ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena
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lunedì 11 novembre 2024

Le peculiarità dei Resiani

Tratto dal Messaggero Veneto di Domenica 10 novembre 2024

ps.: Segnalo a tutti Voi che nell'articolo in questione c'è un errore di stampa.

Non sono 1600 anni, bensì 600 anni.

venerdì 25 ottobre 2024

giovedì 24 ottobre 2024

NINFA DORMIENTE: Com'è nato questo Libro

Venerdì sera 9 Agosto 2019 alle ore 20:00​ all' Osteria "Alla Speranza" di San Giorgio di Resia (UD), è stato presentato il libro pubblicato dall'Associazione ITVR Identità e Tutela Val Resia, dal titolo "Rosaijanska Dusa".

Per l'occasione era presente la scrittrice Ilaria Tuti autrice del romanzo storico "Ninfa Dormiente" che come sapete è ambientato a Resia.

In quell'occasione ha spiegato come è nato il romanzo "Ninfa Dormiente".

Eccovi il video dove la stessa Ilaria Tuti spiega passo dopo passo il tutto.

mercoledì 23 ottobre 2024

TERESA BATTAGLIA - "NINFA DORMIENTE"

“Ninfa Dormiente”. Torna il commissario Teresa Battaglia, su Rai 1 con le musiche di Stefano Mainetti

Il commissario Teresa Battaglia ancora sulla scena del delitto. Sullo sfondo di un omicidio camuffato da suicidio, le montagne friulane della Val Resia.

Lunedì 28 ottobre torna in prima serata su Rai 1 la serie “I casi di Teresa Battaglia”, interpretata da Elena Sofia Ricci, diretta da Kiko Rosati e tratta dai romanzi di Ilaria Tuti.

martedì 15 ottobre 2024

Il Resiano è una Lingua riconosciuta dall'UNESCO come Lingua in pericolo

Occhio Resiani 👀

Gli interessi finanziari, vedesi foto, "abbagliano" le Nostre Istituzioni?

Da sapere:

Oggi a San Pietro al Natisone la Presidente della Repubblica di Slovenia Nataša Pirc Musar di fronte ai sindaci del Friuli Orientale ha sottolineato che “il bilinguismo è una ricchezza straordinaria”.

Alla Scuola Bilingue, rivolgendosi agli studenti, insegnanti, genitori e alle autorità presenti, tra cui il sindaco di Resia, in occasione del 40 esimo anniversario dell’istituto, Pirc Musar ha ribadito che “Gli sloveni della Slavia veneta hanno preservato la cultura, la lingua e l'identita'.

giovedì 3 ottobre 2024

Per un futuro della Lingua Resiana

SERVIZIO EDUCATIVO 0 – 6 ANNI

Nel mio precedente articolo avevo inserito questa insegna così come appare su un particolare edificio del comune di Luserna -Tn. Ritorno volentieri, non a caso, a ripresentare questa significativa impronta, ricordando come ormai i resiani si sono dimenticati, da troppo tempo, ad imparare e parlare la lingua resiana, “il resiano”. Quanti di noi, e mi riferisco, in particolare, a quelle persone che hanno, più o meno, la mia stessa età, per avere presente che fino a sei anni non comunicavamo in lingua italiana, per la ragione che ci si esprimeva esclusivamente in lingua resiana. In famiglia era consuetudine parlare solo “il resiano”, quindi “il resiano” era presente e continuo fino al giorno in cui siamo stati vincolati ad andare a scuola, così abbiamo cominciato a imparare l’italiano, dopo i sei anni.

Questo avveniva costantemente, penso, in ogni famiglia. Poi, con l’avvento della radio e della televisione, e con gli altri mezzi di comunicazione, la lingua resiana ha perso, a poco a poco, quella forza che l’aveva sempre sostenuta. In quel tempo i media non erano ancora così invasivi, non si erano ancora impadroniti della nostra cultura ma, come spesso succede, la rovinosa fase discendente ha cominciato a farsi sentire.

Attualmente non sono in possesso dei numeri per un confronto su quante persone, fra le quattro varianti del “resiano”, parlano tuttora correttamente la lingua resiana. Per correggere, per migliorare questa deriva, un sistema ci sarebbe, lo stesso sistema ormai in uso, da diverso tempo, in un piccolo comune della provincia di Trento, Luserna. In questo paese si parla la lingua cimbra, una lingua che trae la sua origine nel tedesco del XIII secolo in seguito a fenomeni migratori, ma nessuno si pronuncia che tale parlata sia un dialetto del tedesco. Il Comune di Luserna - Tn, nel suo piccolo, per salvare e nella salvaguardia della propria lingua, il “CIMBRO”, ha studiato una forma educativa che, in parole povere, ha introdotto un sistema, a loro detto, un sistema unico in Italia, che consiste in una sorta di asilo nido e scuola materna fusi insieme, in cui, appunto, i bambini vanno inseriti dai 0 ai 6 anni.

martedì 6 agosto 2024

NINFA DORMIENTE SU RAI 1

I casi di Teresa Battaglia – Ninfa Dormiente corrisponde alla seconda stagione di Fiori sopra l’inferno. È annunciata nel corso della presentazione dei palinsesti Rai a Napoli il 19 luglio 2024. La sua data di uscita è fissata per lunedì 28 ottobre 2024 su Rai 1.

Come accennato, questa stagione è il proseguimento di Fiori sopra l’inferno.

È un nuovo capitolo della serie che ha per protagonista il commissario Teresa Battaglia. Questo secondo atto è tratto dall’omonimo romanzo di Ilaria Tuti ambientato in Val Resia.

lunedì 29 aprile 2024

Val Resia: Onoriamo i Nostri Antenati

Il popolo Resiano. Un popolo quasi sconosciuto agli stessi italiani. Un popolo di cui si parla, per poco, soltanto in occasione di grandi calamità: la guerra mondiale, i terremoti di maggio e settembre del 1976. Un popolo mite e fiero, operoso e risparmiatore, costruttivo e silenzioso, che non si fa mai notare. Riflettiamo. Per nascere abbiamo bisogno di: 2 genitori, 4 nonni, 8 bisnonni, 16 trisnonni, 32 tetra - nonni, 64 penta - nonni, 128 esa - nonni, 256 etta - nonni, 512 otta - nonni, 1024 enna - nonni, 2048 deca - nonni. Solo il totale delle ultime 11 generazioni, sono stati necessari 4.094 ancestrali, tutto questo in circa 300 anni prima che tu o io nascessimo. Fermati un attimo e pensa. Da dove vengono? Quante lotte hanno combattuto? Quanto sono stati affamati? Quante guerre hanno vissuto? A quante vicissitudini sono sopravvissuti i nostri antenati? D'altra parte, quanto amore, forza, gioie e incoraggiamento ci hanno lasciato? Quanta della loro forza per sopravvivere, ognuno di loro aveva e ha lasciato dentro di noi, in modo che siamo vivi oggi. Esistiamo solo grazie a tutto ciò che ognuno di loro ha vissuto. È nostro dovere onorare i nostri antenati.

venerdì 8 marzo 2024

LINGUA RESIANA: l'Associazione ITVR ricorre all'Onu contro l'Italia

Associazione chiede misure per tutela identità e lingua resiana

(ANSA) - STRASBURGO, 08 MAR - L'associazione identità e tutela Val Resia è ricorsa all'alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, basato a Ginevra, contro le autorità italiane.

L'ong sostiene che lo Stato sta violando i diritti degli abitanti di questa zona del Friuli Venezia Giulia perché non riconosce e protegge l'identità e la lingua resiane, e le mette in pericolo con le misure prese per promuovere la cultura e lingua slovene.

Ginevra ha già inviato una lettera al Governo chiedendo informazioni, soprattutto sulle ragioni per cui la cultura e la lingua resiane non sono mai state inserite tra quelle difese dalla legge 482 del 1999 che contiene le norme sulla tutela delle minoranze linguistiche storiche. Sinora Roma non ha risposto.

Nel ricorso l'associazione spiega che la sua battaglia non è contro la cultura e la lingua slovena, che la maggior parte degli abitanti della Valle non riconoscono come proprie, ma ha invece lo scopo di ottenere un riconoscimento dell'identità e della lingua resiane pari a quello che hanno quelle slovene.

Nella documentazione inviata a Ginevra si evidenzia che la Valle ha una storia e cultura distinte da quelle delle zone limitrofe anche perché è stata per lungo tempo isolata dal resto del mondo.

Oggi il resiano è parlato da circa mille-duemila persone, ed è stato inserito dall'Unesco tra le lingue che rischiano si estinguersi. (ANSA).

ITVR INFORMA: «La nostra lingua non è riconosciuta»: l’ong della Val Resia ricorre all’Onu contro l’Italia

L’associazione chiede misure per tutela ed identità: «Lo Stato sta violando i diritti degli abitanti di questa zona del Friuli Venezia Giulia»

L'associazione “Identità e tutela Val Resia” è ricorsa all'alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani, che ha sede a Ginevra, contro le autorità italiane. L'ong sostiene che lo Stato sta violando i diritti degli abitanti di questa zona del Friuli Venezia Giulia perché non riconosce e protegge l'identità e la lingua resiane e le mette in pericolo con le misure prese per promuovere la cultura e lingua slovene.

Ginevra ha già inviato una lettera al Governo chiedendo informazioni, soprattutto sulle ragioni per cui la cultura e la lingua resiane non sono mai state inserite tra quelle difese dalla legge 482 del 1999 che contiene le norme sulla tutela delle minoranze linguistiche storiche.

Sinora Roma non ha risposto. Nel ricorso l'associazione spiega che la sua battaglia non è contro la cultura e la lingua slovena, che la maggior parte degli abitanti della Valle non riconoscono come proprie, ma ha invece lo scopo di ottenere un riconoscimento dell'identità e della lingua resiane pari a quello che hanno quelle slovene.

Nella documentazione inviata a Ginevra si evidenzia che la Valle ha una storia e cultura distinte da quelle delle zone limitrofe anche perché è stata per lungo tempo isolata dal resto del mondo. Oggi il resiano è parlato da circa mille-duemila persone ed è stato inserito dall'Unesco tra le lingue che rischiano si estinguersi.

Tratto dal Messaggero Veneto dell'8 marzo 2024

martedì 27 febbraio 2024

Lingua Resiana: La mappa. Gobber: «L'Italia dei dialetti, ricchezza da tutelare»

In tempi di regionalismo differenziato non dovrebbero trovare ostacoli norme che, come in Francia e Benelux, mappino e proteggano dall’estinzione le parlate locali. L’Italia è la terra dei cento campanili e di quasi altrettanti dialetti: l’Unesco ne ha riconosciuti trentuno con il rango di “lingue regionali” ma, nella realtà, lungo la Penisola e nelle isole se ne parlano decine e decine di più, per via di antichi e innumerevoli influssi di matrice greca, germanica, araba o d’oltralpe che si sono innestati nello sviluppo dell’antenato latino. Nessun altro Paese in Europa può vantare così tanti e variegati dialetti come il nostro. Si tratta di “parlate”, o vernacoli, che si distinguono talvolta da un paese all’altro della medesima provincia e persino tra i villaggi di una stessa vallata per caratteristiche fonetiche, grammaticali, culturali, “pragmatiche”. « Ma spesso si trovano dialetti diversi anche da strada a strada, da famiglia a famiglia: un patrimonio culturale a cui corrispondono minoranze linguistiche, una tradizione che va salvaguardata come hanno già fatto trent’anni fa, approvando specifiche leggi, il Benelux con i suoi cinque idiomi e la Francia col bretone, l’alsaziano, il corso, il brigasco (lingua locale della Valle della Loira) e, nel 2019, il “patois”» sottolinea Giovanni Gobber, preside della facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica di Milano.
Servono, dunque, una precisa e attuale mappatura dei dialetti presenti sul territorio nazionale e, dopo una necessaria “certificazione”, norme “ad hoc” che li proteggano da un’estinzione altrimenti certa perché le nuove generazioni, col trascorrere degli anni, smettono di parlare la lingua dei vecchi, soprattutto quando si staccano dai luoghi d’origine. La questione è complessa perché implica la permanenza di comunità, piccoli agglomerati rurali o di gruppi etnici, e la loro integrazione con il resto dell’organizzazione sociale. Il che vuol dire più servizi e condizioni di vita adeguate nelle zone a bassa densità di popolazione perché non siano abbandonate a se stesse, ma significa anche iniziative di divulgazione a carattere culturale e, più specificamente, letterario, che valorizzino luoghi, mestieri, usi e costumi locali. Una consapevolezza e un impegno, anche finanziario, che riguardano soprattutto gli enti locali, i Comuni, i comprensori e le Comunità montane. Ma una tale politica, in tempi di regionalismo differenziato, non dovrebbe trovare ostacoli.

martedì 6 febbraio 2024

Lingua Resiana: FESTIVAL LINGUE. CAPOZZI (M5S): IMPORTANTE PER LA NOSTRA SPECIALITÀ

(ACON) Trieste, 6 feb - "Il Festival internazionale delle lingue di minoranza è un importante progetto che sottolinea le peculiarità della nostra Regione, dove coesistono diverse minoranze linguistiche la cui tutela sottende alla nostra specialità, oggi svilita dal progetto dell'autonomia differenziata che attribuisce prerogative che si dovrebbero fondare su ragioni storiche e culturali anche alle altre Regioni a statuto ordinario, facendole diventare di fatto speciali". A ricordarlo in una nota è la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Rosaria Capozzi, a margine della riunione della V Commissione consiliare svoltasi a Cormòns questa mattina. "Questo progetto, che si prefigura di valorizzare e promuovere gli idiomi presenti sul territorio, potrebbe essere considerato un'apripista anche per allargarlo ad altre tradizioni linguistiche presenti in Friuli Venezia Giulia - sottolinea la Capozzi - come il Resiano, su cui da tempo c'è una diatriba volta ad elevarlo al rango di lingua. Restiamo convinti che quello linguistico sia un patrimonio da valorizzare e tutelare, specchio della nostra cultura e del nostro territorio". ACON/COM/rcm

Tratto dal sito REGIONE FVG

martedì 2 gennaio 2024

REGISTRAZIONI DELLE TRADIZIONI POPOLARI RESIANE “COPIA DEL MATERIALE DI PALAZZO VENEZIANO ORA ANCHE A RESIA”

Riporto il titolo di un articolo pubblicato nell’ultimo numero de: “Il Giornale di Resia”. Mi auguro che quanto letto si configuri nelle aspettative, cioè quello che tutto il materiale, seppur in copia, ritorni nella terra di origine. mi auguro e auspico non più etichettato con l’attuale dicitura: “Registrazioni delle tradizioni popolari degli sloveni in Italia”, di cui quelle registrazioni non hanno niente in comune e in comunione con gli sloveni e con la Slovenia, ma con la forma e la sostanza della sua proprietà e particolarità reale, vale a dire: “Registrazioni delle tradizioni popolari resiane”. Detto questo, fatte le mie considerazioni in merito al titolo dell’articolo, passo ad analizzare quanto in esso scritto, articolo non firmato. L’articolo riporta: “Nell’anno 1962, a seguito di un accordo tra un gruppo di ricercatori italiani del Centro Nazionale Italiano Studi di Musica Popolare S. Cecilia di Roma e sloveni del Glasbena narodopisni inštitut za slovensko narodopisje (ora riuniti sotto l’egida dell’Accademia Slovena di scienze e art di Lubiana), effettuarono una ricerca etno-musicologica sistematica a Resia e in altri comune del Tarvisiano e delle Valli del Natisone e del Torre.
Tali ricercatori raccolsero e registrarono numerose testimonianze, canti, racconti e musiche che oggi sono custoditi a Lubiana e, in parte, sono presenti in copia anche a Palazzo Veneziano di Malborghetto Valbruna”. Quanto su riportato, secondo il mio punto di vista, non è esatto, per questo motivo. Nell’anno 1962 e nell’anno 1963 la Rai di Trieste, di cui facevano parte le seguenti persone: Giorgio Nataletti, Valens Vadusek, Milko Maticetov, Uros Krek e Maria Sustar, registrò per conto dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma, parecchio materiale culturale resiano, ora gestito presso la propria sede di Roma – Archivio di Etnomusicologia. Il materiale di cui sopra non è mai stato dato in uso a circoli o gruppi folcloristici italiani per farne un loro uso improprio.

giovedì 7 dicembre 2023

Tele Friuli - Val Resia

IL PUNTO DI ENZO CATTARUZZI CON IL SINDACO DI RESIA

Ho ascoltato l’intervista che il sindaco di Resia ha rilasciato all’emittente “TELEFRIULI” in data 01.12.2023, da tale intervista riprendo solo la prima parte, quella parte che mi ha lasciato qualche dubbio: sulle sue affermazioni, sulle sue delucidazioni e, in parte, osservazioni.

Il giornalista fa questa attestazione, o questa constatazione: “Allora la situazione generale di Resia, è un’enclave nella nostra Regione molto importante che ha derivazioni “russe”, se non sbaglio.

Il sindaco, dopo l’affermazione del giornalista, cautamente titubante e balbettando un po', risponde: “Non solo, diciamo così.”

mercoledì 6 dicembre 2023

Val Resia : GIOVANNI CLEMENTE “TOMAŽIĆ Classe 1886

Un po' di storia resiana GIOVANNI CLEMENTE “TOMAŽIĆ

Giovanni Clemente Tomažić nasce a Resia nel 1886 in una famiglia numerosa che comprendeva le due nonne Anna e Maria, dalla moglie Santina dai fratelli Eugenio e Pietro da uno zio Renato, dai figli Giovanni e Bruno e dalle sorelle Clelia e Maria.

Quando era ancora un ragazzino, non ebbe molto tempo per dedicarsi ai giochi con i coetanei. Fin da piccolo il padre lo portò a lavorate in Austria presso il suo negozio di commerciante di frutta e verdura.

Frequentò le scuole del luogo dove imparò perfettamente la lingua scritta e parlata che, in seguito, gli fu molto utile.

Foto Scattata nel 1914 a Salisburgo

Foto sopra: Alpini Resiani guerra 1915-1918

A 29 anni fu chiamato militare nel 1915, col grado di sott'ufficiale degli Alpini. Dopo essere stato arruolato, fu mandato nella valle di Dogna con puntate anche sul Canin a salvaguardare i confini come guardia di frontiera. Si racconta che nel 1916 a Sella Somdogna nella notte di Natale le schermaglie da parte delle truppe italiane e da quelle austriache cessarono di combattere e, riuniti insieme attorno al fuoco, si scambiarono i doni. Scarseggiavano i viveri e bevande alcoliche dalla parte austriaca scambiate con tabacco da pipa e toscani che i nostri non avevano. Comandante di reparto in quel luogo era Giovanni Clemente che assecondò l'incontro.

lunedì 27 novembre 2023

L’AUTENTICITA’ DELLA STORIA RESIANA – PERCHE’ INQUINARLA?

La Val Resia ha la sua storia, la propria storia, da circa 1500 anni. Nessuno può onorare l’originalità del suo passato e celebrare questa immensa eredità nel presente, se non i veri “resiani”, quei “resiani” che amano sentirsi rispettati nel riconoscersi nelle proprie origini. Studiosi di fama si sono interessati del nostro patrimonio culturale. Sono venuti direttamente a Resia e hanno costatato, in prima persona, la veridicità e l’autenticità del patrimonio culturale di questa isola, diversa nel contesto del panorama circostante; per la sua originalità, la sua singolarità, così come hanno potuto studiare l’atipicità della sua lingua, interessarsi della sua musica, della sua danza, e la caratteristica dei suoi usi e costumi. Quindi Resia può considerarsi ed essere fiera della sua ricchezza culturale, della sua unicità, della sua particolarità. Lo studio e la scoperta della sua particolare eccezionalità genetica, una caratteristica venuta alla luce solo recentemente, è da considerarsi una proprietà e una specificità unica, che va ad associarsi, con questa sua ulteriore peculiarità, alla nostra eccezionale esistenza.
L’unica nota discordante da questo contesto, nel rispetto di tale suo immenso patrimonio culturale, della sua tipicità, manca solo la notizia incoraggiante della sua provenienza, il luogo della sua origine. Noi, quindi, abbiamo la nostra storia, la nostra ricca storia, ma tutto questo non basta a suggellare le nostre esclusive credenziali perché qualcuno, certi personaggi, nella loro pur misera storia esistenziale, sorta forse da una nebulosa e offuscata intraprendenza, una minoranza fasulla, ne vuol riscrivere un’altra, un’altra storia, dando credito alle estratte interpretazioni, velate e mascherate da ingannevoli e astratte storie fasulle. Qualche resiano ingenuo ci crede, segue questi incantatori, questi pifferai, per un po' di visibilità, un po' di lucentezza. La storia non si inventa perché, se la nostra storia è arrivata fino a noi attraverso la ricerca e l’acquisizione della stessa tramite il racconto orale dei fatti del passato, vuol dire che i racconti si basavano sulle esperienze e sulla concretezza di questi fatti e sulle vicende realmente vissute. Se si confuta la nostra storia, così facendo si tenderebbe a compromettere la nostra stessa esistenza e la nostra stessa identità. Così come non si può sporcare l’autenticità della nostra musica, della nostra danza, tralasciando la nostra custodia in balia di chi vuol comprometterne la sua autenticità, la sua originalità. Se abbiamo la nostra storia; se abbiamo la nostra lingua; se abbiamo la nostra musica; se abbiamo la nostra danza; se abbiamo i nostri costumi; se abbiamo le nostre tradizioni; se abbiamo una nostra fede. Perché inquinarla? Perché mettere in dubbio tutto questo patrimonio? Noi abbiamo accolto e permesso, con generosità, che una minoranza filo slovena si sia concessa di aprire una falla nelle nostre credenziali e mettere in discussione e in dubbio la nostra identità, il nostro credere; quindi, slegare quanto appariva protetto e difeso, dove nessuno, fino a quel momento, aveva mai messo in dubbio, la nostra buona fede, la nostra storia, la nostra resianità. L’identità di un popolo, quello resiano, vive per la sua originalità del suo patrimonio culturale, ancorato alle sue tradizioni, ai suoi usi e costumi, alla sua lingua, teniamo quindi ben salda e chiusa la nostra porta, il nostro portone, a quegli avvoltoi che sono alla ricerca di provare a mettere in dubbio la nostra certezza e trasferire altrove un complesso culturale per realizzare una loro apparenza, quindi portarci via quanto noi abbiamo ereditato, conservato e valorizzato e farlo proprio per una loro visibilità, per una loro misera cultura. La nostra comunità, il nostro popolo, ha un immenso valore, non lasciamocelo sfuggire.

Franco Tosoni

mercoledì 15 novembre 2023

Gli antropologi russi pronti a studiare le origini dei resiani

PER NON DIMENTICARE: ARTICOLO ANNO 2017

Due professori dell’Accademia delle Scienze confronteranno i risultati genetici e le misure dei volti con quelle degli slavi antichi. Ripercorrono le orme degli slavi che si insediarono nella valle. Catalogheranno il materiale genetico e i resti ossei nel cimitero.

La parlata è simile al linguaggio di alcune zone della Russia, i tratti somatici degli abitanti della Val Resia si possono confondere con quelli delle genti della steppa e i documenti confermano la presenza delle popolazioni slavo-arcaiche ai piedi del Canin, dal 600 dopo Cristo.

Passano i millenni, ma la storia resta e due ricercatori dell’Istituto di etnologia e antropologia dell’Accademia delle scienze russe ripercorrono le strade che nell’antichità portarono gli slavi in quell’angolo di terra che custodisce paesaggi e tradizioni uniche. Giunti a Resia nei giorni scorsi, Stefania Zini e Nikita Khokhlov cercano le assonanze linguistiche, studiano i profili genetici e culturali dei resiani per confrontarli poi con quelle dei popoli russi. E se le origini dei resiani sono legate agli slavi antichi, l’obiettivo è capire da quale regione della Russia provenivano i loro avi. La ricerca partirà dal cimitero più antico della valle, quello della pieve di Prato di Resia. È lì che i ricercatori vorrebbero scavare per catalogare il materiale osseo.


giovedì 15 giugno 2023