Documento all'ATTENZIONE di:
AKADEMIJA ZNANOSTI IN
UMETNOSTI (SAZU) 1000 LJUBLJANA
e,p. quanto di competenza:
AL MINISTERO DEI BENI E DELLE
ATTIVITA’ CULTURALI
Via Del Collegio Romano 27 00186 R O M A
AL MINISTERO DEGLI AFFARI
ESTERI
Piazzale della Farnesina 1 00135 R O M A
Sono
Franco Di Lenardo, Vice Presidente
dell’Associazione in atti, sono Resiano
ed in quanto tale richiedo, per conto di questa Associazione e per quello dei
miei concittadini, a codesta Accademia
quanto è nostro ed esclusivamente
Resiano.
Dall’inizio, o anche prima,
degli anni sessanta (60) e con ogni
probabilità addirittura in un periodo precedente, presso la popolazione del Comune
di Resia, per conto dell’allora Repubblica Federativa di Jugoslavia, ebbe inizio la raccolta di: canti, poesie,
novelle, balli, con registrazioni, filmati e quant’altro.
Furono persino fatte fare, da esperte
donne Resiane, le calze dei ballerini e pagate
allora Lire 100.000 al paio. Tutto in uso esclusivo allo slavo popolo
Resiano. Da non confondere slavo con sloveno, al quale voi siete avvezzi.
Puntualizzo che i Resiani sono slavi ma non sloveni.
Tutte le cose furono fatte con l’impegno
che sarebbero poi state restituite ai Resiani, ma fino ad oggi nulla delle
migliaia di registrazioni è stato restituito. Ve
ne siete bel guardati, anzi avete ceduto i canti ed i balli alle vostre
organizzazioni facendoli passare quale cultura slovena perché, secondo voi, i
Resiani farebbero parte degli sloveni residenti in Italia. Questo è un
oltraggio per i Resiani, oltre che una buffonata. Al di là delle copie dei
calzettoni dei ballerini, avete copiato anche i nostri costumi.
Come detto in precedenza, tutto questo,
con ogni probabilità, ebbe inizio intorno agli anni sessanta/1960.
In quegli anni ci sono stati dei personaggi, che con
inganno e con un disegno ben preciso, i quali hanno fatto in modo di
impadronirsi di tutta la nostra cultura, sia linguistica che artistica. Parlo, principalmente, di due personaggi
chiave: Pavle Merku e Milco Maticetov, forse quest’ultimo è stato l’artefice,
quello che maggiormente ha inciso su questo aspetto, unitamente a
Julius Strajnar, altro personaggio, altro saccheggiatore della
nostra cultura.
Nell’anno 1962 la Rai di
Trieste, di cui facevano parte le seguenti persone: Giorgio Nataletti, Valens
Vodusek, Milko Maticetov, Uros Krek e Maria Sustar, registrò, per conto
dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma, parecchio materiale culturale
resiano, ora gestito presso la propria sede di Roma – Archivio di
Etnomusicologia. Il materiale di cui
sopra non è mai stato dato in Roma – Archivio di Etnomusicologia. Il materiale di cui sopra non è mai stato
dato in uso ai circoli e gruppi folcloristici italiani per farne un loro uso
improprio.
Tutto il materiale raccolto dalla ex Jugoslavia,
un buon lavoro, un ottimo lavoro, bisogna riconoscerlo, ma se tutto questo
fosse rimasto a Resia, a beneficio della nostra comunità, gestito da noi,
sarebbe stato ancora più apprezzato e gradito, ma non è stato così perché una
volta, a lavoro finito, il tutto è stato approntato e
trapiantato, come un pacchetto ben
confezionato, compresa la nostra ingenuità, alla base di Lubiana, Centro
Ricerche Scientifiche dell’Accademia
Slovena di Lubiana di Scienze ed Arti, da dove era partita probabilmente tutta
l’iniziativa e da dove erano state finanziate tutte le spese per la ricerca e
le registrazioni. Tutte queste registrazioni, in seguito, non sono state
archiviate e custodite, come avrebbero dovuto e potuto essere, ma guarda caso,
invece, sono state messe a disposizione di tutti i circoli culturali
sloveni, quindi di tutti i vostri gruppi folkloristici, dando loro la
possibilità di arricchire la loro cultura e i loro repertori, così da
propagandare, a nostre spese, una cultura sottratta con inganno, al
nostro patrimonio, perché voi, a dirla con sincerità, siete poveri culturalmente ed è per questo che avete
bisogno di attingere l’ispirazione, la grazia, da altre culture di oltre
confine e farle passare poi come vostra cultura. Le vostre manifestazioni
folcloristiche e canore, come potete notare, oltre aver taroccato la nostra
danza, la nostra musica e le nostre canzoni, vi siete impossessati, anche di
quelle carinziane e friulane, per non parlare di altro.
Far
conoscere questa cultura, sottratta alla cultura resiana, per poi farla
passare come cultura slovena. Pensate un po’ che generosi siete stati.
Al tempo una copia di quelle registrazioni sono state donate al
Museo etnografico di Malborghetto – Palazzo Veneziano, dove tutt’ora si
trovano, ma non a Resia che sarebbe stata la sede più naturale. Faccio notare
che tale museo è finanziato con i soldi provenienti da Lubiana, che poi sono i
nostri soldi, utilizzati ed elargiti dall’Italia per le minoranze slovene in
Italia.
Quelle registrazioni, considerando che circa
l’80% sono state registrate e catalogate
a Resia con il contributo e la disponibilità, la lealtà e l’ospitalità della
nostra gente resiana, vengono poi , ma con quale lodevole merito e
bugia, considerate: Registrazioni delle tradizioni popolari
degli sloveni in Italia, proprio così, una bella presa per i
fondelli, in modo particolare e soprattutto nei nostri confronti. Fatto notare
questa contraddizione, e forse lo avrà fatto anche qualche altra persona, alla
direttrice di quel museo, di correggere quella dicitura in: Registrazioni
delle tradizioni popolari Resiane e degli sloveni in Italia. E’ stato
risposto che sono imposizioni impartite da Lubiana perché sono loro che
finanziano tale museo, con i nostri soldi. Un disegno ben preciso. Una cultura,
quella resiana, sottratta a Resia, trasferita a Lubiana ed in seguito
reintrodotta in Italia come cultura tradizionale e popolare degli sloveni
in Italia. Siamo stati oltraggiati per non dire derubati di un bene
fondamentale per la nostra identità. Siamo mai stati noi minoranza slovena?
NO.!!!!!
Siamo qui a chiedere la restituzione del
nostro patrimonio culturale che si trova presso la vostra Accademia e che è
esclusivo di Resia. Il fatto che il patrimonio
di Resia non fa assolutamente parte, ne della ex Jugoslavia e men che meno
della Slovenia, originato proprio dalle registrazioni, canti, balli, poesie,
racconti, fiabe, e quant’altro, da voi tutti catalogati. Se fosse stata vostra cultura non avreste permesso a fare
tutto ciò come voi avete fatto, perché in qualunque paese sloveno non ci
sarebbero state le stesse cose di Resia. Oltre a questo anche la nostra lingua
non è slovena perché una lingua arcaica come quella Resiana mai potrà essere
dialetto di qualsiasi lingua moderna. Non si è mai sentito dire che una lingua
arcaica è dialetto di una lingua nata in seguito alla stessa. Vorremmo far
sapere che il Resiano è una lingua nata prima della nascita della Slovenia e di
tutte le nazioni slave. Al tempo i cosiddetti “barbari” dai Romani, parlavano
tutti una lingua simile che poi hanno modificato nelle lingue attuali. Noi
Resiani con la nostra lingua arcaica ci intendiamo praticamente con tutti i
paesi slavi, ma molto poco con gli sloveni, con i quali mai abbiamo condiviso nulla.
Chiediamo che quanto è presente di Resiano presso il
Museo Etnografico di Malborghetto – Palazzo Veneziano – la dicitura che accompagna debba essere cambiata in REGISTRAZIONI DELLE TRADIZIONI POPOLARI
RESIANE. Delle registrazioni degli sloveni in Italia
non ce ne importa niente e potete scrivere quella che volete.
Nel frattempo abbiano iniziato a scrivere in quei
paesi, Europa e resto del mondo, quando veniamo a sapere che i vostri gruppi
folcloristici e cantori si esibiscono con i nostri costumi tradizionali, danzano
e cantano canzoni Resiane. Facciamo inoltre sapere che non è vostra cultura
perché Resia è una località che si trova in provincia di Udine e Udine è
ancora una provincia Italiana.
Per riavere indietro quanto nostro siamo disposti a ricorrere al
giudizio europeo.
Il Ministero dei Beni e delle attività culturali Italiano è pregato
voler intervenire presso l’Accademia di Lubiana ed il governo Sloveno, se del
caso, affinché per le vie brevi ed
amichevoli venga restituito al Comune di Resia tutto quanto è di esclusiva
cultura Resiana. A tale scopo facciamo presente che presso l’Unesco è stata fatta richiesta affinché i beni immateriali culturali siano riconosciuti come esclusivi della cultura Resiana.
Il Ministero degli Affari Esteri è pregato, nuovamente, affinché interessi l’omologo Sloveno perché si attivi per far vietare ai loro gruppi folcloristici l’uso dei costumi Resiani e le affermazioni che ciò che ballano è cultura popolare slovena e di far precisare che le canzoni che cantano se sono Resiane devono essere indicate come tali e non slovene.
Cogliamo l’occasione per i migliori
saluti e attendiamo la restituzione al più presto di tutto quanto è cultura
Resiana. Ripetiamo che siamo in provincia di Udine che è ancora Italia.
Volevo scrivere all’Akademia di
Ljubljana in Resiano, ma avrebbero avuto difficoltà a trovare traduttori.
Il Vice Presidente
Franco Di Lenardo