sabato 31 dicembre 2022
sabato 24 dicembre 2022
Natale - Vinahte 2022
Döbra nu Sveta Vinahte, da Buh dej Paš Rośoanän anu wsën judín.
Auguri di Buono e Santo Natale, che il Signore dia la Pace ai Resiani e a tutte le genti.
Da ITVR
domenica 11 dicembre 2022
mercoledì 30 novembre 2022
Premi Nadal Furlan 2022
Carta europea delle lingue regionali o minoritarie
Gli Stati membri del Consiglio d’Europa, firmatari della presente Carta,
considerato che il Consiglio d’Europa ha lo scopo di attuare un’unione più stretta fra i Membri per tutelare e promuovere gli ideali e i principi che sono loro comune patrimonio,
considerato che la protezione delle lingue regionali o minoritarie storiche dell’Europa, alcune delle quali rischiano di scomparire col passare del tempo, contribuisce a conservare e a sviluppare le tradizioni e la ricchezza culturali dell’Europa,
considerato che il diritto di usare una lingua regionale o minoritaria nella vita privata e pubblica costituisce un diritto imprescrittibile, conformemente ai principi contenuti nel Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici delle Nazioni Unite2 e conformemente allo spirito della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del Consiglio d’Europa3,
domenica 30 ottobre 2022
Gigino Di Biasio - Per non dimenticare
domenica 25 settembre 2022
25 settembre 2007 - 2022
lunedì 22 agosto 2022
domenica 14 agosto 2022
RESISTENZA A OLTRANZA
La "Dittatura" Filo Slovena prosegue.
Sta a Noi "combatterla" fino alla VITTORIA
RESIANI SEMPLICEMENTE RESIANI
martedì 14 giugno 2022
ITVR Comunica:
Il Direttivo di ITVR porge le più sentite Condoglianze al Console Onorario Russo di Udine Carlo Dall'Ava per la perdita della cara mamma Paola.
ITVR e tutto il Popolo Resiano le è vicino.
Non dimentichiamo l'aiuto dato a favore della Nostra Resianita', e non dimentichiamo il lavoro svolto da Lei e da tutto il Consolato di Udine in favore del gemellaggio con la città Russa di Frjazino.
Un abbraccio Sincero da parte Nostra.
ITVR
giovedì 2 giugno 2022
Resia: Referendum 2 giugno 1946
Sapevi che:
Referendum 02/06/1946 Area ITALIA Circoscrizione UDINE-BELLUNO Provincia UDINE Comune RESIA
Elettori 1.930
1. REFERENDUM SULLA FORMA ISTITUZIONALE DELLO STATO
Affluenza
Votanti 1.673
% 86,68
Schede
Valide 1.500
Schede bianche 129
Schede non valide (bianche incl.) 173
Repubblica
694
46,27%
Monarchia
806
53,73%
mercoledì 20 aprile 2022
domenica 27 marzo 2022
SOLTANTO RESIANI - DA 1400 ANNI
SOLTANTO RESIANI – DA 1400 ANNI
Egregio Direttore
Sono Presidente dell’Associazione che si prefigge il compito di difendere l’Identità Resiana dalle manipolazioni e falsificazioni a cui è soggetta da tempo.
La conformazione geografica della valle, chiusa da tutti i lati, con l’unico accesso carrozzabile costituito da una strada realizzata nel 1838, ha determinato e condizionato la vita e le vicende storiche della valle, ma allo stesso tempo ha favorito il mantenimento di una lingua, di chiara origine slava, che conserva ancora oggi interessanti tratti arcaici e svariati altri elementi di interesse, mentre ha permesso lo sviluppo ed il mantenimento di tradizioni orali, canti e balli unici. E Baudouin de Courtenay nel 1875 scrisse: “…il senso di appartenenza alla medesima famiglia resiana, [è] considerata dagli stessi Resiani qualche cosa di affatto particolare, in contrapposto alle stirpi romane e a quelle slave a contatto immediato con esse.”
Il problema di noi Resiani non è la comparazione della nostra cultura a quella russa, ma lo stravolgimento della nostra identità per farci diventare sloveni e, ancora peggio, la razzia di cultura, musica, tradizioni e letteratura orale, tipiche solo resiane, da parte slovena. Fatti questi già dettagliatamente descritti in una lettera aperta inviata al Suo giornale nel luglio 2020: “L’appropriazione fraudolenta dell’identità, della cultura, degli usi e tradizioni letterarie orali resiane autentiche”.
Fino a qualche decennio fa nessuno ci associava agli sloveni, eravamo SOLTANTO RESIANI, poi un po’ alla chetichella (infatti la parola d’ordine era: “non dite nulla alla gente altrimenti si spaventa”), ci hanno sottomesso alla legge di tutela della minoranza linguistica slovena.
Se nel caso resiano c’è l’espediente della lingua, quale giustificazione può avere l’estensione della legge di tutela al Comune di Cividale? Si, proprio così. Il Sindaco e Vice-Sindaco denunciano da tempo questo scandalo. Per fortuna che il Sindaco sa difendere il primato dello Stato Italiano. In una recente (21.01.2022) intervista al quotidiano della minoranza slovena, Daniela Bernardi ha affermato fra le altre: “il punto di partenza è che siamo tutti Italiani, se a qualcuno non va bene, che vada altrove; siamo tutti Italiani, ognuno con le sue radici... Ma ripeto, che il punto di partenza è che qui è Italia…”. Magari tutti i Sindaci fossero così!
È interessante notare anche quanto avvenuto il 23 novembre 2017, (vedi lo stesso quotidiano on-line del 23.11.2017): una delegazione della minoranza slovena si è incontrata con l’allora Sindaco di Udine, accompagnato da un Consigliere comunale e dal Presidente delle istituzioni per l'ARLEF, perché secondo loro Udine aveva meritato l'inclusione nella zona, dove si esercita la legge di tutela degli Sloveni. L’allora Sindaco ha spiegato, che “non ha nulla contro la possibile inclusione di Udine nella legge di tutela degli Sloveni (basterebbe un terzo dei consiglieri comunali), peccato solo che la proposta sia arrivata in ritardo, infatti al sindaco e all'amministrazione uscente scade il mandato (nella primavera 2018 ci saranno le elezioni comunali)”.
Di questo gli Udinesi non sapevano nulla e allargando la visuale, si nota che in certi Comuni, ci sono tensioni, situazioni conflittuali, opposizioni durissime per renderli ingovernabili: sono tutte tattiche per disturbare, sfiancare, mettere in cattiva luce l’Amministrazione. Perché? Per subentrare e poi … tutto è possibile.
Ci vorrebbe ancora molto spazio per descrivere cosa significa essere sotto una legge di tutela della minoranza slovena. Contributi? Solo a coloro che svendono la propria identità e collaborano.
I Friulani devono sapere che la legge di tutela diventa una propaganda di slovenizzazione, una dittatura culturale, un’imposizione della lingua slovena, al punto che ci si sente stranieri nel proprio paese. Ma chi sono questi ‘sloveni’? La loro identità nazionale è nata alla metà del 1800, a seguito dei moti nazionalisti europei, penetrati anche fra gli Slavi, che vivevano sotto l’Impero Austriaco. Mentre nel 1800 i Resiani vivevano a Resia già da 1200 anni, con la loro precisa cultura, identità e lingua. Gli ‘sloveni’ si chiamavano semplicemente Carinziani, Stajerski e Koroski. Non avendo una storia importante alle spalle, gli sloveni se ne sono inventata una, eroica e fiabesca e, per mancanza di una chiara tradizione culturale slava alle spalle, hanno pensato di appropriarsi della cultura resiana, antica, conservativa e interessante; questa sì originale e di chiara matrice slava.
Il Presidente
Dott. Nadia Clemente
Resia
Tratto dal Messaggero Veneto di Domenica 27 marzo 2022
martedì 22 marzo 2022
LA GUERRA È FINITA - I RICORDI FUNESTI RESTANO
Con questo articolo mi riporto nuovamente al cimitero di Oseacco, precisamente al cospetto della controversa lapide dedicata alla memoria dei partigiani, alla cui dedica è scritto: “AI PARTIGIANI CADUTI NELLA LOTTA PER LA LIBERTA’ per relazionare quanto non mi è chiaro, purtroppo, anzi non mi è mai stato chiaro. Il motivo? Nutro ancora delle perplessità su come e in che modo è stata pensata, ideata e concepita questa lapide. Ci sono tante cose poco chiare e oneste, a cominciare dallo Sloveno Ignoto. Ma questa volta non mi soffermo su questo nominativo ignoto, ma sul nome di Naidon Isidora. Se la memoria non mi tradisce, e non mi inganna, questo nome mi riporta ad una bambina nata a San Giorgio di Resia l’1.12.1938 e deceduta il 7.5.1945 a seguito dello scoppio di una bomba, che ancora oggi mi sembra di sentire il frastuono di quella forte esplosione. Nella circostanza, visto che era assieme a lei, è morto anche un suo coetaneo di nome Micelli Valentino, ma lui, inspiegabilmente, non compare su quella lapide. Era il 1945; preciso che il 25 aprile 1945 è la data che rappresenta la fine del tragico periodo della Seconda guerra mondiale per l’Italia. Naidon Isidora e Micelli Valentino, quindi, muoiono qualche giorno dopo la fine di quel conflitto per l’Italia.
ORGOGLIO: ORGOGLIOSI DI ESSERE RESIANI E DI PARLARE “IL RESIANO”
L’orgoglio di un piccolo paese. Ho cercato in questo breve video/servizio, già pubblicato con il mio articolo - APPARTENENZA -, di individuare l’essenza degli interventi che si sono succeduti. L’essere una comunità unita e orgogliosa della propria identità dimostra come l’attaccamento alle proprie origini, al proprio paese, alla propria lingua, sia per questa piccola comunità sfoggio di un orgoglio al massimo della sua aspirazione. Sono caratterizzati, questi abitanti, da una lingua parlata da oltre 1000 anni, e il loro desiderio è quello di tramandarla, così come gli è stata affidata e conservata. In altri luoghi, la stessa lingua, iniziando dai noti luoghi dei monti Lessini fino ad arrivare nella valle di Cembra Tn, percorrendo tutta la dorsale delle colline vicentine a nord, a ridosso delle piccole dolomiti vicentine, estendendosi poi su tutto l’Altopiano di Asiago, tanto da arrivare a lambire anche la pianura veneta. In tali luoghi ormai si è perso quasi ogni evidente collocazione e traccia se non per qualche piccolo episodio isolato, praticamente in vista del suo definitivo tramonto. La stessa sorte, così come si traduce il nostro folle e insensato comportamento, questo tira e molla, questo interesse di bottega, una fine che noi, questa è la mia sensazione, saremo costretti ad assistere quella conseguenza crudele e definitiva della nostra amata lingua.
Il legame di Resia con le ex nazioni sovietiche.
La guerra in Ucraina vista da qui, nella Val di Resia, a pochi chilometri dal confine sloveno, evoca paure antichissime. Questa valle ha vissuto nei secoli le grandi tragedie del Novecento, dalla disfatta di Caporetto (1917) ai disastrosi terremoti nel 1976, che misero in ginocchio l’intera regione. Oggi quel senso di orrore pervade le 945 anime che vivono nella valle anche perché – non tutti lo sanno – Resia è considerato un “Comune russo” in terra italiana. “Per arrivare in Val di Resia bisogna avere un motivo – spiega il sindaco Anna Micelli, 47 anni, eletta nel 2019, figlia di genitori resiani al 100% -. È una valle nascosta, laterale, che nei secoli è rimasta chiusa in se stessa tramandando lingua, usi e costumi attraverso le generazioni”.
La lingua/dialetto di Resia, tema tuttora scottante tra i numerosi linguisti europei che continuano ad occuparsene, ricorda in forma sorprendente la lingua russa. Tanto è vero che nel 2016, tra Resiae Fryazino, città satellite situata nell’hinterland moscovita, è stato siglato un Patto di Amicizia che ha favorito scambi, incontri, relazioni. Che in Val di Resia si fossero insediate popolazioni slave prima dell’anno Mille è fuori di dubbio. E che la lingua parlata di origine russa sia rimasta praticamente inalterata nel tempo è altrettanto indiscutibile. I resiani sono fieri di appartenere a una comunità con una solida base identitaria e vivono il culto dei propri avi sostenendo e portando in giro per il mondo le proprie radici culturali, dalla musica alla danza e alla cucina tradizionale.
“Ma questa valle deve investire sul presente e sul futuro – aggiunge Micelli – per far sì che la montagna non si spopoli. I segnali sono incoraggianti, stiamo investendo sulla formazione dei più giovani, dalla fine (auspicata) della pandemia ci attendiamo una ripresa psicologica ed economica”. Queste giornate di guerra in Ucraina, tuttavia, adombrano lo sguardo del sindaco: “I nostri antenati hanno combattuto per la vita e l’amicizia tra i popoli, bisogna fermare subito il conflitto e sedersi attorno a un tavolo per negoziare. Chi ricorre alle armi non ha mai ragione”.
Tratto da Friuli Oggi del 26 febbraio 2022
martedì 25 gennaio 2022
IL CORAZZIERE DELLA VAL RESIA
Da Segni a Ciampi, i 45 anni del corazziere friulano al fianco dei presidenti:
«Cossiga mi fece inaugurare il municipio di Resia»
I racconti di Francesco Madotto, oggi alfiere dell’Arma al Quirinale
Ha trascorso 45 anni al Quirinale, vedendo passare sotto i suoi occhi sette presidenti della Repubblica. E ancora oggi, nonostante sia in pensione, continua a frequentare il palazzo per cerimonie ufficiali, con il ruolo di alfiere del medagliere dell’Arma dei carabinieri.
Alla vigilia della scelta del successore di Sergio Mattarella, chi meglio di lui può raccontare come vengono vissuti i giorni della vigilia al Quirinale? Una testimonianza specchio del carattere del Madotto, misurato e rispettoso delle istituzioni, un vero predestinato nel ruolo di servitore dello Stato, essendo nato il 2 giugno, giorno della Festa della Repubblica.
Che aria si respira prima del voto per il nuovo presidente della Repubblica?
Non sono più in sevizio, ma per l'esperienza maturata e per la frequentazione del palazzoche ancora mi viene concesso, posso interpretare ciò che accade in questo periodo. Momenti vissuti senza preoccupazione, ma con curiosità nell'attesa del nuovo inquilino del quirinale.
Si parteggia per uno o per l'altro candidato?
No, dipendenti e colleghi corazzieri sono pronti ad accogliere a braccia aperte chiunque sia nominato.
Ci sono preparativi particolari?
Certo, c'è la cerimonia di insediamento a cui pensare. Ma prima c'è quella del commiato. Ne ho fatte diverse, e devo dire che sono momenti di grande emozione. Quando il presidente uscente saluta i suoi collaboratori, persone con cui ha condiviso gli ultimi sette anni di vita, l'atmosfera è davvero toccante. C'è un grande silenzio in quegli istanti.
L'insediamento, invece, è diverso?
Il trasferimento del nuovo presidente dal Parlamento al Quirinale è una vera festa.
Tra corazzieri e presidente si instaura un rapporto?
Resta sempre una doverosa distanza tra le parti. Ma nasce un rispetto reciproco che spesso porta il presidente a parlare con uno o con l'altro corazziere. Ci sono dei momenti in cui il Capo dello Stato è soltanto un uomo, e quindi cerca un confronto, un dialogo su cose banalie e della quotidianità.
Avrà un sacco di aneddoti da raccontare?
Ricordo bene Pertini, il lunedì,ci coinvolgeva sull'andamento della giornata sportiva. E quando incontrava scolaresche Friulane, oltre a citare le amicizie con Enzo Bearzot e con Dino Zoff, faceva riferimento a me, a un maresciallo friulano dei corazzieri.
Anche con Leone ci fu un rapporo speciale?
Dopo il terremoto del 1976 venne a sapere che tra le case distrutte c'era anche la mia, a Resia. Volle informarsi su quanto accaduto e mi disse di rivolgermi alla sua segretaria in caso di bisogno. Non lo feci e ricostruii la cas acon le mie forze. Ma apprezzai il gesto.
Mancano quei momenti?
Sicuramente, ma grazie all'Associazione nazionale carabinieri ho la possibilità di andare a palazzo. Questo mi aiuta a non sentirmi del tutto fuori dal mio ruolo. Corazziere una volta, corazziere tutta la vita. C'è ancora una cosa che vorrei aggiungere su Cossiga.
Prego
Mi chiamò nel suo ufficio e mi diede l'incarico di partecipare al suo posto all'inaugurazione del minicipio di Resia. Rimasi di stucco. Accettai e arrivai in paese in uniforme insieme al prefetto di allora. Era il 1988. La mia gente rimase colpita nel vedermi. Ne fui davvero orgoglioso.
Ha parlato di Resia, terra che ha dato un contributo importante ai corazzieri.
Quando arrivai al Quirinale, nel 1959, su 120 corazzieri, 25 erano Friulani.Oggi non ce ne sono più di 4 o 5. E a cavallo tra anni 70 e 60 eravamo addirittura in 3 solo della frazione di Oseacco di Resia.
Le piacerebbe vedere un presidente Friulano?
Certo, ma non perchè sarebbe più bravo degli altri, ma per orgoglio territoriale.
Articolo tratto dal Messaggero Veneto del 21 gennaio 2022