A dimostrazione di quanto da me affermato, riporto lo scambio di richiesta che io avevo fatto all’Accademia e la riposta ricevuta.
23 settembre 2013
Presso gli archivi di etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia si trova, almeno da quello che ho ricavato la raccolta 077 –identificata con la siglaANSC00006456 – e riguarda il Gruppo etnolinguistico resiano, danza e musica della Val Resia; Udine; Friuli-Venezia Giulia; Italia, e comprende:
n. 8 brani musica danza e n. 243 brani musica canto – tutti registrati nel mese di giugno 1963 in varie località del comune di Resia (Udine).
Mi chiamo Franco Tosoni, sono nativo della Val Resia, attualmente risiedo nella città di Vicenza. La mia età, anni 76, mi porta alla ricerca di vecchi ricordi della mia gioventù; pertanto, chiedo se sussiste la possibilità di avere una copia di tutto questo materiale. 24 settembre 2013Gentile Signor Tosoni, i primi quaranta secondi di tutti i brani della Raccolta 77 sono ascoltabili online, dal nostro portale: http://bibliomediateca.santacecilia.it Se trovasse difficoltà ad accedere ai brani, ci faccia sapere, e le daremo tutto l’aiuto necessario.
Purtroppo non posso concederle la copia che lei desidera perché il nostro Regolamento non lo prevede ma soprattutto perché la legislazione ce lo impedisce, essendo materiale tuttora coperto da diritti di esecuzione (recentemente portati da 50 a 70 anni).
Con i più cordiali salutiAnnalisa Bini
Annalisa Bini
Direttore Attività Culturali,Bibliomediateca e Museo Accademia Nazionale di Santa Cecilia Auditorium Parco della Musica
Largo Luciano Berio, 3 - I 00196 Roma
tel: +39 0680242524
fax: +39 0680242306
mail: a.bini@santacecilia.it
www.santacecilia.it
Le registrazioni effettuate dalla Rai di Trieste per conto dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma furono effettuate negli anni 1962/1963, a parte le 14 (tutte confezionate a San Giorgio di Resia) fatte da Alan Lamax, etnomusicologo, antropologo e produttore discografico statunitense, fra il 1953 e il 1954, collaborò con l'etnomusicologo reggino Diego Carpitella, conducendo una vasta opera di registrazioni sul campo in Italia, fra cui alcune registrazioni fatte a Resia il 19.09.1954, precisamente 14 registrazioni che poi sono state incluse dagli sloveni fra quelle denominate: Registrazioni delle tradizioni popolari degli sloveni in Italia. (impropriamente e abusivamente)
Per quanto su esposto, preciso che le registrazioni effettuate dalla Rai di Trieste, per conto dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma, a parte le 14 registrazioni di Alan Lamax, copia che si trova, sia presso il Museo Etnografico di Malborghetto, sia presso l’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma, con un distinguo; le Registrazioni delle tradizioni popolari degli sloveni in Italia (impropriamente descritte) non sono quelle registrate dalla Rai di Trieste, ma quelle registrate da personaggi che, con inganno e con un disegno ben preciso, appropriandosi della buona fede della gente resiana, hanno fatto in modo di impadronirsi di tutta la nostra cultura, sia linguistica che artistica.
Parlo, principalmente, di due personaggi chiave: Pavle Merku e Milko Maticetov, forse quest’ultimo è stato l’artefice, quello che maggiormente ha inciso su questo aspetto, unitamente a Julius Strajnar, altro personaggio per la parte musicale, altro saccheggiatore della nostra cultura.
Il Gruppo etnolinguistico resiano, in occasione della ricerca che ha condotto all'acquisizione della raccolta nr.72, del 1962 e del 1963, risultava composto da: Valens Vodusek, Milko Maticetov, Uros Krek, Maria Sustar, Italo Taja, Giuseppe Vecchiet. Nell'annuario EM, I-1993, l'articolo "Indici delle raccolte degli Archivi di Etnomusicologia", di Rossana Ferretti, segnala tra i raccoglitori anche Giorgio Nataletti. (foto del gruppo ripresa a Prato di Resia)
Tutto il materiale raccolto dalla ex Jugoslavia, perché a quel tempo esisteva ancora la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (Socijalistička Federativna Republika Jugoslavija,SFRJ) un buon lavoro, un ottimo lavoro, bisogna riconoscerlo, ma se tutto questo materiale raccolto fosse rimasto a Resia, a beneficio della nostra comunità, come spero che ciò avvenga, anche se in copia e solo una parte di tutto il bene immateriale resiano, gestito da noi resiani, sarebbe stato ancora più apprezzato e gradito, ma non è stato così perché, a lavoro finito, il tutto è stato approntato e trapiantato, come un pacchetto ben confezionato, compresa la nostra ingenuità, alla base di Lubiana, Centro Ricerche Scientifiche dell’Accademia Slovena di Lubiana di Scienze ed Arti, da dove era partita, probabilmente, tutta l’iniziativa e da dove erano state finanziate anche tutte le spese per la ricerca e le registrazioni. Tutte queste registrazioni, in seguito, non sono state archiviate e custodite, come avrebbero dovuto e potuto essere, ma guarda caso, invece, sono state messe a disposizione di tutti i circoli culturali sloveni, quindi di tutti i loro gruppi folkloristici, dando loro la possibilità di arricchire il loro bagaglio culturale e i loro repertori, a tal punto da propagandare, a nostre spese, una cultura sottratta con inganno, al nostro patrimonio, perché loro, gli sloveni, a dirla con sincerità, sono poveri culturalmente ed è per questo che hanno bisogno di attingere l’ispirazione, la grazia, da altre culture di oltre confine e farle passare poi come loro cultura.
Se guardate le loro manifestazioni folcloristiche e canore, potete notare, come hanno taroccato la nostra danza, la nostra musica e le nostre canzoni.
Spero che il materiale in copia delle nostre tradizioni, quello che è presente similmente in copia anche presso il Museo Etnografico di Malborghetto, e che dovrebbe essere presente anche a Resia, non sia per merito della “Longa Manus” della favolosa minoranza slovena, ma il frutto dell’iniziativa dell’Amministrazione comunale e che venga catalogato con la dicitura: “Registrazioni delle tradizioni popolari resiane”.
Articolo di Franco Tosoni
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