Quanti sono oggi gli italiani in Slovenia? E gli ungheresi? E quanti sono i cittadini sloveni per i quali l’italiano – oppure l’ungherese – è la lingua madre? Sono dati che durante l’ultimo censimento della popolazione, nel 2011, non sono stati raccolti, ma conoscerli potrebbe aiutare coloro che impostano le politiche per le minoranze. Per questo motivo, la Commissione per le nazionalità del Parlamento sloveno ha deciso di sollecitare il governo affinché provveda a commissionare uno studio, un sondaggio o un’indagine – la forma del rilevamento è ancora da definire – che faccia emergere il dato sul numero degli appartenenti alla comunità nazionale italiana – e ungherese – residenti oggi in Slovenia.
Nel 2011, ha ricordato il presidente della Commissione, il deputato della minoranza ungherese Laszlo Göncz, la Slovenia per il suo censimento non ha adottato il metodo tradizionale, ma ha usato i dati dei registri amministrativi, dunque senza il dato “sensibile” sull’appartenenza nazionale. L’ultimo rilevamento statistico sulle minoranze risale pertanto al Censimento della popolazione del 2002, e quella volta, ha sottolineato ancora Göncz, era emerso un dato estremamente preoccupante, ossia il numero delle persone che si erano dichiarate appartenenti alle comunità minoritarie autoctone – italiana e ungherese – era di più del 20% inferiore rispetto al Censimento precedente, quello del 1991. Gli italiani, ricordiamo, da 3.064 del 1991, undici anni più tardi erano diventati 2.258. L’idea di uno studio che riveli il numero degli appartenenti alle minoranze italiana e ungherese è stato approvato all’unanimità dai membri della Commissione, così come dagli esperti, che lo ritengono metodologicamente più adatto rispetto al censimento classico, nel quale la stessa formulazione delle domande sull’appartenenza etnica può portare a delle distorsioni rispetto alla situazione reale sul territorio. Che la conoscenza del numero esatto degli italiani e degli ungheresi possa contribuire a impostare meglio le politiche a favore delle minoranze è convinto anche il presidente della Comunità autogestita costiera della nazionalità italiana, Alberto Scheriani, che ha però ricordato come i problemi delle comunità minoritarie – in primo luogo il divario tra le leggi e la loro attuazione – sono comunque già ben noti. In ogni caso, secondo diversi attori del campo, poter avere le proporzioni delle minoranze presenti sul territorio della repubblica slovena aiuterebbe a calibrare politiche di sostegno adeguate. Per fare il punto sulla situazione, la Commissione ha chiesto inoltre ai Comuni delle aree bilingui (per gli italiani si tratta di Capodistria, Isola e Pirano) di preparare, entro la fine di agosto, una relazione sul rispetto delle norme che regolano lo status delle minoranze – in primo luogo sul rispetto del bilinguismo – a livello di amministrazioni locali.
Tratto dal sito
http://10febbraiodetroit.wordpress.com/2012/06/27/lubiana-fa-la-conta-delle-minoranze-ungherese-e-italiana/ del 27 giugno 2012.
Nel 2011, ha ricordato il presidente della Commissione, il deputato della minoranza ungherese Laszlo Göncz, la Slovenia per il suo censimento non ha adottato il metodo tradizionale, ma ha usato i dati dei registri amministrativi, dunque senza il dato “sensibile” sull’appartenenza nazionale. L’ultimo rilevamento statistico sulle minoranze risale pertanto al Censimento della popolazione del 2002, e quella volta, ha sottolineato ancora Göncz, era emerso un dato estremamente preoccupante, ossia il numero delle persone che si erano dichiarate appartenenti alle comunità minoritarie autoctone – italiana e ungherese – era di più del 20% inferiore rispetto al Censimento precedente, quello del 1991. Gli italiani, ricordiamo, da 3.064 del 1991, undici anni più tardi erano diventati 2.258. L’idea di uno studio che riveli il numero degli appartenenti alle minoranze italiana e ungherese è stato approvato all’unanimità dai membri della Commissione, così come dagli esperti, che lo ritengono metodologicamente più adatto rispetto al censimento classico, nel quale la stessa formulazione delle domande sull’appartenenza etnica può portare a delle distorsioni rispetto alla situazione reale sul territorio. Che la conoscenza del numero esatto degli italiani e degli ungheresi possa contribuire a impostare meglio le politiche a favore delle minoranze è convinto anche il presidente della Comunità autogestita costiera della nazionalità italiana, Alberto Scheriani, che ha però ricordato come i problemi delle comunità minoritarie – in primo luogo il divario tra le leggi e la loro attuazione – sono comunque già ben noti. In ogni caso, secondo diversi attori del campo, poter avere le proporzioni delle minoranze presenti sul territorio della repubblica slovena aiuterebbe a calibrare politiche di sostegno adeguate. Per fare il punto sulla situazione, la Commissione ha chiesto inoltre ai Comuni delle aree bilingui (per gli italiani si tratta di Capodistria, Isola e Pirano) di preparare, entro la fine di agosto, una relazione sul rispetto delle norme che regolano lo status delle minoranze – in primo luogo sul rispetto del bilinguismo – a livello di amministrazioni locali.
Tratto dal sito
http://10febbraiodetroit.wordpress.com/2012/06/27/lubiana-fa-la-conta-delle-minoranze-ungherese-e-italiana/ del 27 giugno 2012.
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