Il Messaggero Veneto ha il grande merito di essere la voce di coloro che non hanno altri strumenti per fare sentire la loro opinione sulla delicata questione della tutela dell’identità delle popolazioni della fascia confinaria del Friuli orientale. In effetti, nonostante i cospicui contributi pubblici che riceve, la cosiddetta “stampa slovena” operante in provincia di Udine, invece di rappresentare tutte le opinioni presenti sul territorio, si limita a ripetere con ostinata testardaggine le superate teorie della “Osvobodilna Fronta” che considerava le Valli del Natisone, del Torre e la Val Resia come “nasa zemljia” e cioè “terra nostra”, a dispetto dell’evidente storica italianità nazionale di queste popolazioni. Coloro che in che queste valli – e sono la quasi totalità della popolazione – non si riconoscono nella nazionalità slovena non hanno il diritto di fare conoscere la loro contrarietà alla politica attuata dalle “slovenske organizacije”, in questo sostenute anche da consistenti finanziamenti da oltre confine. Devono, quindi, avvalersi del senso democratico e pluralista del Messaggero Veneto. È grazie allo spazio che il Messaggero Veneto concede a coloro che non accettano la forzata e programmata assimilazione a una slovenità estranea alla Storia e al comune sentire di queste popolazioni che sta prendendo corpo una coscienza della possibile convergenza tra attori dispersi sul territorio, senza organizzazione né mezzi e convinti della necessità di restituire al confronto un minimo di spirito democratico, oggi soffocato dal monopolio informativo – e non solo – detenuto dalle pseudo-organizzazioni slovene. L’8 febbraio scorso Lidio Buttolo – che non ho il piacere di conoscere personalmente – si rifà, condividendole, a posizioni da me espresse il 24 novembre 2009 in merito alla mancanza di una rappresentanza politica per la nostra comunità. In realtà – ed è bene che lo sappia la più ampia opinione pubblica friulana – nelle già citate Valli del Natisone, del Torre e di Resia opera una “casta” di privilegiati impiegati che, attingendo ai finanziamenti pubblici dello Stato italiano e della Repubblica di Slovenia, offre una serie di servizi (più o meno utili), ma il cui operato non è mai sottoposto a verifica democratica. Quindi ci troviamo nella paradossale situazione di avere una “rappresentanza” senza comunità, mentre la comunità, reale, fatta da circa cinquemila cittadini, è priva di rappresentanza politica. Questa assenza di rappresentanza politica si fa particolarmente sentire in questo momento di complessa transizione istituzionale. Alle vaghe e contraddittorie proposte regionali di nuova architettura istituzionale delle autonomie locali, in particolare nell’area montana, fa silenziosamente eco il vuoto propositivo e quindi contrattuale degli amministratori locali. Così sul tavolo rimane una sola proposta: quella del Forum per la Slavia. Va rilevato che la cosiddetta “stampa slovena” ha – antidemocraticamente e colpevolmente – del tutto ignorato questa proposta, espressione autentica del territorio che ha, inoltre, il grandissimo merito di esistere. Giustamente Lidio Buttolo richiama la centralità e l’attualità della questione della rappresentanza politica della Slavia friulana. È bene che le forze politiche tutte, ma in particolare quelle di centrodestra – che hanno fatto il pieno dei consensi alle ultime elezioni regionali e comunali proprio per le loro contrapposizioni sulla questione “slovena” – sappiano che il tempo della delega in bianco, già in auge ai tempi della Democrazia cristiana, è definitivamente scaduto e che esistono tutte le condizioni per la nascita di un Movimento politico autonomo in grado di determinare le scelte elettorali dei cittadini della Slavia, sul territorio e fuori di esso. Si tratta di una questione che attiene alla sfera degli interessi nazionali che nessuno, a nessun livello, può sottovalutare per banali e contingenti interessi di bottega... o di “assalto alla diligenza” di westerniana memoria.
Giovanni Rossi
San Pietro al Natisone
Tratto dal Messaggero Veneto di giovedì 25 febbraio 2010
anche a Resia c'è la "casta"?chi sono?magari hanno in mano i posti più strategici!
RispondiEliminagrazie ancora Messaggero Veneto per dare voce a coloro che altrimenti non avrebbero alcun strumento per informare e far conoscere la situazione a seguito delle ingiuste e i......i leggi di tutela della min.slov.
RispondiEliminadost bi dal mi nedisuz ,vi resiani an tisti ghost terà sa sastopit chi pise tist clovech che se podpise :"boh nas zivi slovence"?
RispondiEliminaper inciso,Giovanni (E NON I'VAN MA SUA'N) Rossi,con la sua famiglia, vive nelle valli del Natisone dacchè sono passate all'Italia nel 1866 anche grazie al contributo di un suo antenato che per questo ha combattuto e successivamente , vi si è integrato perfettamente facendo sua la lingua locale e non lo sloveno che lì non si è mai parlato.
Renz
RispondiEliminacerto che usare la grafia italiana per scrivere in resiano è proprio patetico...
patetico è ( uno per mille) chi vuole trasformare la slavia friulana in slavia slovena.....
RispondiElimina