Cartolina 1930

Danzerini Resiani a Gemona del Friuli 1930

domenica 1 giugno 2025

Prato di Resia - febbraio 1921

Viaggianti in Val Resia

La foto è stata scattata a fianco del muro del Cimitero di Prato di Resia.

Val Resia: Intelligenza Artificiale

Da una foto originale a un video virtuale grazie a nuove applicazioni dell'intelligenza artificiale.

Sono donne che da Stolvizza portano le masserizie per la istituenda Brigata di Frontiera di CORITIS. Dopo questo tratto inizia la Mulattiera per circa 5 km. Era il 14 settembre 1947.

Foto originale e video grazie a IA

venerdì 23 maggio 2025

ITVR INFORMA: MOSTRA DI PITTURA IN TEMA RESIANO A PALAZZO TONELLO A TRIESTE

Unione degli Istriani Con piacere invitiamo a prender parte all’inaugurazione della mostra di pittura “Val Resia e dintorni”, alla presenza dell’autrice Graziella Clemente, che avrà luogo venerdì 23 maggio 2025, alle ore 16:30, nella Sala Maggiore della sede di Palazzo Tonello, in via S. Pellico n. 2 a Trieste. Un modo per conoscere la tenacia dei mitici Resiani che ammiriamo molto!
Tratto dal sito dell'Unione degli Istriani

Cimitero Militare

Cimitero militare Prima Guerra Mondiale

Al centro una colonna con una targa e in cima una statua di un'aquila, ai lati le tombe con i numero

Foto 1920-1930 circa

Vestigia del cimitero di guerra di Prato, che raccoglieva i caduti italiani, tedeschi ed austro-ungarici della Battaglia di Resia - Vall'Uccea (25 ottobre - 29 ottobre 1917), uno dei fatti d'armi più importanti e sconosciuti tra quelli direttamente scaturiti dallo Sfondamento austro-germanico di di Caporetto.

Il cimitero fu ultimato in diverse fasi: nei primi giorni dopo i combattimenti, le salme dei Caduti furono raccolte ed inumate provvisoriamente dai civili resiani, su ordine delle autorità militari imperiali.

A guerra finita, nella primavera del 1919 fu costruito il vero e proprio cimitero di guerra a cui afferiscono le testimonianze esistenti, dai soldati italiani del 100° Reggimento Fanteria (autori anche del monumento centrale).

Nel 1938 le salme furono traslate: alla volta del Tempio Ossario di Udine, quelle italiane (erano cinquantotto); verso l'ossario di Rovereto, quelle austro-ungariche e tedesche (in numero leggermente superiori, stando all'immagine storica).

Nel 1970, l'ala deputata all'ex cimitero di guerra, priva delle sacre esequie dei caduti (ma dove esistevano evidentemente ancora le pietre tombali ed il cippo centrale) venne destinata all'ampliamento del cimitero civile di Prato di Resia. Durante quei lavori, le testimonianze epigrafiche e le lapidi del camposanto vennero abbandonate nella scarpata retrostante al cimitero, dove si trovavano fino al 2017 quando, grazie all'Amministrazione Comunale di Resia, sono state recuperate e posizionate su una panoramica altura prossimo al cimitero civile e alla sede storica del cimitero militare.

Le lapidi e il cippo centrale ancora oggi riconoscibili furono dunque edificate all'indomani della conclusione della guerra, nell'aprile 1919, dal 100° Reggimento di Fanteria italiano, Brigata Treviso.

martedì 13 maggio 2025

Coritis - Corùto

Casa di Luigi Tosoni e la moglie Margherita Foladore

domenica 11 maggio 2025

martedì 6 maggio 2025

venerdì 11 aprile 2025

Mario Anzil Vice Governatore Regione F-VG visita il Museo dell'Arrotino a Stolvizza - Solbiza

Stolvizza di Resia, 1 aprile 2015

Il Museo dell'Arrotino di Stolvizza, affascinante presidio della cultura locale, è un presidio identitario da sostenere e valorizzare perchè racchiude al suo interno la storia di una vallata e della sua popolazione.

Ne è convinta la Regione che quest'oggi con il vicegovernatore ha visitato la sede espositiva nell'ambito di un appuntamento istituzionale che si inserisce in un più ampio percorso volto alla valorizzazione delle realtà museali territoriali e alla salvaguardia delle tradizioni identitarie. Durante l'incontro l'assessore ha sottolineato come il museo rappresenti un riferimento culturale per l'intera comunità della Val Resia: qui infatti si preservano le tradizioni di questo luogo e si diffonde la conoscenza di un antico mestiere, quello dell'arrotino, le cui origini risalgono al Settecento.

Inaugurato nel 1999, il Museo dell'Arrotino è dedicato alla conservazione e alla divulgazione di una delle professioni più caratteristiche della Val Resia. La struttura ospita una collezione di strumenti e materiali originali: mole affilatrici, biciclette modificate per gli spostamenti, antichi oggetti da taglio e numerose fotografie e documenti d'epoca.

Il percorso espositivo si articola in diverse sezioni tematiche che permettono di comprendere il valore sociale e culturale dell'arrotino resiano. Tra queste: attrezzi da lavoro, testimonianze orali e video, ricostruzioni ambientali e documenti storici che illustrano la diffusione della professione in Italia e all'estero. Il museo svolge anche un importante ruolo didattico attraverso laboratori, incontri e iniziative rivolte a studenti e visitatori, con l'obiettivo di trasmettere la memoria orale e rafforzare l'identità locale.

domenica 30 marzo 2025

Cosa sono gli hotspot linguistici?

"""Le lingue in via di estinzione sono spesso raggruppate in piccole aree geografiche. Queste aree sono Hotspot Linguistici, luoghi con:

Elevata diversità genetica - La maggior parte dei resoconti sulla diversità linguistica guarda solo al numero grezzo di lingue in un'area. Il nostro calcolo della diversità genetica considera anche quante unità genetiche sono rappresentate. Un'unità genetica è un raggruppamento come le lingue romanze (francese, spagnolo, italiano, portoghese, ecc., tutte discendenti dal latino).

Osservando la diversità genetica, troviamo aree che necessitano di uno studio scientifico cruciale. Quando un'intera unità genetica muore, perdiamo molte più informazioni che se perdiamo un ramo di una famiglia ma non i suoi parenti stretti. Ad esempio, se tutti i parlanti portoghese morissero, perderemmo molte informazioni, ma potremmo imparare molto sulla lingua studiando lo spagnolo. Se tutte le lingue romanze scomparissero, però, non saremmo in grado di imparare molto su di esse, anche studiando lingue più lontane come il tedesco.

Alti livelli di pericolo - Il pericolo linguistico non può essere misurato con precisione. Il numero di parlanti non determina necessariamente quanto sia in pericolo una lingua. Se questi parlanti includono bambini piccoli e la lingua è usata in tutti gli aspetti della vita quotidiana, allora alcuni parlanti possono mantenere una lingua. Una lingua con solo parlanti anziani che non è stata trasmessa alle generazioni più giovani può essere in pericolo. Usiamo una scala a cinque stelle per classificare la messa in pericolo. I livelli in questa classifica sono:

domenica 23 marzo 2025

Unione degli Istriani - Resiani

UN GRANDE ABBRACCIO AL POPOLO RESIANO CHE LOTTA CONTRO L’IMPOSIZIONE ALL’APPARTENENZA ALLA MINORANZA SLOVENA IN ITALIA!

Cari Amici,

dopo diversi anni, abbiamo ripreso le relazioni con l’Associazione Identità e Tutela Val Resia, una delle realtà più combattive della splendida valle situata ai piedi del Monte Canin, nelle Prealpi Giulie, che da molti anni lotta strenuamente contro le imposizioni della minoranza slovena che non riconosce la peculiarità linguistica degli abitanti che con lo sloveno, con il culturame sloveno, e con le barbarie commesse da parte slovena durante e dopo il secondo conflitto mondiale non hanno nulla a che fare!

Pochi di voi conoscono questo microcosmo, del quale oltre cinquanta studiosi nel mondo si sono interessati e si occupano tuttora: le varie teorie concordano sul fatto che si tratta di un linguaggio paleoslavo sviluppatosi indipendentemente rispetto agli altri dialetti sloveni. Ma occorre ancora far luce sul mistero della provenienza dei Resiani: c'è chi sostiene che appartengono ad una stirpe slava a sé stante e lo studioso e scrittore resiano Sergio Chinese, un amico dell’Unione degli Istriani, ricorda la leggenda sulla provenienza russa del popolo resiano, radicatasi soprattutto perché "a causa dell'unicità della propria parlata, i Resiani sono sempre stati tenuti a distanza, guardati con sospetto e trattati con diffidenza dalle popolazioni contermini".

Gilberto Barberino, il massimo intellettuale della Val Resia, che abbiamo avuto il piacere di ospitare a Trieste nella sede di Palazzo Tonello, ha ben chiarito la situazione:

"Con la Slovenia non abbiamo nulla in comune ... e nei tanti secoli trascorsi non abbiamo vissuto neanche un attimo di storia insieme, uniti, anzi ci siamo trovati gli uni contro gli altri in diverse occasioni. ... nel 1500, durante la guerra tra Austria e Venezia, gli Sloveni si sono schierati con l'imperatore, mentre i Resiani sono rimasti fedeli alla Serenissima; nella guerra 1915/18 Resiani e Sloveni si sono sparati contro lungo tutta la linea del fronte dal Brennero fino al Carso, i Resiani come fedeli soldati italiani, gli Sloveni come nemici".

E per quanto riguarda la seconda guerra mondiale: "Non possiamo non dire che che ci sono state delle fucilazioni ingiuste e crudeli e che anche Resia ha avuto i suoi infoibati. Non c'è mai stata convivenza, insomma, né qualsivoglia interagire per mezzo del linguaggio. E questo perché l'uno non ha mai capito quello che diceva l'altro".

Il peggioramento della situazione, si è avuto in tempi più recenti anche con una azione di propaganda dei media della minoranza slovena in Italia, dal “Novi Matajur” al “Primorski dnevnik” che svolgono una azione disinformante e falsificatrice della realtà.

Ma, tenacemente, i Resiani continuano a difendere le proprie peculiarità, contro la forzata appartenenza alla minoranza slovena in Italia, che, imposta contro la volontà della popolazione, tende a distruggere, giorno dopo giorno, la millenaria storia di questa comunità.

“Non ci faremo abbagliare da facili promesse di posti di lavoro, o di finanziamenti. No! Perchè noi non ci sentiamo sloveni, non lo siamo mai stati. Nei nostri cuori e nel nostro spirito ci identifichiamo semplicemente come Resiani, con la nostra lingua, la nostra cultura e le nostre tradizioni, e legati all’Italia per la quale abbiamo lealmente versato, nei momenti più difficili, il nostro sangue.”

Forza, Resiani, siamo al vostro fianco contro l’arroganza slovena che ben conosciamo, avendola sperimentata anche noi!

martedì 18 marzo 2025

mercoledì 12 marzo 2025

martedì 18 febbraio 2025

lunedì 10 febbraio 2025

FOIBE - ESODO GIULIANO DALMATA

Il Giorno del ricordo 10 febbraio 2025

Massacri delle foibe e l'esodo Giuliano Dalmata

PER NON DIMENTICARE

Video di Tommaso Cerno Direttore del quotidiano "Il Tempo"

giovedì 6 febbraio 2025

Coritis 1950

Coritis 1950

Siega Pasqua torna da una giornata di duro lavoro

martedì 4 febbraio 2025

Ottant’anni dall’eccidio di Porzûs: nei nuovi documenti le responsabilità del comando della Garibaldi Natisone

La vicenda è stata ricostruita da Tommaso Piffer, storico dell’Università di Udine. Le uccisioni dei partigiani della Osoppo da parte dei Gap comunisti furono il più grande scontro interno al movimento resistenziale

Foto sopra: Il Comando della divisione Garibaldi Natisone con alcuni componenti della missione sovietica e del IX Corpo sloveno (Archivio Osoppo della Resistenza in Friuli- Aorf. Biblioteca del Seminario Arcivescovile di Udine) Ottant’anni fa, il 7 febbraio del 1945, alle malghe di Porzûs sopra Udine, ebbe luogo il più grave scontro interno al movimento resistenziale. Una spedizione dei GAP comunisti uccise diciotto partigiani della brigata Osoppo: quattro sul posto, gli altri, tra cui Guido, il fratello minore di Pier Paolo Pasolini, nei giorni seguenti, nei pressi di Cividale del Friuli.

A dispetto della sua importanza storica e delle polemiche che ha sollevato, l’eccidio di Porzûs ha tuttavia raccolto un numero limitato di ricerche storiche originali. Se i principali esecutori materiali dell’eccidio vennero subito individuati e condannati, primo fra tutti il comandante della spedizione, il gappista Mario Toffanin, si discute, invece, ancora su chi siano stati i mandanti e ancor più i responsabili politici e morali delle uccisioni.

mercoledì 22 gennaio 2025