ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

lunedì 1 marzo 2021

IL FUTURO È RESIANO, COME LO È SEMPRE STATO

Anche se le notizie arrivano un po' in ritardo, rispetto ai resiani residenti, ma ci raggiungono, e parlo dei resiani residenti lontano da Resia. Non sempre sono notizie che ti mettono di buon umore, per non dire che ti fanno semplicemente “incazzare”, come nel caso della celebrazione a Resia della giornata internazionale della lingua madre, commemorata ma non celebrata. A Resia esiste, da quando i resiani si sono insediati in Valle, una sola lingua madre, il “RESIANO”, così detta: lingua resiana. Da piccolo, quando i forestieri, gli italiani, come si usava indicare chi non si esprimeva in resiano, come si usa indicare tuttora, quando sentivano parlare il resiano definivano la parlata, un patu̯à, parola derivata dal francese, patois ‹patu̯à› s. m., fr., e definito come un idioma locale, privo di tradizione letteraria, usato da una popolazione generalmente poco numerosa, spesso rurale, la cui cultura e livello di civilizzazione sono inferiori a quelli della popolazione circostante che usa la lingua comune, in questo caso che sia lo sloveno, lingua dialettale?. È un termine nato come dispregiativo per indicare la parlata resiana, e anche la parola “dialetto”, che in origine era neutra, ha poi assunto connotazioni negative. È il caso di Resia e del resiano? Adesso abbiamo anche il dialetto sloveno resiano da mettere nel calderone per fare un buon minestrone. Ma ci dimentichiamo della nostra lingua madre, che non è: né dialetto resiano, né patu̯à, né il nuovo termine, sloveno resiano, semplicemente lingua. Detto questo, come definire le notizie che arrivano da Resia, solo e unicamente assurde. Prima Sandro Quaglia con il suo articolo pubblicato sul fumoso giornalino DOM , seguito poi dalla lettera del sindaco del Comune di Resia, tutto condito da una interpretazione a dir poco irrazionale.
Tralasciando l’articolo di Sandro Quaglia, dettato unicamente per soddisfare un pubblico, che non è quello resiano, mi richiama, invece, la lettera del sindaco di Resia, scritta ai cittadini resiani. Sarebbe stato d’obbligo che il sindaco avesse tenuto una presa di posizione netta, senza se e senza ma, e avesse specificato, e spiegato, che a Resia la domenica 21 febbraio 2021 è stata celebrata la giornata della lingua madre unicamente a favore della lingua resiana, del “Resiano”. Viene evidenziato, all'opposto, almeno come riportato dal giornalino DOM, che: “Domenica 21, con un bel video, in dialetto sloveno resiano, postato sulla pagina Facebook della Biblioteca comunale di Resia, anche la comunità resiana ha voluto celebrare la Giornata internazionale della lingua madre, istituita nel 1999 per promuove la diversità linguistica, culturale e il multilinguismo.” Avete capito giovani; come ho già evidenziato nel mio precedente articolo, vi siete espressi in dialetto sloveno resiano, non in lingua resiana. Siete stati usati, mi ripeto, almeno così sembra da come è stato evidenziato dall’articolo. A questo punto è da chiarire, cosa che il sindaco non lo ha fatto, ma a Resia, nella Giornata internazionale della lingua madre, è stata celebrata la lingua resiana, o come sembra, il dialetto sloveno resiano? Sarebbe opportuno, che su questo punto il sindaco fosse più chiaro e che evidenziasse le ragioni per cui non ha rilevato questa ambiguità. In questo contesto vorrei evidenziare, ancora una volta, in modo distinto, e che a Resia non esiste, parlando di lingua madre, una diversità linguistica, oltre a quella resiana, e che il dialetto sloveno resiano, una mastodontica falsità, esiste solamente nella teoria, nell’indottrinamento, non della minoranza slovena a Resia, ingannevole, fittizia, ma dai filo sloveni resiani. Sarebbe mio desiderio esprimere, a conclusione del mio scritto, che non è necessario rispettare tutte le posizioni, come scrive il sindaco, la posizione è una sola, la identità resiana, tutto il resto è falso, architettato per opportunità, certamente non a vantaggio dei resiani e della lingua resiana. Franco Tosoni

PER LA NOSTRA LINGUA MADRE – SLOVENO RESIANO?

Cosa non si fa per la nostra lingua madre: video, articolo, tutto promosso dal Comune di Resia e dall’Ecomuseo Val Resia, almeno così scrive Sandro Quaglia nell’articolo pubblicato sul “famoso” e fumoso, eminente e autorevole giornalino quindicinale DOM. Ottimo articolo nell’evidenziare come i giovani resiani, usati nell’occorrenza per propagandare e strumentalizzare la nostra lingua madre, in questa occasione viene citato come i giovani si sono espressi ottimamente in dialetto sloveno resiano. Avete capito giovani; vi siate espressi in dialetto sloveno resiano, non in lingua resiana. Siete stati usati, almeno così sembra come è stato evidenziato dall’articolo.
Ultima trovata di una ipotetica e presupposta teoria annotata nella nebulosa ricerca di credibilità nelle credenziali slovene resiane. Poi, sempre nell’articolo, è spiegato come i giovani resiani, nel video, si siano espressi, ognuno, nella propria variante del dialetto resiano. E lo sloveno? I giovani hanno anche spiegato l’importanza nel parlare la propria lingua madre. E il dialetto? Ma lasciamo da parte l’articolo e il video, ognuno fa il proprio mestiere e Sandro Quaglia lo fa egregiamente, per il suo tornaconto. Quello che non condivido, nel quadro e nel contesto di tutto questo, è il motivo ed il modo in cui, in virtù di quale autorità e competenza, uno si può permettere, a nome di tutta la comunità resiana, quella residente in Valle e quella residente fuori Resia, di citare ed esprimersi a nome di tutti. Ilaria Tuti ha scritto un libro, in buona parte ambientato a Resia: Ninfa Dormiente, sarebbe giusto, a questo punto, forse, cambiare il titolo di questo libro in: Comune Dormiente. Troppe volte, invece di guardare in faccia la realtà, il Comune di Resia, si è girato dall’altra parte, non assumendo mai una presa di posizione decisa e autoritaria. Vedi, per citare alcuni esempi: carta d’identità e centro culturale. Così si lascia spazio a personalismi e credibilità alla sconsideratezza. Noi non dobbiamo condividere con nessuno la nostra lingua madre: il resiano, tanto meno considerarlo un dialetto sloveno resiano. Io ho citato, e lo ripeterò all’infinito, noi non abbiamo niente da imparare dallo sloveno, che io considero una lingua dialettale, sorta molti secoli dopo che la lingua: il resiano, si era già affermato e consolidato come lingua, che non ha dovuto attingere da altri dialetti per confermarsi. Su questo aspetto io non voglio assolutamente criticare Sandro Quaglia per questo suo modo di vedere il panorama dialettale sloveno resiano, piuttosto voglio coinvolgere, nel contesto del problema, la pseudo minoranza slovena a Resia, compiacente, e buona parte della popolazione di Stolvizza. Tutti zitti, nessuno che alza un dito a protestare. Cosa vuol dire: compiacimento, coinvolgimento, paura? Oppure: io non vedo, non sento, non parlo? Resiani, l’orgoglio resiano dove è andato a finire? Vogliamo morire tutti sloveni? Sarebbe ora di tirare fuori ancora quel poco che ci rimane della nostra passione di appartenere ad un popolo unico nel suo genere, per tutte quelle caratteristiche certe di non essere proprietà di nessuno, ma che fanno appetito a tutti, in particolar modo agli sloveni. Franco Tosoni