Rischiato l’incidente diplomatico per gli spazi tolti alle associazioni culturali. Chinese a Rupel che lo criticava: «Lei si è preso una funzione che non le spetta»
Si è rischiato l’incidente diplomatico tra la piccola comunità di Resia e il consolato sloveno a Trieste. Il mancato rinnovo della gestione del Centro culturale di Resia al locale Gruppo folcloristico, ha innescato un acceso scambio di missive tra il sindaco, Sergio Chinese, e il console generale della Repubblica di Slovenia a Trieste, Dimitrij Rupel.
Venuto a conoscenza della volontà, da parte dell’amministrazione comunale, di interrompere la concessione degli spazi al Gruppo folcloristico e al Circolo culturale “Rozajanski dum”, Rupel ha preso carta e penna e si è rivolto a Chinese. Parlando di una «forte preoccupazione nella comunità slovena residente in Italia», il console ha sottolineato come «la Val Resia sia caratterizzata dalla presenza autoctona di popolazione slovena».
Rupel inoltre, ha voluto ricordare come Resia faccia parte dei comuni in cui si applica la legge 38/01 per la tutela della minoranza slovena in Fvg.
«È nostro dovere – ha scritto il console – seguire gli avvenimenti che interessano la comunità nazionale slovena in Italia e adoperarci per il mantenimento dei buoni rapporti tra le popolazioni dei due Paesi. Questi rapporti tra Stati si sono intensificati negli ultimi anni e l’auspicio di tutti noi è che si evolvano anche in futuro. Sono convinto che vorrà concorrere costruttivamente a questi rapporti e le chiedo gentilmente – ha concluso Rupel rivolgendosi al sindaco – di illuminarmi sulla vicenda ed eventualmente di modificare gli attuali indirizzi dell’amministrazione comunale».
Espressioni dal tono sibillino che hanno fatto infuriare Chinese, il quale, dopo avere smaltito la rabbia per quella che ha considerato un’ingerenza da parte di un rappresentante di uno Stato straniero, ha risposto per le rime.
«Pare singolare che Stati esteri ci consiglino sulle decisioni che spettano soltanto al Comune. Le municipalità italiane non sono tenute a informare alcuno dell’amministrazione o dell’affidamento in gestione di uno stabile sul proprio suolo, perché mai dovremmo “informarla” o “illuminarla”, ed “eventualmente modificare” le nostre possibili scelte in merito? Lei si è preso una funzione che non le spetta, mettendo in atto un’ingerenza negli affari interni di un territorio che, seppur sito in posizione confinante, nulla ha a che fare con lo Stato sloveno. Non parli più di “presenza autoctona della popolazione slovena” sul nostro territorio, poiché sa benissimo che si tratta di una cosa falsa, poiché nessun resiano riconosce lo sloveno standard come propria lingua».
Tratto dal MESSAGGERO VENETO del 9 gennaio 2013
Quando la convenienza diventa culto:in teoria l'intervento del console è giustificato dal fatto che ufficialmente il comune di Resia rientra nell'ambito della legge di tutela della comunità slovenofona in Italia. La pratica si distungue dalla teoria per il fatto che il sentimento di una maggioranza della popolazione autoctona pur essendo parte linguisticamente(anche se alla lontana)delle varianti linguistiche slovene su suolo italiano, ha eletto un sindaco che la rappresenta, quindi non accetta l'accostamento del resiano allo sloveno, preferendo direttamente o indirettamente il sentimento d'affinità con la sfera culturale italiana. Anche se per chi viene da fuori Resia può sembrare strano. La domanda è, si riuscirà in tale modo a conservare la lingua Resiana o si accetta il (per alcuni)"male minore"(o forse più che bene) cioè l'assimilazione alla lingua italiana e l'accettazione della perdita lenta della propria identità? probabilemnte a molti tutto questo piacerà, ma prima della storica amicizia tra i Resiani e gli Italiani, i Resiani di secoli fa non erano autentici? si sono forse autenticati solo quando sono venuti a patti con l'Italia?
RispondiEliminaVuoi vedere che alla fine tutto finisce a vino e tarallucci o, per meglio dire, a ćevapčići e frico di patate, chissà se con formaggio sloveno?
RispondiEliminaQui le cose non le raccontano giuste. Prima si innesta una reazione che ha portato a queste conseguenze:
1) Non viene rinnovato il contratto di gestione del Centro Culturale al Gruppo Folkloristico;
2) Tale Gruppo si sente offeso e reagisce;
3) Viene sfrattato il Circolo Culturale Resiano, perché abusivo;
4) Interviene il Console Sloveno a Trieste a favore della dichiarata minoranza slovena, che non c’è;
5) In seguito il Sindaco di Resia risponde per le rime al Console Sloveno a Trieste;
6) Dell’ingerenza del Console Sloveno l’Identità e Tutela Val Resia è promotore di una lettera di protesta al Presidente della Repubblica e, per conoscenza, a vari rappresentanti delle nostre istituzioni.
Dopo un temporale, metto il condizionale, dovrebbe tornare il sereno e la regolarità, ma poi visto tutto questo pasticcio che hanno combinato, vi sembra che il tutto sia tornato alla normalità? Nient’affatto perché pare che il Sindaco, se non lo ha già fatto, sia orientato a riconsegnare la gestione del Centro Culturale proprio al Gruppo Folkloristico. Cosa vi sembra, dopo tutto questo trambusto, che la scelta sia la più felice e la più opportuna, o si vuol soprassedere per assecondare qualcuno che si è espresso e si è distinto con una voce più intonata? Allora cosa è servito tutto questo putiferio? A perdere del tempo in chiacchiere. Sembra, quasi per certo, che dietro a tutto questo ci sia una mente occulta che tira le fila e che abbia, in qualche modo,voluto far prevalere dei diritti genetici. Che sia vero? In un certo senso si. Non occorre andare tanto lontano per capire e per intendere.
Rozajanska hiša, Chinese si è arreso al console sloveno
RispondiEliminaDom 14.01.2013
Centro culturale di Ravanca, gestione affidata al gruppo folkloristico, ma manca ancora la firma del contratto
Novi Matajur 14.01.2013
A questo punto abbiamo anticipato il carnevale resiano. Finalmente la storia, iniziata in tempi memorabili, ha un lieto fine. Dimentichiamo il passato e mettiamoci una pietra sopra. Scusate se vi ho fatto perdere del tempo prezioso per seguire questa vicenda, avevo perso il filo del discorso, ma meno male che poi mi sono ripreso e sono ritornato sui miei passi.
E qui mi fermo