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giovedì 13 novembre 2025

Prato - Ravanza 1960 circa

Prato di Resia 1960 circa.

Di Lenardo Vito Turan e i suoi dolci, i famosi " Colocec", pronti per essere "infilati" e indossati dai giovani in procinto di essere Cresimati.

La tradizione era che, dopo la funzione, i Cresimandi ricevevano come dono dai Santoli una "collana" con i Colocec. Mia Madre ricevette una con 25 piccoli e in centro un grande Colocec.

Dopo la funzione..... Grande abbuffata.

Oltre al Signor Vito di Martignilas, mia Madre si ricorda di una Signora di nome Virginia di Oseacco, che abitava nei pressi della strettoia , vicino alla Vecchia Chiesa, che preparava questi dolci, e li vendeva nelle varie feste paesane in Valle.

Foto sotto 1960 circa:

Il Santolo sulla Sinistra si chiamava di soprannome Pelech, sulla destra Barbarino Luigi, il bimbo è suo figlio Barbarino Gianni

(i Barbarino, sono Padre e Fratello di Annamaria Barbarino che ringrazio per avermi concesso la foto)

Foto sopra e sotto, concesse da Barbarino Annamaria

Prato di Resia - Ravanza

Albergo Val Resia prima del terremoto del 1976

Prato di Resia

Cimitero di Prato di Resia - Novembre 2025

Resia: Alunni della scuola media anno scolastico 1963-1964

Foto concessa da Siega Galliano

mercoledì 14 maggio 2025

Prato - Ravanza 1880 circa

Cimitero Militare

Cimitero militare Prima Guerra Mondiale

Al centro una colonna con una targa e in cima una statua di un'aquila, ai lati le tombe con i numero

Foto 1920-1930 circa

Vestigia del cimitero di guerra di Prato, che raccoglieva i caduti italiani, tedeschi ed austro-ungarici della Battaglia di Resia - Vall'Uccea (25 ottobre - 29 ottobre 1917), uno dei fatti d'armi più importanti e sconosciuti tra quelli direttamente scaturiti dallo Sfondamento austro-germanico di di Caporetto.

Il cimitero fu ultimato in diverse fasi: nei primi giorni dopo i combattimenti, le salme dei Caduti furono raccolte ed inumate provvisoriamente dai civili resiani, su ordine delle autorità militari imperiali.

A guerra finita, nella primavera del 1919 fu costruito il vero e proprio cimitero di guerra a cui afferiscono le testimonianze esistenti, dai soldati italiani del 100° Reggimento Fanteria (autori anche del monumento centrale).

Nel 1938 le salme furono traslate: alla volta del Tempio Ossario di Udine, quelle italiane (erano cinquantotto); verso l'ossario di Rovereto, quelle austro-ungariche e tedesche (in numero leggermente superiori, stando all'immagine storica).

Nel 1970, l'ala deputata all'ex cimitero di guerra, priva delle sacre esequie dei caduti (ma dove esistevano evidentemente ancora le pietre tombali ed il cippo centrale) venne destinata all'ampliamento del cimitero civile di Prato di Resia. Durante quei lavori, le testimonianze epigrafiche e le lapidi del camposanto vennero abbandonate nella scarpata retrostante al cimitero, dove si trovavano fino al 2017 quando, grazie all'Amministrazione Comunale di Resia, sono state recuperate e posizionate su una panoramica altura prossimo al cimitero civile e alla sede storica del cimitero militare.

Le lapidi e il cippo centrale ancora oggi riconoscibili furono dunque edificate all'indomani della conclusione della guerra, nell'aprile 1919, dal 100° Reggimento di Fanteria italiano, Brigata Treviso.