ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

mercoledì 18 ottobre 2017

LA GUERRA E’ FINITA – ANDIAMO IN PACE

La storia è la disciplina che si occupa dello studio del passato attraverso l'uso di fonti, cio di documenti, testimonianze e racconti che possono trasmettere la conoscenza. Più precisamente, è stato trovato che il grasso fa parte del passaggio e è destinato alla continuità del sistema di stazza grassa e quanto alle considerazioni di importazione per una determinata specie.

La storia dovrebbe insegnare doverosamente la verità, i fatti che sono realmente avvenuti nel passato, ma a Resia questo non avviene, anzi, la sua storia, almeno per quello che è  successo durante la seconda guerra mondiale, per non parlare della resistenza, viene deformata e travisata.
La storia del passato, che deve essere raccontata al presente, dovrebbe racchiudere le vicissitudini di una parentesi della tua vita, senza manipolazioni della  realtà, ma raccontare la verità. Al tempo di inizio della seconda guerra mondiale, la Val Resia, visto anche la sua conformazione geografica, si poteva pensare e considerare una valle che la guerra non l’avrebbe mai sfiorata. 
In effetti i primi anni li ha trascorsi pacificamente. Non c’era alcuna dislocazione militare, postazioni o strutture, per meglio dire obiettivi di una certa rilevanza, se non la presenza di una caserma dei carabinieri, quindi, militarmente parlando, non aveva nessun obiettivo offensivo nei confronti del nemico; questo prima dell’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio, anche se le avvisaglie si erano già evidenziate nel corso d’anno. 
Il 1943  fu un anno molto difficile per l’Italia, con l’ effetto che questo evento si è poi ripercorso anche ed in tutta la Val  Resia.

venerdì 13 ottobre 2017

Sabato 14 ottobre ,tutti a STOLVIZZA

Articolo aggiornato il 17 ottobre 2017 ore 21:28

Amici Resiani, domani sabato 14 ottobre si inaugurano i nuovi spazi museali presso la Casa Buttolo Ploc a Stolvizza.
L'evento si terrà alle ore 11.00.
Vi aspettiamo numerosi.
Attenzione,ci saranno tutte le più alte cariche delle Associazioni Slovene della Regione Friuli V.G.  e non solo. 
Vi saranno anche molte autorità d'oltre confine con stampa al seguito. 
Pertanto, cerchiamo di gestire al meglio l'evento. 
Facciamo bella figura. 
Come sapete,questo evento avrà alto impatto mediatico. I giornalisti Sloveni presenti filmeranno il tutto e nei giorni a seguire vi saranno degli articoli su giornali,riviste e siti internet ( Vi terrò informati).
Se vi intervistano, cercate di essere gentili. 
Vi chiedono se vi sentite Sloveni? Non abbiate paura, rispondete di Si. 
Non avete "fegato"? Nessun problema, pensate ai contributi che questa Legge ci mette a disposizione, e vedrete, che sarà tutto più semplice.
L'Università di Lubiana e i suoi "studiosi" dicono che i Resiani sono Sloveni?  Diamo a loro ragione. Diamogli corda.
Ricordatevi che a volte le bugie servono. 
Vi fanno domande in Lingua Slovena e voi non capite e non sapete che dire? Nessun problema anche in questo caso. Cercate di inventarvi malesseri o altro, o chiamate qualcuno presente che è andato a qualche corso accelerato di sloveno. l'importante è che i nostri invitati, abbiano l'impressione di essere a casa loro.
Per il Resto, non preoccupatevi, ci saranno i Nostri Avi che con lo sguardo ci proteggono dall'alto.

Ops....Forse ho esagerato. No, i Nostri Avi si staranno rivoltando nella Tomba.
Ma a noi che c'è ne frega. L'importante è far cassa. Non credete?

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Come promesso eccovi alcuni aggiornamenti dalla rete, giusto per farvi capire:

Aggiornamento 14 ottobre ore 15:20 


Il ministro Žmavc all'apertura della Casa Plocave di Rezia

Stolvizza, 14 OTT - Il ministro per gli sloveni all'estero Gorazd Žmavc sarà oggi assistere all'apertura casa Plocave presso la sede del popolo Museo resiani a Stolvizza e mostre Beasties qui w-direzione, dedicato alla tradizione orale domestico, un comunicato stampa l'Ufficio governativo per gli Sloveni all'estero e sloveni in tutto il mondo.
Tratto dal sito Sloveno STA
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Ministro Sloveno degli Sloveni nel Mondo, inaugura il plesso in questione. Da notare gli sguardi.
Mi domando:  PERCHE'......

Foto tratta dal Novi Matajur FB

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mercoledì 11 ottobre 2017

gentile Direttore..... LO SLOVENO E' UNA RISORSA DA TUTELARE DOVE È STORICAMENTE ESISTITO

Lettera pubblicata dal Messaggero Veneto il 10 ottobre 2017

Le parole "razzismo e fascismo" continuano ad essere abusate da molti benpensanti che le utilizzano per cercare di screditare chi ha l'ardire di pensarla diversamente da loro e dalla loro presunta superiorità culturale. La presenza, e quindi la tutela, delle tre minoranze linguistiche della nostra regione, la friulana, la tedesca e la slovena, appartiene alla storia di questa parte d'Italia ed è da molti ritenuta uno dei motivi della specialità del FVG, specificata anche dall' art. 3 dello Statuto Speciale.

Purtroppo la tutela delle tre minoranze linguistiche trova una differenziazione importante ed iniqua anche nelle leggi che le tutelano, provocando una sproporzione abnorme di risorse e di peso legislativo a favore della minoranza slovena.Come se non bastasse la legge nazionale 38/2001 e le conseguenti leggi regionali sulla tutela della minoranza nazionale slovena hanno artefatto la reale presenza nella Provincia di Udine di questa comunità linguistica nazionale, creando un falso storico senza precedenti. Non c'è da meravigliarsi che parecchi ritengano " minoranza slovena" la "popolazione di origine slava" delle Valli del Natisone e "dialetto sloveno" il suo idioma locale di origine slava.

Una mistificazione ancora più grave quando si parla di Cividale del Friuli o della Val Resia. In tutta la loro storia gli Slavi del Natisone e gli Sloveni, vissero separati e distaccati tra di loro e non ebbero contatti linguistici e culturali, salvo poche eccezioni ( e quindi anche ed a maggior ragione a Cividale del Friuli).

Ma tutto questo vale nulla di fronte alla ragion di Stato che per i noti accordi post bellici ha ceduto culturalmente e linguisticamente un pezzo di territorio, in Provincia di Udine, della nostra regione ad una minoranza, quella nazionale slovena, che non è mai esistita. Nessuno dei comuni della Provincia di Udine ha visto la presenza storica della minoranza slovena.Ed in quelli inseriti per legge nell'area slovena, è storicamente presente una popolazione di matrice slava che nulla ha a che vedere con la minoranza nazionale di un altro Stato.

Esistono o meglio vogliono far credere di esistere, perché il loro club ristretto di associazioni e portatori di interesse è annegato letteralmente in finanziamenti multimilionari: tra trasmissioni radiotelevisive Rai, editoria, attività culturali, uso della lingua slovena nella pubblica amministrazione ed altri fondi statali e regionali, arriviamo a quasi 25 milioni di euro.

La verità presto o tardi verrà a galla e probabilmente si capirà l'enorme danno linguistico e culturale che si sta perpetrando, cercando di sostituire l'idioma slavo ed autoctono dei valligiani con la lingua di un altro Stato, la Slovenia e, per quanto riguarda Forum Iulii, si scordino il Sig. Marco Barone e soci che ci rassegneremo ad essere identificati come Cedad. È contro la storia, il buon senso, il sentire della popolazione che non vuole essere strumentalizzata dai mistificatori pieni di denari, i finti filosloveni nostrani.

Inviato da Roberto Novelli

giovedì 5 ottobre 2017

STOLVIZZA – APERTURA NUOVO CENTRO CULTURALE

Articolo a cura di Franco Tosoni

- SABATO 14 OTTOBRE 2017 -
Chi si deve rallegrare per questa iniziativa, cioè quella notizia dell’apertura di un nuovo centro culturale e museale a Stolvizza? Io, certamente no, come penso buona parte dei resiani. Avere un centro culturale a Stolvizza ai residenti di tale paese può anche andare bene, visto anche l’esiguo numero di residenti, e si pensa, o la pensano, che potrebbe portare un notevole contributo e dei vantaggi considerevoli all’economia di Stolvizza e dei stolvizzani, da chi? Dagli sloveni? Un piccolo orto da coltivare, egregiamente e con considerevole egoismo da parte di chi spera in un futuro gioioso per la cultura e per la lingua resiana. Perché questo “fenomeno” ha preso piede solo e soltanto in quel determinato luogo?
Il comune di Resia è composto da altre frazioni e forse in questi paesi lo specchietto per le allodole non ha preso piede e non ha funzionato, se non da parte di qualche esiguo numero di ascoltatori addolciti da questi incantatori di illuminanti illusioni. Vogliono formare una enclave, cioè un territorio entro i confini di uno stato, ma culturalmente dipendente da un altro stato, visto che adesso anche politici sloveni, di una certa rilevanza, ormai non si annunciano nemmeno ai nostri amministratori comunali, ma si recano direttamente in quel paese, diventato ormai meta per una scampagnata di fine settimana. Ma la mia indiscrezione, se tale si può chiamare, non è tanto per l’apertura di questo nuovo centro, giacché non è altro che un trasferimento di sede, ma il fatto che l’amministrazione del comune di Resia ha negato la prosecuzione della loro permanenza, come dicono, alle loro organizzazioni, nella ex canonica di Stolvizza, finalmente. Per chi non fosse ancora a conoscenza il perché di questa negazione, deve sapere che l’edificio della ex canonica, la proprietà è dell’amministrazione comunale.
A questo punto sarebbe giusto e doveroso sapere a che titolo l’Associazione SKGZ ha avuto a disposizione questo edificio fino a questo periodo. Visto l’importanza dell’attività, questo centro culturale ha pensato bene di mettere mano al borsello e di acquistare una vecchia casa vicino alla chiesa, così da adibirla e arricchirla internamente. Spero vivamente, visto che parlano delle loro organizzazioni, dopo l’apertura e l’inaugurazione, che trasferiscono, armi e bagagli, anche tutte quelle cose di poco conto che hanno presso il bunker di Varcota, forse anche il loro, NON IL NOSTRO, Gruppo Folkloristico.
Franco Tosoni

mercoledì 4 ottobre 2017

Il "Signor" Andrea e i suoi Commenti

Caro "Signor" Andrea, come sarebbe bello se l'onestà e l'obbiettività fosse di casa in tutte le case.
Ho notato che ha cancellato tantissimi suoi commenti postati in questo Blog. Come mai?
Ma come vede...................

1)
Andrea ha lasciato un nuovo commento sul tuo post " Gli antropologi russi pronti a studiare le origini...":

Gli sloveni sono anche a nord e a sud del Canin...Certo che sono d'accordo, nel peggiore dei casi sara' sempre una lingua in piu' che rende quasi comprensibile in automatico il russo, il croato e altre lingue slave vicine allo sloveno. Lei non potra' compararlo perche' non lo conosce e perche' e' prevenuto. I dirigenti o chi ha deciso l'insegnamento bilingue caro Rozajan, lo ha fatto perche' in quei luoghi da secoli parlano lo sloveno perche' sono sloveni, caro mio. In almeno 5 comuni della provincia di Gorizia c'e' l'insegnamento sloveno fino alle superiori e in almeno 4 comuni in quella di Trieste. Spesso in tutti questi comuni gli sloveni sono la maggioranza. Loro non hanno chiesto che l'Italia si spingesse nei loro comuni, ma comunque l'italia ha garantito un minimo. Ad ogni modo le consiglio di moderare i termini senza usare volgarita', ricordandole che continua ad esprimersi in Italiano e non in Resiano, quindi la sua identita' espressa e' italiana e zero resiana, almeno per il momento. Zbugam Rozajan an lipu stuj!



Postato da Andrea in <br><center>VAL RESIA RESIJE<img src="http://goo.gl/E9Ddzc"></center> alle 16 luglio 2017 

22:27


martedì 3 ottobre 2017

ANDREA E IL SUO VERO NOME

Articolo redatto da Franco Tosoni

22 aprile 2010, sul blog Val Resia Resije vengono pubblicate queste due lettere, Botta e Risposta. Gli interpreti di queste due lettere sono: Igor Cerno e Lidio Buttolo.
Lidio Buttolo buona parte di noi lo conosce, origini resiane di Uccea, ma nativo di Pradielis, comune di Lusevera. Abita a Udine, ma non dimentica le sue origini e tanto meno il suo “po-nasin”; quel dialetto niente affatto sloveno.
Igor Cerno, lui risiede a Lusevera, ma da noi è poco conosciuto con il suo vero nome. Noi lo conosciamo con altro nome, un nome contraffatto, un nome d'arte. Lui si nasconde e si nascondeva sotto questo falso nome, per non farsi individuare. Pontificava e sentenziava noi resiani di essere filo italiani, di disconoscere le nostre origini slovene, che parliamo un dialetto sloveno, che il resiano non è una lingua. In definitiva, tutta la nostra cultura, musica e danza compresa, è merito della Slovenia. L’origine, e non possiamo negare questo elemento determinante, è slovena, sempre secondo lui.
Ma è arrivato il momento, quel momento tanto atteso, per svelare finalmente quel nome. Ho voluto riproporvi queste due lettere perché è cosi che Andrea ha firmato la prima lettera, ed è con quel nome che Lidio Buttolo fa cenno nella sua risposta. Buona lettura.


Franco Tosoni

giovedì 22 aprile 2010
BOTTA E RISPOSTA
VALLI DEL TORRE
Solita solfa e peculiarità
Giovedì 8 aprile 2010, sfogliando le pagine del Messaggero Veneto, mi fermo a pagina 16, attratto dalla scritta Lusevera. Incuriosito da questa scritta, dato che risiedo a Lusevera, mi accingo alla lettura e, al termine dell’intervento, con stupore, leggo: «un ... ringraziamento anche a nome della mia natìa Alta Val Torre». Subito mi chiedo chi sia la persona che parla anche a mio nome, considerato che anch’io sono un abitante dell’Alta Val Torre. Scorro con gli occhi e vedo... Lidio Buttolo. Ma chi cavolo è? Penso tra me e me; soprattutto: perché diavolo parla anche a nome mio, ringraziando persone sconosciute nell’Alta Val Torre che per di più hanno negato – cito dalla lettera di Buttolo – «l’esistenza nelle valli (di) alcuna minoranza ancorché linguistica»? A me non passerebbe nemmeno per la testa di ringraziare persone che negano l’esistenza della mia lingua materna di origine slovena che è d’uso quotidiano nell’Alta Val Torre! M’informo se per caso questa persona possegga un qualche ruolo istituzionale qui nell’Alta Val Torre. Assolutamente no. Mi hanno riferito che il signore vive a Udine e, di tanto in tanto, passa in villeggiatura dalle nostre parti. È sempre la solita solfa. Arrivano da fuori, dalla città e s’arrogano il diritto di parlare a nostro nome, di dirci chi siamo, di cosa abbiamo bisogno. Ma perché piuttosto questi signori non parlano a nome della gente di piazza Primo maggio o dei clienti del centro commerciale che hanno sotto casa? Io, personalmente, ringrazio Viljem Cerno, don Renzo Calligaro, Guido Marchiol, Dante Del Medico, Fiorina Micottis, David Klodic e tutte le altre numerose persone che vivono e lottano con la comunità per difendere la sua lingua di origine slovena, le sue radici, la sua cultura. Perché, cari sedicenti difensori della «torrianità», è soltanto grazie a queste peculiarità che la nostra comunità vive.
Igor Cerno Lusevera
Tratto dal Messaggero Veneto  del 16 Aprile 2010


Risposta tratta dal Messaggero Veneto del 21 Aprile 2010
Quel dialetto non sloveno
Io, quello cui si riferisce il dottor (giurisprudenza) Igor Cerno nella lettera pubblicata dal Messaggero Veneto il 16 aprile, non intendo replicare polemicamente: sarebbe troppo noioso nel dare una certa importanza al contenuto, quindi sembrare di magnificare il mittente. A costui però devo dire – con preghiera al Messaggero Veneto di cortese pubblicazione – solo qualche cosetta perché Igor pare essere e rimanere chiuso in un guscio d’uovo (di colombo) e anche in un certo qual senso squalificarsi per dire di non conoscere chi è lontano dal suo nido, facendo così solo illazioni e lui stesso usare la “solita solfa”. Pradielis (comune di Lusevera) è il mio paese (non vi «passo di tanto in tanto in villeggiatura») e i miei ottanta anni li ho vissuti per la maggior parte, anche anagraficamente, lassù, dove ho la casa ricostruita dopo il terremoto con metà del contributo regionale in quanto allora non residente. Siccome il Cerno (Igor: nome russo?) al termine della sua lettera ringrazia sei persone (solo) vorrei fare qualche precisazione in merito. Egli per primo ringrazia Viljem Cerno, cioè suo padre che peraltro ama slovenizzare nome e cognome sulla stampa filoslovena; tale ringraziamento è naturale, ma il suo genitore Guglielmo (in vallata friulanamente lo chiamano Guglielmin) è nato, cresciuto e (come s’usa dire) pasciuto in Lusevera capoluogo come lui. L’altro citato – Guido Marchiol – è l’attuale sindaco di Lusevera e suo zio materno; Igor è anche consigliere comunale (pare sfumata per lui la carica di vice proprio per questione di parentela stretta). Questo giovanotto pare voglia emulare suo padre Gugliemin, il quale ha battuto il primato nel rimanere consigliere comunale (un po’ di qua, un po’ di là, ma quasi sempre all’opposizione) per ben otto tornate amministrative: un vero record anche perché dopo la 38/01 si è dichiarato “eletto di lingua slovena” (a posteriori però). Il ringraziato don Renzo Calligaro è parroco di Lusevera e Villanova delle Grotte da oltre trent’anni. Questi, dato che Igor afferma che io sarei uno sconosciuto nell’Alta Val Torre, oltre dieci anni fa in sede di definizione giudiziaria così scriveva a mio riguardo: «... tenuto conto che la sua (io) persona ha incidenza nell’ambito della comunità... sappia comunque che nei suoi confronti nutro grande stima». Avesse, quindi, l’Igor chiesto al suo parroco (dato che è anche cantore e suonatore in chiesa) chi sia quel “cavolo” di Lidio Buttolo avrebbe avuto (ma sono certo che ce l’ha) ragguagli sicuri. Cerno nomina anche un certo David Klodic: cognome inesistente nell’Alto Torre, per cui chiederei io a questo punto “chi cavolo è” costui. Ribadisco, infine, il mio ringraziamento al defunto Mattelig (il Messaggero Veneto ha resocontato le sue esequie come tra le più partecipate nelle Valli del Natisone) anche a nome dei miei convalligiani, escluso Igor e i suoi nominati, perché si è fin troppo speso per la tutela del nostro “po-nasin”; dialetto niente affatto sloveno con buona pace anche del dottor Igor Cerno.
Lidio Buttolo Lusevera


Dall’UCRAINA con amore!

L’Orchestra di Strumenti Popolari della SCUOLA d’ARTE di IRSHAVA, diretta da Maria SICH, ci ha portato a ferragosto musiche e canti eccellenti della propria terra, eseguiti con trasporto e passione da giovani dalla bella voce, preparati musicalmente come autentici artisti.

Si sono esibiti con brani in ucraino e anche in italiano e in resiano che hanno deliziato gli spettatori accorsi numerosi a:
-          Samlin – nel parco “Al Ranch”;
-          Moggio Udinese;
-          Stolvizza;
-          Prato di Resia, in occasione della grande Festa della Smarnamisha.

Ovunque sono stati molto apprezzati e applauditi a lungo dopo ogni esecuzione. Gli spettatori, in più occasioni hanno smesso di cenare per ascoltarli e alla fine della serata hanno tributato al complesso  una lunga standing ovation.
Il Gruppo Musicale ucraino è stato portato a Resia in seguito al fattivo interessamento della ormai nostra bravissima maestra Alla Symcera Madotto, la quale ha curato brillantemente la programmazione, la logistica e la parte artistica, coadiuvata dalla propria sorella Maestra di pianoforte Tetiana Sochka (Simchera).

Gli ospiti ucraini hanno approfittato della loro presenza in Italia per visitare Venezia e per fare una nuotata nel mare Adriatico a Bibione.
I Resiani ringraziano sentitamente i magnifici ucraini per il bellissimo dono ricevuto e auspicano di poter riavere in un prossimo futuro nella loro valle il prestigioso complesso musicale. 

venerdì 29 settembre 2017

ITALIA-RUSSIA : Accordo di Amicizia e cooperazione tra la città russa di Scienza Fryazino e Comune di Resia della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

Una delegazione del Comune di Resia, realtà  di un profilo raro della parte pedemontana di Regione Autonoma  del Friuli Venezia Giulia  nella prima decade di settembre 2017 ha visitato la città storica della Scienza della Regione di Mosca, sita a pochi chilometri dalla capitale russa.  
A capo con il Primo Cittadino di Val Resia un gruppo italiano ha  partecipato ad una serie d’incontri ed eventi, dedicate al “compleanno” della città di  Fryazino, storicamente legata agli italiani sin dall’epoca di Ivan Terzo. 
Tale visita è stata  programmata per sostenere già presenti  rapporti di cooperazione, d’Amicizia  e di scambi culturali,  nonché a rafforzare rapporti bilaterali nelle sfere di tecnologie innovative, dell’economia e del turismo. Tutto ciò era stato possibile grazie all’Accordo di Amicizia,  stipulato  tra due sindaci nella giornata dell’11 giugno 2016 a Resia. La vista ufficiale si è attuata nelle giornate 6 – 10 settembre 2017 ha implicato diversi incontri ufficiali.



La delegazione italiana era composta da dott. Sergio Chinese, Sindaco del Comune di Resia, proff. Edo D’Agaro, dirigente di Animal Genomic Laboratory del Dipartimento di Agricoltura, Alimenti,  Scienze ambientali e Animali dell’Ateneo di Udine, da dott.ssa Elena Toukchoumskaia, presidente del Centro per lo Sviluppo Transnazionale tra l’Italia e la Russia la quale per il mandato del Console Onorario della Federazione Russa in Udine  Carlo Andrea Dall’Ava ha rappresentato  il Console Onorario. L’addetto alla Stampa della  delegazione  giornalista – pubblicista  internazionale Luisa Penzo ha  potuto intervistare entrambi i capi delle amministrazioni gemellate. Nella mattinata del giorno 7 settembre 2017 la delegazione è stata ricevuta all’Ambasciata della Repubblica Italiana a Mosca, rispettivamente da dott. Walter Ferrara, Addetto ai rapporti Culturali dell’Ambasciata sono stati valutati le opportunità ed era discusso il futuro del rapporto istaurato e ha avuto uno scambio di pareri con il dott. Roberto Caflero Vice-Direttore dell’ICE in Russia, responsabile del settore Meccanica, Tecnologia e Collaborazione industriale Agroalimentare e vini del preposto ufficio italiano a Mosca.  

giovedì 21 settembre 2017

GORIZIA - AGOSTO 1965 – FESTIVAL DEL FOLCLORE

DA FONTE AFFIDABILE - PER PRESENZA E MEMORIA VISIVA

Articolo redatto da Franco Tosoni

Altri tempi, altro periodo, siamo a Gorizia, mese di agosto 1965, Festival del Folklore, è presente anche il nostro, non il loro, Gruppo Folkloristico Val Resia.
I suonatori sono: Di Lenardo Giovanni, ḡiuancala, Micelli Livio, liviot, Tosoni Francesco, chech, a capo del gruppo, Tosoni Felicito, fritz
Tutto bene, i nostri fanno il loro dovere e la loro bella figura davanti ad un folto pubblico. Molti applausi ai nostri suonatori ed ai nostri ballerini, e la manifestazione prosegue con l’esibizione degli altri gruppi folkloristici, gli invitati a questa riunione popolare.
Si può affermare che la festa è poi continuata secondo il suo programma, ma verso la fine del raduno, al momento della sfilata, il nostro Gruppo, non loro, si è rifiutato di sfilare per le vie di Gorizia. Cosa era successo di così grave per rifiutare questo passaggio? Era successo che un gruppo folkloristico della ex Jugoslavia, sicuramente sloveno, si era presentato a questo incontro con tanto di zitira e bunkula e questo fatto aveva contrariare, e non di poco, i nostri suonatori ed i nostri ballerini. Un oltraggio, questo, che i nostri non avevano ignorato, avevano tollerato fino al momento della sfilata, poi ci ha pensato liviot. Prima ci esibiamo con la musica e la nostra danza, deve aver pensato, poi avremo tutto il tempo di riflettere e di pensare. E come ci ha pensato, perché al momento della sfilata, mettendo la sua zitira sottobraccio, ponendo in risalto quell’affronto, disse chiaro e tondo: Amici e compaesani, avete visto anche voi che dispetto e provocazione ci hanno fatto con questo atto, quindi torniamo a casa perché io alla sfilata con loro non partecipo. E così hanno fatto tutti gli altri componenti del nostro gruppo, non loro, e sono tornati a casa senza partecipare alla sfilata.
A quel tempo con i mezzi di trasporto bisognava cavarsela mediante macchine private, in questo modo, pure in quella occasione, il gruppo si era dovuto arrangiare, per presentarsi alla manifestazione di Gorizia, con l’ausilio della disponibilità di alcuni proprietari di un mezzo di trasporto. E appunto da uno di questi autisti di fortuna che ho raccolto questa testimonianza. A dirla con sincerità questa testimonianza suona straordinariamente come una musica un po' insolita, con i tempi di oggi, non che non sia vera, ma è il comportamento coerente assunto dai componenti di quel gruppo, tutti, ballerini e suonatori, che questo episodio esprime e fa emergere tutta la responsabilità e la franchezza del loro gesto, quell’orgoglio resiano, quella lealtà e quella fedeltà alle proprie origini, alla propria stirpe, sintomo di devozione e di resianità.
Una riflessione su questo episodio. Il gruppo folcloristico oggi, il gruppo folcloristico ieri, due realtà, due periodi diversi. Io sono decisamente e chiaramente sicuro che un gesto del genere è stato semplicemente esemplare, cosa che oggi, a distanza di circa 50 anni, il loro Gruppo Folcloristico Val Resia non sarebbe in grado di farlo, per volontà, condiscendenza e compiacenza.


Franco Tosoni

lunedì 18 settembre 2017

I.T.V.R. informa: Eurovisione 2017

Alla'Attenzione di:

MEDIA INQUIRIES
DAVIS GOODMAN
Senior Communications Manager



BROADDCASTWER INQUIRIES

MATTHEW TRUSTAM
Senior TV Project Manager


Buongiorno, sono Franco Di Lenardo, Vice Presidente dell’Associazione Identità e Tutela Val Resia (I.T.V.R.). 
Da  notizie stampa, e successivamente via computer, ho saputo che in Luglio 2017 si è svolto, nella capitale Lettone, un concorso televisivo Eurovision Son Contest, al quale hanno partecipato nove cori di Stati membri dell’Unione Europea EBU, e che il primo posto è andato al coro femminile sloveno Carmen Manet di Kranj.
     Complimenti al coro che ha vinto.
Sempre dalla stampa abbiano saputo che il coro ha eseguito canti con la musica dei giovani compositori, Adrca Katarina e Pustinek Rakar, che descrive la vita di una donna.
     A noi interessa la seconda canzone, che la stampa riporta come Ta su Solbica, mentre il titolo originale è TA NA SOLBICI, canzone che non è stata scritta da Sam Vovka, come riportato dalla stampa, così come  apprendiamo essere ispirata dai melodici folk di una minoranza slovena a Rezia e il suo testo è in Resian.
Rileviamo che è scritta e cantata, parte in Resiano e parte in sloveno.
Dobbiamo far presente che detta canzone è pertinente ad una frazione del Comune di Resia, Stolvizza, frazione che si trova in provincia di Udine, quindi in Italia. Dal regolamento si apprende che ogni brano può includere solisti, strumenti musicali e può essere di qualsiasi genere a condizione che contenga note tradizionali o regionali del paese rappresentato.
     Tale ultima canzone non contiene pertanto note tradizionali o regionali del paese rappresentato, pertanto il coro si è appropriato di musiche che non sono del suo paese, perciò noi CHIEDIAMO che il coro Carmen  Manet di Kranj venga ora declassato e ritirato il premio il quale dovrà sicuramente passare al secondo, cosi via.
     Si prega voler far conoscere anche agli altri cori partecipanti che la Slovenia non ha cantato tradizioni regionali del proprio paese.
     La trasmissione è stata organizzata e prodotta dall’emittente televisiva Latvilas Televiziia (LTV), con  la collaborazione della Riga Tourism Development Bureau.
     Mi permetto di scrivervi perché, come sembra, siete stati voi ad  organizzare il tutto.
    Nel caso contrario vi prego di voler indicare a chi dovremo  far sapere quanto avvenuto e se sarà compito nostro comunicarlo ai cori partecipanti.
Per ulteriori chiarimenti siamo a vostra disposizione.  
Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.

  Sarà gradito un cenno di ricevuta.


Il Vice Presidente
Franco Di Lenardo