martedì 29 ottobre 2024
RESIANI SEMPLICEMENTE RESIANI - MUSICA TIPICA RESIANA: LA ZÏTIRÄ
lunedì 2 settembre 2024
Prato di Resia 1920 circa
mercoledì 6 dicembre 2023
Val Resia : GIOVANNI CLEMENTE “TOMAŽIĆ Classe 1886
Un po' di storia resiana GIOVANNI CLEMENTE “TOMAŽIĆ
Giovanni Clemente Tomažić nasce a Resia nel 1886 in una famiglia numerosa che comprendeva le due nonne Anna e Maria, dalla moglie Santina dai fratelli Eugenio e Pietro da uno zio Renato, dai figli Giovanni e Bruno e dalle sorelle Clelia e Maria.
Quando era ancora un ragazzino, non ebbe molto tempo per dedicarsi ai giochi con i coetanei. Fin da piccolo il padre lo portò a lavorate in Austria presso il suo negozio di commerciante di frutta e verdura.Frequentò le scuole del luogo dove imparò perfettamente la lingua scritta e parlata che, in seguito, gli fu molto utile.
Foto Scattata nel 1914 a Salisburgo
Foto sopra: Alpini Resiani guerra 1915-1918
A 29 anni fu chiamato militare nel 1915, col grado di sott'ufficiale degli Alpini. Dopo essere stato arruolato, fu mandato nella valle di Dogna con puntate anche sul Canin a salvaguardare i confini come guardia di frontiera. Si racconta che nel 1916 a Sella Somdogna nella notte di Natale le schermaglie da parte delle truppe italiane e da quelle austriache cessarono di combattere e, riuniti insieme attorno al fuoco, si scambiarono i doni. Scarseggiavano i viveri e bevande alcoliche dalla parte austriaca scambiate con tabacco da pipa e toscani che i nostri non avevano. Comandante di reparto in quel luogo era Giovanni Clemente che assecondò l'incontro.venerdì 10 novembre 2023
martedì 8 agosto 2023
Chiesa di Coritis 1993 - 2023
lunedì 9 gennaio 2023
DNA E I RESIANI
Articolo di Franco Tosoni
Premetto che:“”” Cosa è la scienza? Tra i modi di pensare alla realtà naturale, pensiero incluso, ce n’è uno che comunemente è chiamato scientifico che gode di una certa reputazione perché è costruito con regole che cercano di garantirne l’affidabilità. È proprio questa reputazione a produrne la differenza, spesso contestata, dagli altri modi di pensare: perché si confonde l’elevata plausibilità di ciò che la scienza afferma con l’idea che quelle affermazioni siano vere in assoluto. Questa pretesa di verità, mai reclamata dai veri scienziati, viene ingiustamente tacciata di arroganza e usata, paradossalmente, per difendere la gratuità di altri modi di pensare, dichiarati veritieri per ragioni che trascendono la realtà stessa.””” Dopo l’introduzione, ripropongo questo video, non per il motivo che era stato presentato a suo tempo, ma per puntualizzare alcuni aspetti, non marginali, ma che hanno avuto una parvenza molto marcata, esemplare e significativa. Infatti, volutamente e con una maliziosa programmazione, semplice ma mirata a rimarcare che, non a caso, la presentazione e la puntualizzazione dell’evento sia stata presentata proprio a Stolvizza, paese in cui esiste una dichiarata “minoranza slovena”, invenzione astratta e immaginaria. Hanno confutato i nostri adiacenti per il risultato che i ricercatori del Servizio di Genetica Medica del IRCCS Burlo Garofalo di Trieste che, dopo due anni di lavoro, hanno relazionato su quanto era emerso da tale ricerca, denominato: “Parco genetico del Friuli Venezia Giulia”. Da tale relazione era spuntata la prova che i Resiani risultano essere un’etnia unica in Europa (forse nel mondo?), in cui si afferma, di fatto, che i Resiani non hanno alcun vincolo genetico (manco po' ca..o), tradotto, “neanche per sogno” o una derivazione congiunta con gli Sloveni, tanto meno come la ipotetica assonanza con la lingua, la nostra primitiva e originaria, la loro “adolescente”, originata e dialettale. L’allora sindaco, Sergio Chinese, se ce ne fosse ancora bisogno da sottolineare, aveva pensato bene, quindi, ad invitare ed incontrare i ricercatori proprio a Stolvizza, per ribadire, con questo suo incontro, quanto è sbagliato dichiararsi “minoranza”, senza avere una base scientifica sulla “Genetica” e senza avere la certezza sulla nostra provenienza dichiarando, IO SONO, a dimostrazione di una dottrina erronea e infondata.
martedì 31 agosto 2021
Deborah Puccio e la Val Resia
venerdì 19 febbraio 2021
Le bugie hanno la gonna corta
lunedì 6 maggio 2019
Comune di Resia: Amministrative 2019
giovedì 4 aprile 2019
ATTENZIONE ALLE SVISTE
Attenzione la storia dei secoli V-VI-VII ci racconta di invasioni e dominazioni, in particolare quella crudelissima degli Avari sugli Slavi e i territori del Norico erano un crocevia di tribù diverse, Longobardi compresi.
Dal libro ‘Gli Slavi’ di Francis Dvornik - 1974.
‘Come la Croazia Bianca, anche la Serbia Bianca sfuggì alla dominazione Avara’. ‘ I Croati insieme a un piccolo esercito di Serbi liberarono subito la Dalmazia, poi il resto dell’Illiria e finalmente il territorio compreso tra la Drava e la Sava’. ‘Gli Sloveni della Carinzia furono così liberati per merito dei Croati’. ‘Carlo Magno e suo figlio Pipino vinsero definitivamente gli Avari. Dopo molte spedizioni il colpo decisivo fu loro inferto da Pipino nel 796’.’Le tribù slave tra il Danubio e la Sava si rallegrarono di sfuggire così per sempre alla minaccia avara’. ‘I Franchi estesero così la loro dominazione sugli Slavi dell’antico Norico (oggi la Carinzia e la Stiria nelle Alpi)’. ‘Così Carlo Magno, che nel 778 aveva restaurato la supremazia franca anche nel ducato di Baviera, era il padrone di un immenso territorio comprendente le Alpi e tutta l’antica Pannonia fino al Danubio e alla Sava’. ‘Tutti i territori di recente conquista furono attribuiti alla marca del Friuli. Erigere delle ‘marche’ nei paesi conquistati a farne oasi di partenza per nuove conquiste era la politica tradizionale di Carlo Magno’.
‘L’eredità europea del Patriarcato di Aquileia’ di Ardurino Cremonesi – 1979.
Nel Concilio (796) sulle rive del Danubio il Patriarca Paolino II e l’arcivescovo Arnone discussero anche varie questioni amministrative, ma non riuscirono ad accordarsi su tutte le divergenze, tanto che diversi anni dopo si rivolsero a Carlo Magno. Egli nel 814 stabilì i confini delle due diocesi alla Drava e in quella data nacquero la diocesi metropolita di Salisburgo e quella patriarcale di Aquileia.
Dal Messaggero Veneto 30/03/2019
Era il 3 aprile 1077 quando Enrico IV affidò al Patriarca Sigeardo il titolo di ‘Comes Fori Julii, Dux et Marchio’. Quella del 3 aprile, perciò, è la festa di tutto il Friuli e non solo di quello friulanofono: riguarda tutta quella parte di Europa e del mondo, compresa tra le Alpi e l’Adriatico e la Livenza e il Timavo, che, anche dopo il 1420, per molti secoli continuò a essere chiamata “Patria”.
Se anche per un certo periodo il Friuli fece parte del Ducato di Carinzia (solo nominalmente) certamente non vi erano organizzazioni, né leggi, né assistenze e nemmeno un esercito comune. Nel 1072 il duca Kazelin lasciò i suoi beni in eredità alla futura Abbazia di Moggio, compreso il Monte Sart. Dal 744 gli Sloveni erano sotto il dominio straniero, prima sotto quello avaro, poi bavarese e poi dal 1273 al 1918 sotto quello asburgico. Gli storici tedeschi chiamano gli Sloveni ‘Slavi alpini’, ma non menzionano i Resiani: è una notizia antiscientifica affibbiarci questo titolo.
Gruppo Cultura I.T.V.R.
lunedì 4 febbraio 2019
Il ricordo dell'eccidio delle malghe di Porzus e "Il Friuli diventerà Jugoslavo"
03 febbraio 2019
"La Giunta regionale proseguirà l'attenzione e l'impegno nella valorizzazione di Porzus, anzitutto perché lo merita l'Osoppo e lo meritano Paola Del Din, Cesare Marzona, Mario Toros e tutti gli altri che hanno fatto parte delle Brigate Osoppo, e perché qui passa la nostra storia, una storia che ha un significato molto più ampio di quanto possiamo pensare". Il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi ha concluso così, con un impegno chiaro da parte dell'amministrazione regionale "a tenere d'occhio quello che accade qui intorno a Porzus, luogo dove si sono incrociate tante fratture della storia europea" il suo intervento nella parrocchiale di Canebola, momento conclusivo della commemorazione del 74mo anniversario dell'eccidio delle malghe di Porzus.
"Quello di Porzus non fu un triste episodio che si svolse tra gente incattivita dagli eventi in un angolo periferico della storia italiana e europea: fu - ha sottolineato Riccardi - un assassinio perpetrato con determinazione in un luogo cruciale dove andavano a scaricarsi le tensioni che l'Europa del Novecento stava vivendo, e che vide Bolla, Enea e i loro uomini eroici protagonisti". L'intervento del vicegovernatore ha preso avvio con l'omaggio a Marzona e Toros, che "ci hanno lasciato la scorsa primavera a poche settimane di distanza l'uno dall'altro, due personalità assai diverse ma verso cui i friulani hanno un grande debito di riconoscenza" ed è proseguito nel ricordo della visita in forma privata del Presidente della Repubblica Cossiga e di quella ufficiale e definitiva di Napolitano.
"Forse - ha osservato Riccardi - non abbiamo ancora compreso bene il significato di quel gesto: dopo decine di anni in cui si volle pervicacemente negare ciò che era avvenuto, la Repubblica in quel maggio del 2012 rese finalmente omaggio ai valorosi uomini di Bolla e Enea". Valorosi, ha aggiunto il vicepresidente, "perché potevano cavarsela e scampare in qualche modo, invece decisero di mantenere fede al loro ideale e al loro impegno".
Nel ricordare il sigillo conclusivo apposto dal presidente Napolitano su ciò che l'Osoppo prima e gli storici poi avevano sostenuto, "ovvero che gli osovani combatterono perché fosse preservata la Patria e la libertà per tutti", Riccardi ha voluto fare cenno però anche ai lunghi anni del cono d'ombra. "Ancora nel 2008 Wikipedia dedicava poche righe alla voce 'Eccidio malghe di Porzus' ed erano righe che lanciavano un messaggio inquietante: dicevano che la Brigata Osoppo aveva tenuto un atteggiamento quantomeno equivoco verso fascisti e nazisti, in pratica dicevano che l'Osoppo se l'era andata a cercare", ha ricordato il vicegovernatore aggiungendo che oggi la stessa Wikipedia dedica decine di pagine a questa pagina di storia incancellabile.
Citando i predecessori illuminati che hanno attribuito a Porzus il complesso ruolo e il profondo significato nella Storia - i presidenti della Regione come Berzanti, testimone silenzioso, o come Comelli, che negli anni '80 aveva autorizzato la Provincia ad acquisire le malghe, fino a Serracchiani, che nel 2017 decise di affidare alla Osoppo la loro gestione - Riccardi ha rinnovato l'impegno della Giunta Fedriga a continuare sulla strada della doverosa valorizzazione e della ricerca storica.
Le celebrazioni per il 74mo anniversario hanno preso avvio a Faedis con il tributo ai Caduti delle associazioni combattentistiche e dei rappresentanti delle istituzioni - tra cui il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin che ha preso parte alla cerimonia con i consiglieri Cristiano Shaurli, Franco Iacop ed Elia Miani - a cui sono seguiti gli interventi del sindaco di Faedis Claudio Zani e del presidente dell'Associazione Partigiana Osoppo (Apo) Roberto Volpetti.
Volpetti nel suo discorso ha ricordato don Emilio De Roia, "gigante del Friuli di cui ricorre oggi il 27mo anniversario della scomparsa" e mons. Giuseppe Nogara, "l'uomo che era riuscito a parlare con tutti, che aveva salvato la vita a centinaia di persone, fra le quali anche Cesare Marzona" ma che, ha sottolineato Volpetti, è "sempre dimenticato, quando non oggetto di accuse ingiuste".
Rivolgendo a Riccardi il grazie per il sostegno che la Regione ha dato e continuerà mantenere per il Monumento nazionale di Topli Uorch, Volpetti ha ringraziato anche l'assessore regionale alla Cultura Tiziana Gibelli, "presente alla cerimonia certo per dovere istituzionale ma anche per un doveroso atto di ricordo a omaggio alla mamma Rita, partigiana osavana di Polcenigo".
A Canebola dopo la Santa messa concelebrata da don Gianni Arduini ha preso la parola a nome dell'Apo la Medaglia d'oro al valor militare Paola Del Din; al suo commosso contributo sono seguiti gli interventi del sindaco di Udine Pietro Fontanini, di Francesco Tessarolo per la Federazione dei Volontari per la libertà, dell'onorevole Roberto Novelli e infine la relazione dello storico Tommaso Piffer.
sabato 19 gennaio 2013
DNA e i Resiani - LA VAL RESIA SU RAI3
Estratto del programma RAI 3 "E se Domani" del 19 Gennaio 2013. Nel documento si dice chiaramente che la probabile provenienza dei Resiani potrebbe essere la Regione del Caucaso ben 2000 anni fa.
Scienza e non Fantascienza,come qualcuno vorrebbe farci credere.
Orgogliosi di essere RESIANI