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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

giovedì 30 luglio 2009

SLAVIA FRULANA: Non saranno mai sloveni

Vorrei rispondere alle perplessità del signor Renzo Pascolo apparse il 30 giugno scorso. Se ho ben capito afferma che le parlate di Resia, delle valli del Torre, del Cornappo e del Natisone farebbero parte della koiné slovena e per questo sono slovene. Anche se numerosi specialisti si schierano a favore della sua tesi, dovrebbe ben sapere che non sono i linguisti a dare titolo di lingua a una parlata, ma è l’uso che si fa di questa parlata (e l’autoconsapevolezza dei parlanti del fatto che loro stessi parlino quella lingua) a rendere o meno “lingua” una parlata. Nelle Valli e a Resia ci troviamo con un duplice problema: il primo consiste nel fatto che per ragioni storiche la popolazione ha in generale sempre usato l’italiano (a volte anche il friulano) come lingua “alta”, il secondo sta nel fatto che essi, anche qualora le tesi del Pascolo fossero valide, sarebbero comunque italiani di lingua slovena e non sloveni d’Italia. La questione è storica e politica. I còrsi usavano l’italiano come lingua “alta” prima del francese; recentemente la parlata dell’isola tirrenica è stata elevata a vera e propria lingua per volere di un popolo che non ha partecipato alla formazione dello Stato nazionale italiano e quindi non si sente italiano pur parlando un dialetto italoromanzo. È stata riconosciuta anche la lingua bosniaca che si differenzia dal serbo e dal croato per cose che noi considereremmo risibilissime. Insomma, l’assioma parlata-lingua-sangue-nazione-Stato è del tutto fallibile. Vengo incontro al Pascolo dicendo che i confini tra le varie lingue non esistono su un territorio, ci sono solo sfumature, ma è la politica che dovrebbe governare queste questioni attraverso la volontà popolare dei diretti interessati. I dialetti di Resia possono anche considerarsi affini ai dialetti sloveni dell’Alto Isonzo o di tutta la Venezia Giulia; non per questo i resiani sono obbligati ad abbracciare come “lingua tetto” lo sloveno, né tantomeno una legge 38/01 che difende gli sloveni d’Italia. Questa legge di fatto “disnette” gli Slavi delle Valli e di Resia dalla nazione italiana. La lingua e il sangue non fanno una nazione e questa visione ha causato non poche disgrazie. In realtà il problema fra italiani e slavi nasce da una diversa percezione dell’idea di nazione, dall’importanza diversa che questi due popoli danno al sangue e alla lingua come fondatori della nazione. Gli Stati,poi, sono fatti anche per tutelare un modo di pensare, quindi se gl’istriani per gli Stati slavi limitrofi e per la volontà dei diretti interessati sono italiani siano pure italiani! Se in Italia popolo, legge, storia e cultura vogliono che i resiani non siano sloveni…non v’è lingua che tenga: essi sloveni non saranno mai.


Massimiliano Verdini


Lega Nazionale San Daniele


Tratto dal Messaggero  Veneto di venerdì 24 luglio 2009

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