ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

martedì 31 agosto 2021

Deborah Puccio e la Val Resia

Come sei diventata e diventi donna nelle società montane del sud Europa? Nella vallata alpina di Resia, abitata da una minoranza slava, fu sotto la copertura del "sporco" babac o adornata della scintillante maskira che la giovane donna iniziò un viaggio rituale che la portò alle nozze.
Nella valle pirenaica di Bielsa, ancora oggi, è intorno alla abbagliante madama che la fanciulla tesse il suo destino. Non lontano da lì, nella piccola valle di Gistain, le lavorazioni tessili, la trasmissione dei beni tra donne di diverse generazioni, i giochi di velare e svelare, di essere e di apparire iniziati al carnevale continuano nelle feste di mezza estate e nei festeggiamenti celebrati in onore del santo patrono. Tramite la studio comparativo dei carnevali e delle feste attraverso cui si sviluppa la femminilità, Deborah Puccio mette in luce la continuità tra riti secolari e celebrazioni religiose analizzando il sistema di omologie, contrapposizioni e differenze tra maschere, ruoli rituali, figure mitiche e immagini cristiane di santi e vergini che, in un sottile gioco tra carattere e persona, far emergere la nuova identità delle giovani ragazze. Una prospettiva innovativa, poiché la festa del carnevale è sempre stata affrontata dal punto di vista dei ragazzi e dei riti che consentono loro di accedere alla virilità. opposizioni e differenze tra maschere, ruoli rituali, figure mitiche e immagini cristiane di sante e vergini che, in un sottile gioco tra carattere e persona, fanno emergere la nuova identità delle fanciulle. Una prospettiva innovativa, poiché la festa del carnevale è sempre stata affrontata dal punto di vista dei ragazzi e dei riti che consentono loro di accedere alla virilità. opposizioni e differenze tra maschere, ruoli rituali, figure mitiche e immagini cristiane di sante e vergini che, in un sottile gioco tra carattere e persona, fanno emergere la nuova identità delle fanciulle. Una prospettiva innovativa, poiché la festa del carnevale è sempre stata affrontata dal punto di vista dei ragazzi e dei riti che consentono loro di accedere alla virilità. Per chi fosse interessato CLICCHI QUI

lunedì 9 agosto 2021

SILENZIO SI FA SERA

Leggendo la risposta data dall'attuale Sindaco di Resia, al Gruppo Consiliare -Identità Resiana Progetto Resia-,conferma che ha deciso di "tutelare" gli sloveni (presunti) di Resia. E' scritto chiaro, e io personalmente non ho niente contro questi "presunti" sloveni. La legge parla chiaro, e il Sindaco ha preso una decisione chiara. Ovvero che l'attuale Amministrazione ha preso la decisione di non uscire dalla Legge che includono Resia e il Resiano come una minoranza slovena. Ma scusi un momento Signor Sindaco, ma Lei che iniziative è pronta a intraprendere per tutelare i Resiani e la Lingua Resiana con la sua cultura ( musica,ballo ecc...) nelle sedi appropriate, tenendo conto che la Lingua Resiana è stata riconosciuta dall'Unesco come Lingua in pericolo, e che gli studi sul DNA di pochi anni fa, hanno confermato che i Resiani non sono neanche lontani parenti dei vicini Amici Sloveni? Il Popolo Resiano che si sente semplicemente Resiano, ha Diritto a una risposta chiara da parte sua e da parte di tutti i componenti della sua Amministrazione. Giusto per chiarezza, sarebbe opportuno rispondere. E finiamola con questa tattica del silenzio ad oltranza. Se veramente è il Sindaco di tutti, come scrive Lei, deve tutelare tutti i cittadini, gli Sloveni (presunti) ma anche i Resiani.

venerdì 30 luglio 2021

PER NOI L’IDENTITA’, LA CULTURA E LA LINGUA RESIANA NON SONO UN’OPINIONE

MA UNA REALTA’ INNEGABILE E INDISCUTIBILE RICAPITOLIAMO - 27 LUGLIO 2021 In questi anni abbiamo fatto una raccolta delle esternazioni che i Resiani filo-sloveni hanno esposto per giustificare/scusare la propria opzione. Le giustificazioni vengono loro suggerite di continuo, durante le occasioni di incontro: vuoi di Anniversario qualsiasi (decennale di…, ventennale di…, venticinquennale di…, 170° - 180°), Festival di musica, Festival di spettacolo, Premiazioni, Concorsi, Conferimento di medaglie, Corsi di lingua, Incontri di amicizie, Visita di Personalità politiche, ecc. È un indottrinamento martellante che provoca “un indebolimento dell’autonomia, un’incapacità di pensare autonomamente, una distruzione delle credenze e delle affiliazioni, cioè sconvolgimento dei valori e credenze di base” (‘fenomeno’ che si chiama anche in altro modo).
Comunque, precisiamo, possono pure dichiararsi sloveni o filo-sloveni, ma le giustificazioni-frottole, per tacitare la loro coscienza, restano sempre frottole; non sono le vere motivazioni. Ecco un elenco, speriamo esaustivo, delle scusanti; avvallate anche dai resiani che collaborano, dichiarandosi pilatescamente super-partes. Se abbiamo dimenticato qualcosa, per favore, fateci sapere. 1. I primi abitanti arrivati a Resia erano sloveni, quindi/ergo i Resiani sono ‘sloveni’. [OBIEZIONE: 1) se fossimo stati sloveni ci avrebbero chiamati ‘sloveni’ e non “Sclafs”, “Roseans”. 2) All’epoca del nostro arrivo in Valle – VII, VIII sec. – gli Sloveni non esistevano e la loro etnogenesi (processo di formazione di un gruppo etnico) è iniziata nel XVI sec.; mentre l’etnogenesi dei Resiani, FUORI DA OGNI DUBBIO, è iniziata nell’VIII sec. 3) Nelle famiglie resiane non è presente una apprezzabile commistione resiano-slovena tale da dimostrare la nostra ‘origine slovena’; 4) nessun sloveno parla fluentemente il resiano e nessun Resiano parla lo sloveno (a parte qualche eccezione contingente); 5) Nessuno Resiano si è mai sognato di dichiararsi ‘sloveno’ fino a quando è iniziato il via-vai e il lavoro di persuasione da parte slovena e ancor di più dopo la promulgazione della legge di ‘Tutela della minoranza linguistica’ che porta vantaggi economici a chi si dichiara ‘sloveno’] 2. L’indagine genetica del DNA dei Resiani non dimostra niente. [OBIEZIONE: 1) la scienza non sbaglia; 2) evidentemente non avete una precisa percezione del vostro DNA; vi è stato omologato?] 3. Siamo diventati “Italiani” tutt’ad un tratto, senza volerlo e senza accorgerci (čenče pa nu malu se wćupit, samo se naleśli Laški. Si riferiscono al Plebiscito del 1866, di cui qualcuno non si ricorda neanche, ma gliel’hanno prontamente ricordato). [OBIEZIONE: 1) ma prima del Plebiscito cosa eravamo? non certo Sloveni e siamo rimasti sempre Resiani; 2) abbiamo fatto una ulteriore scelta nel 1946, non basta? 3) Né il Plebiscito e né il fascismo ci ha cambiato l’identità. Ora invece, senza neanche un Plebiscito, siamo diventati ‘sloveni’. Dove non sono riusciti i fascisti, ci sono riusciti gli sloveni a cambiarci l’identità. VEDI: Praga (1968) “Sommario sulla tradizione orale degli sloveni di Resia (ITALIA)”; Malborghetto (1988) “Catalogo registrazioni delle tradizioni popolari degli Sloveni in Italia 1962-1988; (1964) “Pri slovenskih pravljičarjih: Rozalia iz Bile v Reziji”, Novellatrice slovena di Resia; (1988) videoregistrazioni della RTV Ljubljana “Slovenske ljudske pesmi iz Rezija”….. Si potrebbe andare avanti all’infinito, ma non c’è spazio qui e un elenco, incompleto, è stato già pubblicato: riguarda le appropriazioni della nostra cultura da parte slovena e l’appropriazione della nostra identità.] 4. Non scriviamo resiano? [OBIEZIONE: Fra un po’ impareremo lo sloveno: “Še vedno pa čakamo, da bi se pouk slovenskega jezika razširil in udomači tudi na območju Terskih dolin, Rezije in Kanalske doline. To ostaja naš cilj in naša zahteva.” Scritto da una resiana sul Novi Matajur del 7 4. gennaio 2021: “Attendiamo sempre che l’insegnamento della lingua slovena si diffonda e diventi familiare anche nell’ambito delle valli del Torre, di Resia e nella ValCanale. Questo resta il nostro obiettivo e la nostra esigenza.” (sic!)] 5. Spopolamento del territorio di Resia. Riduzione degli alunni nella Scuola di Resia [OBIEZIONE: Anche gli Sloveni patiscono lo spopolamento ma lo schivano, annettendo i Resiani e altri] 6. I Fascisti hanno italianizzato i nostri cognomi [OBIEZIONE: ma Lettig, Moznich, Pielich, ecc. sono rimasti sempre gli stessi.] 7. I Fascisti ci hanno impedito di usare la nostra lingua. [OBIEZIONE: 1) leggo sul Bollettino Parrocchiale Primavera 1983 “a Resia è stato possibile, come niente fosse, e per di più sotto il mantello dell’O.N.D. perfino la stampa di alcuni testi in resiano” e farne sfoggio in una manifestazione pubblica a Gemona. 2) mentre ora, vedi punto 4]. 8. I Fascisti volevano annientare gli Slavi dal territorio italiano [OBIEZIONE: adesso gli stessi Slavi vengono annientati dagli sloveni]; 9. Avendo la ‘cittadinanza slovena’ possiamo usufruire dei prezzi agevolati che praticano di là. [OBIEZIONE: con il denaro si compra tutto, anche l’identità] 10. Il resiano è un dialetto sloveno, non lo diciamo noi ma i linguisti [OBIEZIONE: voi citate solo i linguisti che affermano ciò che voi volete sentire e dire, ciò che vi hanno inculcato, ma da soli non avete fatto ricerche e approfondimenti. …v Reziji in Teru,… sta edina dialekta, na katera ni vplivala slovenska kultura. Scritto da uno sloveno e, se lo dicono loro, dobbiamo crederci: ‘A Resia e (nel territorio) del Torre… cI sono due dialetti unici, sui quali non ha influito la cultura slovena’]. 11. Dobbiamo mantenere la “collaborazione transfrontaliera” [OBIEZIONE: che si riduce nel consegnare agli sloveni il patrimonio culturale, linguistico e identitario resiano, affinché loro, possano pavoneggiarsi di una cultura specialissima e ricchissima come la nostra, mentre la loro è rimasta annientata da secoli di dominazione tedesca]. 12. Facciamo quello che vogliamo [OBIEZIONE: o quello che vi dicono ‘loro’ di fare?] NOSTRA DOMANDA: lo Stato Italiano finanzia con una bella vagonata di milioni questi Italiani-scontenti. Conoscete il proverbio che parla di ‘il piatto in cui si mangia’? Significa: “Dopo aver beneficiato dei favori di qualcuno, ben presto li disprezza con evidente, egoistica ingratitudine”. Domanda: Prima mangiano nel piatto e poi sono ingrati? oppure Prima sono ingrati e poi mangiano nel piatto? I.T.V.R.

lunedì 5 luglio 2021

L’ORO DI RESIA, O QUASI, LO STROK

Cambiano le abitudini nel tempo, specialmente quando ci sono degli interessi di mezzo. Un tempo lo strok era considerato alla stessa misura che oggi si considera la patata oppure il fagiolo. Ogni famiglia lo coltivava in funzione del proprio fabbisogno domestico ed era considerato un elemento utile per integrare e dare un senso a certe pietanze, come viene fatto oggi, forse con un po’ più di originalità. Poi si è scoperto che aveva delle proprietà che, coltivato in altri luoghi, non aveva: la sua tipicità, il suo profumo e la sua dolcezza nel rendere più gustoso il cibo. Qualche anno fa, visitando la mostra dell’aglio presso una sala del Centro Visite del Parco Naturale delle Prealpi Giulie, l’addetto mi invitò a sentire il tipico profumo di questa piccola pianta bulbosa. Gentilmente gli ho risposto che quel tipico profumo lo conoscevo molto bene perché, dopo tanti anni, me lo sentivo ancora addosso, visto tutte le volte che mia mamma mi legava una coroncina attorno al collo perché avevo i vermi. Dicevano che l’aglio aveva anche questa proprietà, che quel suo tipico profumo non permetteva al verme di risalire fino in gola e causarti il tuo soffocamento. Per tanti anni non volevo più sentire parlare di aglio tanto ero stato nauseato dal suo profumo. Adesso sono tornato ad apprezzare queste sue proprietà e tutti i suoi prodotti derivati.
Ma torniamo al nocciolo della questione per considerare questo prodotto. La considerazione consiste nella sua produzione e nella sua commercializzazione. Quest’anno ha avuto luogo una festa dedicata esclusivamente all’aglio di Resia ed è stata una giornata davvero interessante. Certamente, proponendo questa festa, si è voluto ulteriormente far conoscere questa sua tipicità ad un pubblico ancora più vasto. La grande affluenza di persone intervenute alla festa ha già dimostrato il suo grande interesse, e credo che quel quantitativo di aglio scorto sulle bancarelle, alla fine, sia stato tutto venduto. Questa è la situazione sommaria di quanto è successo quel giorno perché la maggior parte del prodotto era già stato piazzato a dovere, venduto anticipatamente ad una clientela selezionata. Devo sottolineare, inoltre, che non tutto l’aglio coltivato e prodotto aveva preso questo percorso. Poco prima del suo raccolto c’è stata una parte che ha preso strade diverse, illegalmente diverse, frutto di alcune ruberie notturne. Tutto questo qualche anno fa, forse, non sarebbe successo, e la ragione consiste nel fatto che questo prodotto, a quel tempo, aveva scarsa o nulla commerciabilità per la sua poca visibilità. Adesso l’aglio di Resia è diventato frutto di interesse e la sua attenzione ha fatto sì che per averlo uno lo paga ad un prezzo interessante. Per questo motivo, quindi, è ragionevolmente evidente che è diventato ormai un prodotto ricercato e, desumo, che in questo caso è pensabile, senza ombra di dubbio, che la domanda, visto il suo valore, supera abbondantemente l’offerta, pertanto, in virtù di questa analisi, si può benissimo pensare che, te rosaijanski strok, è da ritenere come l’oro di Resia, o quasi. Seguito Ripropongo questo mio brano, già pubblicato a suo tempo, perché vorrei soffermarmi su un argomento, sempre attinente allo Strok, ma con un distinto e importante riferimento, la ragione e l’intelligenza di come si è arrivati a individuare tutte quelle sue proprietà. Fino a poco tempo fa, anche se avevo chiesto a qualcuno delle indicazioni, delle spiegazioni di indicarmi, forse quelle persone non conoscevano esattamente chi e come e da chi era partita quella caratterizzante individuazione delle particolarità, le proprietà, il suo profumo e la dolcezza dello strok resiano, non ero mai riuscito ad individuare il protagonista. Avevo pensato che forse quella intuizione certamente fosse partita da una persona molto sensibile e amante della terra, dalla sua educazione e della sua passione per il gusto e per i sapori, ma mai avrei pensato che le sue origini fossero “italiane”, cioè una persona venuta da lontano, “nä läska”, a scoprire la preziosità e la caratteristica di questa pianta bulbosa resiana. Non credo che i resiani non ne fossero a conoscenza di queste sue proprietà, visto anche il grande uso che ne hanno sempre fatto, ma forse non avevano mai pensato che questo frutto della propria terra sarebbe diventato la conseguenza di tanto interesse e tanta attenzione, per queste sue particolarità, se questa persona non avesse intuito ed evidenziato queste sue pregiate specificità. Ma veniamo alla identificazione di questa persona, anche se la maggior parte dei resiani conosce già la sua identità e il suo profilo, forse un po' meno noi “emigranti”. Adele Martinello, questo è il nome della protagonista della valorizzazione del nostro, del suo Strok. "Tä läska Adele Martinello", ma di fatto diventata, "nä rosaijanska", avendo sposato un resiano ed essendosi integrata perfettamente nella nostra realtà, ha ricoperto anche un incarico importante nell’amministrazione comunale del comune di Resia, il mandato di vicesindaco e assessore all’agricoltura. Ci tenevo a soddisfare questa mia curiosità con la consapevolezza di aver reso, a distanza di tempo, un riconoscimento doveroso verso quella persona che ha permesso di rendere lo Strok, quasi, l’Oro di Resia. A distanza di quasi dieci anni dalla sua pubblicazione sono riuscito ad acquisire, con-la possibilità di consultarlo, il libro: L’Aglio di Resia e la sua Valle, autori Gino Di Lenardo e Maria Ida Turello, lui resiano, lei “mezzosangue resiano”, così si definisce – interessante per la sua illustrazione, con abbondanza e precisione di particolari, come notevole ed esauriente la spiegazione fotografica. Articolo di Franco Tosoni

domenica 25 aprile 2021

25 aprile 2021

Io oggi festeggio il 25 aprile, festeggio San Marco e in tutti i paesi, una volta si svolgevano delle Processioni chiamate Rogazioni. Per coloro che non ne conoscono ne il motivo ne lo svolgimento, scrivo queste poche righe sperando d'incuriosirvi un poco. Le rogazioni Si svolgevano il 25 aprile come data fissa, e poi nei tre giorni precedenti l’Ascensione che si festeggia esattamente 40 giorni dopo la Pasqua. C’era, nello svolgimento, un rituale che veniva puntualmente osservato e che si ripeteva con assoluta attenzione. Le Rogazioni si svolgevano sempre di prima mattina, appena terminata la S. Messa che si officiava all’alba per permettere ai fedeli poi, d’iniziare la loro giornata lavorativa. La Processione partiva dal sagrato della chiesa e si avviava lentamente verso la campagna. In testa c’era di solito un giovane che portava il Crocefisso ornato con i primi fiori della stagione ed issato su una lunga asta di legno, alquanto alta, per renderlo visibile anche da molto lontano. Immediatamente al seguito veniva il Sacerdote con una nutrita schiera di chierichetti tra cui il più importante era quello che recava il secchiello dell’Acqua Santa, di cui durante la camminata si faceva un gran uso. Poi venivano gli uomini, pochi, perché la maggior parte erano al lavoro, ma quelli che erano a casa ed i più anziani, non mancavano mai. Infine c’erano le donne, le ragazze e le bambine, tutte con l’abito della festa e con il capo coperto da fazzoletti colorati che davano alla Funzione una nota cromatica. Si procedeva lentamente lungo uno strettissimo sentiero che attraversava prati e campi. S’intonavano le lodi a Dio ed alla Vergine e poi si iniziavano le lunghissime Litanie dei Santi, con una cadenza dolce e implorante che chiedeva la protezione di Tutti coloro che potevano dare una mano, affinché la terra potesse produrre buoni frutti e l’erba dei prati potesse crescere sana e rigogliosa per pascere gli animali domestici. Ad ogni implorazione scandita dal Parroco la gente rispondeva a gran voce: “Te Rogamus, Audi Nos”cioè: “Ti preghiamo, Ascoltaci” e proprio da questo (Rogamus) deriva il nome di Rogazioni. Una “passeggiata” di Fede, un’iniezione di Speranza ed una richiesta collettiva di protezione su se stessi e su tutto quello che la Madre Terra offriva per la sopravvivenza dei suoi figli.

lunedì 1 marzo 2021

IL FUTURO È RESIANO, COME LO È SEMPRE STATO

Anche se le notizie arrivano un po' in ritardo, rispetto ai resiani residenti, ma ci raggiungono, e parlo dei resiani residenti lontano da Resia. Non sempre sono notizie che ti mettono di buon umore, per non dire che ti fanno semplicemente “incazzare”, come nel caso della celebrazione a Resia della giornata internazionale della lingua madre, commemorata ma non celebrata. A Resia esiste, da quando i resiani si sono insediati in Valle, una sola lingua madre, il “RESIANO”, così detta: lingua resiana. Da piccolo, quando i forestieri, gli italiani, come si usava indicare chi non si esprimeva in resiano, come si usa indicare tuttora, quando sentivano parlare il resiano definivano la parlata, un patu̯à, parola derivata dal francese, patois ‹patu̯à› s. m., fr., e definito come un idioma locale, privo di tradizione letteraria, usato da una popolazione generalmente poco numerosa, spesso rurale, la cui cultura e livello di civilizzazione sono inferiori a quelli della popolazione circostante che usa la lingua comune, in questo caso che sia lo sloveno, lingua dialettale?. È un termine nato come dispregiativo per indicare la parlata resiana, e anche la parola “dialetto”, che in origine era neutra, ha poi assunto connotazioni negative. È il caso di Resia e del resiano? Adesso abbiamo anche il dialetto sloveno resiano da mettere nel calderone per fare un buon minestrone. Ma ci dimentichiamo della nostra lingua madre, che non è: né dialetto resiano, né patu̯à, né il nuovo termine, sloveno resiano, semplicemente lingua. Detto questo, come definire le notizie che arrivano da Resia, solo e unicamente assurde. Prima Sandro Quaglia con il suo articolo pubblicato sul fumoso giornalino DOM , seguito poi dalla lettera del sindaco del Comune di Resia, tutto condito da una interpretazione a dir poco irrazionale.
Tralasciando l’articolo di Sandro Quaglia, dettato unicamente per soddisfare un pubblico, che non è quello resiano, mi richiama, invece, la lettera del sindaco di Resia, scritta ai cittadini resiani. Sarebbe stato d’obbligo che il sindaco avesse tenuto una presa di posizione netta, senza se e senza ma, e avesse specificato, e spiegato, che a Resia la domenica 21 febbraio 2021 è stata celebrata la giornata della lingua madre unicamente a favore della lingua resiana, del “Resiano”. Viene evidenziato, all'opposto, almeno come riportato dal giornalino DOM, che: “Domenica 21, con un bel video, in dialetto sloveno resiano, postato sulla pagina Facebook della Biblioteca comunale di Resia, anche la comunità resiana ha voluto celebrare la Giornata internazionale della lingua madre, istituita nel 1999 per promuove la diversità linguistica, culturale e il multilinguismo.” Avete capito giovani; come ho già evidenziato nel mio precedente articolo, vi siete espressi in dialetto sloveno resiano, non in lingua resiana. Siete stati usati, mi ripeto, almeno così sembra da come è stato evidenziato dall’articolo. A questo punto è da chiarire, cosa che il sindaco non lo ha fatto, ma a Resia, nella Giornata internazionale della lingua madre, è stata celebrata la lingua resiana, o come sembra, il dialetto sloveno resiano? Sarebbe opportuno, che su questo punto il sindaco fosse più chiaro e che evidenziasse le ragioni per cui non ha rilevato questa ambiguità. In questo contesto vorrei evidenziare, ancora una volta, in modo distinto, e che a Resia non esiste, parlando di lingua madre, una diversità linguistica, oltre a quella resiana, e che il dialetto sloveno resiano, una mastodontica falsità, esiste solamente nella teoria, nell’indottrinamento, non della minoranza slovena a Resia, ingannevole, fittizia, ma dai filo sloveni resiani. Sarebbe mio desiderio esprimere, a conclusione del mio scritto, che non è necessario rispettare tutte le posizioni, come scrive il sindaco, la posizione è una sola, la identità resiana, tutto il resto è falso, architettato per opportunità, certamente non a vantaggio dei resiani e della lingua resiana. Franco Tosoni

PER LA NOSTRA LINGUA MADRE – SLOVENO RESIANO?

Cosa non si fa per la nostra lingua madre: video, articolo, tutto promosso dal Comune di Resia e dall’Ecomuseo Val Resia, almeno così scrive Sandro Quaglia nell’articolo pubblicato sul “famoso” e fumoso, eminente e autorevole giornalino quindicinale DOM. Ottimo articolo nell’evidenziare come i giovani resiani, usati nell’occorrenza per propagandare e strumentalizzare la nostra lingua madre, in questa occasione viene citato come i giovani si sono espressi ottimamente in dialetto sloveno resiano. Avete capito giovani; vi siate espressi in dialetto sloveno resiano, non in lingua resiana. Siete stati usati, almeno così sembra come è stato evidenziato dall’articolo.
Ultima trovata di una ipotetica e presupposta teoria annotata nella nebulosa ricerca di credibilità nelle credenziali slovene resiane. Poi, sempre nell’articolo, è spiegato come i giovani resiani, nel video, si siano espressi, ognuno, nella propria variante del dialetto resiano. E lo sloveno? I giovani hanno anche spiegato l’importanza nel parlare la propria lingua madre. E il dialetto? Ma lasciamo da parte l’articolo e il video, ognuno fa il proprio mestiere e Sandro Quaglia lo fa egregiamente, per il suo tornaconto. Quello che non condivido, nel quadro e nel contesto di tutto questo, è il motivo ed il modo in cui, in virtù di quale autorità e competenza, uno si può permettere, a nome di tutta la comunità resiana, quella residente in Valle e quella residente fuori Resia, di citare ed esprimersi a nome di tutti. Ilaria Tuti ha scritto un libro, in buona parte ambientato a Resia: Ninfa Dormiente, sarebbe giusto, a questo punto, forse, cambiare il titolo di questo libro in: Comune Dormiente. Troppe volte, invece di guardare in faccia la realtà, il Comune di Resia, si è girato dall’altra parte, non assumendo mai una presa di posizione decisa e autoritaria. Vedi, per citare alcuni esempi: carta d’identità e centro culturale. Così si lascia spazio a personalismi e credibilità alla sconsideratezza. Noi non dobbiamo condividere con nessuno la nostra lingua madre: il resiano, tanto meno considerarlo un dialetto sloveno resiano. Io ho citato, e lo ripeterò all’infinito, noi non abbiamo niente da imparare dallo sloveno, che io considero una lingua dialettale, sorta molti secoli dopo che la lingua: il resiano, si era già affermato e consolidato come lingua, che non ha dovuto attingere da altri dialetti per confermarsi. Su questo aspetto io non voglio assolutamente criticare Sandro Quaglia per questo suo modo di vedere il panorama dialettale sloveno resiano, piuttosto voglio coinvolgere, nel contesto del problema, la pseudo minoranza slovena a Resia, compiacente, e buona parte della popolazione di Stolvizza. Tutti zitti, nessuno che alza un dito a protestare. Cosa vuol dire: compiacimento, coinvolgimento, paura? Oppure: io non vedo, non sento, non parlo? Resiani, l’orgoglio resiano dove è andato a finire? Vogliamo morire tutti sloveni? Sarebbe ora di tirare fuori ancora quel poco che ci rimane della nostra passione di appartenere ad un popolo unico nel suo genere, per tutte quelle caratteristiche certe di non essere proprietà di nessuno, ma che fanno appetito a tutti, in particolar modo agli sloveni. Franco Tosoni

sabato 27 febbraio 2021

Lingua Resiana: GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA LINGUA MADRE

Domenica 21 febbraio 2021, si celebrava la Giornata Internazionale della Lingua Madre! Si tratta di una celebrazione indetta dall'UNESCO per il 21 febbraio di ogni anno per promuovere la madrelingua, la diversità linguistica e culturale e il multilinguismo! L’UNESCO è fortemente impegnata nella promozione e nella tutela del multilinguismo e dell’inclusione, principalmente con programmi che favoriscono l’inserimento delle lingue indigene nell’istruzione formale e che sostengono la diversità linguistica in internet, nei media e nei canali di comunicazione di massa. Per questo nel 1999 l’UNESCO ha istituto la Giornata Internazionale della Lingua Madre, successivamente approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il Comune di Resia in collaborazione con l'Ecomuseo Val Resia, ha organizzato questo bellissimo video a favore della Nostra Lingua.

sabato 20 febbraio 2021

Tradizione Orale della Val Resia - Wïže, pravize, zitirade našeh ti stareh

Pubblichiamo l'elenco delle registrazioni fatte a Resia dal 1962 al 1975 (e anche prima) da vari studiosi, fra cui anche Alan Lomax (etnomusicologo americano) che ha visitato l'Italia nel periodo 1954-55, passando per Resia. In seguito alcuni tecnici della RAI di Trieste hanno effettuato le registrazioni a Resia (e altrove in Friuli): ricordiamo Carpitella, Nataletti. Insieme a loro e in seguito autonomamente hanno continuato a fare registrazioni a Resia gli etnografi sloveni. I Resiani si sono prestati generosamente a farsi intervistare e racconta ai loro ospiti Pravize, wïže, induvinke e tutti gli aneddoti e conoscenze che facevano parte della loro cultura, oltre a ore e ore di zitirade, fiduciosi, ma ignari che, nella realtà, tutto veniva sottratto alla cultura resiana. Il 29 ottobre 1988 'I responsabili dell' Accademia slovena di Scienze e Arti consegnava o copia delle registrazioni etnografiche al Museo Etnografico di Malborghetto', con il titolo Registrazioni Popolari degli Sloveni d'Italia. Nell'elenco che pubblichiamo possiamo riconoscere i nostri parenti, nonni, genitori, amici e conoscenti che tanto si sono spesi per questo impegno e magari qualcuno avrà voglia di andare al Museo Etnografico di Malborghetto ad ascoltare un estratto del nostro passato.

venerdì 19 febbraio 2021

Le bugie hanno la gonna corta

Dinanzi a due foto mi sono soffermato, e ho cercato di capire se veramente sono resiane le Donne postate. A riguardo della foto della fine del 1800, non ci sono dubbi.RESIANE DOC.
Pag. 148 del libro Resia e i Resiani. Foto fine 1800, sulla scalinata della chiesa di Prato. Ma sulla seconda foto ho parecchi dubbi. Mi soffermo sui vestiti. Nel 1939 l'acquerellista Saša Šantel ha disegnato una donna in costume, direi fantasioso con Stolvizza sullo sfondo. L'assurdità è inserirlo nel libro Resia e i Resiani (pag. 154), come appartenente alla nostra tradizione. Mentre il vero costume resiano è sicuramente un altro.

Val Resia : Gniva