In un giorno di primavera di sessant’anni fa un Walter Bonatti appena ventiseienne arriva in Friuli per dare inizio a una impresa senza precedenti: attraversare tutto l’arco alpino italiano da est a ovest con gli sci. Come punto di partenza sceglie una delle valli più belle e solari della regione, la Val Resia.
E da Stolvizza di Resia la mattina del 14 Marzo 1956 parte con tre compagni, zaini pesantissimi e sci in spalla, verso la cima del Monte Canin, superando i ripidi versanti occidentali del massiccio. Definirà la prima tappa “abbastanza difficile” e trascorrerà la notte bivaccando sulla cima, scavando una buca nella neve.
Lo scarno diario di traversata è contenuto nel volume “Le mie montagne”, oggetto di felici ristampe, con pochi riferimenti al lettore avido di notizie, al di là dell’elenco preciso delle ore, dei dislivelli, dei chilometri percorsi, delle condizioni incontrate. Ancora meno elementi si possono rintracciare sul nostro territorio. Il passaggio di un Bonatti già famoso per il K2 e per la scalata al Petit Dru passa praticamente inosservato anche a Tarvisio, dove i quattro giovani trascorrono una delle rare notti al caldo. E questo rimane un mistero. Possibile che nessuno li abbia notati? Forse furono proprio loro a volere così.
Intanto un numero monografico della rivista Meridiani Montagne racconta l’intera traversata ripercorrendola con gli occhi di oggi. E dedica alle tappe realizzate da Bonatti in territorio friulano il pezzo d’apertura. Cosa troverebbe il grandissimo alpinista scomparso nel 2011 se per ipotesi si mettesse in viaggio adesso? Nuove strade, impianti e piste da sci, costruzioni di centri turistici hanno in molti punti del percorso cambiato la fisionomia del paesaggio, a partire proprio dal Canin.