lunedì 17 ottobre 2016
venerdì 14 ottobre 2016
2^ Lettera al sindaco di Resia
Ricevo e volentieri pubblico
Lettera a cura di a.ZC.bm.
Lettera a cura di a.ZC.bm.
Caro Sindaco di Resia,,
faccio seguito alla mia precedente pubblicata il
14.09.2016 e mi riferisco sempre al suo post del 3.8.2016 in risposta ad uno
che si era lamentato della tenuta delle strade, lei cosi
rispondeva…..oggi…..alle 17…..avresti dovuto fermarti dopo averti pivettato, ti
avrei spiegato tutto, senza alcuna remora ed efficacia, efficienza e
responsabilità……a me piace chiarire le cose con le persone che vogliono
intendere e che accettano di mettersi in discussione. Affidarsi a proclami su
FB non sempre è costruttivo…….
Si vede che
lei questi pensieri, che non traduce in pratica, le vengono solo dopo aver pivettato.
Lei fa confusione tra FB e blog che testualmente vuol
dire diario in rete e che quindi pubblica articoli e lettere.
lunedì 3 ottobre 2016
UNA LOCALITÀ’ - TANTI NOMI
Ricevo e volentieri pubblico
Articolo a cura di Franco Tosoni
Articolo a cura di Franco Tosoni
Quando una località si presta a più interpretazioni e il suo nome si alterna a diverse versioni, anche se la sostanza rimane invariata, allora sorge un dubbio esplicativo, perché questa località non ha un nome correttamente preciso? Per intendere, come lo devo scrivere correttamente per non incorrere a confondere ed equivocare in modo macroscopico? Visto che le varie versioni si intendono scritte in italiano, forse perché fra la pronuncia in resiano e lo scritto in italiano il nome non è facilmente decifrabile e pronunciabile, quindi sarebbe opportune, visto anche le diverse interpretazioni, che ha tale località, giusto e legittimo, venisse nominata e scritta con un unico e proprio nome, esattamente e verosimilmente, in lingua resiana. Ho letto da più parti che il nome di questa località viene scritto in modi diversi e, precisamente: Rusgis, come si può notare anche dalla tabella toponomastica di una via di San Giorgio, poi da altri, così riportati, Ruscis, Ruschis e Ruscjs.
Questa bellissima località alpestre, meta fino ad alcuni anni di pascoli ed alpeggio, dove i proprietari di stavoli trascorrevano buona parte dell’anno, qualcuno anche per circa otto mesi. Ora l’obiettivo dominante e principalmente, sono le escursioni e le scampagnate, limitate però a non più di qualche ora o, al massimo, di qualche giorno. dove le persone non hanno più motivo se non quella di trascorre qualche ora in armonia con amici, fra una mangiata, una bevuta e una cantata.
Ha conclusione di questa mia breve divagazione, unicamente impostata per spiegare la diversità e la discordanza interpretativa e nominativa di questa località, propongo, quindi, come ho già accennato, di chiamarla e scriverla così, in lingua resiana: Rüščije.
Franco Tosoni
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foto san giorgio - bila
domenica 25 settembre 2016
domenica 18 settembre 2016
L’ULTIMO PARTIGIANO VIVENTE DELLA VAL RESIA
Ricevo e volentieri pubblico
articolo di Franco Tosoni
articolo di Franco Tosoni
Si chiama Buttolo Giovanni di anni 96 e può essere considerato, senza ombre di dubbio, l’ultimo partigiano ancora vivente della nostra vallata. Me lo ricordo quando ero ragazzo, essendo lui nato e cresciuto, parte della sua vita, a San Giorgio di Resia. Ora risiede a Oseacco, già da parecchio tempo. Erano anni che non avevo avuto più l’opportunità di incontrarlo e di scambiare qualche parola con lui. La possibilità mi si è presentata quest’anno a Carnizza, in occasione della celebrazione della Santa Messa, celebrata in onore di Sant’Anna, di cui è dedicata la chiesetta. E’ un personaggio restio nel raccontare le sue esperienze e delle difficoltà consumate durante l’ultima guerra mondiale, ma che devono essere state piene di contrapposizioni nella reale situazione della quotidiana vita resiana. In questa fotografia è stato ripreso, ancora in ottimo stato di salute, fra due persone, di San Giorgio, Stefanino e Graziano, che hanno voluto essere immortalate insieme a lui a Carnizza sotto il campanile della chiesetta. Una bellissima giornata di sole ha fatto da cornice quel giorno, sabato 30 luglio 2016.
Franco Tosoni
mercoledì 14 settembre 2016
Lettera al Signor Sindaco di Resia
Ricevo e volentieri pubblico
Lettera inviata da a.ZC.b.
Lettera inviata da a.ZC.b.
Caro Sindaco
di Resia,,
a seguito di
un post del 3.8.2016 in risposta ad uno che si era lamentato della
tenuta delle strade, lei cosi rispondeva…..oggi…..alle
17…..avresti dovuto fermarti, ti avrei spiegato tutto, senza alcuna
remora ed efficacia, efficienza e responsabilità……a me piace
chiarire le cose con le persone che vogliono intendere e che
accettano di mettersi in discussione. Affidarsi a proclami su FB non
sempre è costruttivo…….
Prendo
l’occasione per avere delucidazioni in merito in quanto atti non
previsti da delibera comunale o altro, ma comunque fatti del Comune a
favore o contro la popolazione, approfittando della sua dichiarazione
ed attendo quindi che spieghi tutto, senza alcuna remora ed
efficacia, efficienza e responsabilità sua.
1 –
nell’articolo figli e figliastri di Gilberto Barbarino leggo che
“”nessun partigiano sloveno è mai caduto in combattimento contro
i tedeschi nel nostro territorio e che nessun partigiano sloveno è
mai stato sepolto nel cimitero oseacchese””. Nessuno ha smentito
la notizia.
martedì 13 settembre 2016
UN FRAMMENTO DI STORIA RESIANA TASA LIPIZIO - SALVE REGINA
Ricevo e volentieri pubblico.
Articolo a cura di Franco Tosoni
Articolo a cura di Franco Tosoni
Chi percorre la strada provinciale n. 42, che da Resiutta porta in Val Resia, oltrepassato il confine che delimita il comune di Resiutta da quello di Resia, in località Tasa Lipizio, ricordata anche come Salve Regina, su un promontorio che si affaccia sul torrente Resia, può scorgere una cappella, una cappella dedicata, si dice, a Sant’Antonio di Padova. Questa è la prima testimonianza percepibile del sentimento religioso che si può riscontrare, maggiormente, in tutta la valle. La cappella è situata ai limiti della strada, a gomito di una curva, e facilmente distinguibile anche per chi viaggia su mezzi a motore, mentre è più agevole per chi la percorre a piedi o in bicicletta. Molti anni fa, quando il mondo non era così motorizzato, e la strada si presentava su terra battuta, era possibile incontrare numerose persone che transitavano su questa strada a piedi, si soffermavano presso questa cappella e, dopo essersi fatto il segno della croce, recitavano una preghiera. Oggi difficilmente uno si ferma per onorare la spiritualità di questa cappella, totalmente presi dalla frenesia, dalla premura e dall’impazienza, che non ci accorgiamo o non percepiamo più il bisogno di un po’ di riflessione e di meditazione.
L’origine di questa cappella è remota, tuttavia la data precisa è ancora tutta da scoprire. Io ci ho provato, ma non ci sono riuscito. So che la famiglia Di Lenardo, Peo per intenderci, ha provveduto anni fa al suo restauro. Il vero motivo di questo interessamento non lo so, evidentemente qualche correlazione ci deve pur essere.
Dal momento del suo ultimo intervento di conservazione sono passati parecchi anni e in questo periodo la cappella si presenta in uno stato un po’ trascurato, forse avrebbe bisogno nuovamente di una ripulita, almeno nel suo insieme, in modo particolare il portoncino e il suo perimetro.
Se notate sul lato sinistro della facciata, è murata una targa ricordo della 15^ Batteria da Montagna che, nell’ottobre del 1917, qui mostrò il proprio valore. Porta una data, settembre 1974, posta per ricordo.
Sul fianco destro, ai piedi della cappella, si può osservare, diversamente, un cippo in pietra con nicchia, una piccola cavità vuota. Si può facilmente desumere, presumibilmente, che nel passato non fosse questa la sua disposizione originaria. È possibile, al contrario, che al momento della sua posizione, ragionevolmente, presentasse sicuramente qualche particolarità, come un quadretto ispirato a devozione o qualche altra immagine sacra, sicuramente posta in quel luogo prima della costruzione della cappella. Come si può agevolmente rilevare porta una data: 1861, un elemento non trascurabile ma indubbiamente espressivo e indicativo, come prova a memoria da lasciare in eredità alla facoltà di ricordare. Questo cippo potrebbe, in qualche modo, anche essere associato al nome della località: Salve Regina, un presupposto non casuale, un richiamo, almeno così va raccontato, che le persone scendendo dalle varie frazioni della valle, usavano recitare il rosario, come compagnia per il viaggio, e il più delle volte prima di arrivare alla cappella era il momento di declamare la Salve Regina. Nella circostanza del momento, come si nota, anche il nostro cippo avrebbe bisogno di una buona ripulita e sicuramente da assegnargli una disposizione più adeguata, come è fattibile che, originariamente, fosse stato pensato e collocato.
Anche questa realtà fa già parte della storia resiana.
Franco Tosoni
venerdì 19 agosto 2016
Figli e Figliastri - Gilberto Barbarino
Ricevo e volentieri pubblico:
Articolo di Gilberto Barbarino
FIGLI E FIGLIASTRI di Gilberto Barbarino Siamo proprio contenti per la massiccia partecipazione alle nostre iniziative della popolazione resiana. Abbiamo raccolto molto di più di quanto ci aspettavamo alla vigilia, nonostante il brutto tempo in cui abbiamo operato e le poche ore a disposizione.
Grazie Resia!
E’ evidente che la nostra gente sente il problema della sua vera identità e vuole giustizia per i Resiani. Però, alcuni di coloro che si sono astenuti hanno palesato scarsissima conoscenza di come stanno veramente le cose in Valle.
Articolo di Gilberto Barbarino
FIGLI E FIGLIASTRI di Gilberto Barbarino Siamo proprio contenti per la massiccia partecipazione alle nostre iniziative della popolazione resiana. Abbiamo raccolto molto di più di quanto ci aspettavamo alla vigilia, nonostante il brutto tempo in cui abbiamo operato e le poche ore a disposizione.
Grazie Resia!
E’ evidente che la nostra gente sente il problema della sua vera identità e vuole giustizia per i Resiani. Però, alcuni di coloro che si sono astenuti hanno palesato scarsissima conoscenza di come stanno veramente le cose in Valle.
L’oro di Resia, o quasi, lo Strok
Ricevo e volentieri pubblico:
Articolo di Franco Tosoni
Cambiano le abitudini nel tempo, specialmente quando ci sono degli interessi di mezzo. Un tempo lo strok era considerato alla stessa misura che oggi si considera la patata oppure il fagiolo. Ogni famiglia lo coltivava in funzione del proprio fabbisogno domestico ed era considerato un elemento utile per integrare e dare un senso a certe pietanze, come viene fatto oggi, forse con un po’ più di originalità. Poi si è scoperto che aveva delle proprietà che, coltivato in altri luoghi, non aveva: la sua tipicità, il suo profumo e la sua dolcezza nel rendere più gustoso il cibo.
venerdì 5 agosto 2016
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