“Minoranza slovena nel Friuli Venezia Giulia, distinguere privilegi e capricci dai veri diritti, i soli che vanno invece riconosciuti ed attuati integralmente”
“In Val Resia vanno resi pubblici i forti contrasti che ci sono, dove tutta la popolazione, di antica origine slava, rifiuta di essere considerata come slovena”
L’Unione degli Istriani interviene sul dibattito scatenato pochi giorni fa con le richieste del Comitato paritetico istituzionale per i problemi della minoranza slovena di ampliamento dell’applicazione del decreto del presidente della regione Renzo Tondo non solo nei Comuni ma anche negli enti pubblici.
“Vanno necessariamente chiariti i limiti della generosissima legge italiana di tutela della Minoranza slovena dalle richieste del Comitato paritetico, suffragate dall’ istigante attuale governo di Lubiana” precisa il presidente dell’Unione degli Istriani, Massimiliano Lacota.
“Occorre distinguere i diritti che la legge in parola riconosce alla nostra minoranza nei Comuni interessati delle Province di Trieste, Gorizia ed Udine dai privilegi e da qualche prevaricante capriccio che si vorrebbe venissero riconosciuti, con conseguenze irrefrenabili che genererebbero tensioni di cui la città e tutta la sua popolazione non hanno certamente bisogno” sottolinea Lacota.
“Si deve riconoscere che in troppe zone dell’altipiano l’applicazione della legge è carente nella segnaletica, nelle insegne pubbliche, nella toponomastica e forse anche nei servizi, e ciò va sanato nel più breve tempo possibile, perché si tratta di diritti che vanno rispettati integralmente” conclude Lacota. “Ma se il tentativo è quello di coronare il sogno–programma di far installare al bivio di Miramare, piuttosto che in via Flavia, o ancora in via Valerio, cioè all’ingresso della città, la scritta “TRST”, in aggiunta a quella esistente “TRIESTE”, allora la risposta che tutte le istituzioni devono dare, con responsabilità, rigore e decisione, è no”.
L’Unione degli Istriani segnala infine come in Val Resia ed in altre zone di insediamento, la popolazione di ceppo slavo rifiuti categoricamente di essere considerata come slovena.
UNIONE DEGLI ISTRIANITratto dal sito :
http://www.leganazionale.it/index.php?option=com_content&view=article&id=427:bilinguismo-no-a-privilegi-e-capricci-unione-degli-istriani&catid=53:bilinguismo&Itemid=193
Giustamente sarebbe sì necessario chiarire i limiti della generosa legge italiana di tutela della minoranza slovena, nella così detta Slavia Friulana, come sostiene l’Unione degli Istriani. Tanti comuni, compresi in questa striscia di terra, hanno aderito alla legge 38/2001, compreso anche il comune di Resia, a suo tempo, non per convinzione di appartenenza ad una minoranza, quella slovena, ma di avere da questa legge dei privilegi e per soddisfare i propri capricci dai veri ed indiscutibili diritti, diritti che invece dovrebbe essere riconosciuti ed attuati totalmente solo da quei comuni che ne hanno pienamente diritto.
RispondiEliminaPrendendo il caso di Resia, ha pienamente ragione l’Unione degli Istriani denunciando che in Val Resia ci sono dei forti contrasti per cui, questi contrasti, andrebbero resi pubblici, riconoscendo che tutta la popolazione rifiuta di essere considerata di minoranza slovena, come rifiuta quelle ingerenze e quelle prese di posizione che l’attuale governo di Lubiana, per mezzo dei suoi rappresentanti, ha nei confronti dei Resiani, del Popolo di Resia.
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RispondiEliminaFratoso, la legge di tutela della comunità slovena in Italia è generosa tanto quanto la legge di tutela degli italiani di Slovenia e Croazia.Secondo Lei quali di questi comuni ne avrebbero pieno diritto? perchè l'unione degli Istriani è favorevole al distacco di Resia dalla legge di tutela? non è forse chiaro che l'intento è italianizzare il più possibile ogni comunità slava inclusa Resia?...in questo modo nessuno parlerà più il resiano e al posto suo si userà solamente il tanto amato italiano,se è realmente così lo si dica chiaramente.
RispondiEliminaAver aderito alla legge di tutela i consiglieri di minoranza del comune di Resia, allora, hanno preso, senza alcun dubbio, una bella cantonata e creando parecchi problemi alla comunità, pensando, non tanto all’introduzione del bilinguismo ed alla garanzia per la salvaguardia del resiano, col sapere dello sloveno (idioma dal miscuglio di vari dialetti, con la non menzione di quello resiano, perché lingua), ma da quanto potevano e avrebbero approfittato da questa opportunità, che si era venuta a creare con l’introduzione di tale legge, fatta male e concepita peggio. Pertanto il comune di Resia sarebbe tra i primi comuni, non avendo ed essendo minoranza slovena, in territorio italiano, a non averne diritto.
RispondiEliminaNell’intervento dell’Unione degli Istriani non ho letto il chiaro intendimento e una dichiarazione favorevole per italianizzare la comunità slava resiana, perché Resia è e si sente già italiana e italianizzata, da qualche secolo a questa parte, pur essendo un popolo slavo e parlando una lingua slava, non slovena. Siamo tutti scolarizzati in italiano con la speranza che in futuro, non tanto lontano, venga introdotto il bilinguismo, italiano-resiano.
Ecco la contraddizione:"Resia è e si sente già italiana e italianizzata".Il resiano quindi fa parte della sfera linguistica dell'italiano?Il resiano è una cosa, l'italiano un'altra,la mescolanza dei due idiomi e delle due identità portano all'assimilazione obbligata del resiano a favore dell'uso dell'italiano,rendendo contraddittorio il concetto della salvaguardia dell'idioma resiano,c'è poco da controbattere.Qui si dovrebbe parlare di sola salvaguardia linguistica e non di identità socio-politica,perchè altrimenti l'esistenza dell'idioma slavo è seriamente compromessa.Il tempo passa e il resiano inesorabilmente, scompare...
RispondiEliminaNon è una contraddizione ma una convinzione ed una certezza. Resia non si sente già italiana e italianizzata da adesso, lo è stata dal momento che ha scelto di farne parte, correva l’anno 1866. La sua storia è sempre stata rivolta verso l’occidente, mai a oriente. La montagna dei denti canini, il suo aspetto imponente, guarda ad occidente e segna una netta ed incontrastata demarcazione tra due culture diametralmente opposte. La nostra storia, già dai tempi antichi, ha sempre seguito le vicissitudini italiche, segno che, pur essendo a contatto diretto con le lingue latine: il friulano e l’italiano, considerando la loro influenza sulla nostra vita quotidiana, la nostra autonomia linguistica ha superato molti scogli ma è rimasta inalterata nel suo linguaggio orale, grazie soprattutto al fatto di non aver avuto influenze passate da parte di chi oggi vuol considerare il resiano un dialetto sloveno. Pertanto noi, nel nostro tempo, senza se e senza ma, disconosciamo categoricamente ogni accostamento a teorie gratuite fatte da personaggi di chiara tendenza e di indottrinamento organizzato e ostinato.
RispondiEliminaInizio col dire, che la convinzione e la certezza non bastano per definire una realtà, che è così non per scelta delle persone attuali ma da una forza esterna del passato, assieme alla popolazione dell'anno 1866 per vari motivi ha deciso di seguire un certo tipo di percorso.Questo non vuol dire che non si può cambiare, visto che prima del 1866 la situazione era totalmente differente. Il Canin che guarda ad occidente ora italico, nel medioevo fino a tempi non molto lontani era un occidente slavo, di cui Resia è l'ultimo brandello superstite, lo confermano numerosi toponimi(Moggio ecc.) La situazione odierna ,ben lontana dalla situazione slava medioevale è di chiara tendenza e di indottrinamento organizzato e ostinato a tal punto che l'obiettivo non è più tanto la resianità che passa in secondo,terzo piano, ma l'italianità che sorpassa in tutti i sensi il vero antico sentimento resiano slavo,minacciando l'integrità linguistica. Ora anche il DNA conferma l'unicità resiana, ma non in senso assoluto, bensì in un senso affine alle antiche realtà slovene di cui Resia è l'ultima sopravvissuta,parola di Parco genetico: http://www.parcogeneticofvg.it/resia_1485502.html
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