ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

lunedì 7 novembre 2016

IL CALVARIO REDENTO

Ricevo e volentieri pubblico.
Articolo di Franco Tosoni

Con la cerimonia che si è tenuta oggi, sabato 05 novembre 2016, con inizio alle ore 10.30, prima nella chiesetta del calvario, con la Santa Messa, seguita poi dai discorsi evocativi dalle varie autorità convenute, si è celebrata così l’inaugurazione, per il suo riposizionamento, di una lapide commemorativa dei soldati caduti durante la Grande Guerra in Val Resia

Con questa cerimonia si è provveduto, in parte,  a risanare quella ferita mortale che si era prodotta negli anni '80, rimuovendo totalmente, monumento e testimonianze spogliandolo di tutte quelle dimostrazioni eroiche che avevano reso pubblico gli eroici fatti a difesa della nostra Patria e della nostra terra resiana, quel cimitero militare che era  stato  testimonianza del valore e del sangue versato in questa guerra dimenticata della Val Resia, spazzato via senza avvertire nessun dolore e rimorso nei confronti di chi aveva, con tanto coraggio, versato il proprio sangue a difesa dei propri valori, ma che aveva forse soltanto la colpa di aver occupato un’area che non gli competeva.
Grazie all’interesamento di alcune persone, che hanno voluto recuperare questo significato storico, che si rispecchia in quella lapide commemorativa, se noi oggi possiamo nuovamente tornare a rivedere e rivivere quei ricordi, prima rimossi dal cimitero militare e poi buttati alle ortiche, senza provare vergogna e riconoscenza, dimenticando storia e fatti storici, valori e sacrificio, sangue e vita.

sabato 29 ottobre 2016

Dӧu Bilӧ - dӧnä Bilӧ

Ricevo e volentieri pubblico.
Articolo di Franco Tosoni:

Ci siete mai chiesti? Ci siamo mai chiesti? Perchè, a parte il nome San Giorgio, in italiano, il paese si chiama Bilä, in resiano? Bilä, in resiano, vuol dire bianca, ma questo nome Bilä, ha qualche attinenza con il bianco?
Ho provato a risolvere questo mistero, ma non ci sono riuscito. Perché proprio questo nome, Bilä, non poteva chiamarsi semplicemente, San Giorgio in italiano, ed il corrispondente SinCjuri in resiano, così come viene ricordato in lingua resiana nel giorno della festa del santo patrono? Il fatto più curioso, se così si può chiamare, è quando un abitante di altre frazioni, quando deve dire che andrà a San Giorgio, dice: Gren dou Bilӧ, ma non dice Bilä, perché? Forse perché in lingua resiana, a differenza della lingua italiana, quando si nomina il nome di quel paese, in resiano, si dice Bilä, mentre per dire, andare in quel paese (?), si dice dӧu Bilӧ. La parte più curiosa, se così si vuol dire e chiamarla, riguarda anche il paese di Resiutta. Cosa centra, in questo caso, il paese Resiutta? Centra, centra, perché quando si dice, in resiano, vado a Resiutta, si dice: Gren dӧnä Bilӧ. Oppure, per dire, quando si è visto una persona conosciuta a Resiutta, uomo o donna si dice: Si gä vidël, uo si jo vidël. tänä Bilï. Quando si arriva, invece, da Resiutta, si dice: si päscïl sis Bilë gӧrǒ. Mentre in italiano il nome della località rimane sempre invariata, in resiano cambia la vocale finale a seconda di cosa si intende, capire e interpretare. Si potrebbe pensare alla stranezza della lingua resiana, ma non è così, perché la lingua resiana è molto precisa quando si vuole indicare una azione. Dopo questa breve parentesi sul paese Bilä, giusto per avere una spiegazione e una divagazione, chiedo scusa per questo apprendista stregone sull’interpretazione della lingua resiana, anche se alla fine quello che vale è farsi capire.

Franco Tosoni

domenica 23 ottobre 2016

Università degli Studi di Udine Premi per tesi di laurea in memoria di Giovanni Micelli “Zangarlin”

Università degli Studi di Udine

Premi per tesi di laurea in memoria di Giovanni Micelli “Zangarlin”

 Allegato al decreto rettorale 129 del 22 marzo 2016

La famiglia di Giovanni Micelli “Zangarlin” per il tramite dell’Associazione Identità e Tutela Val Resia e in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine, propone l’istituzione d tre premi per tesi di laurea allo scopo di commemorare la figura del musicista resiano, sostenitore dell’unicità della cultura resiana e insegnante di musica presso le scuole elementari e medie del suo comune, maestro e divulgatore della “zitira” – il violino resiano accordato un tono e mezzo più alto del normale che, suonato con la bunkula, ricorda una cornamusa - e di armonica diatonica. La passione e competenza in campo musicale del Micelli è testimoniata anche dalla partecipazione a manifestazioni internazionali e dalla collaborazione con il gruppo folk Val Resia, il coro Monte Canin e il gruppo Le Sedon Salvadie.

venerdì 14 ottobre 2016

2^ Lettera al sindaco di Resia

Ricevo e volentieri pubblico

Lettera a cura di a.ZC.bm.


Caro Sindaco di Resia,,
faccio seguito alla mia precedente pubblicata il 14.09.2016 e mi riferisco sempre al suo post del 3.8.2016 in risposta ad uno che si era lamentato della tenuta delle strade, lei cosi rispondeva…..oggi…..alle 17…..avresti dovuto fermarti dopo averti pivettato, ti avrei spiegato tutto, senza alcuna remora ed efficacia, efficienza e responsabilità……a me piace chiarire le cose con le persone che vogliono intendere e che accettano di mettersi in discussione. Affidarsi a proclami su FB non sempre è costruttivo…….
   Si vede che lei questi pensieri, che non traduce in pratica, le vengono solo dopo aver pivettato.
Lei fa confusione tra FB e blog che testualmente vuol dire diario in rete e che quindi pubblica articoli e lettere.

lunedì 3 ottobre 2016

UNA LOCALITÀ’ - TANTI NOMI

Ricevo e volentieri pubblico

Articolo a cura di Franco Tosoni

Quando una località si presta a più interpretazioni e il suo nome si alterna a diverse versioni, anche se la sostanza rimane invariata, allora sorge un dubbio esplicativo, perché questa località non ha un nome correttamente preciso? Per intendere, come lo devo scrivere correttamente per non incorrere a confondere ed equivocare in modo macroscopico? Visto che le varie versioni si intendono scritte in italiano, forse perché fra la pronuncia in resiano e lo scritto in italiano il nome non è facilmente decifrabile e pronunciabile, quindi sarebbe opportune, visto anche le diverse interpretazioni, che ha tale località, giusto e legittimo, venisse nominata e scritta con un unico e proprio nome, esattamente e verosimilmente, in lingua resiana. Ho letto da più parti che il nome di questa località viene scritto in modi diversi e, precisamente: Rusgis, come si può notare anche dalla tabella toponomastica di una via di San Giorgio, poi da altri, così riportati, Ruscis, Ruschis e Ruscjs.
Questa bellissima località alpestre, meta fino ad alcuni anni di pascoli ed alpeggio, dove i proprietari di stavoli trascorrevano buona parte dell’anno, qualcuno anche per circa otto mesi. Ora l’obiettivo dominante e principalmente, sono le escursioni e le scampagnate, limitate però a non più di qualche ora o, al massimo, di qualche giorno. dove le persone non hanno più motivo se non quella di trascorre qualche ora in armonia con amici, fra una mangiata, una bevuta e una cantata.
Ha conclusione di questa mia breve divagazione, unicamente impostata per spiegare la diversità e la discordanza interpretativa e nominativa di questa località, propongo, quindi, come ho già accennato, di chiamarla e scriverla così, in lingua resiana: Rüščije.
Franco Tosoni

domenica 18 settembre 2016

L’ULTIMO PARTIGIANO VIVENTE DELLA VAL RESIA

Ricevo e volentieri pubblico
articolo di Franco Tosoni

Si chiama Buttolo Giovanni di anni 96 e  può essere considerato, senza ombre di dubbio, l’ultimo partigiano ancora vivente della nostra vallata. Me lo ricordo quando ero ragazzo, essendo lui nato e cresciuto, parte della sua vita, a San Giorgio di Resia. Ora risiede a Oseacco, già da parecchio tempo. Erano anni che non avevo avuto più l’opportunità di incontrarlo e di scambiare qualche parola con lui. La possibilità mi si è presentata quest’anno a Carnizza, in occasione della celebrazione della Santa Messa, celebrata in onore di Sant’Anna, di cui è dedicata la chiesetta. E’ un personaggio restio nel raccontare le sue esperienze e delle difficoltà consumate durante l’ultima guerra mondiale, ma che devono essere state piene di contrapposizioni nella reale situazione della quotidiana vita resiana. In questa fotografia è stato ripreso, ancora in ottimo stato di salute, fra due persone, di San Giorgio, Stefanino e Graziano, che hanno voluto essere immortalate insieme a lui a Carnizza sotto il campanile della chiesetta. Una bellissima giornata di sole ha fatto da cornice quel giorno, sabato 30 luglio 2016.

Franco Tosoni

mercoledì 14 settembre 2016

Lettera al Signor Sindaco di Resia

Ricevo e volentieri pubblico

Lettera inviata da a.ZC.b.

Caro Sindaco di Resia,,
a seguito di un post del 3.8.2016 in risposta ad uno che si era lamentato della tenuta delle strade, lei cosi rispondeva…..oggi…..alle 17…..avresti dovuto fermarti, ti avrei spiegato tutto, senza alcuna remora ed efficacia, efficienza e responsabilità……a me piace chiarire le cose con le persone che vogliono intendere e che accettano di mettersi in discussione. Affidarsi a proclami su FB non sempre è costruttivo…….
Prendo l’occasione per avere delucidazioni in merito in quanto atti non previsti da delibera comunale o altro, ma comunque fatti del Comune a favore o contro la popolazione, approfittando della sua dichiarazione ed attendo quindi che spieghi tutto, senza alcuna remora ed efficacia, efficienza e responsabilità sua.

1 – nell’articolo figli e figliastri di Gilberto Barbarino leggo che “”nessun partigiano sloveno è mai caduto in combattimento contro i tedeschi nel nostro territorio e che nessun partigiano sloveno è mai stato sepolto nel cimitero oseacchese””. Nessuno ha smentito la notizia.

martedì 13 settembre 2016

UN FRAMMENTO DI STORIA RESIANA TASA LIPIZIO - SALVE REGINA

Ricevo e volentieri pubblico.
Articolo a cura di Franco Tosoni

Chi percorre la strada provinciale n. 42, che da Resiutta porta in Val Resia, oltrepassato il confine che delimita il comune di Resiutta da quello di Resia, in località Tasa Lipizio, ricordata anche come Salve Regina, su un promontorio che si affaccia sul torrente Resia, può scorgere una cappella, una cappella dedicata, si dice, a Sant’Antonio di Padova. Questa è la prima testimonianza percepibile del sentimento religioso che si può riscontrare, maggiormente, in tutta la valle. La cappella è situata ai limiti della strada, a gomito di una curva, e facilmente distinguibile anche per chi viaggia su mezzi a motore, mentre è più agevole per chi la percorre a piedi o in bicicletta. Molti anni fa, quando il mondo non era così motorizzato, e la strada si presentava su terra battuta, era possibile incontrare numerose persone che transitavano su questa strada a piedi, si soffermavano presso questa cappella e, dopo essersi fatto il segno della croce, recitavano una preghiera. Oggi difficilmente uno si ferma per onorare la spiritualità di questa cappella, totalmente presi dalla frenesia, dalla premura e dall’impazienza, che non ci accorgiamo o non percepiamo più il bisogno di un po’ di riflessione e di meditazione.
L’origine di questa cappella è remota, tuttavia la data precisa è ancora tutta da scoprire. Io ci ho provato, ma non ci sono riuscito. So che la famiglia Di Lenardo, Peo per intenderci, ha provveduto anni fa al suo restauro. Il vero motivo di questo interessamento non lo so, evidentemente qualche correlazione ci deve pur essere.
Dal momento del suo ultimo intervento di conservazione sono passati parecchi anni e in questo periodo la cappella si presenta in uno stato un po’ trascurato, forse avrebbe bisogno nuovamente di una ripulita, almeno nel suo insieme, in modo particolare il portoncino e il suo perimetro.
Se notate sul lato sinistro della facciata, è murata una targa ricordo della 15^ Batteria da Montagna che, nell’ottobre del 1917, qui mostrò il proprio valore. Porta una data, settembre 1974, posta per ricordo. 
Sul fianco destro, ai piedi della cappella, si può osservare, diversamente, un cippo in pietra con nicchia, una piccola cavità vuota. Si può facilmente desumere, presumibilmente, che nel passato non fosse questa la sua disposizione originaria.  È possibile, al contrario, che al momento della sua posizione, ragionevolmente, presentasse sicuramente qualche particolarità, come un quadretto ispirato a devozione o qualche altra immagine sacra, sicuramente posta in quel luogo prima della costruzione della cappella. Come si può agevolmente rilevare porta una data: 1861, un elemento non trascurabile ma indubbiamente espressivo e indicativo, come prova a memoria da lasciare in eredità alla facoltà di ricordare. Questo cippo potrebbe, in qualche modo, anche essere associato al nome della località: Salve Regina, un presupposto non casuale, un richiamo, almeno così va raccontato, che le persone scendendo dalle varie frazioni della valle, usavano recitare il rosario, come compagnia per il viaggio, e il più delle volte prima di arrivare alla cappella era il momento di declamare la Salve Regina. Nella circostanza del momento, come si nota, anche il nostro cippo avrebbe bisogno di una buona ripulita e sicuramente da assegnargli una disposizione più adeguata, come è fattibile che, originariamente, fosse stato pensato e collocato.

Anche questa realtà fa già parte della storia resiana.
Franco Tosoni