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lunedì 25 dicembre 2017
sabato 23 dicembre 2017
mercoledì 13 dicembre 2017
mercoledì 6 dicembre 2017
RESIA OGGI - Periodico Comunità Resiana - si rinnova
Attenzione, il Periodico RESIA OGGI si rinnova e sarà disponibile anche ONLINE
Se vuoi essere sempre informato sulle Nostre iniziative e su ciò che succede a Resia, manda la tua MAIL con Nome e Cognome, Città, Stato e indirizzo a resia.oggi@gmail.com
Ogni numero del periodico Vi arriverà gratuitamente a casa tramite la Vostra mail.
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domenica 26 novembre 2017
Da sapere: 24 novembre 2017
“Verifica dello stato di attuazione dei provvedimenti a favore del resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale”
La legge regionale 26/2007, “Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena”, al pari della legge statale 38/2001, prevede misure particolari per la provincia di Udine, riconoscendo da un lato la necessità di sostenere lo sviluppo sociale, economico ed ambientale del territorio di insediamento della minoranza linguistica slovena e disponendo inoltre la concessione di appositi contributi a sostegno del resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale. Ricordiamo che il sostegno delle varianti è stato oggetto, negli ultimi anni, di attenzione da parte del Comitato consultivo del Consiglio d’Europa sulla Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, ma non compare nella Risoluzione del Consiglio dei Ministri CM / ResCMN (2017) 4, sull'attuazione della Convenzione stessa, adottata il 5 luglio 2017, in quanto le autorità italiane hanno evidenziato ʺche la Regione Friuli Venezia Giulia, con legge regionale n. 26 del 16 novembre 2007 ha riconosciuto il diritto alla tutela del resiano e delle sue varianti linguistiche, disponendo specifici contributi in tal senso, in armonia con la successiva Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 settembre 2013 sulle lingue europee a rischio di estinzioneʺ.
La legge regionale 26/2007, “Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena”, al pari della legge statale 38/2001, prevede misure particolari per la provincia di Udine, riconoscendo da un lato la necessità di sostenere lo sviluppo sociale, economico ed ambientale del territorio di insediamento della minoranza linguistica slovena e disponendo inoltre la concessione di appositi contributi a sostegno del resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale. Ricordiamo che il sostegno delle varianti è stato oggetto, negli ultimi anni, di attenzione da parte del Comitato consultivo del Consiglio d’Europa sulla Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, ma non compare nella Risoluzione del Consiglio dei Ministri CM / ResCMN (2017) 4, sull'attuazione della Convenzione stessa, adottata il 5 luglio 2017, in quanto le autorità italiane hanno evidenziato ʺche la Regione Friuli Venezia Giulia, con legge regionale n. 26 del 16 novembre 2007 ha riconosciuto il diritto alla tutela del resiano e delle sue varianti linguistiche, disponendo specifici contributi in tal senso, in armonia con la successiva Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 settembre 2013 sulle lingue europee a rischio di estinzioneʺ.
mercoledì 22 novembre 2017
Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia
Ricevo e volentieri pubblico.
Articolo redatto da Franco Tosoni
Articolo redatto da Franco Tosoni
GRUPPO
FOLCLORISTICO VAL RESIA - RAPPRESENTATIVITÀ
BUNKER
- DONAZIONE – PROPRIETÀ - AFFITTANZA - DIRITTI E DOVERI
Agli
occhi dello spettatore esterno, dei componenti, non tutti, del Gruppo
Folcloristico, il tutto appare in maniera perfetta, ottimo direi:
costumi, musica, danza, ma è il contenuto, quello che è racchiuso
all’interno di esso che non ha più quell’anima che rende più
vitale quell’orgoglio di essere e di rappresentare Resia e i
resiani. Non si rappresenta più Resia perché non si difende più
quello che è il suo valore prevalente e fondamentale: la sua musica,
il suo ballo e le sue canzoni, quell’insieme cioè del suo
folclore, l’esaltazione della sua unicità. Non difendiamo più
questi valori, non difendiamo più la propria appartenenza, non
difendiamo più il nostro orgoglio. A loro, a voi, non interessa che
altri imitano, si ispirino ai nostri valori, copiano, duplicano, e si
esibiscano in nome della Resia slovena. Assistiamo così,
passivamente, a tutto questo atto di crudele prepotenza.
Oggi
non si balla per orgoglio di rappresentare un popolo, si balla perché
si viaggia, si gira il mondo, si vedano nuovi orizzonti, ma si
lascia e si tralascia che altri calpestano il nostro essere resiani,
si lascia che altri cantano e danzano l’essenza resiana. Non
disponiamo più l’esclusiva e non possediamo più la nostra
originalità, perché altri stanno portando in giro per il mondo la
nostra cultura, prendendo cura anche dei nostri, dei vostri costumi,
tutto quello che di più caro abbiamo e che i nostri padri ci hanno
lasciato in eredità.
A
cosa servono poi tutti questi riconoscimenti se non siamo capaci di
dire basta a questa rapina legalizzata? Non ho mai sentito, in questi
ultimi anni, che il Gruppo Folcloristico abbia protestato contro
gruppi folcloristici, essenzialmente sloveni, di quei gruppi che
cercano di appropriarsi della nostra cultura, imitando e proponendo
quelle mostruosità, quelle deformità in nome di: Rezijanski plesi,
Rezijanske viže, Rezijanska glasba, plesi iz Rezije, e chi ne ha più
ne metta.
Forse
il tutto ha una sua spiegazione. A Resia, si dice, esiste una
minoranza slovena
e, guarda caso, ha in mano il potere di controllare il nostro, il
vostro, Gruppo Folcloristico, che dovrebbe essere il Gruppo di tutti
i resiani, ma non mi risulta. In conseguenza dico: il Gruppo
Folcloristico Val Resia non è più UNO SOLO, e non è più
ORIGINALE, perché ha perso, a questo punto, la propria
UNICITÀ e sta perdendo così anche la propria ORIGINALITÀ.
Se
non bastasse tutto questo, codesto Gruppo, il vostro, il loro, non
il nostro, si permette addirittura di negare, con sfacciato insulto,
adducendo infantili scuse e ingenue motivazioni, l’uso del Centro
Culturale. Non era una esigenza che richiedeva la disponibilità di
questo Centro, ma un diritto. Non era una necessità per alcuni
giorni, sarebbero bastate poche ore in un determinato giorno libero,
non impegnato, successivamente e congiuntamente da altre
manifestazioni. Non era una qualsiasi associazione che ne chiedeva
questo uso, peraltro legittimo, onesto, ma una associazione che nel
suo statuto ha per oggetto: “Associazione, apartitica, si
prefigge la tutela e sviluppo e tutela della comunità resiana.”
Questa associazione, che comunemente prende il nome di: IDENTITÀ
E TUTELA VAL RESIA, non è sorta per contrastare nessuno, ma
unicamente per perseguire, difendere e tutelare la nostra identità,
per difendere e conservare le nostre radici resiane, la nostra
originalità e l’integrità della nostra cultura. Ma probabilmente
questa negazione ha una sua spiegazione, una sua motivazione. Più
che una scusante, e ribadisco, a Resia si parla dell’esistenza di
una dichiarata, non autentica, non convalidata minoranza slovena e,
pertanto, consideriamo e reputiamo, che questo sia stato solo un
pretesto per tutelare la propria potenzialità, senza avere alcuna
ufficialità, oltre il potere (ma chi vi ha dato tutto questo
potere?) di controllare il Gruppo Folcloristico, anche la cultura
resiana filo slovena, ma in virtù di quale meritocrazia, quali
riconoscimenti di ordine morale o materiale? A questo potere,
abusivo, e per conservare questa autorità, non autorizzata, che si
identifica così in prepotenza, si appella e si è appellato a tutte
quelle prerogative ricorrendo a possibili aiuti anche dall’esterno,
questo dimostra debolezza, fragilità e difetto nella gestione. I
resiani amano il proprio Gruppo Folcloristico, l’orgoglio della
nostra comunità, del nostro popolo, simbolo e immagine di una Valle,
ma non amano per come viene gestito, l’arroganza di chi lo coordina
e di chi lo amministra. Vorrei ricordare, per chi se ne fosse
dimenticato, che il Centro Culturale, semplicemente e normalmente
soprannominato bunker, è stato dato in dono al Comune di Resia
dall’allora Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, quindi
l’attuale proprietario è il Comune di Resia, in virtù di questa
donazione, senza che altri ne affermino questo donativo. In tutto
questo contesto vorrei sapere cosa c’entra la Slovenia se non per
tediare oltre misura, come nel caso dell’allora Console Generale
della Repubblica di Slovenia a Trieste che ha voluto interferire,
senza alcuna valida e opportunistica motivazione, forzando la mano
al Comune di Resia nel pretendere, senza alcun diritto e
rivendicazione, che un bene del Comune venisse assegnata la sua gestione,
quella del bunker, a Tizio invece che a Caio. Ho voluto prendere in
considerazione questa parentesi perché, come sembra, dalla facciata
del Centro Culturale è stata rimossa una piccola targa,
in cui risultava, e dovrebbe risultare evidente, la
scritta: DONAZIONE DELLA JUGOSLAVIA - DARILO SFR
JUGOSLAVIJE - per inciso - Socijalistička Federativna
Republika Jugoslavija. Chi lo ha fatto, e per quale motivo?
Identica targhetta appare, invece, ancora incollata su tutte le altre
donazioni, su quelle abitazioni che si trovano in Varcota di fronte
al bunker. Di tutto quello che ho messo in evidenza, chi avrebbe
dovuto e dovrebbe garantire i diritti a tutti i cittadini resiani,
quindi anche all’Associazione di ITVR? Il comune? Certo, ma in
tutto questo contesto il comune e il sindaco sono stati assenti, e
sono tuttora assenti.
Perché?
Tanto
assenti forse non troppo se la giunta comunale ha deciso di segnalare
il Gruppo Folcloristico per il 63° “Premio Epifania”,
nell’ambito della 90° edizione dell’Epifania Friulana 2018,
motivando questa segnalazione con: “L’impegno e la cura profusi
nella tutela e salvaguardia della musica, canti, costumi e balli
tradizionali resiani nonché per la costante promozione degli stessi
a rappresentazione della Regione Friuli Venezia Giulia ed Italia nel
mondo.” Forse la giunta comunale ed il sindaco non sanno che ci
sono altre realtà folcloristiche che esaltano e divulgano, la
musica, i canti, i costumi ed il ballo resiani nel peggior modo
possibile, presentando come loro cultura, taroccando tutto quello che
rappresenta Resia ed il suo popolo, quindi non siamo più soli, ma
siamo anche mal accompagnati. Per il quieto vivere si lascia fare, e
allora questo vuol dire che non rappresentiamo più niente di nostro,
di esclusivamente nostro, una farsa dunque che il Gruppo
Folcloristico Val Resia si promuova a rappresentare la Regione Friuli
Venezia Giulia e l’Italia nel mondo quando già da parecchio tempo
altri hanno preso e stanno prendendo la nostra resianità. E torno a
ribadire: “Noi non siamo più SOLI
e non siamo più ORIGINALI,
perché da tempo sperduto abbiamo perso la nostra UNICITÀ
e la nostra ORIGINALITÀ.”
Franco
Tosoni
domenica 19 novembre 2017
Agosto 1981, Giovanni Tomasic scrive:
"Grazie prof. Ciceri"
Prendo lo spunto dal suo articoletto "PERDITA DI IDENTITA'" (Bollettino n.1 Primavera 1981) e precisamente della frase conclusiva per dirLe un sentito grazie per la sua precisazione su quello che riguarda la grafia resiana. Mentre non concordo con Don Alfonso che afferma "il Resiano deve rifarsi (sic) alla grafia del mondo slavo se non vuol ecc......." solo se quella grafia sconosciuta dal 96% dei Resiani potrà salvare il loro inestimabile patrimonio linguistico. E' come negare che ogni popolo del ceppo slavo ha la sua grafia a cominciare dalla "Grande depositaria della famiglia slava" che adopera l'alfabeto cirillico.
E' vero che io dovrei tacere perchè sono stato compreso fra coloro "ca strapazao te rosanske romonegn"cioè fra coloro che strapazzano la parlata resiana ma mi duole il cuore al constatare la pervicace insistenza di certuni del non volere riconoscere la possibilità di adozione di un alfabeto nostro con i mezzi che abbiamo a disposizione e che i Resiani (da che Resia è Resia) hanno imparato e usato. Ci sono lievissime carenze, è vero, ma si possono colmare senza dover ricorrere ad altri.
Un giovane collega,laureato in lingue e l. straniere, che ha insegnato anni fa in Valle ed al quale avevo chiesto di scrivermi alcuni vocaboli dettagliati in resiano mi disse subito: Giovanni, si dovrebbero scrivere così (caratteri italiani) perchè ne avete i segni altrimenti siete costretti ad imparare l'alfabeto sloveno.
Questo mi è successo anche in una mia "mini indagine" svolta in Valle dove ebbi contatti con persone di tutte le frazioni, di ogni età ed estrazione culturale. Il 96% circa ha usato - nel trascrivere in dialetto nostro i vocaboli da me dettati - i caratteri italiani mente, il 4% circa ha adoperato i caratteri sloveni perchè conosce quella lingua.
Che sia proprio questo 4% l'unico, genuino depositario della vera grafia resiana?
Se le parole sono suoni (vocaboli), se i suoni si evidenziano con le note (segni), se le note si producono con strumenti (lettere dell'alfabeto) ebbene: noi abbiamo pronte sia le note e sia gli strumenti senza bisogno di ricorrere alla balalaika, al tam-tam o alla ghitalina russa che sono strumenti difficili a suonare e a trovare.
Imporre una grafia esterofila (Marica, Ravanca, sinca, tanto per citare esempi) significa non voler riconoscere una realtà evidente (scrittura corrente nelle scuole resiane - Mariza, Ravanza, sinza) ed obbligare i Resiani ad imparare segni sconosciuti e non correnti.
Quando cercai di spiegare le varie tendenze circa le grafie proposte ad un gruppo di persone, una donna mi disse in dialetto queste testuali parole: " Ma che? vogliono forse farci diventare più stupidi di quello che siamo?".
Bisogna -secondo me - dar modo ai Resiani - intendo dire al popolo e non a quelli che andranno avanti con gli studi linguistici - dar modo, ripeto -, di scrivere e leggere senza difficoltà e senza scervellarsi.
- In italiano non si dice - Interruzione dell'energia elettrica ma blak out.
Ed allora lasciamo, vien da dire purtroppo, legiferare i lucumoni locali e perdiamo appunto la nostra identità.
Resia, agosto 1981
Giovanni Tomasic
Prendo lo spunto dal suo articoletto "PERDITA DI IDENTITA'" (Bollettino n.1 Primavera 1981) e precisamente della frase conclusiva per dirLe un sentito grazie per la sua precisazione su quello che riguarda la grafia resiana. Mentre non concordo con Don Alfonso che afferma "il Resiano deve rifarsi (sic) alla grafia del mondo slavo se non vuol ecc......." solo se quella grafia sconosciuta dal 96% dei Resiani potrà salvare il loro inestimabile patrimonio linguistico. E' come negare che ogni popolo del ceppo slavo ha la sua grafia a cominciare dalla "Grande depositaria della famiglia slava" che adopera l'alfabeto cirillico.
E' vero che io dovrei tacere perchè sono stato compreso fra coloro "ca strapazao te rosanske romonegn"cioè fra coloro che strapazzano la parlata resiana ma mi duole il cuore al constatare la pervicace insistenza di certuni del non volere riconoscere la possibilità di adozione di un alfabeto nostro con i mezzi che abbiamo a disposizione e che i Resiani (da che Resia è Resia) hanno imparato e usato. Ci sono lievissime carenze, è vero, ma si possono colmare senza dover ricorrere ad altri.
Un giovane collega,laureato in lingue e l. straniere, che ha insegnato anni fa in Valle ed al quale avevo chiesto di scrivermi alcuni vocaboli dettagliati in resiano mi disse subito: Giovanni, si dovrebbero scrivere così (caratteri italiani) perchè ne avete i segni altrimenti siete costretti ad imparare l'alfabeto sloveno.
Questo mi è successo anche in una mia "mini indagine" svolta in Valle dove ebbi contatti con persone di tutte le frazioni, di ogni età ed estrazione culturale. Il 96% circa ha usato - nel trascrivere in dialetto nostro i vocaboli da me dettati - i caratteri italiani mente, il 4% circa ha adoperato i caratteri sloveni perchè conosce quella lingua.
Che sia proprio questo 4% l'unico, genuino depositario della vera grafia resiana?
Se le parole sono suoni (vocaboli), se i suoni si evidenziano con le note (segni), se le note si producono con strumenti (lettere dell'alfabeto) ebbene: noi abbiamo pronte sia le note e sia gli strumenti senza bisogno di ricorrere alla balalaika, al tam-tam o alla ghitalina russa che sono strumenti difficili a suonare e a trovare.
Imporre una grafia esterofila (Marica, Ravanca, sinca, tanto per citare esempi) significa non voler riconoscere una realtà evidente (scrittura corrente nelle scuole resiane - Mariza, Ravanza, sinza) ed obbligare i Resiani ad imparare segni sconosciuti e non correnti.
Quando cercai di spiegare le varie tendenze circa le grafie proposte ad un gruppo di persone, una donna mi disse in dialetto queste testuali parole: " Ma che? vogliono forse farci diventare più stupidi di quello che siamo?".
Bisogna -secondo me - dar modo ai Resiani - intendo dire al popolo e non a quelli che andranno avanti con gli studi linguistici - dar modo, ripeto -, di scrivere e leggere senza difficoltà e senza scervellarsi.
- In italiano non si dice - Interruzione dell'energia elettrica ma blak out.
Ed allora lasciamo, vien da dire purtroppo, legiferare i lucumoni locali e perdiamo appunto la nostra identità.
Resia, agosto 1981
Giovanni Tomasic
sabato 18 novembre 2017
mercoledì 15 novembre 2017
VISITA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE FRANCO JACOP ALLA COMUNITA’ FRIULANA, SLOVENA E GIULIANA NEL GRANDUCATO DI LUSSEMBURGO
Dal
19 al 21 ottobre 2017, il Presidente del Consiglio Regionale della
Regione Friuli Venezia Giulia ha effettuato una visita istituzionale
nel Granducato di Lussemburgo. Il giorno 19 era prevista una cena
organizzata dall’Ambasciatore d’Italia nella sua residenza e, fra
gli invitati, figuravano 10 nominativi di emigranti friulani in
rappresentanza della quattro provincie, come pure rappresentanti
della comunità slovena (Resia fa parte di questa comunità) e
giuliana. L’organizzatore di questa visita istituzionale aveva
intenzione di invitare anche Alba Di Lenardo, ma visto che lei voleva
partecipare a questa cena come resiana e non come slovena, ha dovuto
desistere dall’invitarla in quanto il suo nominativo non figurava
nella lista dei resiani fra quelli che l’associazione slovena gli
aveva inviato, evidentemente persona non gradita. Niente paura, come
è nel suo carattere perseverante e determinato, Alba ha colto
l’occasione di presentarsi e farsi conoscere dal Presidente Jacop
durante il pranzo friulano sabato 21 ottobre 2017. Ed in quella
occasione che Alba Di Lenardo ha avuto l’opportunità di
presentarsi davanti al Presidente Jacop e di consegnargli, a nome di
tutta la comunità resiana presente nel Granducato di Lussemburgo,
una lettera a riguardo della situazione resiana, con particolare
attenzione per la cultura resiana, questo per far in modo che venga
esclusa tassativamente da qualsiasi riferimento allo sloveno, come
fatto per i germanofoni timavesi e saurani.
A
seguito di questa breve presentazione faccio seguito e pubblico la
lettera che Alba Di Lenardo ha consegnato al Presidente Jacop in
occasione della sua visita istituzionale nel Granducato di
Lussemburgo.
Franco
Tosoni
IDENTITÀ
E TUTELA VAL RESIA
SEZIONE
LUSSEMBURGO
Al
Presidente del Consiglio Regionale F.V.G.
On.
Franco Iacop
Lussemburgo,
21 ottobre 2017
Signor
Presidente,
io
non ho potuto partecipare alla cena del 19 ottobre c.a., organizzata
dall'Ambasciatrice in Suo onore in quanto, al momento in cui sono
stata contattata, mi è stato richiesto di presenziare come
“rappresentante della minoranza slovena”. Dalla condizione che,
per ovvie ragioni, non ho aderito a questa pretesa, ritengo quindi di
essere stata depennata dalla lista delle dieci persone invitate.
Mi
permetto di rivolgermi a Lei, in occasione del pranzo di oggi a
Dudelange, in Suo onore, per chiederLe, a nome di tutti i resiani
residenti nel Granducato di Lussemburgo, di aiutarci ad ottenere
l’approvazione della modifica della legge 38/2001 E’
chiaro che Lei Sig. Presidente non può modificare la legge 38/2001,
ma potrebbe dare una mano ai Resiani che hanno richiesto la modifica
di tale Legge al Sig. Presidente della Repubblica, cosa peraltro
prevista.
Da
sempre noi siamo resiani e ci consideriamo friulani e italiani, ma
mai ci siamo sentiti e mai ci sentiremo sloveni, come vorrebbero
coloro che hanno approvato la legge 38/2001. E’ vergognoso che un
popolo slavo, come quello resiano, sia stato fatto passare per
sloveno con il voto di solo quattro persone della minoranza. Le
ricordiamo che fino a cose fatte il tutto era stato tenuto nascosto
alla popolazione.
Si
rafforza la convinzione, in aggiunta a tutto il resto, che gli
sloveni abusano della cultura resiana andando in giro per il mondo
con i nostri costumi, copiando il nostro ballo, intestandosi le
nostre musiche e le nostre canzoni come se fossero state composte da
loro, usando un comportamento come se Resia e la sua cultura fosse
già cosa loro.
E’
già stata fatta richiesta dal Comune di Resia
all’Unesco per il riconoscimento della nostra musica e del
nostro ballo, come tutto il resto della nostra cultura affinché
venga riconosciuta come resiana e di nessun altro.
2.
Come
Lei saprà, il resiano è una lingua riconosciuta dall’Unesco e non
certo un dialetto sloveno. Il resiano è lingua arcaica e non potrà
mai essere un dialetto sloveno
perché, altrimenti, dovremmo dire che i nonni sono figli dei nipoti.
Anche il nostro Dna dice che non abbiamo parentele con gli sloveni.
Ci
auguriamo che Lei possa impegnarsi affinché tutta la cultura resiana
appartenga esclusivamente ai resiani, come fatto per i germanofoni
timavesi e saurani, e che venga esclusa tassativamente da qualsiasi
riferimento allo sloveno.
La
ringraziamo anticipatamente per tutto quanto potrà fare in nostro
aiuto e Le auguriamo buona fortuna per il Suo futuro personale e
politico.
Alba
Di Lenardo
(anche
a nome dei resiani residenti nel Granducato di Lussemburgo)
mercoledì 8 novembre 2017
ITVR – ONORE A CHI HA COMBATTUTO PER LA LIBERTA’ CIMITERO DI OSEACCO - 31 OTTOBRE 2017 – ORE 16,15
Non sarà stato sicuramente un discorso all’altezza
delle migliori tradizioni e condizioni, il contenuto dello scritto letto nel
cimitero di Oseacco in occasione della manifestazione a ricordo dei partigiani morti
combattendo per la nostra libertà, ma aveva, onestamente, due obiettivi di
certo importanti da portare avanti.
Il primo obiettivo era quello di dimostrare, per la prima volta in questa manifestazione, che esiste una Associazione, che vuole e intende dare prova della sua esistenza, dare prova della sua identità resiana, rompere cioè quel monopolio di manifestazione che si era creato in questi anni e che precedentemente non aveva ancora trovato un suo valido confronto con differenti sfumature e tonalità nel ricordo dei propri confratelli. Il secondo obiettivo, non meno importante di quello precedente, era quello di cercare e di creare, anche in questo caso, un precedente, cioè quello di coinvolgere doverosamente anche quelle nazioni la cui presenza era e doveva essere giustificata nella partecipazione e al cospetto comprensivo per rendere quel sentito omaggio al sacrificio dei loro concittadini, e così è stato.
Il nostro contributo, la nostra condizione, hanno ridato impulso e fattibilità a questa nostra iniziativa, anche dalla partecipazione dei nostri associati, visto che dall’origine non era mai successo, anche se il tempo a nostra disposizione non è stato sufficientemente attuabile e in grado di renderlo più forte, meglio organizzato e più diffuso, ma che per i prossimi anni, come sarà nostro proposito a renderlo più organico, si presenterà meglio programmato e più rilevante. Era giusto portare il nostro contributo a questa partecipazione, mai conseguita prima, in onore di quei partigiani che morirono per la nostra libertà, per la libertà di Resia e di tutti i resiani.
Per la prima volta, di conseguenza, Identità e Tutela Val Resia era presente a questa manifestazione per onorare, con la propria figura e il proprio contributo, questi valorosi giovani nel giorno dedicato alla loro memoria. Ma non è stata solo Identità e Tutela Val Resia a presentarsi, visto che mai era successo in passato, a recarsi in questo cimitero con una corona di alloro con la scritta, ITVR – ONORE A CHI HA COMBATTUTO PER LA LIBERTA’, c’è stata anche la presenza fisica della signora Elena Toukchoumskaia, in rappresentanza del Console Onorario Russo Carlo Dall’Ava, unitamente alle bandiere: russa, ucraina e bielorussa, a rendere
questa manifestazione ancora più espressiva, per partecipazione e per rappresentanza internazionale. Era giusto e doveroso, quindi, ricordare anche e soprattutto quei ragazzi, oggi con questa semplice cerimonia, quei ragazzi che hanno donato la loro vita per la nostra libertà, ancora più significativo era il ricordo e ricordare la loro provenienza da quelle terre lontane, per non dimenticare più il loro sacrificio. Oggi è stato fatto un passo importante con l’impegno che sarà nostro dovere proseguire in futuro e associare questa cerimonia a quella che è diventata ormai una consuetudine, ma che non dovrebbe più essere solo il ricordo di pochi, ma di tutti.
Franco
Tosoni
Il primo obiettivo era quello di dimostrare, per la prima volta in questa manifestazione, che esiste una Associazione, che vuole e intende dare prova della sua esistenza, dare prova della sua identità resiana, rompere cioè quel monopolio di manifestazione che si era creato in questi anni e che precedentemente non aveva ancora trovato un suo valido confronto con differenti sfumature e tonalità nel ricordo dei propri confratelli. Il secondo obiettivo, non meno importante di quello precedente, era quello di cercare e di creare, anche in questo caso, un precedente, cioè quello di coinvolgere doverosamente anche quelle nazioni la cui presenza era e doveva essere giustificata nella partecipazione e al cospetto comprensivo per rendere quel sentito omaggio al sacrificio dei loro concittadini, e così è stato.
Il nostro contributo, la nostra condizione, hanno ridato impulso e fattibilità a questa nostra iniziativa, anche dalla partecipazione dei nostri associati, visto che dall’origine non era mai successo, anche se il tempo a nostra disposizione non è stato sufficientemente attuabile e in grado di renderlo più forte, meglio organizzato e più diffuso, ma che per i prossimi anni, come sarà nostro proposito a renderlo più organico, si presenterà meglio programmato e più rilevante. Era giusto portare il nostro contributo a questa partecipazione, mai conseguita prima, in onore di quei partigiani che morirono per la nostra libertà, per la libertà di Resia e di tutti i resiani.
Per la prima volta, di conseguenza, Identità e Tutela Val Resia era presente a questa manifestazione per onorare, con la propria figura e il proprio contributo, questi valorosi giovani nel giorno dedicato alla loro memoria. Ma non è stata solo Identità e Tutela Val Resia a presentarsi, visto che mai era successo in passato, a recarsi in questo cimitero con una corona di alloro con la scritta, ITVR – ONORE A CHI HA COMBATTUTO PER LA LIBERTA’, c’è stata anche la presenza fisica della signora Elena Toukchoumskaia, in rappresentanza del Console Onorario Russo Carlo Dall’Ava, unitamente alle bandiere: russa, ucraina e bielorussa, a rendere
questa manifestazione ancora più espressiva, per partecipazione e per rappresentanza internazionale. Era giusto e doveroso, quindi, ricordare anche e soprattutto quei ragazzi, oggi con questa semplice cerimonia, quei ragazzi che hanno donato la loro vita per la nostra libertà, ancora più significativo era il ricordo e ricordare la loro provenienza da quelle terre lontane, per non dimenticare più il loro sacrificio. Oggi è stato fatto un passo importante con l’impegno che sarà nostro dovere proseguire in futuro e associare questa cerimonia a quella che è diventata ormai una consuetudine, ma che non dovrebbe più essere solo il ricordo di pochi, ma di tutti.
giovedì 2 novembre 2017
Le omissione (fatte apposta?) del Novi Matajur?
Mi è capitato di leggere articolo del Novi Matajur datato 15 giugno 2016 dove evidenzierebbero gli Studi del Linguista Polacco Jan Baudouin de Courtenay dove scriverebbe che i Resiani non sono Russi.
A colui o colei che ha scritto l'articolo, e a colui o colei che ha permesso di pubblicare lo stesso, volevo far notare quanto segue:
Visto che citano Baudouin de Courtenay, come esperto cui dare credito, gli ricordiamo, per completezza, ciò che dice - sempre Baudouin de Courtenay -:
A colui o colei che ha scritto l'articolo, e a colui o colei che ha permesso di pubblicare lo stesso, volevo far notare quanto segue:
Visto che citano Baudouin de Courtenay, come esperto cui dare credito, gli ricordiamo, per completezza, ciò che dice - sempre Baudouin de Courtenay -:
In simile maniera possiamo dimostrare, che i Resiani non sono Bulgari, non Sloveni nel senso proprio di questa parola, non Serbo-Croati nel senso stretto, ecc., e che ci rappresentano, dal punto di vista glottologico, una stirpe slava indipendente.
Baudouin de Courtenay
Atti del IV Congresso internazionale degli orientalisti – Firenze 1878
(vedi la pubblicazione di Arturo Longhino Arketow, pag. 4)
In questa Valle (di Resia), come pure nell'altra, cioè la valle di Uccea, abita un popolo slavo del tutto speciale, il popolo resiano, che devesi distinguere tanto dagli Sloveni, quanto dai Serbo-Croati. Secondo la mia persuasione scientifica, fondata sulle particolarità fonetiche, come pure su alcune altre proprietà di questa parlata ... i Resiani ci presentano la continuazione storica di una fusione di diverse tribù slave con un altro elemento etnico, abbastanza forte, per lasciare nella lingua slava tracce indelebili. L'elemento slavo si è sovrapposto ad uno strato straniero. Quegli Slavi dovevano provenire da diverse tribù con diversi dialetti, giacchè ancora oggi questo piccolo popolo di poco più di 4500 abitanti si presenta notevoli diversità dialettali, così che dobbiamo distinguere quattro dialetti resiani, relativamente molto differenti. La differenza principale del Resiano dallo Sloveno e dal Serbo-Croato consiste appunto nel detto strato linguistico straniero.
XI Centenario di Paolo Diacono - Cividale 1899 (vedi pubblicazione di Arturo Longhino Arketow, pagg. 7-8)
mercoledì 18 ottobre 2017
LA GUERRA E’ FINITA – ANDIAMO IN PACE
La storia è la disciplina che si occupa dello studio del passato attraverso l'uso di fonti, cio di documenti, testimonianze e racconti che possono trasmettere la conoscenza. Più precisamente, è stato trovato che il grasso fa parte del passaggio e è destinato alla continuità del sistema di stazza grassa e quanto alle considerazioni di importazione per una determinata specie.
La storia dovrebbe insegnare doverosamente la verità, i fatti che sono realmente avvenuti nel passato, ma a Resia questo non avviene, anzi, la sua storia, almeno per quello che è successo durante la seconda guerra mondiale, per non parlare della resistenza, viene deformata e travisata.
La storia dovrebbe insegnare doverosamente la verità, i fatti che sono realmente avvenuti nel passato, ma a Resia questo non avviene, anzi, la sua storia, almeno per quello che è successo durante la seconda guerra mondiale, per non parlare della resistenza, viene deformata e travisata.
La storia del passato, che deve essere
raccontata al presente, dovrebbe racchiudere le vicissitudini di una parentesi
della tua vita, senza manipolazioni della
realtà, ma raccontare la verità. Al tempo di inizio della
seconda guerra mondiale, la Val Resia, visto anche la sua conformazione
geografica, si poteva pensare e considerare una valle che la guerra non
l’avrebbe mai sfiorata.
In effetti i primi anni li ha trascorsi pacificamente.
Non c’era alcuna dislocazione militare, postazioni o strutture, per meglio dire
obiettivi di una certa rilevanza, se non la presenza di una caserma dei carabinieri, quindi,
militarmente parlando, non aveva nessun obiettivo offensivo nei confronti del
nemico; questo prima dell’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio, anche se le
avvisaglie si erano già evidenziate nel corso d’anno.
Il 1943 fu un anno molto difficile per l’Italia, con
l’ effetto che questo evento si è poi ripercorso anche ed in tutta la Val Resia.
venerdì 13 ottobre 2017
Sabato 14 ottobre ,tutti a STOLVIZZA
Articolo aggiornato il 17 ottobre 2017 ore 21:28
Amici Resiani, domani sabato 14 ottobre si inaugurano i nuovi spazi museali presso la Casa Buttolo Ploc a Stolvizza.
L'evento si terrà alle ore 11.00.
Vi aspettiamo numerosi.
Attenzione,ci saranno tutte le più alte cariche delle Associazioni Slovene della Regione Friuli V.G. e non solo.
Vi saranno anche molte autorità d'oltre confine con stampa al seguito.
Pertanto, cerchiamo di gestire al meglio l'evento.
Facciamo bella figura.
Come sapete,questo evento avrà alto impatto mediatico. I giornalisti Sloveni presenti filmeranno il tutto e nei giorni a seguire vi saranno degli articoli su giornali,riviste e siti internet ( Vi terrò informati).
Se vi intervistano, cercate di essere gentili.
Vi chiedono se vi sentite Sloveni? Non abbiate paura, rispondete di Si.
Non avete "fegato"? Nessun problema, pensate ai contributi che questa Legge ci mette a disposizione, e vedrete, che sarà tutto più semplice.
L'Università di Lubiana e i suoi "studiosi" dicono che i Resiani sono Sloveni? Diamo a loro ragione. Diamogli corda.
Ricordatevi che a volte le bugie servono.
Vi fanno domande in Lingua Slovena e voi non capite e non sapete che dire? Nessun problema anche in questo caso. Cercate di inventarvi malesseri o altro, o chiamate qualcuno presente che è andato a qualche corso accelerato di sloveno. l'importante è che i nostri invitati, abbiano l'impressione di essere a casa loro.
Per il Resto, non preoccupatevi, ci saranno i Nostri Avi che con lo sguardo ci proteggono dall'alto.
Ops....Forse ho esagerato. No, i Nostri Avi si staranno rivoltando nella Tomba.
Ma a noi che c'è ne frega. L'importante è far cassa. Non credete?
------------------------------------------------------------------------------
Come promesso eccovi alcuni aggiornamenti dalla rete, giusto per farvi capire:
Aggiornamento 14 ottobre ore 15:20
Amici Resiani, domani sabato 14 ottobre si inaugurano i nuovi spazi museali presso la Casa Buttolo Ploc a Stolvizza.
L'evento si terrà alle ore 11.00.
Vi aspettiamo numerosi.
Attenzione,ci saranno tutte le più alte cariche delle Associazioni Slovene della Regione Friuli V.G. e non solo.
Vi saranno anche molte autorità d'oltre confine con stampa al seguito.
Pertanto, cerchiamo di gestire al meglio l'evento.
Facciamo bella figura.
Come sapete,questo evento avrà alto impatto mediatico. I giornalisti Sloveni presenti filmeranno il tutto e nei giorni a seguire vi saranno degli articoli su giornali,riviste e siti internet ( Vi terrò informati).
Se vi intervistano, cercate di essere gentili.
Vi chiedono se vi sentite Sloveni? Non abbiate paura, rispondete di Si.
Non avete "fegato"? Nessun problema, pensate ai contributi che questa Legge ci mette a disposizione, e vedrete, che sarà tutto più semplice.
L'Università di Lubiana e i suoi "studiosi" dicono che i Resiani sono Sloveni? Diamo a loro ragione. Diamogli corda.
Ricordatevi che a volte le bugie servono.
Vi fanno domande in Lingua Slovena e voi non capite e non sapete che dire? Nessun problema anche in questo caso. Cercate di inventarvi malesseri o altro, o chiamate qualcuno presente che è andato a qualche corso accelerato di sloveno. l'importante è che i nostri invitati, abbiano l'impressione di essere a casa loro.
Per il Resto, non preoccupatevi, ci saranno i Nostri Avi che con lo sguardo ci proteggono dall'alto.
Ops....Forse ho esagerato. No, i Nostri Avi si staranno rivoltando nella Tomba.
Ma a noi che c'è ne frega. L'importante è far cassa. Non credete?
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Come promesso eccovi alcuni aggiornamenti dalla rete, giusto per farvi capire:
Aggiornamento 14 ottobre ore 15:20
Il ministro Žmavc all'apertura della Casa Plocave di Rezia
Stolvizza, 14 OTT - Il ministro per gli sloveni all'estero Gorazd Žmavc sarà oggi assistere all'apertura casa Plocave presso la sede del popolo Museo resiani a Stolvizza e mostre Beasties qui w-direzione, dedicato alla tradizione orale domestico, un comunicato stampa l'Ufficio governativo per gli Sloveni all'estero e sloveni in tutto il mondo.
Tratto dal sito Sloveno STA
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Ministro Sloveno degli Sloveni nel Mondo, inaugura il plesso in questione. Da notare gli sguardi.
Mi domando: PERCHE'......
Foto tratta dal Novi Matajur FB
Tratto dal sito Sloveno STA
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Ministro Sloveno degli Sloveni nel Mondo, inaugura il plesso in questione. Da notare gli sguardi.
Mi domando: PERCHE'......
Foto tratta dal Novi Matajur FB
Q
mercoledì 11 ottobre 2017
gentile Direttore..... LO SLOVENO E' UNA RISORSA DA TUTELARE DOVE È STORICAMENTE ESISTITO
Lettera pubblicata dal Messaggero Veneto il 10 ottobre 2017
Le parole "razzismo e fascismo" continuano ad essere abusate da molti benpensanti che le utilizzano per cercare di screditare chi ha l'ardire di pensarla diversamente da loro e dalla loro presunta superiorità culturale. La presenza, e quindi la tutela, delle tre minoranze linguistiche della nostra regione, la friulana, la tedesca e la slovena, appartiene alla storia di questa parte d'Italia ed è da molti ritenuta uno dei motivi della specialità del FVG, specificata anche dall' art. 3 dello Statuto Speciale.
Purtroppo la tutela delle tre minoranze linguistiche trova una differenziazione importante ed iniqua anche nelle leggi che le tutelano, provocando una sproporzione abnorme di risorse e di peso legislativo a favore della minoranza slovena.Come se non bastasse la legge nazionale 38/2001 e le conseguenti leggi regionali sulla tutela della minoranza nazionale slovena hanno artefatto la reale presenza nella Provincia di Udine di questa comunità linguistica nazionale, creando un falso storico senza precedenti. Non c'è da meravigliarsi che parecchi ritengano " minoranza slovena" la "popolazione di origine slava" delle Valli del Natisone e "dialetto sloveno" il suo idioma locale di origine slava.
Una mistificazione ancora più grave quando si parla di Cividale del Friuli o della Val Resia. In tutta la loro storia gli Slavi del Natisone e gli Sloveni, vissero separati e distaccati tra di loro e non ebbero contatti linguistici e culturali, salvo poche eccezioni ( e quindi anche ed a maggior ragione a Cividale del Friuli).
Ma tutto questo vale nulla di fronte alla ragion di Stato che per i noti accordi post bellici ha ceduto culturalmente e linguisticamente un pezzo di territorio, in Provincia di Udine, della nostra regione ad una minoranza, quella nazionale slovena, che non è mai esistita. Nessuno dei comuni della Provincia di Udine ha visto la presenza storica della minoranza slovena.Ed in quelli inseriti per legge nell'area slovena, è storicamente presente una popolazione di matrice slava che nulla ha a che vedere con la minoranza nazionale di un altro Stato.
Esistono o meglio vogliono far credere di esistere, perché il loro club ristretto di associazioni e portatori di interesse è annegato letteralmente in finanziamenti multimilionari: tra trasmissioni radiotelevisive Rai, editoria, attività culturali, uso della lingua slovena nella pubblica amministrazione ed altri fondi statali e regionali, arriviamo a quasi 25 milioni di euro.
La verità presto o tardi verrà a galla e probabilmente si capirà l'enorme danno linguistico e culturale che si sta perpetrando, cercando di sostituire l'idioma slavo ed autoctono dei valligiani con la lingua di un altro Stato, la Slovenia e, per quanto riguarda Forum Iulii, si scordino il Sig. Marco Barone e soci che ci rassegneremo ad essere identificati come Cedad. È contro la storia, il buon senso, il sentire della popolazione che non vuole essere strumentalizzata dai mistificatori pieni di denari, i finti filosloveni nostrani.
Inviato da Roberto Novelli
Le parole "razzismo e fascismo" continuano ad essere abusate da molti benpensanti che le utilizzano per cercare di screditare chi ha l'ardire di pensarla diversamente da loro e dalla loro presunta superiorità culturale. La presenza, e quindi la tutela, delle tre minoranze linguistiche della nostra regione, la friulana, la tedesca e la slovena, appartiene alla storia di questa parte d'Italia ed è da molti ritenuta uno dei motivi della specialità del FVG, specificata anche dall' art. 3 dello Statuto Speciale.
Purtroppo la tutela delle tre minoranze linguistiche trova una differenziazione importante ed iniqua anche nelle leggi che le tutelano, provocando una sproporzione abnorme di risorse e di peso legislativo a favore della minoranza slovena.Come se non bastasse la legge nazionale 38/2001 e le conseguenti leggi regionali sulla tutela della minoranza nazionale slovena hanno artefatto la reale presenza nella Provincia di Udine di questa comunità linguistica nazionale, creando un falso storico senza precedenti. Non c'è da meravigliarsi che parecchi ritengano " minoranza slovena" la "popolazione di origine slava" delle Valli del Natisone e "dialetto sloveno" il suo idioma locale di origine slava.
Una mistificazione ancora più grave quando si parla di Cividale del Friuli o della Val Resia. In tutta la loro storia gli Slavi del Natisone e gli Sloveni, vissero separati e distaccati tra di loro e non ebbero contatti linguistici e culturali, salvo poche eccezioni ( e quindi anche ed a maggior ragione a Cividale del Friuli).
Ma tutto questo vale nulla di fronte alla ragion di Stato che per i noti accordi post bellici ha ceduto culturalmente e linguisticamente un pezzo di territorio, in Provincia di Udine, della nostra regione ad una minoranza, quella nazionale slovena, che non è mai esistita. Nessuno dei comuni della Provincia di Udine ha visto la presenza storica della minoranza slovena.Ed in quelli inseriti per legge nell'area slovena, è storicamente presente una popolazione di matrice slava che nulla ha a che vedere con la minoranza nazionale di un altro Stato.
Esistono o meglio vogliono far credere di esistere, perché il loro club ristretto di associazioni e portatori di interesse è annegato letteralmente in finanziamenti multimilionari: tra trasmissioni radiotelevisive Rai, editoria, attività culturali, uso della lingua slovena nella pubblica amministrazione ed altri fondi statali e regionali, arriviamo a quasi 25 milioni di euro.
La verità presto o tardi verrà a galla e probabilmente si capirà l'enorme danno linguistico e culturale che si sta perpetrando, cercando di sostituire l'idioma slavo ed autoctono dei valligiani con la lingua di un altro Stato, la Slovenia e, per quanto riguarda Forum Iulii, si scordino il Sig. Marco Barone e soci che ci rassegneremo ad essere identificati come Cedad. È contro la storia, il buon senso, il sentire della popolazione che non vuole essere strumentalizzata dai mistificatori pieni di denari, i finti filosloveni nostrani.
Inviato da Roberto Novelli
giovedì 5 ottobre 2017
STOLVIZZA – APERTURA NUOVO CENTRO CULTURALE
Articolo a cura di Franco Tosoni
- SABATO 14 OTTOBRE 2017 -
Chi si deve rallegrare per questa iniziativa, cioè quella notizia dell’apertura di un nuovo centro culturale e museale a Stolvizza? Io, certamente no, come penso buona parte dei resiani. Avere un centro culturale a Stolvizza ai residenti di tale paese può anche andare bene, visto anche l’esiguo numero di residenti, e si pensa, o la pensano, che potrebbe portare un notevole contributo e dei vantaggi considerevoli all’economia di Stolvizza e dei stolvizzani, da chi? Dagli sloveni? Un piccolo orto da coltivare, egregiamente e con considerevole egoismo da parte di chi spera in un futuro gioioso per la cultura e per la lingua resiana. Perché questo “fenomeno” ha preso piede solo e soltanto in quel determinato luogo?
Il comune di Resia è composto da altre frazioni e forse in questi paesi lo specchietto per le allodole non ha preso piede e non ha funzionato, se non da parte di qualche esiguo numero di ascoltatori addolciti da questi incantatori di illuminanti illusioni. Vogliono formare una enclave, cioè un territorio entro i confini di uno stato, ma culturalmente dipendente da un altro stato, visto che adesso anche politici sloveni, di una certa rilevanza, ormai non si annunciano nemmeno ai nostri amministratori comunali, ma si recano direttamente in quel paese, diventato ormai meta per una scampagnata di fine settimana. Ma la mia indiscrezione, se tale si può chiamare, non è tanto per l’apertura di questo nuovo centro, giacché non è altro che un trasferimento di sede, ma il fatto che l’amministrazione del comune di Resia ha negato la prosecuzione della loro permanenza, come dicono, alle loro organizzazioni, nella ex canonica di Stolvizza, finalmente. Per chi non fosse ancora a conoscenza il perché di questa negazione, deve sapere che l’edificio della ex canonica, la proprietà è dell’amministrazione comunale. A questo punto sarebbe giusto e doveroso sapere a che titolo l’Associazione SKGZ ha avuto a disposizione questo edificio fino a questo periodo. Visto l’importanza dell’attività, questo centro culturale ha pensato bene di mettere mano al borsello e di acquistare una vecchia casa vicino alla chiesa, così da adibirla e arricchirla internamente. Spero vivamente, visto che parlano delle loro organizzazioni, dopo l’apertura e l’inaugurazione, che trasferiscono, armi e bagagli, anche tutte quelle cose di poco conto che hanno presso il bunker di Varcota, forse anche il loro, NON IL NOSTRO, Gruppo Folkloristico.
Il comune di Resia è composto da altre frazioni e forse in questi paesi lo specchietto per le allodole non ha preso piede e non ha funzionato, se non da parte di qualche esiguo numero di ascoltatori addolciti da questi incantatori di illuminanti illusioni. Vogliono formare una enclave, cioè un territorio entro i confini di uno stato, ma culturalmente dipendente da un altro stato, visto che adesso anche politici sloveni, di una certa rilevanza, ormai non si annunciano nemmeno ai nostri amministratori comunali, ma si recano direttamente in quel paese, diventato ormai meta per una scampagnata di fine settimana. Ma la mia indiscrezione, se tale si può chiamare, non è tanto per l’apertura di questo nuovo centro, giacché non è altro che un trasferimento di sede, ma il fatto che l’amministrazione del comune di Resia ha negato la prosecuzione della loro permanenza, come dicono, alle loro organizzazioni, nella ex canonica di Stolvizza, finalmente. Per chi non fosse ancora a conoscenza il perché di questa negazione, deve sapere che l’edificio della ex canonica, la proprietà è dell’amministrazione comunale. A questo punto sarebbe giusto e doveroso sapere a che titolo l’Associazione SKGZ ha avuto a disposizione questo edificio fino a questo periodo. Visto l’importanza dell’attività, questo centro culturale ha pensato bene di mettere mano al borsello e di acquistare una vecchia casa vicino alla chiesa, così da adibirla e arricchirla internamente. Spero vivamente, visto che parlano delle loro organizzazioni, dopo l’apertura e l’inaugurazione, che trasferiscono, armi e bagagli, anche tutte quelle cose di poco conto che hanno presso il bunker di Varcota, forse anche il loro, NON IL NOSTRO, Gruppo Folkloristico.
Franco Tosoni
mercoledì 4 ottobre 2017
Il "Signor" Andrea e i suoi Commenti
Caro "Signor" Andrea, come sarebbe bello se l'onestà e l'obbiettività fosse di casa in tutte le case.
Ho notato che ha cancellato tantissimi suoi commenti postati in questo Blog. Come mai?
Ma come vede...................
1)
Andrea ha lasciato un nuovo commento sul tuo post " Gli antropologi russi pronti a studiare le origini...":
Gli sloveni sono anche a nord e a sud del Canin...Certo che sono d'accordo, nel peggiore dei casi sara' sempre una lingua in piu' che rende quasi comprensibile in automatico il russo, il croato e altre lingue slave vicine allo sloveno. Lei non potra' compararlo perche' non lo conosce e perche' e' prevenuto. I dirigenti o chi ha deciso l'insegnamento bilingue caro Rozajan, lo ha fatto perche' in quei luoghi da secoli parlano lo sloveno perche' sono sloveni, caro mio. In almeno 5 comuni della provincia di Gorizia c'e' l'insegnamento sloveno fino alle superiori e in almeno 4 comuni in quella di Trieste. Spesso in tutti questi comuni gli sloveni sono la maggioranza. Loro non hanno chiesto che l'Italia si spingesse nei loro comuni, ma comunque l'italia ha garantito un minimo. Ad ogni modo le consiglio di moderare i termini senza usare volgarita', ricordandole che continua ad esprimersi in Italiano e non in Resiano, quindi la sua identita' espressa e' italiana e zero resiana, almeno per il momento. Zbugam Rozajan an lipu stuj!
Postato da Andrea in <br><center>VAL RESIA RESIJE<img src="http://goo.gl/E9Ddzc"></center> alle 16 luglio 2017
22:27
Ho notato che ha cancellato tantissimi suoi commenti postati in questo Blog. Come mai?
Ma come vede...................
1)
Andrea ha lasciato un nuovo commento sul tuo post " Gli antropologi russi pronti a studiare le origini...":
Gli sloveni sono anche a nord e a sud del Canin...Certo che sono d'accordo, nel peggiore dei casi sara' sempre una lingua in piu' che rende quasi comprensibile in automatico il russo, il croato e altre lingue slave vicine allo sloveno. Lei non potra' compararlo perche' non lo conosce e perche' e' prevenuto. I dirigenti o chi ha deciso l'insegnamento bilingue caro Rozajan, lo ha fatto perche' in quei luoghi da secoli parlano lo sloveno perche' sono sloveni, caro mio. In almeno 5 comuni della provincia di Gorizia c'e' l'insegnamento sloveno fino alle superiori e in almeno 4 comuni in quella di Trieste. Spesso in tutti questi comuni gli sloveni sono la maggioranza. Loro non hanno chiesto che l'Italia si spingesse nei loro comuni, ma comunque l'italia ha garantito un minimo. Ad ogni modo le consiglio di moderare i termini senza usare volgarita', ricordandole che continua ad esprimersi in Italiano e non in Resiano, quindi la sua identita' espressa e' italiana e zero resiana, almeno per il momento. Zbugam Rozajan an lipu stuj!
Postato da Andrea in <br><center>VAL RESIA RESIJE<img src="http://goo.gl/E9Ddzc"></center> alle 16 luglio 2017
22:27
martedì 3 ottobre 2017
ANDREA E IL SUO VERO NOME
Articolo redatto da Franco Tosoni
22
aprile 2010, sul blog Val Resia Resije vengono pubblicate queste due
lettere, Botta e Risposta. Gli interpreti di queste due lettere sono:
Igor Cerno e Lidio Buttolo.
Lidio
Buttolo buona parte di noi lo conosce, origini resiane di Uccea, ma
nativo di Pradielis, comune di Lusevera. Abita a Udine, ma non
dimentica le sue origini e tanto meno il suo “po-nasin”; quel
dialetto niente affatto sloveno.
Igor
Cerno, lui risiede a Lusevera, ma da noi è poco conosciuto con il
suo vero nome. Noi lo conosciamo con altro nome, un nome
contraffatto, un nome d'arte. Lui si nasconde e si nascondeva sotto
questo falso nome, per non farsi individuare. Pontificava e
sentenziava noi resiani di essere filo italiani, di disconoscere le
nostre origini slovene, che parliamo un dialetto sloveno, che il
resiano non è una lingua. In definitiva, tutta la nostra cultura,
musica e danza compresa, è merito della Slovenia. L’origine, e non
possiamo negare questo elemento determinante, è slovena, sempre
secondo lui.
Ma
è arrivato il momento, quel momento tanto atteso, per svelare
finalmente quel nome. Ho voluto riproporvi queste due lettere perché
è cosi che Andrea ha firmato la prima lettera, ed è con quel nome
che Lidio Buttolo fa cenno nella sua risposta. Buona lettura.
Franco
Tosoni
giovedì
22 aprile 2010
BOTTA
E RISPOSTA
VALLI
DEL TORRE
Solita
solfa e peculiarità
Giovedì 8 aprile
2010, sfogliando le pagine del Messaggero Veneto, mi fermo a pagina
16, attratto dalla scritta Lusevera. Incuriosito da questa scritta,
dato che risiedo a Lusevera, mi accingo alla lettura e, al termine
dell’intervento, con stupore, leggo: «un ... ringraziamento anche
a nome della mia natìa Alta Val Torre». Subito mi chiedo chi sia la
persona che parla anche a mio nome, considerato che anch’io sono un
abitante dell’Alta Val Torre. Scorro con gli occhi e vedo... Lidio
Buttolo. Ma chi cavolo è? Penso tra me e me; soprattutto: perché
diavolo parla anche a nome mio, ringraziando persone sconosciute
nell’Alta Val Torre che per di più hanno negato – cito dalla
lettera di Buttolo – «l’esistenza nelle valli (di) alcuna
minoranza ancorché linguistica»? A me non passerebbe nemmeno per la
testa di ringraziare persone che negano l’esistenza della mia
lingua materna di origine slovena che è d’uso quotidiano nell’Alta
Val Torre! M’informo se per caso questa persona possegga un qualche
ruolo istituzionale qui nell’Alta Val Torre. Assolutamente no. Mi
hanno riferito che il signore vive a Udine e, di tanto in tanto,
passa in villeggiatura dalle nostre parti. È sempre la solita solfa.
Arrivano da fuori, dalla città e s’arrogano il diritto di parlare
a nostro nome, di dirci chi siamo, di cosa abbiamo bisogno. Ma perché
piuttosto questi signori non parlano a nome della gente di piazza
Primo maggio o dei clienti del centro commerciale che hanno sotto
casa? Io, personalmente, ringrazio Viljem Cerno, don Renzo Calligaro,
Guido Marchiol, Dante Del Medico, Fiorina Micottis, David Klodic e
tutte le altre numerose persone che vivono e lottano con la comunità
per difendere la sua lingua di origine slovena, le sue radici, la sua
cultura. Perché, cari sedicenti difensori della «torrianità», è
soltanto grazie a queste peculiarità che la nostra comunità vive.
Igor
Cerno Lusevera
Tratto
dal Messaggero Veneto del 16 Aprile 2010
Risposta
tratta dal Messaggero Veneto del 21 Aprile 2010
Quel
dialetto non sloveno
Io,
quello cui si riferisce il dottor (giurisprudenza) Igor Cerno nella
lettera pubblicata dal Messaggero Veneto il 16 aprile, non intendo
replicare polemicamente: sarebbe troppo noioso nel dare una certa
importanza al contenuto, quindi sembrare di magnificare il mittente.
A costui però devo dire – con preghiera al Messaggero Veneto di
cortese pubblicazione – solo qualche cosetta perché Igor pare
essere e rimanere chiuso in un guscio d’uovo (di colombo) e anche
in un certo qual senso squalificarsi per dire di non conoscere chi è
lontano dal suo nido, facendo così solo illazioni e lui stesso usare
la “solita solfa”. Pradielis (comune di Lusevera) è il mio paese
(non vi «passo di tanto in tanto in villeggiatura») e i miei
ottanta anni li ho vissuti per la maggior parte, anche
anagraficamente, lassù, dove ho la casa ricostruita dopo il
terremoto con metà del contributo regionale in quanto allora non
residente. Siccome il Cerno (Igor: nome russo?) al termine della sua
lettera ringrazia sei persone (solo) vorrei fare qualche precisazione
in merito. Egli per primo ringrazia Viljem Cerno, cioè suo padre che
peraltro ama slovenizzare nome e cognome sulla stampa filoslovena;
tale ringraziamento è naturale, ma il suo genitore Guglielmo (in
vallata friulanamente lo chiamano Guglielmin) è nato, cresciuto e
(come s’usa dire) pasciuto in Lusevera capoluogo come lui. L’altro
citato – Guido Marchiol – è l’attuale sindaco di Lusevera e
suo zio materno; Igor è anche consigliere comunale (pare sfumata per
lui la carica di vice proprio per questione di parentela stretta).
Questo giovanotto pare voglia
emulare suo padre Gugliemin, il quale ha battuto il primato nel
rimanere consigliere comunale (un po’ di qua, un po’ di là, ma
quasi sempre all’opposizione) per ben otto tornate amministrative:
un vero record anche perché dopo la 38/01 si è dichiarato “eletto
di lingua slovena” (a posteriori però). Il ringraziato don Renzo
Calligaro è parroco di Lusevera e Villanova delle Grotte da oltre
trent’anni. Questi, dato che Igor afferma che io sarei uno
sconosciuto nell’Alta Val Torre, oltre dieci anni fa in sede di
definizione giudiziaria così scriveva a mio riguardo: «... tenuto
conto che la sua (io) persona ha incidenza nell’ambito della
comunità... sappia comunque che nei suoi confronti nutro grande
stima». Avesse, quindi, l’Igor chiesto al suo parroco (dato che è
anche cantore e suonatore in chiesa) chi sia quel “cavolo” di
Lidio Buttolo avrebbe avuto (ma sono certo che ce l’ha) ragguagli
sicuri. Cerno nomina anche un certo David Klodic: cognome inesistente
nell’Alto Torre, per cui chiederei io a questo punto “chi cavolo
è” costui. Ribadisco, infine, il mio ringraziamento al defunto
Mattelig (il Messaggero Veneto ha resocontato le sue esequie come tra
le più partecipate nelle Valli del Natisone) anche a nome dei miei
convalligiani, escluso Igor e i suoi nominati, perché si è fin
troppo speso per la tutela del nostro “po-nasin”; dialetto niente
affatto sloveno con buona pace anche del dottor Igor Cerno.
Lidio
Buttolo Lusevera
venerdì 29 settembre 2017
ITALIA-RUSSIA : Accordo di Amicizia e cooperazione tra la città russa di Scienza Fryazino e Comune di Resia della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Una delegazione del Comune di Resia, realtà di un profilo raro della parte pedemontana di Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia nella prima decade di settembre 2017 ha visitato la città storica della Scienza della Regione di Mosca, sita a pochi chilometri dalla capitale russa.
A capo con il Primo Cittadino di Val Resia un gruppo italiano ha partecipato ad una serie d’incontri ed eventi, dedicate al “compleanno” della città di Fryazino, storicamente legata agli italiani sin dall’epoca di Ivan Terzo.
Tale visita è stata programmata per sostenere già presenti rapporti di cooperazione, d’Amicizia e di scambi culturali, nonché a rafforzare rapporti bilaterali nelle sfere di tecnologie innovative, dell’economia e del turismo. Tutto ciò era stato possibile grazie all’Accordo di Amicizia, stipulato tra due sindaci nella giornata dell’11 giugno 2016 a Resia. La vista ufficiale si è attuata nelle giornate 6 – 10 settembre 2017 ha implicato diversi incontri ufficiali.
La delegazione italiana era composta da dott. Sergio Chinese, Sindaco del Comune di Resia, proff. Edo D’Agaro, dirigente di Animal Genomic Laboratory del Dipartimento di Agricoltura, Alimenti, Scienze ambientali e Animali dell’Ateneo di Udine, da dott.ssa Elena Toukchoumskaia, presidente del Centro per lo Sviluppo Transnazionale tra l’Italia e la Russia la quale per il mandato del Console Onorario della Federazione Russa in Udine Carlo Andrea Dall’Ava ha rappresentato il Console Onorario. L’addetto alla Stampa della delegazione giornalista – pubblicista internazionale Luisa Penzo ha potuto intervistare entrambi i capi delle amministrazioni gemellate. Nella mattinata del giorno 7 settembre 2017 la delegazione è stata ricevuta all’Ambasciata della Repubblica Italiana a Mosca, rispettivamente da dott. Walter Ferrara, Addetto ai rapporti Culturali dell’Ambasciata sono stati valutati le opportunità ed era discusso il futuro del rapporto istaurato e ha avuto uno scambio di pareri con il dott. Roberto Caflero Vice-Direttore dell’ICE in Russia, responsabile del settore Meccanica, Tecnologia e Collaborazione industriale Agroalimentare e vini del preposto ufficio italiano a Mosca.
A capo con il Primo Cittadino di Val Resia un gruppo italiano ha partecipato ad una serie d’incontri ed eventi, dedicate al “compleanno” della città di Fryazino, storicamente legata agli italiani sin dall’epoca di Ivan Terzo.
Tale visita è stata programmata per sostenere già presenti rapporti di cooperazione, d’Amicizia e di scambi culturali, nonché a rafforzare rapporti bilaterali nelle sfere di tecnologie innovative, dell’economia e del turismo. Tutto ciò era stato possibile grazie all’Accordo di Amicizia, stipulato tra due sindaci nella giornata dell’11 giugno 2016 a Resia. La vista ufficiale si è attuata nelle giornate 6 – 10 settembre 2017 ha implicato diversi incontri ufficiali.
La delegazione italiana era composta da dott. Sergio Chinese, Sindaco del Comune di Resia, proff. Edo D’Agaro, dirigente di Animal Genomic Laboratory del Dipartimento di Agricoltura, Alimenti, Scienze ambientali e Animali dell’Ateneo di Udine, da dott.ssa Elena Toukchoumskaia, presidente del Centro per lo Sviluppo Transnazionale tra l’Italia e la Russia la quale per il mandato del Console Onorario della Federazione Russa in Udine Carlo Andrea Dall’Ava ha rappresentato il Console Onorario. L’addetto alla Stampa della delegazione giornalista – pubblicista internazionale Luisa Penzo ha potuto intervistare entrambi i capi delle amministrazioni gemellate. Nella mattinata del giorno 7 settembre 2017 la delegazione è stata ricevuta all’Ambasciata della Repubblica Italiana a Mosca, rispettivamente da dott. Walter Ferrara, Addetto ai rapporti Culturali dell’Ambasciata sono stati valutati le opportunità ed era discusso il futuro del rapporto istaurato e ha avuto uno scambio di pareri con il dott. Roberto Caflero Vice-Direttore dell’ICE in Russia, responsabile del settore Meccanica, Tecnologia e Collaborazione industriale Agroalimentare e vini del preposto ufficio italiano a Mosca.
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giovedì 21 settembre 2017
GORIZIA - AGOSTO 1965 – FESTIVAL DEL FOLCLORE
DA
FONTE AFFIDABILE - PER PRESENZA E MEMORIA VISIVA
Articolo redatto da Franco Tosoni
Altri
tempi, altro periodo, siamo a Gorizia, mese di agosto 1965, Festival
del Folklore, è presente anche il nostro, non il loro, Gruppo
Folkloristico Val Resia.
I
suonatori sono: Di Lenardo Giovanni, ḡiuancala, Micelli Livio,
liviot, Tosoni Francesco, chech, a capo del gruppo, Tosoni Felicito,
fritz
Tutto
bene, i nostri fanno il loro dovere e la loro bella figura davanti ad
un folto pubblico. Molti applausi ai nostri suonatori ed ai nostri
ballerini, e la manifestazione prosegue con l’esibizione degli
altri gruppi folkloristici, gli invitati a questa riunione popolare.
Si
può affermare che la festa è poi continuata secondo il suo
programma, ma verso la fine del raduno, al momento della sfilata,
il nostro Gruppo, non loro, si è rifiutato di sfilare per le vie di
Gorizia. Cosa era successo di così grave per rifiutare questo
passaggio? Era successo che un gruppo folkloristico della ex
Jugoslavia, sicuramente sloveno, si era presentato a questo incontro
con tanto di zitira e bunkula e questo fatto aveva contrariare, e non
di poco, i nostri suonatori ed i nostri ballerini. Un oltraggio,
questo, che i nostri non avevano ignorato, avevano tollerato fino al
momento della sfilata, poi ci ha pensato liviot. Prima ci
esibiamo con la musica e la nostra danza, deve aver pensato, poi
avremo tutto il tempo di riflettere e di pensare. E come ci ha
pensato, perché al momento della sfilata, mettendo la sua zitira
sottobraccio, ponendo in risalto quell’affronto, disse chiaro e
tondo: Amici e compaesani, avete visto anche voi che dispetto e
provocazione ci hanno fatto con questo atto, quindi torniamo a casa
perché io alla sfilata con loro non partecipo. E così hanno fatto
tutti gli altri componenti del nostro gruppo, non loro, e sono
tornati a casa senza partecipare alla sfilata.
A
quel tempo con i mezzi di trasporto bisognava cavarsela mediante
macchine private, in questo modo, pure in quella occasione, il gruppo
si era dovuto arrangiare, per presentarsi alla manifestazione di
Gorizia, con l’ausilio della disponibilità di alcuni proprietari
di un mezzo di trasporto. E appunto da uno di questi autisti di
fortuna che ho raccolto questa testimonianza. A dirla con sincerità
questa testimonianza suona straordinariamente come una musica un po'
insolita, con i tempi di oggi, non che non sia vera, ma è il
comportamento coerente assunto dai componenti di quel gruppo, tutti,
ballerini e suonatori, che questo episodio esprime e fa emergere
tutta la responsabilità e la franchezza del loro gesto,
quell’orgoglio resiano, quella lealtà e quella fedeltà alle
proprie origini, alla propria stirpe, sintomo di devozione e di
resianità.
Una
riflessione su questo episodio. Il gruppo folcloristico oggi, il
gruppo folcloristico ieri, due realtà, due periodi diversi. Io sono
decisamente e chiaramente sicuro che un gesto del genere è stato
semplicemente esemplare, cosa che oggi, a distanza di circa 50 anni,
il loro Gruppo Folcloristico Val Resia non sarebbe in grado di
farlo, per volontà, condiscendenza e compiacenza.
Franco
Tosoni
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lunedì 18 settembre 2017
I.T.V.R. informa: Eurovisione 2017
Alla'Attenzione di:
MEDIA INQUIRIES
DAVIS GOODMAN
Senior Communications Manager
BROADDCASTWER INQUIRIES
MATTHEW TRUSTAM
Senior TV Project Manager
Buongiorno, sono Franco Di Lenardo, Vice Presidente dell’Associazione Identità e
Tutela Val Resia (I.T.V.R.).
Da notizie
stampa, e successivamente via computer, ho saputo che in Luglio 2017 si è
svolto, nella capitale Lettone, un concorso televisivo Eurovision Son Contest,
al quale hanno partecipato nove cori di Stati membri dell’Unione Europea EBU, e
che il primo posto è andato al coro femminile sloveno Carmen Manet di Kranj.
Complimenti
al coro che ha vinto.
Sempre dalla stampa abbiano saputo che il coro ha
eseguito canti con la musica dei giovani compositori, Adrca Katarina e Pustinek
Rakar, che descrive la vita di una donna.
A noi interessa la seconda
canzone, che la stampa riporta come Ta su Solbica, mentre il titolo originale è
TA NA SOLBICI, canzone che non è stata scritta da Sam Vovka, come riportato
dalla stampa, così come apprendiamo essere ispirata dai melodici folk di una
minoranza slovena a Rezia e il suo testo è in Resian.
Rileviamo che è scritta e cantata, parte in Resiano e
parte in sloveno.
Dobbiamo far presente che detta canzone è pertinente
ad una frazione del Comune di Resia, Stolvizza, frazione che si trova in
provincia di Udine, quindi in Italia. Dal regolamento si apprende che ogni brano può includere solisti, strumenti musicali e
può essere di qualsiasi genere a condizione che contenga note tradizionali o
regionali del paese rappresentato.
Tale ultima
canzone non contiene pertanto note tradizionali o regionali del paese
rappresentato, pertanto il coro si è appropriato di musiche che non sono del
suo paese, perciò noi CHIEDIAMO che il coro Carmen Manet di Kranj venga ora declassato e
ritirato il premio il quale dovrà sicuramente passare al secondo, cosi via.
Si prega voler far conoscere anche
agli altri cori partecipanti che la Slovenia non ha cantato tradizioni
regionali del proprio paese.
La
trasmissione è stata organizzata e prodotta dall’emittente televisiva Latvilas
Televiziia (LTV), con la collaborazione della Riga Tourism
Development Bureau.
Mi permetto di scrivervi perché, come sembra, siete stati voi ad organizzare il tutto.
Nel caso contrario vi prego di voler indicare a chi dovremo far sapere quanto avvenuto e se sarà compito
nostro comunicarlo ai cori partecipanti.
Per ulteriori chiarimenti siamo a vostra disposizione.
Sarà gradito un cenno di ricevuta.
Il Vice Presidente
Franco Di Lenardo
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