Per gli ingiusti che nei giudizi scambiano bugie per verità, presento, in
modo integrale, la lettera o l’articolo che Sandro Quaglia ha scritto ed il
settimanale “DOM”, in data 29 maggio 2012, ha
pubblicato.
Sloveni motore del turismo a Resia
Nonostante la crisi economica, degli ultimi anni, stia coinvolgendo
anche il settore turistico, in Val Resia il dato di questo importante motore di
sviluppo non è del tutto negativo.
Le molte iniziative realizzate dalle associazioni e dagli enti che
operano in valle, durante l’anno, hanno richiamato numerosi
visitatori.
La Val Resia compresa nella più ampia minoranza linguistica slovena
negli anni si è posizionata, sul mercato turistico, a livello internazionale con
gli ospiti di lingua slovena provenienti per lo più dalla vicina Repubblica di
Slovenia.
Una della attrattive della Val Resia è anche il Parco delle Prealpi
Giulie che a Prato di Resia ha il suo centro visite più importante. Questo
spazio è stasto da poco riallestito senza però pensare ai suoi principali
utenti, ovvero gli sloveni, infatti i testi che accompagnano il visitatore alla
scoperta delle varie sale sono tutti e solamente nuovamente in lingua
italiana.
Invece il progetto Spoznati Rezijo/Conoscere Resia che organizzò,
nel 1991, una nuova forma di turismo linguistico, inizialmente attivato e
promosso dall’Unione circoli culturali sloveni/Zveza slovenskih kulturnih
Druœtev e dalla Pro loco Val Resia, poi gestito dal Parco naturale delle Prealpi
Giulie ed oggi dall’Associazione culturale museo della gente della Val Resia ha
fatto arrivare complessivamente a Resia circa 70.000 visitatori.
Nel 2011 i turisti sloveni che hanno visitato Resia, per le sue
peculiarità culturali, ma soprattutto per il dialetto sloveno che vi si parla
sono stati circa 6.000.
Il movimento turistico sloveno è oggi il più importante per la Val
Resia e produce un’ interessante indotto economico in quasi tutti i mesi
dell’anno. Ne beneficiano soprattutto la ricettività ma anche gli spazi aperti
al pubblico, come musei e centri visite.
È proprio l’elemento lingua ad interessare maggiormente i
visitatori sloveni che sono alla ricerca costante delle pubblicazioni in
dialetto, dei Cd di musica e canti tradizionali, di vario materiale che descriva
la cultura resiana. Questo, per lo più, per una questione di conoscenza. Il
dialetto sloveno della Val Resia è ancora quotidianamente parlato ed è per tutti
i resiani una ricchezza e come vediamo anche un’attrazione
turistica.
Il turismo non è un fenomeno marginale nella vita della comunità
resiana, ma produce costantemente un processo di feedback della cultura, del
paesaggio, della tavola e degli stili di vita. Ad esempio anche grazie alla
spinta del turismo la cucina popolare resiana stà diventando “cultura
gastronomica”.
Il turismo può contribuire validamente a mantenere in
vita e far rinascere le comunità di minoranza linguistiche ma non si deve
pensare di non toccare nulla, non permettere nessuna modifica, congelando
l’intera valle ed i suoi abitanti secondo il modello che l’immaginario
collettivo ha di essa. Bisogna adattare le esigenze di comunità alle esigenze
del turista, senza stravolgere, ma dando la possibilità al visitatore di fruire
di ciò che gli è messo a disposizione nel miglior modo
possibile.
Sandro Quaglia
Quali parole aggiungere ancora a
questa meravigliosa notizia, di questa importante espansione turistica, e di
questa crescita economica in Val Resia, se ci dobbiamo basare esclusivamente
alle parole di Sandro Quaglia? Forse in
prospettiva futura questa assurda visione potrebbe anche realizzarsi, oggi è
prematuro il solo parlarne. Sono concetti o considerazioni che non corrispondono
a verità, forse solo immaginazioni per illusi e azzardi campati in aria. Cifre
alla mano, stupisce che nonostante la crisi economica a Resia vi sia un così
prosperoso turismo, con circa 70.000 visitatori negli ultimi anni e che solo nel
2011 ci abbiano alettato della loro visita più o meno 6.000 turisti. Facendo un
po’ di conti alla mano, considerando una media di 50 passeggeri per ogni
pullman, nel 2011 a Resia, provenienti dalla vicina Slovenia, ne sarebbero
dovuti arrivare circa 120 per 6.000 persone, addirittura 1400 pullman per 70.000
visitatori negli ultimi anni.
Tutto questo, come afferma Sandro
Quaglia, grazie alle associazioni slovene e ad esse
legate.
Un contributo non di poco conto, solo
che a Resia in questi anni non si sono verificati grandi cambiamenti, né di
nuove aperture di alberghi, né di negozi di souvenir o di trattorie, tanto meno
si sono verificate nuove agenzie turistiche o agenzie per guide
turistiche.
Afferma ancora il signor Quaglia: “Il movimento turistico sloveno è oggi il
più importante per la Val Resia e produce un’ interessante indotto economico in
quasi tutti i mesi dell’anno. Ne beneficiano soprattutto la ricettività ma anche
gli spazi aperti al pubblico, come musei e centri
visite.”
Non si capisce quali benefici e a chi
confluiscono queste provvidenze, dato che il flusso migratorio, in particolare
dei giovani, continua, come la popolazione che seguita a diminuire in modo lento
ma costante, e non vi sono state nuove assunzioni in nessuno dei settori in cui
il signor Quaglia menziona.
Forse manca un controllo capillare
sul territorio per verificare se le affermazioni sono veritiere o sono solo
propaganda di “Turismo Politico”. Lusingare la gente con queste cifre assurde ed
esagerate è dir poco inaccettabile. Forse far credere ed illudere la gente non
costa niente, confonderla e prenderla in giro, si.
Franco
Tosoni
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