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IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

lunedì 5 giugno 2023

Lingua Resiana: USCIRE DALL' AMBIGUITA'

Articolo a cura di Franco Tosoni.
L’Unesco, con risoluzione del Parlamento europeo dell'11 settembre 2013 sulle lingue europee a rischio di estinzione e la diversità linguistica nell'Unione europea (2013/2007(INI), ha riconosciuto anche il “resiano”, come lingua in via di estinzione. L’UNESCO ….non scrive dialetto, ma LINGUA. Da questa premessa, inizia la mia analisi per trovare il motivo per cui siamo entrati e il sistema per uscire da questa ambiguità dal quadro in cui si è venuto a trovare “il resiano”. Colpe, ostruzionismo, confusione, falsità, diversità e finzione, “Chi più ne ha più ne metta”. Inizio dall’articolo 6 della Costituzione La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche. L’articolo si pronuncia che la Repubblica italiana tutela, con apposite norme, le minoranze linguistiche. La lingua resiana, visto che viene parlata da un esiguo numero di persone, è meglio farla passare come dialetto della lingua dialettale slovena. Ma dove è quando la lingua resiana è stata fatta passare per dialetto, e da chi, e da come? In che modo allora si può venirne a capo, di una lingua che ha visto nascere la propria esistenza molti secoli precedenti a questo, nel tempo in cui nel proprio territorio, dal suo insediamento, la lingua resiana aveva e prolifera già da circa 1500 anni?



Proseguo con l’articolo 2 dello statuto del Comune di Resia, al punto 3, il quale stabilisce, chiaramente, che: “Sul suo territorio si è insediata la comunità autoctona resiana con una propria specificità etnico-linguistica sovrapponendosi ad antichi abitatori.” Il che vuol dire: “Un gruppo etnolinguistico (o gruppo etno-linguistico) è un gruppo unificato in base alla comune appartenenza etnica e linguistica. La maggior parte dei gruppi etnici ha in comune una prima lingua.” In questo caso, la lingua madre, “il resiano”. Non credo che chi ha elaborato questo punto 3 dell’articolo 2 dello Statuto del Comune di Resia sia stato uno sprovveduto e che non abbia valutato ampiamente il significato di quanto riportato. Chiaramente ha tenuto conto della storia resiana e del suo luogo di insediamento, il suo vivere ed il suo proliferare, parlata, usi e costumi, usanze e tradizioni. Distintamente ha tenuto conto anche del suo lungo isolamento e della sua parlata unica, la sua lingua madre, e non una lingua mescolata con altre realtà. È stato predisposto in modo sensato, preferibilmente legittimo, perché non si può disconoscere la propria “lingua madre”, chi lo fa tradisce la propria origine e la propria identità, la propria etnia, il proprio gruppo etnico. 
Continuo con la Legge 15 dicembre 1999, n. 482, “Art. 1. 1. La lingua ufficiale della Repubblica è l'italiano. 2. La Repubblica, che valorizza il patrimonio linguistico e culturale della lingua italiana, promuove altresì la valorizzazione delle lingue e delle culture tutelate dalla presente legge. “ Solo le più importanti vengono prese in considerazione, la nostra piccola comunità, insignificante per lo Stato italiano, onesta per essere valutata lingua, sacrificato molti giovani a difesa della Patria, l’Italia, ma impropriamente lasciata, confusamente e abusivamente, che la nostra parlata venga considerata dialetto della lingua dialettale slovena, dialetto di una lingua dialettale. 
“Art. 2, stabilisce che: “In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i principi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo.” Visto che noi, rispetto alla legge, non rientriamo nell’art. 6 della Costituzione, in armonia con i principi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica italiana tutela solo alcune lingue e la loro cultura, ma non tutela quella resiana; una svista, oppure, ma chi se ne frega del resiano? 
“Art. 3 
- 1. La delimitazione dell'ambito territoriale e sub comunale in cui si applicano le disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche previste dalla presente legge è adottata dal consiglio provinciale, sentiti i comuni interessati, su richiesta di almeno il quindici per cento dei cittadini iscritti nelle liste elettorali e residenti nei comuni stessi, ovvero di un terzo dei consiglieri comunali dei medesimi comuni.” 
Il comune, in questo caso Resia, potrebbe avvalersi di questo articolo; un invito ai consiglieri della minoranza. 
-2. Nel caso in cui non sussista alcuna delle due condizioni di cui al comma 1 e qualora sul territorio comunale insista comunque una minoranza linguistica ricompresa nell'elenco di cui all'articolo 2, il procedimento inizia qualora si pronunci favorevolmente la popolazione residente, attraverso apposita consultazione promossa dai soggetti aventi titolo e con le modalità previste dai rispettivi statuti e regolamenti comunali. …qualora sul territorio comunale insista comunque una minoranza linguistica ricompresa nell’elenco di all’art. 2, il procedimento inizia qualora si pronunci favorevolmente la popolazione residente… fatta la legge, a Resia, così “di punto in bianco”, immediatamente, spunta una minoranza slovena, che parla la lingua dialettale slovena, ma si considera che “il resiano”, anche questo sorto, a caso? diventa un dialetto della lingua dialettale slovena. 
Ma la popolazione residente non viene consultata e non viene neanche messa al corrente del pasticcio che l’amministrazione comunale si apprestava a combinare, aderire alla legge 38/2001 
-3. Quando le minoranze linguistiche di cui all'articolo 2 si trovano distribuite su territori provinciali o regionali diversi, esse possono costituire organismi di coordinamento e di proposta, che gli enti locali interessati hanno facoltà di riconoscere. A Resia si era costituito un organismo di coordinamento e di proposta, ma non si era voluto dare seguito, si doveva fare più pressione nei confronti della Regione interessata perché ha la facoltà di riconoscere le minoranze linguistiche. 
Procedo con la Legge 23 febbraio 2001, n. 38 - "Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli - Venezia Giulia" Fatta questa legge, trovato l’inganno. E l’inganno si è manifestato quasi subito, nell’immediato all’approvazione della legge 38/2001. Fra le menti tenebrose, quelle piccole menti che hanno architettato la trappola per affossare la nostra uniformità, fatta all’oscuro della popolazione resiana compromettendo così la nostra secolare identità. Ci hanno pensato arbitrariamente, anche se la legge lo permetteva, quattro consiglieri del Comune di Resia, falsando la realtà identitaria resiana, hanno fatto richiesta per entrare nella minoranza slovena, però nella domanda si sono ben guardati dal dichiararsi sloveni. Così in data, 25.09.2002, i quattro consiglieri, Luigi PALETTI, Dino VALENTE, Lino DI LENARDO e Nevio MADOTTO, consiglieri comunali rappresentanti un terzo dei Consiglio Comunale del Comune di RESIA (Udine), in una lettera/richiesta, così come viene appresso riportata, e indirizzata: Al Sig. Presidente del Comitato Paritetico per i problemi della minoranza slovena, c/o la Segreteria Generale della Presidenza della Giunta Regionale del Friuli-Venezia Giulia Piazza dell'Unità d'Italia n.ro l 34121 T R I E S T E “l sottoscritti, C H I E D ONO ai sensi dell'art. 4 della legge 13 febbraio 2001, n.ro 38, recante "Norme a tutela della minoranza linguistica slovena della Regione Friuli Venezia Giulia", che il Comitato Paritetico per i problemi della minoranza slovena INCLUDA il Comune di RESIA (Udine) nell'ambito territoriale di applicazione della legge 38/2001 ove è tradizionalmente presente, in lingua, cultura e tradizioni, la realtà linguistica dialettale resiana che fa riferimento alla minoranza slovena, così come riconosciuta dalla citata legge 38/200l. Si fa presente che il Comune di Resia risulta già compreso nell'ambito di applicazione delle "Nonne in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche" di cui alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, e che i Consiglieri sotto firmati hanno, a suo tempo, fatto richiesta di far parte dell’Assemblea degli eletti di lingua slovena e partecipano alle sue attività.” 




E su questa lettera che io mi soffermerò maggiormente per mettere in chiaro alcune incongruenze. 
I quattro Consiglieri, in quella occasione, forse non hanno tenuto conto, con tale lettera, di scrivere e richiedere affermando: …” che il Comitato Paritetico per i problemi della minoranza slovena INCLUDA il Comune di RESIA (Udine) nell'ambito territoriale di applicazione della legge 38/2001 ove è tradizionalmente presente, in lingua, cultura e tradizioni, la realtà linguistica dialettale resiana che fa riferimento alla minoranza slovena, così come riconosciuta dalla citata legge 38/200l. “ I quattro, nella richiesta, affermano: “…ove è tradizionalmente presente, in lingua, cultura e tradizioni, la realtà linguistica dialettale resiana che fa riferimento alla minoranza slovena…” 
Tale affermazione, forse presa a “noleggio” da qualche linguista di passaggio, o forse dettato dai suggerimenti sloveni, ovvero non si sa da dove fosse arrivata questa loro affermazione o la loro intuizione, perché ci hanno creduto, pur mentendo, che noi siamo, anche quando non siamo, e chi siamo. Ma i quattro non hanno tenuto conto e non hanno citato l’art. 4 della legge 38/2001 che, il capo 1. riporta: “Le misure di tutela della minoranza slovena previste dalla presente legge si applicano alle condizioni e con le modalità indicate nella legge stessa, nel territorio in cui la minoranza è tradizionalmente presente.” È citata questa frase: “...nel territorio in cui la minoranza è tradizionalmente presente.” 
Ma questa frase non viene presa in considerazione perché “nel territorio la minoranza non è tradizionalmente presente”, come non è tradizionalmente presente la realtà linguistica dialettale resiana che fa riferimento alla minoranza slovena, presa in prestito per opportunità e corrispondenza. Vengono citate, inoltre ...in lingua, e, arbitrariamente anche, …cultura e tradizioni. 
Per questa istanza e, successivamente confermata in data 26.09.2002 dall’allora sindaco, non tenendo conto dell’imbroglio e dalle bugie in cui nella lettera i quattro consiglieri di minoranza dichiaravano e confermavano che a Resia, affermando una verità ingannevole, perché nell’ambito territoriale di applicazione della legge 38/2001 ove è sì tradizionalmente presente in lingua, cultura e tradizioni, ma non c’era di certo la realtà linguistica dialettale resiana che faceva riferimento alla minoranza slovena, fino ad allora inesistente ed opportunamente proclamata esistente, per opportunità e convenienza. Poi, andando ad analizzare più a fondo la questione della lettera, che attinenza aveva citare, cultura e tradizioni, quando mai la cultura e le tradizioni avevano ed hanno in comunanza con quelle slovene? 
Se questo falso era chiaramente evidente allora, oggi si può dire che l’adesione alla legge 38/2001 sia stata una ingannevole aderenza e connessione. 
Sarebbe opportuno impugnare tale adesione del Comune di Resia alla legge 38/2001 perché in essa non sussistono i presupposti per aderire a tale legge. 
Per farlo cosa ci vuole? 
Un’azione legale per determinare questo abuso di interpretazione della legge e all’adesione a questa legge. Si sarebbe inoltre di analizzare anche quanto è stato dichiarato nella lettera a proposito: “Norne in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche” 
Nell’anno 2016 è stata fatta una richiesta ai cittadini resiani, per l’uscita dalla Legge 38/01, su richiesta di almeno il quindici per cento dei cittadini iscritti nelle liste elettorali e residenti nel comune, tale raccolta di firme aveva dato il seguente risultato: - Totali iscritti alle liste elettorali: 1234 - 15% degli iscritti alle liste elettorali: 185.1 - Firma raccolte: 271 (duecento settantuno) - Percentuale delle firme raccolte 22% (ventidue per cento). 
In data 16 maggio 2016, il risultato di tale raccolta delle firme è stato inviato agli organi amministrativi competenti. Si aspettano ancora delle risposte che, probabilmente, non arriveranno mai, se non cominciamo ad intraprendere, e se non ci attiviamo assiduamente e costantemente per ottenere ciò che ci spetta, il riconoscimento della lingua “resiana”, saremo sempre in balia dei filo sloveni. 
Per maggior chiarezza riporto Art. 4. - Legge 23 febbraio 2001, n. 38 (Ambito territoriale di applicazione della legge): 
1. Le misure di tutela della minoranza slovena previste dalla presente legge si applicano alle condizioni e con le modalità indicate nella legge stessa, nel territorio in cui la minoranza è tradizionalmente presente. In tale territorio sono considerati inclusi i comuni o le frazioni di essi indicati in una tabella predisposta, su richiesta di almeno il 15 per cento dei cittadini iscritti nelle liste elettorali o su proposta di un terzo dei consiglieri dei comuni interessati, dal Comitato entro diciotto mesi dalla sua costituzione, ed approvata con decreto del Presidente della Repubblica. 
2. Qualora il Comitato non sia in grado di predisporre nel termine previsto la tabella di cui al comma 1, la tabella stessa è predisposta nei successivi sei mesi dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, sentite le amministrazioni interessate e tenendo conto del lavoro svolto dal Comitato, fermo restando quanto stabilito dall'articolo 25 della presente legge. 
Al mio scritto aggiungo la seguente e l’ulteriore informazione: 
””” Guardiamo innanzitutto la norma. 
Nello statuto della Regione FVG è sancito che gli appartenenti alla minoranza slovena del Friuli-V. Giulia sono cittadini italiani di NAZIONALITA’ SLOVENA. 
Dunque, per far parte di detta minoranza devesi necessariamente avere il possesso, lecito e certo, della nazionalità slovena. Come noto, gli elementi costitutivi della nazionalità sono raccolti nelle paroline greche topos, epos, ethos, logos e haima (o emos) e cioè: territorio, storia, tradizioni, lingua e sangue. 
Nei venti secoli di esistenza della civiltà resiana, 14 dei quali trascorsi nella Valle di Resia, i Resiani NON hanno MAI condiviso con gli Sloveni né territorio, né storia, né tradizioni, né lingua e recenti esami riguardanti la genetica hanno rivelato, senza ombra di dubbio, che i RESIANI sono dotati di genoma unico in Europa e pertanto essi non hanno neanche un centesimo di nucleotide in comune con gli Sloveni e di conseguenza i Resiani non sono nemmeno lontanissimi parenti degli Sloveni. 
Se si escludono quelli iscritti all’AIRE, il 30 % dei Resiani residenti ha chiesto l’uscita del Comune di Resia dall’elenco annesso alla L.38/01, ma le firme sono state ignorate prima dalla Segreteria del Capo dello Stato e dopo dal Comitato Paritetico per gli Affari della Minoranza Slovena che ha liquidato il problema scrivendo semplicemente che la richiesta di inclusione del Comune di Resia nella L.38/01 era stata fatta da una “nostra Amministrazione”. 
Il già menzionato Comitato Paritetico aveva ed ha l’obbligo/dovere di accertare la bontà dei requisiti di avvalersi della legge 38 di chiunque ne faccia richiesta………. Nell’istanza presentata da Paletti e soci, oltre alla falsa dichiarazione della presenza in Val Resia della minoranza slovena, è contenuto lo sgarbo ...-il Comune di Resia è già rappresentato …..” vale a dire che si è furbescamente evitato di chiedere l’inserimento del resiano tra le lingue minoritarie nazionali nella 482/99. Fatto gravissimo da considerarsi reato. 
Altro fatto grave, l’aver fatto passare tra la gente che i mascalzoni siamo noi che non accettiamo la 38 che ci porta benessere per merito degli sloveni, ma si tace sul fatto che i contributi in arrivo sono quattrini usciti dalle tasche dei contribuenti italiani e che se il resiano fosse stato inserito tra le lingue minoritarie nazionali, cosa possibilissima e lecita, gli stessi contributi , anche più cospicui, sarebbero arrivati direttamente alla nostra comunità, senza bisogno, come viene fatto ora, di chiedere l’elemosina agli sloveni che ormai , grazie a coloro che dichiarano di “sentirsi sloveni”, la fanno da padroni in valle e ci trattano con vischiosa ironia e sufficienza. 
Basti a tale proposito ricordare i bombardamenti sui veri Resiani effettuati dai giornali Dom, Novi Matajur e Primorski Dnevnik.””” 
A conclusione della mia lunga descrizione di quanto siano comprovanti le molteplici e illecite ambiguità che si riferiscono a, “il Resiano”, forse siamo ancora in tempo a combinare qualcosa di positivo per riprenderci la nostra situazione identitaria. 
Voglio citare, per chi ancora non crede nella nostra “resianità” cosa vuol significare essere lingua minoritaria. 
Le leggi spiegano con chiarezza che la protezione della lingua di minoranza va vista nel quadro di una più generale tutela dell’identità etnica e culturale dei resiani. Perché una lingua viva è fondamentale che un gruppo di persone, più o meno esteso, avverta la necessità e il desiderio di usarla. Viceversa, lentamente ma inesorabilmente quel codice scompare. 
Franco Tosoni

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