Ivanovič. - Slavista professore nell'università di Pietroburgo. Si occupò soprattutto di lingua russa, della vecchia lingua russa. Segue poi il prof. Jan Baudouin de Courtenay, polacco di origine francese, membro dell’Accademia imperiale di Pietroburgo, docente universitario e celebre linguista e filologo, il più noto studioso della cultura resiana. Infine, la musicista e pianista, Ella von Schultz-Adaiewsky, di origine russa. Per citare solo alcuni fra i più conosciuti e famosi personaggi che si sono interessati del mondo slavo della Val Resia. 

venerdì 21 aprile 2023

5 x 1000 : ITVR - IDENTITÀ E TUTELA VAL RESIA

AIUTA ITVR nelle sue iniziative.
Destina il tuo 5xmille a ITVR Identità e Tutela Val Resia CF 93016640307.
È un gesto semplice che non costa nulla perché è una parte di contributi che lo Stato ha deciso di devolvere ad enti ed associazioni che si distinguono per il loro impegno.
Destinare il 5x1000 è facile e veloce: nel tuo modello per la dichiarazione dei redditi (CU, 730 o UNICO) troverai uno spazio dedicato alla “SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL 5x1000 DELL’IRPEF”.

domenica 14 agosto 2022

lunedì 1 marzo 2021

IL FUTURO È RESIANO, COME LO È SEMPRE STATO

Anche se le notizie arrivano un po' in ritardo, rispetto ai resiani residenti, ma ci raggiungono, e parlo dei resiani residenti lontano da Resia. Non sempre sono notizie che ti mettono di buon umore, per non dire che ti fanno semplicemente “incazzare”, come nel caso della celebrazione a Resia della giornata internazionale della lingua madre, commemorata ma non celebrata. A Resia esiste, da quando i resiani si sono insediati in Valle, una sola lingua madre, il “RESIANO”, così detta: lingua resiana. Da piccolo, quando i forestieri, gli italiani, come si usava indicare chi non si esprimeva in resiano, come si usa indicare tuttora, quando sentivano parlare il resiano definivano la parlata, un patu̯à, parola derivata dal francese, patois ‹patu̯à› s. m., fr., e definito come un idioma locale, privo di tradizione letteraria, usato da una popolazione generalmente poco numerosa, spesso rurale, la cui cultura e livello di civilizzazione sono inferiori a quelli della popolazione circostante che usa la lingua comune, in questo caso che sia lo sloveno, lingua dialettale?. È un termine nato come dispregiativo per indicare la parlata resiana, e anche la parola “dialetto”, che in origine era neutra, ha poi assunto connotazioni negative. È il caso di Resia e del resiano? Adesso abbiamo anche il dialetto sloveno resiano da mettere nel calderone per fare un buon minestrone. Ma ci dimentichiamo della nostra lingua madre, che non è: né dialetto resiano, né patu̯à, né il nuovo termine, sloveno resiano, semplicemente lingua. Detto questo, come definire le notizie che arrivano da Resia, solo e unicamente assurde. Prima Sandro Quaglia con il suo articolo pubblicato sul fumoso giornalino DOM , seguito poi dalla lettera del sindaco del Comune di Resia, tutto condito da una interpretazione a dir poco irrazionale.
Tralasciando l’articolo di Sandro Quaglia, dettato unicamente per soddisfare un pubblico, che non è quello resiano, mi richiama, invece, la lettera del sindaco di Resia, scritta ai cittadini resiani. Sarebbe stato d’obbligo che il sindaco avesse tenuto una presa di posizione netta, senza se e senza ma, e avesse specificato, e spiegato, che a Resia la domenica 21 febbraio 2021 è stata celebrata la giornata della lingua madre unicamente a favore della lingua resiana, del “Resiano”. Viene evidenziato, all'opposto, almeno come riportato dal giornalino DOM, che: “Domenica 21, con un bel video, in dialetto sloveno resiano, postato sulla pagina Facebook della Biblioteca comunale di Resia, anche la comunità resiana ha voluto celebrare la Giornata internazionale della lingua madre, istituita nel 1999 per promuove la diversità linguistica, culturale e il multilinguismo.” Avete capito giovani; come ho già evidenziato nel mio precedente articolo, vi siete espressi in dialetto sloveno resiano, non in lingua resiana. Siete stati usati, mi ripeto, almeno così sembra da come è stato evidenziato dall’articolo. A questo punto è da chiarire, cosa che il sindaco non lo ha fatto, ma a Resia, nella Giornata internazionale della lingua madre, è stata celebrata la lingua resiana, o come sembra, il dialetto sloveno resiano? Sarebbe opportuno, che su questo punto il sindaco fosse più chiaro e che evidenziasse le ragioni per cui non ha rilevato questa ambiguità. In questo contesto vorrei evidenziare, ancora una volta, in modo distinto, e che a Resia non esiste, parlando di lingua madre, una diversità linguistica, oltre a quella resiana, e che il dialetto sloveno resiano, una mastodontica falsità, esiste solamente nella teoria, nell’indottrinamento, non della minoranza slovena a Resia, ingannevole, fittizia, ma dai filo sloveni resiani. Sarebbe mio desiderio esprimere, a conclusione del mio scritto, che non è necessario rispettare tutte le posizioni, come scrive il sindaco, la posizione è una sola, la identità resiana, tutto il resto è falso, architettato per opportunità, certamente non a vantaggio dei resiani e della lingua resiana. Franco Tosoni

PER LA NOSTRA LINGUA MADRE – SLOVENO RESIANO?

Cosa non si fa per la nostra lingua madre: video, articolo, tutto promosso dal Comune di Resia e dall’Ecomuseo Val Resia, almeno così scrive Sandro Quaglia nell’articolo pubblicato sul “famoso” e fumoso, eminente e autorevole giornalino quindicinale DOM. Ottimo articolo nell’evidenziare come i giovani resiani, usati nell’occorrenza per propagandare e strumentalizzare la nostra lingua madre, in questa occasione viene citato come i giovani si sono espressi ottimamente in dialetto sloveno resiano. Avete capito giovani; vi siate espressi in dialetto sloveno resiano, non in lingua resiana. Siete stati usati, almeno così sembra come è stato evidenziato dall’articolo.
Ultima trovata di una ipotetica e presupposta teoria annotata nella nebulosa ricerca di credibilità nelle credenziali slovene resiane. Poi, sempre nell’articolo, è spiegato come i giovani resiani, nel video, si siano espressi, ognuno, nella propria variante del dialetto resiano. E lo sloveno? I giovani hanno anche spiegato l’importanza nel parlare la propria lingua madre. E il dialetto? Ma lasciamo da parte l’articolo e il video, ognuno fa il proprio mestiere e Sandro Quaglia lo fa egregiamente, per il suo tornaconto. Quello che non condivido, nel quadro e nel contesto di tutto questo, è il motivo ed il modo in cui, in virtù di quale autorità e competenza, uno si può permettere, a nome di tutta la comunità resiana, quella residente in Valle e quella residente fuori Resia, di citare ed esprimersi a nome di tutti. Ilaria Tuti ha scritto un libro, in buona parte ambientato a Resia: Ninfa Dormiente, sarebbe giusto, a questo punto, forse, cambiare il titolo di questo libro in: Comune Dormiente. Troppe volte, invece di guardare in faccia la realtà, il Comune di Resia, si è girato dall’altra parte, non assumendo mai una presa di posizione decisa e autoritaria. Vedi, per citare alcuni esempi: carta d’identità e centro culturale. Così si lascia spazio a personalismi e credibilità alla sconsideratezza. Noi non dobbiamo condividere con nessuno la nostra lingua madre: il resiano, tanto meno considerarlo un dialetto sloveno resiano. Io ho citato, e lo ripeterò all’infinito, noi non abbiamo niente da imparare dallo sloveno, che io considero una lingua dialettale, sorta molti secoli dopo che la lingua: il resiano, si era già affermato e consolidato come lingua, che non ha dovuto attingere da altri dialetti per confermarsi. Su questo aspetto io non voglio assolutamente criticare Sandro Quaglia per questo suo modo di vedere il panorama dialettale sloveno resiano, piuttosto voglio coinvolgere, nel contesto del problema, la pseudo minoranza slovena a Resia, compiacente, e buona parte della popolazione di Stolvizza. Tutti zitti, nessuno che alza un dito a protestare. Cosa vuol dire: compiacimento, coinvolgimento, paura? Oppure: io non vedo, non sento, non parlo? Resiani, l’orgoglio resiano dove è andato a finire? Vogliamo morire tutti sloveni? Sarebbe ora di tirare fuori ancora quel poco che ci rimane della nostra passione di appartenere ad un popolo unico nel suo genere, per tutte quelle caratteristiche certe di non essere proprietà di nessuno, ma che fanno appetito a tutti, in particolar modo agli sloveni. Franco Tosoni

venerdì 30 ottobre 2020

Resiano: Approvata Legge con finanziamenti anche a favore delle associazioni che non sono iscritte Albo delle associazioni slovene.

 Oggetto: (ARC) Min. linguistiche: Roberti, ampliata platea bandi Resiano e varianti


Approvato nuovo regolamento finanziamenti di tutela linguistica


Trieste, 30 ott - La Giunta regionale, su proposta

dell'assessore ai Corregionali all'estero e lingue minoritarie

Pierpaolo Roberti, ha approvato lo schema del 'Regolamento per la

concessione di finanziamenti per interventi in favore del resiano

e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre

e della Val Canale', ampliando così la platea dei soggetti che

posso partecipare ai bandi per la tutela delle lingue minoritarie

parlate in Friuli Venezia Giulia.


Come ha spiegato Roberti "fino ad ora potevano essere finanziati

solo i progetti presentati dagli enti iscritti all'Albo regionale

delle organizzazioni della minoranza linguistica slovena e dal

Comune di Resia. Ora questa impostazione viene superata

consentendo il sostegno alle iniziative anche agli enti e alle

associazioni non iscritte all'Albo, purché operanti o aventi sede

legale nei territori di tutela del resiano e delle sue varianti

linguistiche".


L'assessore ha quindi chiarito che "i fondi verranno concessi in

base ad una graduatoria stilata dalla Regione. Al fine di

garantire il finanziamento di progetti attinenti sia al resiano

sia alle varianti linguistiche e di premiare i progetti migliori,

verranno finanziati il primo programma classificato a tutela del

resiano e i primi due classificati a tutela delle varianti

linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val

Canale. I restanti progetti  verranno sostenuti secondo

l'ordine della graduatoria".


Entrando nello specifico del regolamento, potranno presentare

domanda di finanziamento il Comune di Resia, gli enti e le

associazioni, anche non iscritti all'Albo regionale delle

organizzazioni della minoranza linguistica slovena, con sede o

operanti nei territori dei Comuni di Attimis, Cividale del

Friuli, Drenchia, Faedis, Grimacco, Lusevera,

Malborghetto-Valbruna, Nimis, Povoletto, Prepotto, Pulfero, San

Leonardo, San Pietro al Natisone, Savogna, Stregna, Taipana,

Tarvisio e Torreano.


Le domande potranno essere presentate singolarmente oppure

nell'ambito di un rapporto di partenariato tra il primo gennaio e

il 31 gennaio di ciascun anno. I finanziamenti, che partono da un

minimo di 2.500 euro e possono raggiungere la cifra massima di

5mila euro se il programma è presentato da un singolo soggetto e

di 15mila euro in caso di partnership, sono concessi entro i

limiti delle risorse disponibili. Il beneficiario può chiederne

l'erogazione in forma anticipata fino all'80 per cento

dell'importo concesso.