ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

giovedì 9 maggio 2019

IDENTITA' RESIANA - PROGETTO RESIA




Alle prossime Elezioni Comunali di Resia,c'è una bella novità. Una nuova Lista,che ha come primo punto fondamentale,la Nostra Identità. L'orgoglio di Essere Semplicemente Resiani e quindi non Sloveni. Persone con coraggio e senso di responsabilità,si mettono in "gioco"con un solo e unico obbiettivo: IL BENE DI RESIA E DEL SUO POPOLO.
Per un futuro sereno e pieno di soddisfazioni.

Nei prossimi giorni,vi informeremo sulle Nostre Proposte
e il giorno delle Elezioni, Vi chiederemo un Voto di Responsabilità fuori dai soliti schemi, di Destra o  di Sinistra. Perchè l'unico nostro pensiero è rivolto a tutto il Popolo Resiano.

Di Oggi
Di Ieri
Di Domani



lunedì 6 maggio 2019

Comune di Resia: Amministrative 2019


DA ANNI 

SU TUTTI I FRONTI
NULLA E' STATO FATTO

QUESTI SONO I RISULTATI

E' ORA DI CAMBIARE

ABBIATE CORAGGIO




Per ulteriori informazioni clicca QUI

giovedì 4 aprile 2019

ATTENZIONE ALLE SVISTE

Su ‘La Vita Cattolica – 03/04/2019’ è stato pubblicato un articoletto ‘Rozajonavi so z taa röda judi, ki se jin di “Slavo alpini”’ a firma (s.q.). In sostanza si dice che: ‘i Resiani sono della stessa stirpe degli Sloveni, chiamati Slavi alpini., che 1300 anni fa sono arrivati in queste terre e si sono fermati anche qui a Resia’.
Attenzione la storia dei secoli V-VI-VII ci racconta di invasioni e dominazioni, in particolare quella crudelissima degli Avari sugli Slavi e i territori del Norico erano un crocevia di tribù diverse, Longobardi compresi.

Dal libro ‘Gli Slavi’ di Francis Dvornik - 1974.
‘Come la Croazia Bianca, anche la Serbia Bianca sfuggì alla dominazione Avara’. ‘ I Croati insieme a un piccolo esercito di Serbi liberarono subito la Dalmazia, poi il resto dell’Illiria e finalmente il territorio compreso tra la Drava e la Sava’. ‘Gli Sloveni della Carinzia furono così liberati per merito dei Croati’. ‘Carlo Magno e suo figlio Pipino vinsero definitivamente gli Avari. Dopo molte spedizioni il colpo decisivo fu loro inferto da Pipino nel 796’.’Le tribù slave tra il Danubio e la Sava si rallegrarono di sfuggire così per sempre alla minaccia avara’. ‘I Franchi estesero così la loro dominazione sugli Slavi dell’antico Norico (oggi la Carinzia e la Stiria nelle Alpi)’. ‘Così Carlo Magno, che nel 778 aveva restaurato la supremazia franca anche nel ducato di Baviera, era il padrone di un immenso territorio comprendente le Alpi e tutta l’antica Pannonia fino al Danubio e alla Sava’. ‘Tutti i territori di recente conquista furono attribuiti alla marca del Friuli. Erigere delle ‘marche’ nei paesi conquistati a farne oasi di partenza per nuove conquiste era la politica tradizionale di Carlo Magno’.
‘L’eredità europea del Patriarcato di Aquileia’ di Ardurino Cremonesi – 1979.
Nel Concilio (796) sulle rive del Danubio il Patriarca Paolino II e l’arcivescovo Arnone discussero anche varie questioni amministrative, ma non riuscirono ad accordarsi su tutte le divergenze, tanto che diversi anni dopo si rivolsero a Carlo Magno. Egli nel 814 stabilì i confini delle due diocesi alla Drava e in quella data nacquero la diocesi metropolita di Salisburgo e quella patriarcale di Aquileia.
Dal Messaggero Veneto 30/03/2019
Era il 3 aprile 1077 quando Enrico IV affidò al Patriarca Sigeardo il titolo di ‘Comes Fori Julii, Dux et Marchio’. Quella del 3 aprile, perciò, è la festa di tutto il Friuli e non solo di quello friulanofono: riguarda tutta quella parte di Europa e del mondo, compresa tra le Alpi e l’Adriatico e la Livenza e il Timavo, che, anche dopo il 1420, per molti secoli continuò a essere chiamata “Patria”.
Se anche per un certo periodo il Friuli fece parte del Ducato di Carinzia (solo nominalmente) certamente non vi erano organizzazioni, né leggi, né assistenze e nemmeno un esercito comune. Nel 1072 il duca Kazelin lasciò i suoi beni in eredità alla futura Abbazia di Moggio, compreso il Monte Sart. Dal 744 gli Sloveni erano sotto il dominio straniero, prima sotto quello avaro, poi bavarese e poi dal 1273 al 1918 sotto quello asburgico. Gli storici tedeschi chiamano gli Sloveni ‘Slavi alpini’, ma non menzionano i Resiani: è una notizia antiscientifica affibbiarci questo titolo.

Gruppo Cultura I.T.V.R.

giovedì 21 marzo 2019

FINALMENTE SANTUARIO

I fedeli della Val Resia hanno appreso dalla cancelleria della Curia arcivescovile di Udine che è stato firmato il decreto con cui viene riconosciuto alla Chiesa di Prato di Resia il titolo di Santuario.
Martedì 19 marzo, data in cui è entrato in vigore il decreto, alle ore 18,00 l’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato ha celebrato una Santa Messa Solenne nella Chiesa di Prato, durante la quale è stato ufficializzato il riconoscimento alla Chiesa Madre della Valle.
Durante la celebrazione è stata benedetta anche la rinnovata statua di San Giuseppe, restaurata anche con il contributo di quanti hanno voluto “adottarla” a suffragio dei defunti padri ed esposta la reliquia del Pallio di San GiuseppeFacebook




I SASSI DI PODKLANAZ DUE PIETRE DA MOLINO E DUE MASSI DI ROCCIA FRA REALTA' E FANTASIA

Articolo di Franco Tosoni

Le caratteristiche di questi macigni sono chiaramente evidenti, la loro storia, malgrado ciò, è comprensibilmente diversa, sia per composizione, che per disposizione, come per le loro funzioni e per le loro particolarità, tutte situate in prossimità del borgo di Podklanaz.


Prendiamo, per esempio, le due pietre da molino, imponenti per la loro dimensione e per la loro rilevanza storica. Si trovano nelle vicinanze di un edificio che reca ancora le ferite del catastrofico terremoto del 1976 che devastò il Friuli, compresa Resia. Come si può ben vedere, anche se ormai si possono considerare un cimelio della storia resiana, in particolare di Podklanaz (ta dopar mlinu), queste due pietre rappresentavano un bene per l'economia della gente del posto. Infatti, dal loro impiego si poteva ricavare la farina per far la polenta, a quel tempo indispensabile per il fabbisogno quotidiano. Il borgo di Padklanaz, negli anni che queste pietre erano in funzione, poteva contare su un convincente numero di abitanti, anche se c'era la fondata possibilità che anche gli abitanti di San Giorgio usufruivano del loro servizio per macinare il loro granoturco. Come sono dislocati oggi nelle circostanze, la loro condizione si può considerare passivamente e a riposo assoluto. Forse, in quello che all'origine era un molino, al momento attuale, rimane solamente una porzione di quello stabile, ma ci sono ancora delle testimonianze e dei residui più o meno evidenti di quello che era stato l'originale configurazione. Testimone di quello che oggi rimane del molino è Tonino Di Floriano, custode e vigilante anche delle due pietre da molino. Suo nonno materno, Giuseppe Micelli, detto anche, così come sopranome, Adua, solo per il fatto di aver combattuto in Africa nella guerra di Abissinia. È presumibile che lui è stato, quasi certamente, anche l'ultima persona che ha fatto funzionare queste due pietre. La loro provenienza? È probabile da qualche località della Carnia.


Poco distante da queste pietre da molino, si trova uno dei due grossi massi di roccia, conseguente del suo rotolamento dal bordo della soprastante località Lipiè. Questo fatto a seguito del sommovimento del terreno dovuto alla malaugurata sorte derivante dal tragico terremoto del 1976. Il masso di roccia, dal momento del suo distacco dalla sua collocazione originaria, è rotolato per circa 200 metri oltrepassando di un balzo la strada provinciale, senza arrecare alcun danno, per poi arrestarsi in prossimità del torrente Resia. Come si può vedere la sua massa rocciosa è imponente. anche per questo caso è sempre Tonino Di Floriano, guardiano e sorvegliante, dal quale ho ricevuto questa sua testimonianza.
Diverso è il discorso dell'ultimo masso di roccia che andrò a presentare. Questo masso si trova lungo il sentiero che da Podklanaz porta in Lipiè. Per localizzarlo bisogna lasciare la provinciale in prossimità di un ponte, successivamente iniziata la salita a fianco di un crocifisso, dopo circa un centinaio di metri, sopra casa Longhino, lungo il sentiero che percorrendo la località Lipiè porta a San Giorgio, ci si accorge della presenza di questo macigno. La sua dimensione, pur con la sua struttura imponente, si può onestamente evidenziare due figure, quindi la sua forma attuale si può definire che rispecchia, orientativamente, due figure percettibili. Un po' di fantasia ed immaginazione ecco allora che da quel masso si può notare, grossolanamente, come io ho rilevato, un personaggio delle nostre antiche fiabe, un orco, volto a cercare di molestare una indifesa fanciulla che, con il suo gerlo in spalla, tenta a sua volta di difendersi. È evidente che, un tempo, tale masso era tutto intero, un blocco imponente per la sua dimensione ma che, per cause a noi sconosciute, è stato spezzato, forse nel momento del suo rotolamento o da altre cause, presumibilmente atmosferiche. Ora ci troviamo di fronte e al suo cospetto e ci immaginiamo qualcosa che ha, verosimilmente o indicativamente, una analogia riconducibile e riconoscibile ai due personaggi fiabeschi e fantasiosi che hanno caratterizzato buona parte della nostra infanzia. Erano personaggi nei racconti delle nostre nonne, delle nostre mamme, quando tutti raccolti davanti al focolare domestico, che fungeva da cucina, ma anche da salotto, un luogo dove si riuniva tutta la famiglia, un angolo in cui la nostra fantasia percorreva sogni e immaginazioni fantasiose lontani, prima di andare a letto.


Minoranze: Roberti, serve uno studio linguistico-culturale su resiano

Resia, 20 mar - "Tutte le tipicità delle comunità locali, che nell'insieme rendono unico il Friuli Venezia Giulia, meritano di essere tutelate e valorizzate. In quest'ottica sarà quindi commissionato uno studio linguistico-culturale per valutare se, ferma restando la piena tutela della minoranza linguistica slovena presente nell'area, si possano comprendere meglio gli aspetti della lingua e della cultura della Val Resia e come tutelarli al meglio".

Lo ha affermato l'assessore regionale alle Autonomie locali e minoranze linguistiche, Pierpaolo Roberti, durante l'incontro con la giunta comunale di Resia, composta dal sindaco, Sergio Chinese, e dagli assessori Cristina Buttolo, Sabrina Chinese e Francesca Beltrame.

Roberti ha confermato la "la rilevanza delle azioni avviate dall'amministrazione cittadina per il contrasto allo spopolamento, anche attraverso la messa a disposizione di alloggi di edilizia agevolata, e la tutela delle tradizioni locali, tra cui il gruppo folkloristico e le attività carnevalesche, che rappresentano una risorsa importante per l'intera vallata".

Nel corso della riunione e dei sopralluoghi effettuati oggi a Resia, la giunta comunale ha illustrato l'attuale situazione del Comune e delle sue frazioni, rimarcando in particolare l'importanza di effettuare investimenti sullo sviluppo turistico dell'area. Nello specifico, il primo cittadino ha sottolineato la necessità di interventi sulla viabilità per creare un collegamento con la ciclovia Alpe Adria e la sistemazione della viabilità di collegamento con la Slovenia, anche attraverso progetti di collaborazione transfrontaliera assieme a Bovec (Slovenia) e Chiusaforte.

L'amministrazione cittadina ha quindi espresso soddisfazione per il finanziamento da parte della Regione del consolidamento, della messa in sicurezza e dell'allargamento del ponte sul fiume Resia, per un importo di 680mila euro, che una volta ultimato consentirà il passaggio contemporaneo di due mezzi turistici".

In merito al riparto dei fondi agli enti locali, Roberti ha confermato che "la Regione sta valutando la rivisitazione dei parametri per venire incontro alle esigenze degli enti locali e risolvere gli squilibri creatisi con gli ultimi parametri adottati. Inoltre, la Regione ha previsto uno stanziamento per il sostegno delle attività della Polizia locale anche ai Comuni, come Resia, che non hanno un numero di agenti tale da formare un corpo di polizia". ARC/MA/ppd

Tratto dal sito della Regione F.V.G.