ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

sabato 13 maggio 2023

ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL SINDACO DEL COMUNE DI RESIA

Articolo di Franco Tosoni
Programmazione e Bilancio, Protezione Civile, Cultura, Ecomuseo, Rapporti con il personale, Rapporti con il Parco.
Se non ho letto male, queste dovrebbero essere le competenze attualmente del Sindaco nella gestione amministrativa del Comune di Resia. Tralascio una buona parte delle sue competenze, ma mi voglio orientare (posizionare) principalmente sulla competenza riguardo la Cultura. Non so esattamente quello che sono oggi le priorità di questa Amministrazione, a me interessa sviluppare un discorso improntato proprio sulla competenza, Cultura. Vorrei soffermarmi soprattutto su due questioni; riguarda la nostra cultura e i nostri usi e costumi: folklore, danza e musica, favole, e registrazioni delle tradizioni popolari – impropriamente definite - degli sloveni in Italia. Sono anni ormai che io mi interesso della totale possibilità di sfruttamento che gli sloveni sono diventati, abusando della nostra disponibilità, padroni della nostra infinita documentazione culturale: musica, danza, canto, favole, usi e costumi e, in certe occasioni, fatti passare anche come cultura slovena. Per non parlare degli abusi che vengono concretizzati nei confronti della nostra danza e dei nostri canti. Copiati e taroccati durante infinite manifestazioni folcloristiche, nazionali e internazionali a cui partecipano gruppi folcloristici sloveni, frutto della nostra cultura, ma fatta passare per quella slovena. Quello che mi rincresce, di più, sempre di più, è la compiacenza e la freddezza, l’indifferenza della autoproclamata minoranza slovena a Resia, concepita senza fondamento e senza alcuna congiunzione o consanguineità, quel legame di parentela proprio delle persone aventi comuni genitori o avi nella propria discendenza.
Fra i primi studiosi ad interessarsi di Resia, della sua lingua, dei suoi usi e costumi, delle sue tradizioni, certamente è stato il nobile Jan Potocki, studioso dell'antichità, archeologo e scrittore polacco, se non il primo, probabilmente fra i primi. Fu poi la volta di Sreznevskij Izmail Ivanovič. - Slavista professore nell'università di Pietroburgo. Si occupò soprattutto di lingua russa, della vecchia lingua russa. Segue poi il prof. Jan Baudouin de Courtenay, polacco di origine francese, membro dell’Accademia imperiale di Pietroburgo, docente universitario e celebre linguista e filologo, il più noto studioso della cultura resiana. Infine, la musicista e pianista, Ella von Schultz-Adaiewsky, di origine russa. Per citare solo alcuni fra i più conosciuti e famosi personaggi che si sono interessati del mondo slavo della Val Resia. 


La gente di Resia, a questi personaggi, ha dato, come ha sempre fatto, la massima disponibilità e la più ampia collaborazione. Tutto il materiale da loro raccolto non è stato poi usato per fini e scopi strumentali ma come raccolta e documentazione per lo studio, alla comparazione e alla consonanza fra le varie lingue slave con obiettivi didattici e culturali. E bisogna darne atto della loro onestà, correttezza e rispetto verso la nostra lingua, i suoi usi e costumi, le sue tradizioni. Non è stato così, invece, il comportamento dei personaggi, quelli provenienti dalla Slovenia o appartenenti alla minoranza slovena in Italia. Questi, vista la povertà della propria personale cultura e di quella slovena, hanno voluto arricchirla con quella resiana, approfittando della disponibilità e della bontà dei resiani che hanno creduto nel lavoro che stavano facendo. Questi hanno giocato sporco. Hanno approfittato dell’ospitalità e della disponibilità dei resiani ed hanno avuto libero accesso, chissà con quali promesse, persino nell’archivio parrocchiale, illudendo i vari narratori di favole, suonatori di violino, cantori di canti e melodie per poi impacchettare il tutto, depositare fra le varie facoltà universitarie di Lubiana, confezionando, cucendo e ricucendo, a piacimento tutto il materiale raccolto. Se tutto questo non basta hanno provveduto poi a mettere a disposizione, di tutto questo materiale, anche dei centri culturali sloveni, con la possibilità di appropriarsene, senza chiedere permesso a nessuno, e di farne cattivo uso. Sono diventati degli eroi in patria, hanno arricchito la cultura slovena con quella resiana, manipolando a piacimento soprattutto la musica, il ballo e le canzoni tradizionali resiane. Vero signori Matičetow, Merkù e compagnia bella? Non basta aver stravolto, alterando e falsando: musica, ballo canto e melodie, adesso si approfitta pure ad insegnare a ballare la “resiana” anche ai bambini, così per far passare come musica e danza slovena. Dunque, devo dedurre, che tutta questa immensa documentazione raccolta, senza che alcuna copia sia stata lasciata a disposizione dei resiani, già inizialmente, penso, sia stata strumentalmente organizzata per appropriarsene per poi venire utilizzata come cultura slovena. Così l’ottimo lavoro svolto è diventata una farsa. Come una buffonata è rappresentata dalla descrizione in cui vengono descritte le registrazioni musicali e tradizioni poste in copia, cioè depositate presso il Museo Etnografico del Palazzo Veneziano di Malborghetto, sotto la dicitura: Registrazioni delle tradizioni popolari degli sloveni in Italia, scrivendo il falso perché queste registrazioni, approssimativamente 925, circa l’80% sono resiane, quindi sarebbe ora di chiarire questa anomalia e dare a Cesare quello che è di Cesare, vale a dire, dare ai Resiani quello che è dei Resiani. Un’ulteriore copia è depositata presso l’Università di Udine, credo con la stessa dicitura, ovverosia: Registrazioni delle tradizioni popolari degli sloveni in Italia.Tali registrazioni sono state fatte a Resia, a più riprese, a partire dagli anni sessanta, per poi prendere la strada per Lubiana e, di conseguenza, Lubiana ne ha fatto, e ne sta facendo, come ho già citato, uno sconfinato uso a suo piacimento. Nell’anno 1962, anche la Rai di Trieste registrò, per conto dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma, parecchio materiale culturale resiano, ora gestito presso la propria sede di Roma – Archivio di Etnomusicologia. Tale il materiale non è mai stato dato in uso a circoli o gruppi folcloristici italiani per farne un loro uso improprio. Nella classificazione o nella soggettivazione le registrazioni sono state classificate, da parte dell’Accademia Nazionale, come: danze, resiane, e non come: Registrazioni delle tradizioni popolari degli sloveni in Italia.Dunque, dove sta la verità o dove sta la falsità? Pure Julijan Strajnar, nel suo libro ”CITIRA”, tra l’altro, scrive: “E’ interessante anche l’informazione che ci fornisce Vittorio Ostermann scrivendo che gli Slavi (più giusto sarebbe dire “gli Sloveni”) adoperano uno strumento chiamato cetra o zitare.” Sempre lo Strajnar, nel suo opuscolo che accompagna il CD - REZIJA, scrive: “i resiani hanno conservato nel loro dialetto (il più arcaico dialetto della lingua slovena),nel canto, nella musica e nel ballo le caratteristiche originarie della loro cultura arcaica. I resiani si distinguono per il loro grande amore e rispetto della propria tradizione. Per tutte queste ragioni essi hanno potuto salvaguardare la loro specifica cultura popolare, originale, omogenea e arcaica. Essa è rimasta quasi intatta, in modi e forme viventi, sia presso gli anziani che presso i giovani. Per l’etnomusicologo, per il linguista Resia è dunque una vera miniera di curiosità, che ha pochi paralleli sul territorio etnico sloveno e in Europa.” Lo Strajnar, come ormai consuetudine da buona parte degli sloveni, sembra un vecchio disco, un po' rovinato, un po' scalfito, che continua a ripetere la stessa cantilena: … scrivendo che gli Slavi (più giusto sarebbe dire “gli Sloveni”) inoltre, scrive: “i resiani hanno conservato nel loro dialetto (il più arcaico dialetto della lingua slovena), replicando la stessa cantilena, lo stesso ritornello, ormai costante in quell’arte dei suoni, ma persistente nella rincorsa di quel treno che a tutti costi ci vogliono infilare per introdurci nella loro storia, di cui la Val Resia non ne fa parte ma che gli sloveni ci vogliono incastrare e considerare a loro piacimento. Esaminando, poi, la questione del Gruppo Folkloristico Val Resia, da qualche tempo si crede di essere diventato una stella del firmamento, della notorietà e della celebrità. Dire, o dichiararsi resiano, forse, o per meglio dire, di certo, non basta più. È troppo limitativo, meglio associarlo alla parola minoranza slovena, molto più risonante, e l’impatto è più possente ed esaltante. Il nostro ballo, la nostra musica, non più genuinamente ed esclusivamente resiani, ma come sembrerebbe, così come viene riportato da qualche parte slovena, che: “Il quinto dialetto sloveno musicale si trova nella valle di Resia”, quindi, senza ombre di smentite, il nostro Gruppo Folkloristico è diventato, non più resiano, ma sloveno. Detto questo, pensiamo un po', come possiamo considerare quei gruppi folcloristici e cantori sloveni che si esibiscono in ogni parte del mondo, che copiano i nostri costumi tradizionali, cantano canzoni resiane e ballano la danza resiana? Mi chiedo se con così tanta propagazione culturale, l’origine del nostro ballo e delle nostre canzoni, siano ancora autenticamente genuine e se l’accettabilità di questi, da parte dei nostri ballerini, che dovrebbero rappresentare Resia ed il nostro folklore, non raffigura una provocazione ed un insulto al popolo di Resia? Considerando poi che questi gruppi folcloristici sloveni si esibiscono, già da parecchi anni, con costumi, musiche e danze del folclore resiano, e per la conseguenza di questi fatti episodici, la nostra immagine, il popolo di Resia si sente effettivamente, propriamente ed unicamente rappresentato? Senza alcuna protesta e opposizione, sembra così come se ci fosse un tacito accordo per una pacifica convivenza. Sviluppato questo mio discorso, un po' lungo, ma ne valeva la pena, analizzando principalmente quelle due questioni in premessa, mi auguro che il mio messaggio non venga recepito come argomento per una mancanza di rispetto alla persona a cui promuovo queste mie esposizioni, ma lo faccio perché, fra le varie competenze a cui si è assunta, cioè quella che riveste maggiormente la salvaguardia della nostra identità, è la competenza della Cultura. Aver accettato anche questa competenza, credo, a meno che quella pratica rivesta altre funzioni, di cui ne dubito, allora il compito sarebbe quello di garantire la nostra cultura e di non lasciare ad altri l’intenzione e l’obiettivo di renderla loro proprietà, appropriarla per poi farla passare come loro cultura. Di conseguenza di tutto ciò, mi rivolgo al capopopolo dei resiani, quello che, essendo attualmente in carica, dovrebbe dare maggior peso alla nostra resianità, alla nostra identità; quindi, garantire, proteggere e rispettare quel patrimonio che i nostri predecessori ci hanno lasciato, quell’immenso patrimonio culturale, unico e irripetibile, ed essere immensamente fieri di questa nostra identitaria cultura, e che ogni resiano si dovrebbe sentire orgoglioso di questa nostra diversità. Franco Tosoni

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