ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

venerdì 13 dicembre 2019

RESIANI: IL NOSTRO PERCORSO IDENTITARIO

IN TRE MOMENTI IMPORTANTI E FONDAMENTALI DELLA NOSTRA TERRA RESIANA – DUE COERENTI E UNO INCOMPATIBILE

Articolo di Franco Tosoni
IL PRIMO
Era l’anno 1866 e una data, 21 e 22 ottobre. In quel mese si svolse un plebiscito che portò all’annessione del Veneto all’Italia, al Regno d’Italia. Allora la provincia di Udine era compresa nella regione Veneto, di conseguenza, a seguito di tale plebiscito, questo fatto sancì la sua annessione allo Stato italiano. In quella data in cui si svolse:
così si espresse Resia
si 301 – no 0 – nulli 0
Resia, dunque, scelse il Regno d’Italia. Con quel voto decretò la sua scelta e lasciò così a noi quella adesione di appartenenza ad uno Stato che, a lungo andare, si dimostrò assente e lontano dalla nostra gente. Era stata una scelta giusta? Può darsi, o almeno, come venne definito a quel tempo, un plebiscito truffa, che portò all’annessione del Veneto all’Italia, una decisione che non fece arrivare benefici sostanziali al nostro popolo resiano, come avviene ancora adesso; la lontananza delle istituzioni italiane, assenti nel garantire la tutela della nostra identità.
Tuttavia, Resia si dimostrò sempre presente e fedele alla sua scelta pagando un contributo notevole di sangue con i suoi giovani nel difendere i confini, nella prima e nella seconda guerra mondiale. Devozione o semplicemente opportunità di appartenenza ad uno Stato, che promise molto e sostenne molto poco. Pazienza, siamo un popolo che sopravvive da circa 1500 anni e rinforza il suo essere, il suo esistere, per continuare a restare in vita, dando il massimo per ricevere il minimo indispensabile.
IL SECONDO
Era il 1° aprile 1946 e i resiani furono chiamati, ancora una volta, a dichiararsi per scegliere da che parte stare. Questo fatto si svolse al momento in cui una Commissione Interalleata si presentò a Resia per verificare da che parte i suoi abitanti avrebbero scelto di farne parte. Anche questa volta i resiani scelsero lo Stato italiano. La Commissione prese atto di questa indicazione del popolo resiano, dei loro sentimenti verso l’Italia e constatò lealmente questa volontà e la determinazione di considerarsi italiani. Anche in questa occasione Resia non fu premiata, come in seguito, per la sua fedeltà e per la sua diversità, sia linguistica, che per usi e costumi, così come per le sue tradizioni. In quella occasione ci fu un episodio, forse mai raccontato, ma che ha avuto molto effetto, quindi è giusto riportarlo, così come mi è stato raccontato.
Nei momenti cruciali della riunione con la Commissione Interalleata, il sindaco Giovanni Clemente Tomasig chiama a sé sua figlia Clelia e le ordina: “Clelia vai fuori dalla sala e di alla gente di continuare a gridare, siamo italiani, siamo italiani. Naturalmente glielo ordina in resiano: Clelia tȃ zȋ un sȗna anu ricȉ ti iudȋ da ni rudi uoucaite, ti lȁschȉ, ti lȁschȉ. Il delegato russo, sentite quelle parole pronunciate in resiano, capì il significato e chiese al sindaco in che lingua aveva parlato. In “resiano”, fu la risposta. Pȏ rosaijanski. Detto questo, io mi chiedo: chi potrebbe essere oggi quel personaggio resiano tanto autorevole da dire alla propria gente di gridare con quella convinzione, siamo resiani, siamo resiani, così da sentirsi realmente tutti uniti e reali da scandire con determinazione la nostra vera, autentica, sola e unica identità?
IL TERZO
Era l’anno 2002, data 25 settembre, così riporta questa data una lettera firmata da quattro consiglieri comunali, rappresentanti un terzo del Consiglio Comunale del Comune di Resia (Udine), e indirizzata: al Sig. Presidente del Comitato Paritetico per i problemi della minoranza slovena – c/o la Segreteria Generale della Presidenza della Giunta Regionale del Friuli-Venezia Giulia – Piazza dell’Unità d’Italia n.ro 1 – 34121 Trieste. A fondo pagina viene riportato: P.S. – a parte verrà inviata a cura del Comune di Resia copia dell’atto consiliare di presa d’atto della presente richiesta. Si tenga presente che quattro persone, dico quattro (4) hanno deciso, a nome degli oltre mille (1000) resiani residenti a Resia in tale data, oltre alle migliaia di resiani residenti all’estero e in varie località italiane, di includere il Comune di Resia (Udine), ove in tale territorio è tradizionalmente presente, in lingua, cultura e tradizioni, in quella realtà linguistica dialettale resiana che fa riferimento alla minoranza slovena, così come riconosciuta dalla legge 38/2001.
Io mi rendo conto che in momenti di sconforto, di disperazione e anche di depressione, uno può facilmente perdere il lume della ragione, ma quattro assieme a sottoscrivere, a nome degli altri oltre mille (1000) residenti, una lettera di così evidente infondatezza, mettere in ridicolo la nostra lingua, la nostra cultura e le nostre tradizioni, e dichiarare che la nostra è una realtà linguistica dialettale che fa riferimento alla minoranza slovena, bisogna, per forza di cose, essere fuori del seminato. Con questa affermazione e con questa imposizione, vuol dire ignorare completamente la realtà resiana, disconoscere le proprie origini, sottovalutare o addirittura umiliare quello che noi abbiamo ereditato, con semplicità e unicità, di così inimitabile valore e che, poi, quel complessivo patrimonio credo, non abbia assolutamente niente da spartire con la cultura e la lingua slovena, idonea solo a taroccare l’altrui sapere: musica, danza e canzoni, lingua e tradizioni, in modo particolare rivolto nei confronti della nostra cultura resiana.
Franco Tosoni

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