DOMANDE RIMASTE SENZA RISPOSTA
Nei giorni scorsi ho assistito a San Pietro al Natisone, all'ultima di una serie di conferenze dal titolo " Scopriamo la nostra lingua". Quella a cui ho partecipato riguardava la lingua come possibilità di sviluppo del territorio e aveva come relatori Marco Stolfo, Massimo Duca dell'Arlef e Luigia Negro. M'interessava soprattutto ascoltare la relazione di Luigia Negro, presidente del Circolo Resiano Rozajanski Dum e dell'Unione circoli sloveni Zskd, per capire a che punto stessero le cose sulla tutela e sulla salvaguardia della lingua e della cultura resiana. Ebbene, la relatrice ha fra l'altro sottolineato, leggendo dai suoi appunti, il gran numero di visitatori sloveni (nel 2008 ben 103 corriere!) giunti in valle spinti dal desiderio di conoscere la lingua, la musica, il territorio e l'ambiente Resiano. Intorno a questi risultati "turistici" ha sviluppato tutto il suo intervento. Al termine della relazione il moderatore ha dato inizio alle domande del pubblico presente in sala. Tre dei quattro quesiti posti sono stati rivolti a Luigia Negro, alla quale è stato chiesto che cosa sia stato fatto per favorire la collaborazione tra la sua associazione e le altre operanti in valle, da dove le provengono i fondi per finanziare le molteplici iniziative promozionali (feste, giornali, opuscoli, calendari eccetera) e, infine, perchè lei abbia voluto privilegiare, per il resiano, la strada della minoranza linguistica slovena anzichè quella, che ne avrebbe esaltato maggiornte la specificità e l'autonomia, della legge nazionale numero 482 del 1999 che protegge le lingue minoritarie italiane. Alla prima domanda la signora Negro ha si risposto, ma senza menzionare i forti dissidi esistenti in valle a causa dell'attuale collocazione del resiano nella lingua slovena. Alle ultime due domande non ha saputo o voluto rispondere. In suo soccorso è intervenuto Stolfo, che, pur preparato e sciolto dal punto di vista dialettico, non ha dato una risposta adeguata e non è riuscito a soddisfare le attese degli interpellanti, non essendo lui un esperto della lingua e della cultura resiana. Allora, signora Negro, visto che al riguardo non è stata ottenuta certezza alcuna, dia lei la risposta: se è vero, come ha riferito, che lavora per il bene della Val Resia da oltre vent'anni, per far sì che il Resiano fosse inserito nell legge numero 482 del 1999? Inoltre, l'apprezzabile movimento turistico sloveno verso la Val Resia continuerà nel tempo anche nel caso il resiano uscisse dalla legge 38/2001 e venisse invece, com'è suo sacrosanto diritto inserito nella legge 482?
Alessandra Manzini Zuzzi Pagnacco
Lettera tratta dal Messaggero Veneto di venerdì 30 Gennaio 2009
Il dialetto resiano morirà non già a causa dello sloveno, ma dell'assimilazione dell'italiano. Io, sloveno di Trieste, comprendo perfettamente il Resiano scritto... certo, ho alcune difficoltà a seguire il resiano parlato, che però non sono maggiori di quelle che ho ascoltando il dialetto Sloveno di Prekmurje o un italiano che parla in Bresciano stretto.
RispondiEliminaAscoltare i resiani oggi è tragico: ogni due parole in resiano ne spunta una in italiano... tra dieci anni parlerete con parole italiane pronunciate alla resiana e poi nemmeno questo.
praticando lo sloveno i resiani potrebbero meglio conservare il proprio dialetto, ne potrebbero comprendere i molteplici aspetti e peculiarità.
Qui nessuno pretende da voi che vi mettiate ad inneggiare a Tito. Potete tranquillamente continuare a sentirvi orgogliosi cittadini italiani. Ma il dialetto che parlate è sloveno, fatevene una ragione.