Articolo di Franco Tosoni
Le caratteristiche di questi macigni sono chiaramente evidenti, la loro storia, malgrado ciò, è comprensibilmente diversa, sia per composizione, che per disposizione, come per le loro funzioni e per le loro particolarità, tutte situate in prossimità del borgo di Podklanaz.
Prendiamo, per esempio, le due pietre da molino, imponenti per la loro dimensione e per la loro rilevanza storica. Si trovano nelle vicinanze di un edificio che reca ancora le ferite del catastrofico terremoto del 1976 che devastò il Friuli, compresa Resia. Come si può ben vedere, anche se ormai si possono considerare un cimelio della storia resiana, in particolare di Podklanaz (ta dopar mlinu), queste due pietre rappresentavano un bene per l'economia della gente del posto. Infatti, dal loro impiego si poteva ricavare la farina per far la polenta, a quel tempo indispensabile per il fabbisogno quotidiano. Il borgo di Padklanaz, negli anni che queste pietre erano in funzione, poteva contare su un convincente numero di abitanti, anche se c'era la fondata possibilità che anche gli abitanti di San Giorgio usufruivano del loro servizio per macinare il loro granoturco. Come sono dislocati oggi nelle circostanze, la loro condizione si può considerare passivamente e a riposo assoluto. Forse, in quello che all'origine era un molino, al momento attuale, rimane solamente una porzione di quello stabile, ma ci sono ancora delle testimonianze e dei residui più o meno evidenti di quello che era stato l'originale configurazione. Testimone di quello che oggi rimane del molino è Tonino Di Floriano, custode e vigilante anche delle due pietre da molino. Suo nonno materno, Giuseppe Micelli, detto anche, così come sopranome, Adua, solo per il fatto di aver combattuto in Africa nella guerra di Abissinia. È presumibile che lui è stato, quasi certamente, anche l'ultima persona che ha fatto funzionare queste due pietre. La loro provenienza? È probabile da qualche località della Carnia.
Poco distante da queste pietre da molino, si trova uno dei due grossi massi di roccia, conseguente del suo rotolamento dal bordo della soprastante località Lipiè. Questo fatto a seguito del sommovimento del terreno dovuto alla malaugurata sorte derivante dal tragico terremoto del 1976. Il masso di roccia, dal momento del suo distacco dalla sua collocazione originaria, è rotolato per circa 200 metri oltrepassando di un balzo la strada provinciale, senza arrecare alcun danno, per poi arrestarsi in prossimità del torrente Resia. Come si può vedere la sua massa rocciosa è imponente. anche per questo caso è sempre Tonino Di Floriano, guardiano e sorvegliante, dal quale ho ricevuto questa sua testimonianza.
Diverso è il discorso dell'ultimo masso di roccia che andrò a presentare. Questo masso si trova lungo il sentiero che da Podklanaz porta in Lipiè. Per localizzarlo bisogna lasciare la provinciale in prossimità di un ponte, successivamente iniziata la salita a fianco di un crocifisso, dopo circa un centinaio di metri, sopra casa Longhino, lungo il sentiero che percorrendo la località Lipiè porta a San Giorgio, ci si accorge della presenza di questo macigno. La sua dimensione, pur con la sua struttura imponente, si può onestamente evidenziare due figure, quindi la sua forma attuale si può definire che rispecchia, orientativamente, due figure percettibili. Un po' di fantasia ed immaginazione ecco allora che da quel masso si può notare, grossolanamente, come io ho rilevato, un personaggio delle nostre antiche fiabe, un orco, volto a cercare di molestare una indifesa fanciulla che, con il suo gerlo in spalla, tenta a sua volta di difendersi. È evidente che, un tempo, tale masso era tutto intero, un blocco imponente per la sua dimensione ma che, per cause a noi sconosciute, è stato spezzato, forse nel momento del suo rotolamento o da altre cause, presumibilmente atmosferiche. Ora ci troviamo di fronte e al suo cospetto e ci immaginiamo qualcosa che ha, verosimilmente o indicativamente, una analogia riconducibile e riconoscibile ai due personaggi fiabeschi e fantasiosi che hanno caratterizzato buona parte della nostra infanzia. Erano personaggi nei racconti delle nostre nonne, delle nostre mamme, quando tutti raccolti davanti al focolare domestico, che fungeva da cucina, ma anche da salotto, un luogo dove si riuniva tutta la famiglia, un angolo in cui la nostra fantasia percorreva sogni e immaginazioni fantasiose lontani, prima di andare a letto.
Prendiamo, per esempio, le due pietre da molino, imponenti per la loro dimensione e per la loro rilevanza storica. Si trovano nelle vicinanze di un edificio che reca ancora le ferite del catastrofico terremoto del 1976 che devastò il Friuli, compresa Resia. Come si può ben vedere, anche se ormai si possono considerare un cimelio della storia resiana, in particolare di Podklanaz (ta dopar mlinu), queste due pietre rappresentavano un bene per l'economia della gente del posto. Infatti, dal loro impiego si poteva ricavare la farina per far la polenta, a quel tempo indispensabile per il fabbisogno quotidiano. Il borgo di Padklanaz, negli anni che queste pietre erano in funzione, poteva contare su un convincente numero di abitanti, anche se c'era la fondata possibilità che anche gli abitanti di San Giorgio usufruivano del loro servizio per macinare il loro granoturco. Come sono dislocati oggi nelle circostanze, la loro condizione si può considerare passivamente e a riposo assoluto. Forse, in quello che all'origine era un molino, al momento attuale, rimane solamente una porzione di quello stabile, ma ci sono ancora delle testimonianze e dei residui più o meno evidenti di quello che era stato l'originale configurazione. Testimone di quello che oggi rimane del molino è Tonino Di Floriano, custode e vigilante anche delle due pietre da molino. Suo nonno materno, Giuseppe Micelli, detto anche, così come sopranome, Adua, solo per il fatto di aver combattuto in Africa nella guerra di Abissinia. È presumibile che lui è stato, quasi certamente, anche l'ultima persona che ha fatto funzionare queste due pietre. La loro provenienza? È probabile da qualche località della Carnia.
Poco distante da queste pietre da molino, si trova uno dei due grossi massi di roccia, conseguente del suo rotolamento dal bordo della soprastante località Lipiè. Questo fatto a seguito del sommovimento del terreno dovuto alla malaugurata sorte derivante dal tragico terremoto del 1976. Il masso di roccia, dal momento del suo distacco dalla sua collocazione originaria, è rotolato per circa 200 metri oltrepassando di un balzo la strada provinciale, senza arrecare alcun danno, per poi arrestarsi in prossimità del torrente Resia. Come si può vedere la sua massa rocciosa è imponente. anche per questo caso è sempre Tonino Di Floriano, guardiano e sorvegliante, dal quale ho ricevuto questa sua testimonianza.
Diverso è il discorso dell'ultimo masso di roccia che andrò a presentare. Questo masso si trova lungo il sentiero che da Podklanaz porta in Lipiè. Per localizzarlo bisogna lasciare la provinciale in prossimità di un ponte, successivamente iniziata la salita a fianco di un crocifisso, dopo circa un centinaio di metri, sopra casa Longhino, lungo il sentiero che percorrendo la località Lipiè porta a San Giorgio, ci si accorge della presenza di questo macigno. La sua dimensione, pur con la sua struttura imponente, si può onestamente evidenziare due figure, quindi la sua forma attuale si può definire che rispecchia, orientativamente, due figure percettibili. Un po' di fantasia ed immaginazione ecco allora che da quel masso si può notare, grossolanamente, come io ho rilevato, un personaggio delle nostre antiche fiabe, un orco, volto a cercare di molestare una indifesa fanciulla che, con il suo gerlo in spalla, tenta a sua volta di difendersi. È evidente che, un tempo, tale masso era tutto intero, un blocco imponente per la sua dimensione ma che, per cause a noi sconosciute, è stato spezzato, forse nel momento del suo rotolamento o da altre cause, presumibilmente atmosferiche. Ora ci troviamo di fronte e al suo cospetto e ci immaginiamo qualcosa che ha, verosimilmente o indicativamente, una analogia riconducibile e riconoscibile ai due personaggi fiabeschi e fantasiosi che hanno caratterizzato buona parte della nostra infanzia. Erano personaggi nei racconti delle nostre nonne, delle nostre mamme, quando tutti raccolti davanti al focolare domestico, che fungeva da cucina, ma anche da salotto, un luogo dove si riuniva tutta la famiglia, un angolo in cui la nostra fantasia percorreva sogni e immaginazioni fantasiose lontani, prima di andare a letto.
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