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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

giovedì 17 marzo 2016

Raccolta Firme: RESIANO, IN APRILE FIRMA E FAI FIRMARE - DIFENDI LA TUA IDENTITA' E QUELLA DEI TUOI FIGLI

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L. 38/2007 - INGIUSTA APPLICAZIONE

La legge 482/99 di tutela delle minoranze linguistiche storiche, tra cui la slovena e la legge 38/01 di tutela della minoranza linguistica slovena, sono applicabili, per espresse loro previsioni, rispettivamente (solo) dove “LA MINORANZA E' STORICAMENTE RADICATA E IN CUI LA LINGUA AMMESSA A TUTELA E' IL MODO DI ESPRIMERSI DEI COMPONENTI DELLA MINORANZA LINGUISTICA” e dove la minoranza slovena “ E' TRADIZIONALMENTE PRESENTE”.
Trattasi del primo e principale presupposto essenziale richiesti per la corretta applicazione delle citate due leggi.
L'altro presupposto riguarda la richiesta di applicazione delle citate leggi che deve essere fatta o dal 15% degli elettori comunali, oppure da un terzo dei consiglieri sempre comunali.

Appare perciò logicamente necessario verificare se il precitato primo ed essenziale presupposto sia effettivamente presente sui territori dei comuni delle valli del Torre, Natisone e di Resia che da un lato, pur avendo taluni chiesto la tutela della “cultura, dialetto e lingua slovena della popolazione autoctona” hanno avuto tutti applicabile, -dalla delibera del consiglio provinciale (n. 33 del 26.04.01) che, tra l'altro, non ha nemmeno citato il previsto presupposto della presenza storicamente radicata sul territorio della minoranza-
la tutela della lingua slovena come lingua storica prevista dalla legge 482/99 e dall'altro lato hanno chiesto, l'applicazione anche della legge 38/01 che tutela la sola minoranza linguistica slovena , dando semplicemente atto (Delibera di dare atto . . ) che il territorio dei loro comuni è ascrivibile tra quelli in cui la minoranza slovena è tradizionalmente presente.

Già da questa semplice lettura della mancata citazione da parte del Consiglio provinciale del primo presupposto e delle non chiare richieste fatte per i comuni delle valli e di Resia, appare chiara l'intenzione di chiedere l'applicazione delle citate leggi senza il corretto rispetto del loro principale presupposto. E' infatti storicamente provato che nelle valli del Friuli orientale e di Resia non è mai esistita una minoranza slovena.
Anche partendo da lontano e cioè dall'insediamento nelle Valli del Friuli orientale e Resia delle popolazioni di origine slava provenienti dalle Alpi -avvenuto verso il VII° secolo- troviamo elementi di tradizioni e di lingua che distinguono nettamente queste popolazioni dalla nazione slovena. Distinzione dovuta, anche secondo l'Associazione italiana slavisti (AIS), oltre che alle barriere naturali, anche al fatto che tali popolazioni di antico ceppo slavo, sin dal loro stanziamento nella valli friulane e Resia hanno appartenuto sempre ad unità statali diverse (Venezia, Austria, Province illiriche) da quella cui hanno appartenuto gli sloveni dell'oltralpe (Impero austroungarico). Distinzione divenuta poi distacco definitivo con il plebiscito del 1866 con il quale tutti gli abitanti delle Valli del Torre, Natisone e Resia scelsero di fare parte del Regno d'Italia. Di scegliere cioè come loro patria l'Italia che hanno poi sempre amato e servito fedelmente, pur conservando sin dall'inizio e quindi per oltre 14 secoli, nell'ambito famigliare e religioso, alcune loro peculiari tradizioni e la loro originaria lingua materna, abitualmente oggi chiamato; po nasem, nedisco e resiano, che è realtà dell'idioma locale di origine slava identificativo di una comunità linguistica minore inserita completamente nella vita nazionale italiana. Comunità linguistiche minori (dette anche di antico insediamento) che fu evangelizzata in lingua slava verso la fine dell'VIII° secolo da missionari slavi. Successivamente rifiutò sempre il catechismo proposto in lingua slovena e il bilinguismo italo-sloveno.
Conservò poi, a livello famigliare e tra mille difficoltà la propria lingua slava riferita all'arcaismo veteroslavo.
Nel 1933, a seguito della proibizione da parte di Mussolini dell'uso nella chiesa, la lingua slava rimase relegata alle famiglie, anche se a Resia, tale divieto è stato ignorato tanto che è stato possibile persino la stampa di alcuni testi in lingua resiana.
Nella fase finale della seconda guerra mondiale (1943-1945) la campagna politica e la propaganda per l'annessione fatte dai partigiani jugoslavi non ebbero seguito.
Fallirono anche i tentativi di chiudere le scuole italiane.
Subito dopo la guerra, 1946, una Commissione internazionale visitò la valli friulane e Resia e alla fine ritenne che le aspirazioni dei valligiani non erano quelle di essere annessi alla Jugoslavia. Alla fine della seconda guerra mondiale, contrariamente a quanto avvenne sul Carso triestino e goriziano, nelle valli friulane non venne riconosciuta una minoranza slovena dal Memorandum di Londra e del Trattato di Osimo.
Nel 1991 anche la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia li differenziò concedendo loro, tramite la legge 46/91, contributi per iniziative dirette alla tutela e valorizzazione della lingua locale, cioè idioma locale di origine slava.
Tutto ciò premesso sorge spontaneo la domanda del perché oggi detta popolazione di origine slava è stata riconosciuta minoranza slovena, non già per una autodeterminazione, o su richiesta “di almeno il quindici per cento dei cittadini iscritti nelle liste elettorali” ma semplicemente su richiesta di un terzo (quattro soli) dei consiglieri comunali. Cosa ha spinto o convinto questi piccoli gruppi di consiglieri, molte volte sollecitati dai sindaci, a spacciare per slovena una popolazione che, come sopra esposto, alla fin fine non si è mai sentita slovena anche perché non conosce la lingua slovena, non si sa.
Gli stessi richiedenti la legge di tutela degli sloveni non lo hanno mai chiarito.
Solo la stampa locale ha qualche volta motivato tale richiesta semplicemente dando significato particolare alla parola “sloveno”,
A questa parola “sloveno” usata da molti valligiani, delle valli del Natisone, mai a Resia, abitualmente per definire il dialetto locale, i periodici Novi Matajur, Dom e Slovit, hanno più volte insistito e insistono nel voler dare il significato di appartenenza alla Slovenia e quindi la linguistica slovena.
Tutto ciò trascurando completamente il diritto, universale riconosciuto, spettante alla popolazione interessata di scegliere l'identità desiderata.
Altri, pochi, arrivano a parlare addirittura di etnia.
Trattasi di definizione che, tenendo ad impostare il problema sul piano nazionalistico, hanno ormai fatto il loro tempo. Oggi molti sostengono che le diversità culturali e linguistiche devono basarsi sui diritti delle persone di poter essere quello che desiderano essere e di esprimersi come si sentono di doversi esprimere.
Diritti che logicamente spettano anche alla comunità linguistica di antico ceppo slavo delle valli del Torre , Natisone e Resia.
Diritto anche specificatamente già riconosciuto in precedenza da una legge regionale, la già citata 46/91, ma che a seguito della recente legge nazionale 482/99 è stata abrogata nonostante l'espressa previsione di salvaguardia.
Comunità linguistica di origine slava rimasta pertanto priva di qualsiasi tutela.
Costretta oggi a coltivare solo la speranza che le due leggi di tutela della minoranza linguistica slovena vengano modificate affinché comprendano anche le lingue locali qual'è il resiano.
Marino Droli scrive su la Voce del Friuli Orientale del dicembre 2004, parlando delle nostre: “ Le distinzioni esemplificative di cui appresso non appartengono nel modo più assoluto agli “arcaismi” della lingua slovena come si va dicendo in sedi qualificate, ma sono un patrimonio linguistico proprio derivante dallo slavo Ecclesiastico Antico, paleoslavo o veteroslavo, come la filologica slava ci insegna e come acclarato nelle sedi più qualificate degli Istituti di Slavistica.
Le origini dei nostri idiomi sono quindi da ricercare, a mio parere, presso l'unica fonte e presso i vari gruppi etnici che si insediarono nei vari comparti vallivi del nostro territorio: come noto essi provenivano dai bacini dell'Europa centro-orientale e da quelli dell'Europa balcanica”.

E' facoltà dei cittadini di Resia ridefinire il territorio esercitando diritto democratico.

Alberto Siega

pres. Identità e Tutela Val Resia

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