ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

giovedì 5 gennaio 2023

Il Popolo Resiano non è Sloveno

Di Tommaso Zuzzi
Articolo pubblicato sul Messaggero Veneto nella pagina dei lettori nel 2007, da un grande Resiano che ci ha lasciato troppo presto.
Ricordo un’alba di gennaio di alcuni anni fa. Mi ero appena svegliato nella tenda rossa da alpinista adagiata sulla neve del Canin. Indossai gli scarponi ghiacciati e con la mano un po’ lenta aprii l’ingresso del mio rifugio. Credo che forse mai più rivedrò uno spettacolo così bello. Una valle adagiata nel silenzio e illuminata da una luce limpida tinta di azzurro e verde, come fosse riflessa dai boschi profumati e dalle acque vive che le danno l’anima. Questa è la Val Resia ed è stretta al mio cuore da un legaccio robusto fatto di ricordi dei miei cari che sono nati lassù, di ideali che troneggiano sui “duemila” di roccia, di emozioni e pace che provo camminando per le vie dei paesi. Mi ricordo anche che, ammirando quell’alba di gennaio sulla valle, pensai per un attimo di essere solo di fronte a tanta bellezza. Credo che anche i nostri antenati, quando posarono il piede su questa terra per la prima volta, provarono emozioni simili sapendo però in fondo ai loro cuori che tanto ben di Dio richiedeva un lavoro più duro e una vita più sacrificata che altrove. Eppure rimasero lì e crebbero con la loro unica lingua e cultura fino ad arrivare ad oggi. Ed è un rutto bestiale quello che ho sentito rimbombare negli ultimi periodi. La Val Resia sta per essere venduta, la sua identità calpestata in nome di denari, le origini dei nostri avi mistificate e il libro della storia riscritto infangando quegli eroi, tutti quei cittadini di Resia che vissero in valle durante la seconda guerra mondiale e, dopo aver sofferto bestialmente la miseria più cruda, decisero nella loro unicità culturale di voler far parte dell’Italia. Resia sarà minoranza slovena anche se non ha niente in comune con quello Stato. I Resiani sono, a detta delle carte ufficiali siglate da alcune persone, sloveni per la stragrande maggioranza! Siete contenti di tutto ciò Resiani? Stanno cancellando la vostra unicità e pure vi stanno allontanando dalla Patria Italia. Tutto questo per sparuti individui che vedono ideologicamente l’unione con la Slovenia (un Paese al quale porto rispetto) una manna per la valle. Per non parlare che vogliono issare la bandiera slovena in municipio! La salvezza di Resia sta nella conservazione delle autentiche radici dei nostri padri! Altrimenti a lungo andare tutto verrà perso! Resiani di ogni sesso ed età, non abbiate paura a far sentire la voce, non abbiate paura di niente quando dite la verità e professate il vostro amore per Resia. Sarete come mille leoni ruggenti!

lunedì 2 gennaio 2023

CANTI, STRUMENTI MUSICALI ANTICHI E LA "RESIANA"

Lo studioso russo, IZMAIL l. SREZNEVSKIJ, ci ha lasciato queste testimonianze sugli antichi canti e strumenti musicali resiani ed il modo di ballare “La Resiana”, raccolte nella primavera del 1841, quando venne in visita a Resia. “I preti piano piano hanno fatto scordare quasi tutte le canzoni antiche del popolo resiano, colla proibizione di cantarle…. I brani rimasti degli antichi canti resiani assomigliano stranamente alle canzoni ritualistiche della Russia meridionale, per la melodia. Gli strumenti musicali sono il «gusli» (oslje), (Il gusli è un antico strumento a corda slavo, molto comune in Russia simile allo zither n.d.r.), assomigliante alla cetra. Un tempo avevano anche la zampogna (dùdy): una sola è rimasta oggi; l'ha un povero vecchio di Oseacco. La «Resianka» è una danza originalissima e bellissima. I ballerini si dispongono a 10 passi gli uni dagli altri, di fronte - ragazzi da una parte e ragazze dall'altra; quelli colle mani ai fianchi e fronte altera, queste colle braccia conserte e fronte timidamente abbassata.
Una fila s'avvicina all'altra per 3 volte ed alla terza volta si formano le coppie in girotondo. Poi si cambia la formazione in tal modo da far sì che ogni coppia stringa le mani delle coppie ai suoi fianchi in un bell' intreccio. In circolo danzando vanno prima a destra poi a sinistra. Quindi si staccano a coppie e procedono in fila cantando la canzone tutti insieme. I ragazzi si dividono ancora dalle ragazze ed ancora di nuovo le due file si mettono di fronte a distanza di 10 passi- ma così si è ritornati da principio e la danza ricomincia di nuovo ...e di nuovo ... al travolgente ritmo ed incessante.” IZMAIL l. SREZNEVSKIJ - GLI SLAVI DEL FRIULI 1841
Articolo di Franco Tosoni

mercoledì 30 novembre 2022

Premi Nadal Furlan 2022

Tra i Premiati, Un Resiano Doc
Francesco Madotto Cjakarin





Carta europea delle lingue regionali o minoritarie

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Gli Stati membri del Consiglio d’Europa, firmatari della presente Carta,

considerato che il Consiglio d’Europa ha lo scopo di attuare un’unione più stretta fra i Membri per tutelare e promuovere gli ideali e i principi che sono loro comune patrimonio,

considerato che la protezione delle lingue regionali o minoritarie storiche dell’Europa, alcune delle quali rischiano di scomparire col passare del tempo, con­tri­buisce a conservare e a sviluppare le tradizioni e la ricchezza culturali del­l’Europa,

considerato che il diritto di usare una lingua regionale o minoritaria nella vita pri­vata e pubblica costituisce un diritto imprescrittibile, conformemente ai principi contenuti nel Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici delle Nazioni Unite2 e conformemente allo spirito della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del Consiglio d’Europa3,