ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena
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mercoledì 10 dicembre 2025

DIAMO UN SENSO E UNA COSCIENZA ALLA NOSTRA RESIANITA’

Facendo seguito al titolo a cui ho dato vita: “IO SONO E MI SENTO RESIANO. E TU?”, voglio spiegare le ragioni ed il motivo per cui ho voluto dare un significato e un senso a questa espressione.

Già da parecchio tempo a Resia si possono confrontare, in chiara tendenza negativa, strani comportamenti, nei modi in chiaro e nelle maniere trasparenti, nel modo e con indifferente condotta. Con questo sistema numerosi resiani, nativi o residenti nella Valle dei Resiani, si sono dichiarati, con insolente sfrontatezza, e senza alcuna vergogna, di appartenere ad una enigmatica minoranza slovena a Resia. Per creare questo risvolto dalla realtà ultramillenaria resiana, dobbiamo dare atto e dire: “Meno male che sono arrivati gli studiati – mi scuso nei confronti delle persone studiate che mettono a disposizione il loro sapere a beneficio della comunità e della propria identità - per prendere in mano questa piega sconsiderata, creando così una indiscussa frattura fra la gente, quella in maggioranza, che si sente ancora resiana, ma che, non avendo forse la capacità e la forza per contrastare questo affronto, lascia che l’evento della slovenizzazione resiana abbia il suo corso.

È tutto lecito, tutto legale, oppure è tutta una montatura questa sequenza che ha il sentore di imbroglio legalizzato, alla maniera di considerarlo come un atto di falsificazione della realtà? Ma tutto questo non basta, e non solo per gli atteggiamenti, ma pure per quella serie di altezzosità che accompagna ogni loro azione tanto da sembrare che, in qualche modo, di riassumere, far intendere e carpire la buona fede, e comprovare nelle analisi quella percezione nel prendere seriamente in considerazione che siano proprio loro ad amministrare e di reggere perfino le sorti della vita sociale resiana.

Si dichiarano, SI di essere resiani, forse per la sola ragione di considerarsi in loco nativi, o di abitare con tanto di residenza, ma stranamente non si sentono esaurientemente tali o disconoscono la propria discendenza, la propria generazione, dando delle valutazioni o dei riscontri che non trovano accostamenti validi e legittimi, direi inesistenti, totalmente fasulli.

Invece di fare gli interessi della propria gente, della propria resianità, del proprio popolo, della propria identità, unire quindi le forze per la nostra utilità, tutto questo non viene preso in considerazione e la nostra identità viene così compromessa e pregiudicata, per una visione astratta di quei pochi, con visionaria dipendenza, a vantaggio di altrui locazione. A quel vantaggio, a quell’illuminante prospettiva è venuta l’ora di dire basta, dire basta a quel cercare di slovenizzare la Valle dei Resiani, quindi dobbiamo dire basta e far in modo di non incoraggiare più quella gente di venire nella Valle dei Resiani solo per screditare, per propagandare e per acquisire padronanza della nostra identità.

Resiani per la Patria 1915 - 1918

Per gentile concessione da parte di Tonino Di Floriano, riporto questa foto in cui sono raffigurati gli EROI CADUTI PER LA PATRIA E I COMBATTENTI RIENTRATI A CASA DOPO LA FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE 1915 - 1918

Tratto da Facebook, articolo di Franco Tosoni

LA VAL RESIA PER LA "SUA" CULTURA

In data 10.09.2025 ho pubblicato uno stralcio di un ordine del giorno del Consiglio Comunale del Comune di Resia, così come riportato in seguito.

ORDINE DEL GIORNO - 31.03.1978

Dopo questa unanime approvazione dell’ordine del giorno presentato dall’allora Consigliere Danilo Clemente, nella seduta del Consiglio Comunale del Comune di Resia in data 31.03.1978, in tutti questi anni è cambiato qualche particolare nell’orientamento delle Amministrazioni Comunali, che in seguito si sono succedute, oppure è rimasto in atto questo particolare del Consigliere Clemente?

Questo era quanto avevo pubblicato in data 10.09.2025. Ora, grato per la gentile concessione da parte dell'Amministrazione Comunale, e un ringraziamento particolare per quella persona che ha avuto la pazienza di cercare, fotocopiare, e di farmi avere quanto io avevo precedentemente richiesto, sono in grado di riportare su questa pagina, il verbale di deliberazione del Consiglio Comunale del Comune di Resia del 31.03.1978, avente per oggetto: ORDINE DEL GIORNO IN OCCASIONE DELLA "CONFERENZA SULLO STATO DEI GRUPPI ETNICO-LINGUISTICI OPERANTI NELLA PROVINCIA DI UDINE".

Tratto da Facebook, articolo di Franco Tosoni

MUSICA ORIGINALE RESIANA

A volte le sorprese possono arrivare anche a distanza di anni, probabilmente questa scoperta non è mai stata evidenziata e denunciata, ma per una coincidenza in occasione di una confidenzale riflessione con la figlia del principale protagonista, è emerso quanto vado a raccontare. Nell'anno 1977 viene registrata, presso lo Studio A.V.F di NIMIS (UD) – REGISTRAZIONI E PRODUZIONI MUSICALI, una cassetta musicale con il titolo: “TE' ROSAYANSKE PLESE – ZITIRA GIUANKALA NÜ RYKARDO NJU BUNKULA” I protagonisti della registrazione di questa cassetta, anno 1977, furone: Di Lenardo Giovanni “Guankala” e Coss Riccardo “Nieu”, gli stessi che appaiono nella fotografia che allego. Da uno scritto, che viene allegato, si evidenzia che i protagonisti, per l'acquisto di n. 10 cassette, pagarono lire 34.000 + lire 3.500 di bollo, per complessive lire 37.500.
Qualche tempo dopo, qualcuno di oltre confine, saputo di questa registrazione, si presentò presso lo Studio A.V.F. di NIMIS, presentandosi non so come, ma dal titolare dello Studio fu scambiato come appartenente al Gruppo Folkloristico Val Resia, così in quel modo ottenne gratuitamente una copia di quella cassetta. Questo vuoi dire, e ci insegna che, o con la compiacenza, o con l'inganno, gli specialisti del tarocco, del contraffare, dell'alterare la nostra musica e la nostra danza, vogliono avere tutto sotto controllo, a tal punto che tutta la nostra dotazione a corredo, sia musicale che danzerina, così tutto il materiale documentale più prezioso, che i nostri predecessori ci hanno lasciato in eredità, possa essere manipolata a piacimento. Franco Tosoni

Tratto da Facebook, Post a cura di Franco Tosoni

mercoledì 19 novembre 2025

RESIAN LANGUAGE (San Giorgio)

DUJACESSA - Na rosojenka praviza pu Bisken.

Una favola resiana (variante di S.Giorgio)

Original Resian language (UNESCO)

Tau ti stari timpa, ko sde u Resie bila makoi tu nu sde na isciza anu tas te gosdé so stali duiacavi nu duiacesse, bil se naredil din fat chi an se pravil lite nu lite dopo.

Onde dua mlada, mush anu saná, to bilu sclò kopat tau uilasej goro sa Urbiaze anu to melu sa gnimi pa no male tau povaiù. Uonà pulila to male tau peste, anu uon scil ta sa gnu sis impresti anu sibilizo tana Korbi.

Prit ki se giat Kopát, mati dala push tu mu malamu, anu tadii na ga na poiala spat nutuu sibilizo, tapod din uorej,tau sinzo. Sa intantis, tauneu gosgnimu potocu, duiacessa gledala utosna. Na mela pa uonà no male, ma gni to bilo bulnu, to bilo bassanu scul po usin suotè anu to ni melu farcize pa vić sa iocat. Duiacessa na si ciula da to male cjé i umurit anu na bila dispirana. Na ma bi bila jedla kei, forci cac coran chi na ni misce iest, anu scusa mlicu na bila risvalagnala to male.

Tadii usè na din bot, na se dizidinala, na usela uotrocà anu na duriavala duitit ta ti sibilizi. Na popadla to male chi spalu, na giala nutur gnì to bulne anu na io dala naset tei vitar. To male bulne chi to se ciulu sapusćiano, to se gialu uriscat, tadei mati, ta chi bila tau gnivi, na spustila lopato anu na se naviala videt da co ma te mali. Co na vidala da co iè tau sibili, na se giala uriuvet, nu si tesat lasse. So itti parslí pa usì ti iudi chi so copali tas Poie, ma du mogal i pomagat chei, boghi gnei!

Val Resia: CONFLITTO POLITICO-CULTURALE

L’assurdita’ nasce proprio dalla dicotomia tra identità culturale/politica e classificazione linguistica accademica.
Tratto dalla Pagina Facebook "La Val Resia e le bellezze della natura".

lunedì 10 novembre 2025

Jan Niecisław Baudouin de Courtenay “Sull’appartenenza linguistica ed etnografica degli Slavi del Friuli”

La terra dei nostri antenati❤️ I Resiani non sono un popolo geneticamente slavo.

Alcuni passi tratti dagli scritti (studi) di illustri studiosi del passato:

JAN BAUDOUIN DE COURTENAY ".....i Resiani ci presentano la continuazione storica di una fusione di diverse tribù slave con un altro ELEMENTO ETNICO, abbastanza forte, per lasciare nella lingua slava traccie indelebili. L’elemento slavo si è sovrapposto ad uno strato straniero.

Quegli Slavi dovevano provenire da diverse tribù con diversi dialetti, giacché ancora oggi questo piccolo popolo di poco più di 4500 abitanti ci presenta notevoli diversità dialettali, così che dobbiamo distinguere quattro dialetti resiani, relativamente molto differenti.

La differenza principale del Resiano dallo Sloveno e dal Serbo-Croato consiste appunto nel detto strato linguistico straniero."

J. Baudouin de Courtenay “Sull’appartenenza linguistica ed etnografica degli Slavi del Friuli”, in: XI Centenario di Paolo Diacono: atti e memorie del congresso storico tenuto in Cividale nei giorni 3, 4 e 5 settembre 1899, Cividale: Tipografia Giovanni Fulvio, 1900, pp. 197-207

GIOVANNI MARINELLI (studioso,geografo, cartografo, prof. universitario)

Gli studiosi quando studiano le popolazioni, oltre alla lingua, tengono in considerazione anche le caratteristiche fisiche di un popolo. Giovanni Marinelli (studioso, geografo e cartografo) nel 1875 osservando i RESIANI scrisse:

"E' singolare però il tipo della loro fisionomia, più bello che non apparisca di solito negli Slavi, le faccie barbute, i capelli spesso castani, talvolta neri, la pelle bruna; ciò che indicherebbe perlomeno una lunga permanenza sotto cielo meridionale. Si aggiunge a ciò lo strano costume donnesco, che va però smettendosi sempre più, del tenere avvolta la faccia in un fazzoletto, in modo da lasciarla vedere solo per metà nella stessa guisa delle orientali…..

domenica 9 novembre 2025

Antico Slavo Orientale

Ancora alcuni esempi di parole (traslitterate) dall'ANTICO SLAVO ORIENTALE / Paleorusso, il loro significato ed un piccola comparazione con una delle varianti. Praticamente RESIANO!! Queste parole le usiamo ancora oggi e con lo stesso significato.💕 Poi il Resiano dovrebbe essere un dialetto! Di chi?
Articolo tratto dalla Pagina Facebook "La Val Resia e le bellezze della natura".

mercoledì 5 novembre 2025

RESIAN LANGUAGE - PETER JURGEC

IL RESIANO, la nostra Lingua, “una perla rara”.

Le VOCALI resiane.

Questa ricerca interessantissima è stata fatta a Resia alcuni anni fa e di cui non eravamo a conoscenza. Ricerche di questo tenore andrebbero invece divulgate e portate a conoscenza della popolazione.

Il professor PETER JURGEC, linguista, docente all’Università St. George Campus di Toronto, Dipartimento di Linguistica da alcuni anni studia un particolare aspetto della nostra lingua resiana: le vocali. E’ stato a Resia alcune volte ed ha effettuato, insieme ai suoi collaboratori, delle ricerche grazie alla collaborazione di diversi volontari. La prima volta è stata nel 2017 e da allora è tornato più volte, con un piccolo gruppo di ricercatori (studenti e ricercatori post-dottorato). In un’intervista del dicembre 2019, ha dichiarato di aver scelto di studiare il Resiano perché ha molte particolarità interessanti per la Linguistica in generale. Una di queste riguarda la pronuncia: l’accento che cade frequentemente alla fine delle parole, “l’Armonia vocalica” che esiste nel resiano di San Giorgio e di Gniva (come documentò già l’eminente linguista Jan Baudouin de Courtenay ), le vocali del resiano e le differenze tra i paesi.

Jan Baudouin de Courtenay, pioniere della teoria dei fonemi e della fonetica diceva che per quanto riguarda le vocali resiane non si riesce a capire quale organo venga coinvolto quando vengono pronunciate. A quei tempi non c’era la strumentazione (ecografo) che invece è possibile utilizzare oggi. Peter Jurgec, in quest’intervista afferma che con l’uso della combinazione di vari metodi, quali interviste, analisi acustica, ultrasuoni, testi di percezione è possibile fare luce su questo e fare confronti con altre lingue. Afferma che a volte succede che le migliori prove per questo arrivino “DA LINGUE PICCOLE A VOLTE ESOTICHE”. Quindi ci fa intendere che anche lui considera il Resiano una lingua e per di più “esotica”. Secondo il professor Jurgec il Resiano è interessante perchè ha una grande serie di vocali. A San Giorgio (Bila/ Tu-w Bile) hanno 13 vocali distintive. Avete letto bene 13 !! Per vocali distintive si intende che se una la cambiamo con un’altra abbiamo un’altra parola oppure la parola diventa incomprensibile.

Il professor Peter Jurgec afferma che una serie così grande di vocali è rara, tra le lingue del mondo. Un particolare gruppo di voci sono le cosiddette vocali aspirate, quelle che scriviamo con la dieresi e afferma che non si sa cosa significhi questa “aspirazione” (secondo noi perche’ c’è l'influenza delle lingue indo-arie, di cui il resiano possiede tante parole😉 ).

lunedì 9 settembre 2024

martedì 25 giugno 2024

In memoria di Vinci Stefano

RESIA: CADUTI E DISPERSI DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE - DIMENTICATI Ritorno al cospetto della lapide che si trova al cimitero di Oseacco. In questa forma e con questo articolo vorrei riportare un po' di chiarezza su quanto è stato fatto, confusamente e disordinatamente, nella trascrizione e nella elencazione dei nomi che compaiono nella falsità di questa controversa lapide, alla sua collocazione, alla doppiezza, alla disparità del suo valore nell’onorare chi, effettivamente e seriamente avrebbe avuto l’onore e la dignità di comparire, di apparire. Essenzialmente avrebbe dovuta essere destinata esclusivamente alla memoria dei partigiani, alla cui dedica riporta la seguente scritta: “AI PARTIGIANI CADUTI NELLA LOTTA PER LA LIBERTA’. Per relazionare quanto non mi è chiaro, purtroppo, anzi non mi è mai stato chiaro, la falsità di questa lapide. Il motivo? Non so chi ha voluto questa lapide, magari è stata ottima come idea, principalmente, spinto forse da ideologie per compiacere e per assecondare nebulose e oscure interpretazioni, ma che ha inevitabilmente falsato completamente il suo significato, la sua memoria storica ed eroica.
Tralascio l’analisi su alcuni nomi, eventualmente per riprenderla nel corso di questo mio scritto. Fra le tante cose poco chiare, a parte l’inserimento “Sloveno ignoto”, idea geniale e acuta, ma priva di fondamento, è l’inserimento del nome di Naidon Isidora, bambina nata a San Giorgio di Resia l’1.12.1938 e deceduta il 7.5.1945 a seguito dello scoppio di una bomba. Insieme a lei, nella stessa circostanza e per lo stesso motivo, muore anche Micelli Valentino, ma lui non compare su quella lapide. Dimenticanza? Per lo stesso motivo, così come non si è voluto ricordare gli altri tre ragazzi di San Giorgio di Resia, deceduti anch’essi per la stessa causa e nello stesso anno 1945. Non conosco però l’esatta datazione. Questo ulteriore episodio succedeva nei pressi di Povici – frazione del comune di Resiutta. I loro nomi: Di Biasio Antonio, Di Biasio Arnaldo, fratelli, e Barbarino Roberto, loro cugino, tutti e tre abitavano nello stesso cortile, in case adiacenti. Vista l’età di questi ragazzi, certamente non erano partigiani per ricordarli su quella lapide, ma la Naidon si, perché? Poi vorrei ricordare, in particolar modo a quelle persone con ancora, forse, in possesso della propria remota memoria, così fosse per ricordare quel fatto che è successo a Oseacco il 15.10.1944. In quel giorno ci fu un episodio molto doloroso e molto tragico per la nostra Valle, l’uccisione, la fucilazione di un ragazzo, un soldato di 19 anni.

martedì 27 febbraio 2024

Lingua Resiana: La mappa. Gobber: «L'Italia dei dialetti, ricchezza da tutelare»

In tempi di regionalismo differenziato non dovrebbero trovare ostacoli norme che, come in Francia e Benelux, mappino e proteggano dall’estinzione le parlate locali. L’Italia è la terra dei cento campanili e di quasi altrettanti dialetti: l’Unesco ne ha riconosciuti trentuno con il rango di “lingue regionali” ma, nella realtà, lungo la Penisola e nelle isole se ne parlano decine e decine di più, per via di antichi e innumerevoli influssi di matrice greca, germanica, araba o d’oltralpe che si sono innestati nello sviluppo dell’antenato latino. Nessun altro Paese in Europa può vantare così tanti e variegati dialetti come il nostro. Si tratta di “parlate”, o vernacoli, che si distinguono talvolta da un paese all’altro della medesima provincia e persino tra i villaggi di una stessa vallata per caratteristiche fonetiche, grammaticali, culturali, “pragmatiche”. « Ma spesso si trovano dialetti diversi anche da strada a strada, da famiglia a famiglia: un patrimonio culturale a cui corrispondono minoranze linguistiche, una tradizione che va salvaguardata come hanno già fatto trent’anni fa, approvando specifiche leggi, il Benelux con i suoi cinque idiomi e la Francia col bretone, l’alsaziano, il corso, il brigasco (lingua locale della Valle della Loira) e, nel 2019, il “patois”» sottolinea Giovanni Gobber, preside della facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica di Milano.
Servono, dunque, una precisa e attuale mappatura dei dialetti presenti sul territorio nazionale e, dopo una necessaria “certificazione”, norme “ad hoc” che li proteggano da un’estinzione altrimenti certa perché le nuove generazioni, col trascorrere degli anni, smettono di parlare la lingua dei vecchi, soprattutto quando si staccano dai luoghi d’origine. La questione è complessa perché implica la permanenza di comunità, piccoli agglomerati rurali o di gruppi etnici, e la loro integrazione con il resto dell’organizzazione sociale. Il che vuol dire più servizi e condizioni di vita adeguate nelle zone a bassa densità di popolazione perché non siano abbandonate a se stesse, ma significa anche iniziative di divulgazione a carattere culturale e, più specificamente, letterario, che valorizzino luoghi, mestieri, usi e costumi locali. Una consapevolezza e un impegno, anche finanziario, che riguardano soprattutto gli enti locali, i Comuni, i comprensori e le Comunità montane. Ma una tale politica, in tempi di regionalismo differenziato, non dovrebbe trovare ostacoli.

martedì 2 gennaio 2024

REGISTRAZIONI DELLE TRADIZIONI POPOLARI RESIANE “COPIA DEL MATERIALE DI PALAZZO VENEZIANO ORA ANCHE A RESIA”

Riporto il titolo di un articolo pubblicato nell’ultimo numero de: “Il Giornale di Resia”. Mi auguro che quanto letto si configuri nelle aspettative, cioè quello che tutto il materiale, seppur in copia, ritorni nella terra di origine. mi auguro e auspico non più etichettato con l’attuale dicitura: “Registrazioni delle tradizioni popolari degli sloveni in Italia”, di cui quelle registrazioni non hanno niente in comune e in comunione con gli sloveni e con la Slovenia, ma con la forma e la sostanza della sua proprietà e particolarità reale, vale a dire: “Registrazioni delle tradizioni popolari resiane”. Detto questo, fatte le mie considerazioni in merito al titolo dell’articolo, passo ad analizzare quanto in esso scritto, articolo non firmato. L’articolo riporta: “Nell’anno 1962, a seguito di un accordo tra un gruppo di ricercatori italiani del Centro Nazionale Italiano Studi di Musica Popolare S. Cecilia di Roma e sloveni del Glasbena narodopisni inštitut za slovensko narodopisje (ora riuniti sotto l’egida dell’Accademia Slovena di scienze e art di Lubiana), effettuarono una ricerca etno-musicologica sistematica a Resia e in altri comune del Tarvisiano e delle Valli del Natisone e del Torre.
Tali ricercatori raccolsero e registrarono numerose testimonianze, canti, racconti e musiche che oggi sono custoditi a Lubiana e, in parte, sono presenti in copia anche a Palazzo Veneziano di Malborghetto Valbruna”. Quanto su riportato, secondo il mio punto di vista, non è esatto, per questo motivo. Nell’anno 1962 e nell’anno 1963 la Rai di Trieste, di cui facevano parte le seguenti persone: Giorgio Nataletti, Valens Vadusek, Milko Maticetov, Uros Krek e Maria Sustar, registrò per conto dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma, parecchio materiale culturale resiano, ora gestito presso la propria sede di Roma – Archivio di Etnomusicologia. Il materiale di cui sopra non è mai stato dato in uso a circoli o gruppi folcloristici italiani per farne un loro uso improprio.

lunedì 27 novembre 2023

L’AUTENTICITA’ DELLA STORIA RESIANA – PERCHE’ INQUINARLA?

La Val Resia ha la sua storia, la propria storia, da circa 1500 anni. Nessuno può onorare l’originalità del suo passato e celebrare questa immensa eredità nel presente, se non i veri “resiani”, quei “resiani” che amano sentirsi rispettati nel riconoscersi nelle proprie origini. Studiosi di fama si sono interessati del nostro patrimonio culturale. Sono venuti direttamente a Resia e hanno costatato, in prima persona, la veridicità e l’autenticità del patrimonio culturale di questa isola, diversa nel contesto del panorama circostante; per la sua originalità, la sua singolarità, così come hanno potuto studiare l’atipicità della sua lingua, interessarsi della sua musica, della sua danza, e la caratteristica dei suoi usi e costumi. Quindi Resia può considerarsi ed essere fiera della sua ricchezza culturale, della sua unicità, della sua particolarità. Lo studio e la scoperta della sua particolare eccezionalità genetica, una caratteristica venuta alla luce solo recentemente, è da considerarsi una proprietà e una specificità unica, che va ad associarsi, con questa sua ulteriore peculiarità, alla nostra eccezionale esistenza.
L’unica nota discordante da questo contesto, nel rispetto di tale suo immenso patrimonio culturale, della sua tipicità, manca solo la notizia incoraggiante della sua provenienza, il luogo della sua origine. Noi, quindi, abbiamo la nostra storia, la nostra ricca storia, ma tutto questo non basta a suggellare le nostre esclusive credenziali perché qualcuno, certi personaggi, nella loro pur misera storia esistenziale, sorta forse da una nebulosa e offuscata intraprendenza, una minoranza fasulla, ne vuol riscrivere un’altra, un’altra storia, dando credito alle estratte interpretazioni, velate e mascherate da ingannevoli e astratte storie fasulle. Qualche resiano ingenuo ci crede, segue questi incantatori, questi pifferai, per un po' di visibilità, un po' di lucentezza. La storia non si inventa perché, se la nostra storia è arrivata fino a noi attraverso la ricerca e l’acquisizione della stessa tramite il racconto orale dei fatti del passato, vuol dire che i racconti si basavano sulle esperienze e sulla concretezza di questi fatti e sulle vicende realmente vissute. Se si confuta la nostra storia, così facendo si tenderebbe a compromettere la nostra stessa esistenza e la nostra stessa identità. Così come non si può sporcare l’autenticità della nostra musica, della nostra danza, tralasciando la nostra custodia in balia di chi vuol comprometterne la sua autenticità, la sua originalità. Se abbiamo la nostra storia; se abbiamo la nostra lingua; se abbiamo la nostra musica; se abbiamo la nostra danza; se abbiamo i nostri costumi; se abbiamo le nostre tradizioni; se abbiamo una nostra fede. Perché inquinarla? Perché mettere in dubbio tutto questo patrimonio? Noi abbiamo accolto e permesso, con generosità, che una minoranza filo slovena si sia concessa di aprire una falla nelle nostre credenziali e mettere in discussione e in dubbio la nostra identità, il nostro credere; quindi, slegare quanto appariva protetto e difeso, dove nessuno, fino a quel momento, aveva mai messo in dubbio, la nostra buona fede, la nostra storia, la nostra resianità. L’identità di un popolo, quello resiano, vive per la sua originalità del suo patrimonio culturale, ancorato alle sue tradizioni, ai suoi usi e costumi, alla sua lingua, teniamo quindi ben salda e chiusa la nostra porta, il nostro portone, a quegli avvoltoi che sono alla ricerca di provare a mettere in dubbio la nostra certezza e trasferire altrove un complesso culturale per realizzare una loro apparenza, quindi portarci via quanto noi abbiamo ereditato, conservato e valorizzato e farlo proprio per una loro visibilità, per una loro misera cultura. La nostra comunità, il nostro popolo, ha un immenso valore, non lasciamocelo sfuggire.

Franco Tosoni

giovedì 16 novembre 2023

Oseacco 1976

"Oseacco, una delle frazioni della Val di Resia, non conta più di quattrocento anime che, attonite, sconvolte ed in assoluto silenzio, hanno atteso per lunghe, interminabili ore l’arrivo delle prime squadre di soccorso. Il sisma non ha quindi risparmiato nemmeno quella zona che sembrava inattaccabile dal tempo e dalle calamità; in meno di un minuto il minuscolo agglomerato di costruzioni antiche è stato completamente distrutto e forse cancellato dalle carte geografiche. Per constatarlo non era necessario salire fino al paese, era sufficiente, strada facendo, osservare i volti ancora increduli e gli sguardi fissi nel vuoto degli abitanti che scendevano in direzione di uno spiazzo nel quale sarà preparato un accampamento. Non senza difficoltà, costituite dai numerosi massi disseminati lungo la sede stradale, è stato possibile raggiungere quello che era un centro abitato; ora tutto è irrimediabilmente distrutto: ai bordi della strada principale le case si aggrappano, appoggiandosi l’una all’altra, dando l’impressione di non voler crollare per non gettare nella disperazione più completa la povera gente del luogo, che sempre le ha difese e mai abbandonate. Il parroco di Oseacco, don Giuseppe De Colle, ha così rievocato quei tragici momenti.

mercoledì 15 novembre 2023

Gli antropologi russi pronti a studiare le origini dei resiani

PER NON DIMENTICARE: ARTICOLO ANNO 2017

Due professori dell’Accademia delle Scienze confronteranno i risultati genetici e le misure dei volti con quelle degli slavi antichi. Ripercorrono le orme degli slavi che si insediarono nella valle. Catalogheranno il materiale genetico e i resti ossei nel cimitero.

La parlata è simile al linguaggio di alcune zone della Russia, i tratti somatici degli abitanti della Val Resia si possono confondere con quelli delle genti della steppa e i documenti confermano la presenza delle popolazioni slavo-arcaiche ai piedi del Canin, dal 600 dopo Cristo.

Passano i millenni, ma la storia resta e due ricercatori dell’Istituto di etnologia e antropologia dell’Accademia delle scienze russe ripercorrono le strade che nell’antichità portarono gli slavi in quell’angolo di terra che custodisce paesaggi e tradizioni uniche. Giunti a Resia nei giorni scorsi, Stefania Zini e Nikita Khokhlov cercano le assonanze linguistiche, studiano i profili genetici e culturali dei resiani per confrontarli poi con quelle dei popoli russi. E se le origini dei resiani sono legate agli slavi antichi, l’obiettivo è capire da quale regione della Russia provenivano i loro avi. La ricerca partirà dal cimitero più antico della valle, quello della pieve di Prato di Resia. È lì che i ricercatori vorrebbero scavare per catalogare il materiale osseo.


giovedì 15 giugno 2023