Per un resiano era un evento da non perdere. Per circa due ore la questione resiana è stata dibattuta in diretta sul canale Free Tv. Le mie impressioni, a caldo, non sono state delle più felici, pur tuttavia dando tutta la mia solidarietà, l’appoggio e il sostegno alle due persone: Gilberto Barbarino e Giuseppe Silvestro, la parte che sosteneva e difendeva le ragioni, i pensieri e le logiche dell’identità e tutela della Val Resia. Non altrettanto devo dire, obiettivamente e realisticamente, per gli interventi, della controparte. In questa occasione si sono presentati in tre: Igor Cerno, consigliere comunale del comune di Lusevera, spero che sia intervenuto a titolo personale e non come rappresentante della comunità dei luseveresi; Jole Namor, direttore del settimanale Novi Matajur, che inizialmente ha fatto dei distinguo con i resiani presenti, forse voleva degli interlocutori all’altezza del suo rango e, dulcis in fundo, l’intellettuale della lingua resiana, il resiano-pro sloveno Sandro Quaglia, ognuno per la propria parte, ma soprattutto per rivendicare alla Val Resia una appartenenza astratta e assurda, cioè quella che i resiani parlano un dialetto sloveno e che in merito di tale particolarità sono, di conseguenza, anche considerati di discendenza slovena.
Questo dibattito, se non per informare l’opinione pubblica e a vagliare una questione di natura etnica e linguistica, dopo aver analizzato ed esaminato a fondo l’argomento, frutto delle controversie, non ha prodotto situazioni migliori e alla fine ognuno se ne è tornato a casa con gli stessi concetti e preconcetti iniziali. Ci vogliono accostare, ci ordinano di fare, ci vogliono educare, istruire e insegnare, così da farci esprimere, nella nostra lingua, con una parlata colta, letterata, indottrinando il nostro essere e il nostro sapere. Dopo ben 1400 anni che la lingua, il resiano, è stato tramandato oralmente, senza alterazioni significative. Siamo all’assurdo, e a un irrazionale e sciocco pensiero di deviazione e di irresponsabile inganno e raggiro per la nostra etnia. Ci voleva poi un consigliere comunale del comune di Lusevera, sostenitore del nostro compaesano, o per meglio dire valligiano, Sandro Quaglia, a illustrarci, o più adeguatamente spiegare e interpretare, quella assurda legge 23 febbraio 2001, numero 38 - «Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli - Venezia Giulia», che l’avvocato Silvestro ha definito con altri termini e locuzioni. E’ stata mossa poi, sempre dai tre, una critica, quasi un rimprovero perché, a differenza di altri comuni con una minoranza linguistica slovena, che a Resia non esiste e non è mai esistita, perché il comune di Resia non ha ancora attuato e istituito una scuola bilingue: italiano-sloveno, così come prevede l’attuazione della legge 38/2001. C’è stata poi una mezza inversione di marcia e Jole Namor, sempre se ho ben capito e inteso, ha di fatto ratificato il suo pensiero con un forse si potrebbe istituire a Resia una scuola bilingue: italiano-resiano. Per tutta la trasmissione ha dimostrato un certo interesse anche l’andamento del sondaggio promosso dalla trasmissione televisiva. La domanda era: il resiano è da considerarsi una lingua a se stante o un dialetto sloveno? Alla fine della trasmissione il sondaggio ha dato questo responso: 86,5% il resiano come lingua e 13,5% il resiano come dialetto sloveno. Mi sembra abbastanza chiaro e netto il divario. Un pensiero significativo vorrei rivolgere a due persone, in questo dibattito contrapposte: la prima persona è l’avvocato Silvestro, di origine siciliana che ha sposato la causa resiana con passione e determinazione al di sopra di ogni aspettativa e che sta portando avanti la nostra lotta e la sua battaglia con sincero e appassionato impegno, l’altra persona è Sandro Quaglia, resiano, di madre lingua resiana, un indecifrabile personaggio che forse vive una realtà resiana totalmente astratta e generica, e che, in un certo qual modo, ha deluso le aspettative dei resiani sposando una causa totalmente diversa da quella che ogni resiano, o che si ritiene tale, si aspetta e che si sente tradito nella causa, nella sua storia e nella sua identità. La questione resiana, la sua minoranza linguistica e la sua minoranza etnica, sono argomenti che riguardano esclusivamente la popolazione della Val Resia, le intromissioni esterne sono invece abusive, illecite e illegali nel prendere posizioni controverse e nell’interporsi nel caso improprio.
Questo dibattito, se non per informare l’opinione pubblica e a vagliare una questione di natura etnica e linguistica, dopo aver analizzato ed esaminato a fondo l’argomento, frutto delle controversie, non ha prodotto situazioni migliori e alla fine ognuno se ne è tornato a casa con gli stessi concetti e preconcetti iniziali. Ci vogliono accostare, ci ordinano di fare, ci vogliono educare, istruire e insegnare, così da farci esprimere, nella nostra lingua, con una parlata colta, letterata, indottrinando il nostro essere e il nostro sapere. Dopo ben 1400 anni che la lingua, il resiano, è stato tramandato oralmente, senza alterazioni significative. Siamo all’assurdo, e a un irrazionale e sciocco pensiero di deviazione e di irresponsabile inganno e raggiro per la nostra etnia. Ci voleva poi un consigliere comunale del comune di Lusevera, sostenitore del nostro compaesano, o per meglio dire valligiano, Sandro Quaglia, a illustrarci, o più adeguatamente spiegare e interpretare, quella assurda legge 23 febbraio 2001, numero 38 - «Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli - Venezia Giulia», che l’avvocato Silvestro ha definito con altri termini e locuzioni. E’ stata mossa poi, sempre dai tre, una critica, quasi un rimprovero perché, a differenza di altri comuni con una minoranza linguistica slovena, che a Resia non esiste e non è mai esistita, perché il comune di Resia non ha ancora attuato e istituito una scuola bilingue: italiano-sloveno, così come prevede l’attuazione della legge 38/2001. C’è stata poi una mezza inversione di marcia e Jole Namor, sempre se ho ben capito e inteso, ha di fatto ratificato il suo pensiero con un forse si potrebbe istituire a Resia una scuola bilingue: italiano-resiano. Per tutta la trasmissione ha dimostrato un certo interesse anche l’andamento del sondaggio promosso dalla trasmissione televisiva. La domanda era: il resiano è da considerarsi una lingua a se stante o un dialetto sloveno? Alla fine della trasmissione il sondaggio ha dato questo responso: 86,5% il resiano come lingua e 13,5% il resiano come dialetto sloveno. Mi sembra abbastanza chiaro e netto il divario. Un pensiero significativo vorrei rivolgere a due persone, in questo dibattito contrapposte: la prima persona è l’avvocato Silvestro, di origine siciliana che ha sposato la causa resiana con passione e determinazione al di sopra di ogni aspettativa e che sta portando avanti la nostra lotta e la sua battaglia con sincero e appassionato impegno, l’altra persona è Sandro Quaglia, resiano, di madre lingua resiana, un indecifrabile personaggio che forse vive una realtà resiana totalmente astratta e generica, e che, in un certo qual modo, ha deluso le aspettative dei resiani sposando una causa totalmente diversa da quella che ogni resiano, o che si ritiene tale, si aspetta e che si sente tradito nella causa, nella sua storia e nella sua identità. La questione resiana, la sua minoranza linguistica e la sua minoranza etnica, sono argomenti che riguardano esclusivamente la popolazione della Val Resia, le intromissioni esterne sono invece abusive, illecite e illegali nel prendere posizioni controverse e nell’interporsi nel caso improprio.
Franco Tosoni – San Giorgio di Resia
Tratto dal Messaggero Veneto del 14 marzo 2012
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