ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

venerdì 30 luglio 2021

PER NOI L’IDENTITA’, LA CULTURA E LA LINGUA RESIANA NON SONO UN’OPINIONE

MA UNA REALTA’ INNEGABILE E INDISCUTIBILE RICAPITOLIAMO - 27 LUGLIO 2021 In questi anni abbiamo fatto una raccolta delle esternazioni che i Resiani filo-sloveni hanno esposto per giustificare/scusare la propria opzione. Le giustificazioni vengono loro suggerite di continuo, durante le occasioni di incontro: vuoi di Anniversario qualsiasi (decennale di…, ventennale di…, venticinquennale di…, 170° - 180°), Festival di musica, Festival di spettacolo, Premiazioni, Concorsi, Conferimento di medaglie, Corsi di lingua, Incontri di amicizie, Visita di Personalità politiche, ecc. È un indottrinamento martellante che provoca “un indebolimento dell’autonomia, un’incapacità di pensare autonomamente, una distruzione delle credenze e delle affiliazioni, cioè sconvolgimento dei valori e credenze di base” (‘fenomeno’ che si chiama anche in altro modo).
Comunque, precisiamo, possono pure dichiararsi sloveni o filo-sloveni, ma le giustificazioni-frottole, per tacitare la loro coscienza, restano sempre frottole; non sono le vere motivazioni. Ecco un elenco, speriamo esaustivo, delle scusanti; avvallate anche dai resiani che collaborano, dichiarandosi pilatescamente super-partes. Se abbiamo dimenticato qualcosa, per favore, fateci sapere. 1. I primi abitanti arrivati a Resia erano sloveni, quindi/ergo i Resiani sono ‘sloveni’. [OBIEZIONE: 1) se fossimo stati sloveni ci avrebbero chiamati ‘sloveni’ e non “Sclafs”, “Roseans”. 2) All’epoca del nostro arrivo in Valle – VII, VIII sec. – gli Sloveni non esistevano e la loro etnogenesi (processo di formazione di un gruppo etnico) è iniziata nel XVI sec.; mentre l’etnogenesi dei Resiani, FUORI DA OGNI DUBBIO, è iniziata nell’VIII sec. 3) Nelle famiglie resiane non è presente una apprezzabile commistione resiano-slovena tale da dimostrare la nostra ‘origine slovena’; 4) nessun sloveno parla fluentemente il resiano e nessun Resiano parla lo sloveno (a parte qualche eccezione contingente); 5) Nessuno Resiano si è mai sognato di dichiararsi ‘sloveno’ fino a quando è iniziato il via-vai e il lavoro di persuasione da parte slovena e ancor di più dopo la promulgazione della legge di ‘Tutela della minoranza linguistica’ che porta vantaggi economici a chi si dichiara ‘sloveno’] 2. L’indagine genetica del DNA dei Resiani non dimostra niente. [OBIEZIONE: 1) la scienza non sbaglia; 2) evidentemente non avete una precisa percezione del vostro DNA; vi è stato omologato?] 3. Siamo diventati “Italiani” tutt’ad un tratto, senza volerlo e senza accorgerci (čenče pa nu malu se wćupit, samo se naleśli Laški. Si riferiscono al Plebiscito del 1866, di cui qualcuno non si ricorda neanche, ma gliel’hanno prontamente ricordato). [OBIEZIONE: 1) ma prima del Plebiscito cosa eravamo? non certo Sloveni e siamo rimasti sempre Resiani; 2) abbiamo fatto una ulteriore scelta nel 1946, non basta? 3) Né il Plebiscito e né il fascismo ci ha cambiato l’identità. Ora invece, senza neanche un Plebiscito, siamo diventati ‘sloveni’. Dove non sono riusciti i fascisti, ci sono riusciti gli sloveni a cambiarci l’identità. VEDI: Praga (1968) “Sommario sulla tradizione orale degli sloveni di Resia (ITALIA)”; Malborghetto (1988) “Catalogo registrazioni delle tradizioni popolari degli Sloveni in Italia 1962-1988; (1964) “Pri slovenskih pravljičarjih: Rozalia iz Bile v Reziji”, Novellatrice slovena di Resia; (1988) videoregistrazioni della RTV Ljubljana “Slovenske ljudske pesmi iz Rezija”….. Si potrebbe andare avanti all’infinito, ma non c’è spazio qui e un elenco, incompleto, è stato già pubblicato: riguarda le appropriazioni della nostra cultura da parte slovena e l’appropriazione della nostra identità.] 4. Non scriviamo resiano? [OBIEZIONE: Fra un po’ impareremo lo sloveno: “Še vedno pa čakamo, da bi se pouk slovenskega jezika razširil in udomači tudi na območju Terskih dolin, Rezije in Kanalske doline. To ostaja naš cilj in naša zahteva.” Scritto da una resiana sul Novi Matajur del 7 4. gennaio 2021: “Attendiamo sempre che l’insegnamento della lingua slovena si diffonda e diventi familiare anche nell’ambito delle valli del Torre, di Resia e nella ValCanale. Questo resta il nostro obiettivo e la nostra esigenza.” (sic!)] 5. Spopolamento del territorio di Resia. Riduzione degli alunni nella Scuola di Resia [OBIEZIONE: Anche gli Sloveni patiscono lo spopolamento ma lo schivano, annettendo i Resiani e altri] 6. I Fascisti hanno italianizzato i nostri cognomi [OBIEZIONE: ma Lettig, Moznich, Pielich, ecc. sono rimasti sempre gli stessi.] 7. I Fascisti ci hanno impedito di usare la nostra lingua. [OBIEZIONE: 1) leggo sul Bollettino Parrocchiale Primavera 1983 “a Resia è stato possibile, come niente fosse, e per di più sotto il mantello dell’O.N.D. perfino la stampa di alcuni testi in resiano” e farne sfoggio in una manifestazione pubblica a Gemona. 2) mentre ora, vedi punto 4]. 8. I Fascisti volevano annientare gli Slavi dal territorio italiano [OBIEZIONE: adesso gli stessi Slavi vengono annientati dagli sloveni]; 9. Avendo la ‘cittadinanza slovena’ possiamo usufruire dei prezzi agevolati che praticano di là. [OBIEZIONE: con il denaro si compra tutto, anche l’identità] 10. Il resiano è un dialetto sloveno, non lo diciamo noi ma i linguisti [OBIEZIONE: voi citate solo i linguisti che affermano ciò che voi volete sentire e dire, ciò che vi hanno inculcato, ma da soli non avete fatto ricerche e approfondimenti. …v Reziji in Teru,… sta edina dialekta, na katera ni vplivala slovenska kultura. Scritto da uno sloveno e, se lo dicono loro, dobbiamo crederci: ‘A Resia e (nel territorio) del Torre… cI sono due dialetti unici, sui quali non ha influito la cultura slovena’]. 11. Dobbiamo mantenere la “collaborazione transfrontaliera” [OBIEZIONE: che si riduce nel consegnare agli sloveni il patrimonio culturale, linguistico e identitario resiano, affinché loro, possano pavoneggiarsi di una cultura specialissima e ricchissima come la nostra, mentre la loro è rimasta annientata da secoli di dominazione tedesca]. 12. Facciamo quello che vogliamo [OBIEZIONE: o quello che vi dicono ‘loro’ di fare?] NOSTRA DOMANDA: lo Stato Italiano finanzia con una bella vagonata di milioni questi Italiani-scontenti. Conoscete il proverbio che parla di ‘il piatto in cui si mangia’? Significa: “Dopo aver beneficiato dei favori di qualcuno, ben presto li disprezza con evidente, egoistica ingratitudine”. Domanda: Prima mangiano nel piatto e poi sono ingrati? oppure Prima sono ingrati e poi mangiano nel piatto? I.T.V.R.

lunedì 5 luglio 2021

L’ORO DI RESIA, O QUASI, LO STROK

Cambiano le abitudini nel tempo, specialmente quando ci sono degli interessi di mezzo. Un tempo lo strok era considerato alla stessa misura che oggi si considera la patata oppure il fagiolo. Ogni famiglia lo coltivava in funzione del proprio fabbisogno domestico ed era considerato un elemento utile per integrare e dare un senso a certe pietanze, come viene fatto oggi, forse con un po’ più di originalità. Poi si è scoperto che aveva delle proprietà che, coltivato in altri luoghi, non aveva: la sua tipicità, il suo profumo e la sua dolcezza nel rendere più gustoso il cibo. Qualche anno fa, visitando la mostra dell’aglio presso una sala del Centro Visite del Parco Naturale delle Prealpi Giulie, l’addetto mi invitò a sentire il tipico profumo di questa piccola pianta bulbosa. Gentilmente gli ho risposto che quel tipico profumo lo conoscevo molto bene perché, dopo tanti anni, me lo sentivo ancora addosso, visto tutte le volte che mia mamma mi legava una coroncina attorno al collo perché avevo i vermi. Dicevano che l’aglio aveva anche questa proprietà, che quel suo tipico profumo non permetteva al verme di risalire fino in gola e causarti il tuo soffocamento. Per tanti anni non volevo più sentire parlare di aglio tanto ero stato nauseato dal suo profumo. Adesso sono tornato ad apprezzare queste sue proprietà e tutti i suoi prodotti derivati.
Ma torniamo al nocciolo della questione per considerare questo prodotto. La considerazione consiste nella sua produzione e nella sua commercializzazione. Quest’anno ha avuto luogo una festa dedicata esclusivamente all’aglio di Resia ed è stata una giornata davvero interessante. Certamente, proponendo questa festa, si è voluto ulteriormente far conoscere questa sua tipicità ad un pubblico ancora più vasto. La grande affluenza di persone intervenute alla festa ha già dimostrato il suo grande interesse, e credo che quel quantitativo di aglio scorto sulle bancarelle, alla fine, sia stato tutto venduto. Questa è la situazione sommaria di quanto è successo quel giorno perché la maggior parte del prodotto era già stato piazzato a dovere, venduto anticipatamente ad una clientela selezionata. Devo sottolineare, inoltre, che non tutto l’aglio coltivato e prodotto aveva preso questo percorso. Poco prima del suo raccolto c’è stata una parte che ha preso strade diverse, illegalmente diverse, frutto di alcune ruberie notturne. Tutto questo qualche anno fa, forse, non sarebbe successo, e la ragione consiste nel fatto che questo prodotto, a quel tempo, aveva scarsa o nulla commerciabilità per la sua poca visibilità. Adesso l’aglio di Resia è diventato frutto di interesse e la sua attenzione ha fatto sì che per averlo uno lo paga ad un prezzo interessante. Per questo motivo, quindi, è ragionevolmente evidente che è diventato ormai un prodotto ricercato e, desumo, che in questo caso è pensabile, senza ombra di dubbio, che la domanda, visto il suo valore, supera abbondantemente l’offerta, pertanto, in virtù di questa analisi, si può benissimo pensare che, te rosaijanski strok, è da ritenere come l’oro di Resia, o quasi. Seguito Ripropongo questo mio brano, già pubblicato a suo tempo, perché vorrei soffermarmi su un argomento, sempre attinente allo Strok, ma con un distinto e importante riferimento, la ragione e l’intelligenza di come si è arrivati a individuare tutte quelle sue proprietà. Fino a poco tempo fa, anche se avevo chiesto a qualcuno delle indicazioni, delle spiegazioni di indicarmi, forse quelle persone non conoscevano esattamente chi e come e da chi era partita quella caratterizzante individuazione delle particolarità, le proprietà, il suo profumo e la dolcezza dello strok resiano, non ero mai riuscito ad individuare il protagonista. Avevo pensato che forse quella intuizione certamente fosse partita da una persona molto sensibile e amante della terra, dalla sua educazione e della sua passione per il gusto e per i sapori, ma mai avrei pensato che le sue origini fossero “italiane”, cioè una persona venuta da lontano, “nä läska”, a scoprire la preziosità e la caratteristica di questa pianta bulbosa resiana. Non credo che i resiani non ne fossero a conoscenza di queste sue proprietà, visto anche il grande uso che ne hanno sempre fatto, ma forse non avevano mai pensato che questo frutto della propria terra sarebbe diventato la conseguenza di tanto interesse e tanta attenzione, per queste sue particolarità, se questa persona non avesse intuito ed evidenziato queste sue pregiate specificità. Ma veniamo alla identificazione di questa persona, anche se la maggior parte dei resiani conosce già la sua identità e il suo profilo, forse un po' meno noi “emigranti”. Adele Martinello, questo è il nome della protagonista della valorizzazione del nostro, del suo Strok. "Tä läska Adele Martinello", ma di fatto diventata, "nä rosaijanska", avendo sposato un resiano ed essendosi integrata perfettamente nella nostra realtà, ha ricoperto anche un incarico importante nell’amministrazione comunale del comune di Resia, il mandato di vicesindaco e assessore all’agricoltura. Ci tenevo a soddisfare questa mia curiosità con la consapevolezza di aver reso, a distanza di tempo, un riconoscimento doveroso verso quella persona che ha permesso di rendere lo Strok, quasi, l’Oro di Resia. A distanza di quasi dieci anni dalla sua pubblicazione sono riuscito ad acquisire, con-la possibilità di consultarlo, il libro: L’Aglio di Resia e la sua Valle, autori Gino Di Lenardo e Maria Ida Turello, lui resiano, lei “mezzosangue resiano”, così si definisce – interessante per la sua illustrazione, con abbondanza e precisione di particolari, come notevole ed esauriente la spiegazione fotografica. Articolo di Franco Tosoni