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IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

mercoledì 22 novembre 2017

Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia

Ricevo e volentieri pubblico.
Articolo redatto da Franco Tosoni

GRUPPO FOLCLORISTICO VAL RESIA - RAPPRESENTATIVITÀ
BUNKER - DONAZIONE – PROPRIETÀ - AFFITTANZA - DIRITTI E DOVERI

Agli occhi dello spettatore esterno, dei componenti, non tutti, del Gruppo Folcloristico, il tutto appare in maniera perfetta, ottimo direi: costumi, musica, danza, ma è il contenuto, quello che è racchiuso all’interno di esso che non ha più quell’anima che rende più vitale quell’orgoglio di essere e di rappresentare Resia e i resiani. Non si rappresenta più Resia perché non si difende più quello che è il suo valore prevalente e fondamentale: la sua musica, il suo ballo e le sue canzoni, quell’insieme cioè del suo folclore, l’esaltazione della sua unicità. Non difendiamo più questi valori, non difendiamo più la propria appartenenza, non difendiamo più il nostro orgoglio. A loro, a voi, non interessa che altri imitano, si ispirino ai nostri valori, copiano, duplicano, e si esibiscano in nome della Resia slovena. Assistiamo così, passivamente, a tutto questo atto di crudele prepotenza.
Oggi non si balla per orgoglio di rappresentare un popolo, si balla perché si viaggia, si gira il mondo, si vedano nuovi orizzonti, ma si lascia e si tralascia che altri calpestano il nostro essere resiani, si lascia che altri cantano e danzano l’essenza resiana. Non disponiamo più l’esclusiva e non possediamo più la nostra originalità, perché altri stanno portando in giro per il mondo la nostra cultura, prendendo cura anche dei nostri, dei vostri costumi, tutto quello che di più caro abbiamo e che i nostri padri ci hanno lasciato in eredità.
A cosa servono poi tutti questi riconoscimenti se non siamo capaci di dire basta a questa rapina legalizzata? Non ho mai sentito, in questi ultimi anni, che il Gruppo Folcloristico abbia protestato contro gruppi folcloristici, essenzialmente sloveni, di quei gruppi che cercano di appropriarsi della nostra cultura, imitando e proponendo quelle mostruosità, quelle deformità in nome di: Rezijanski plesi, Rezijanske viže, Rezijanska glasba, plesi iz Rezije, e chi ne ha più ne metta.
Forse il tutto ha una sua spiegazione. A Resia, si dice, esiste una minoranza slovena e, guarda caso, ha in mano il potere di controllare il nostro, il vostro, Gruppo Folcloristico, che dovrebbe essere il Gruppo di tutti i resiani, ma non mi risulta. In conseguenza dico: il Gruppo Folcloristico Val Resia non è più UNO SOLO, e non è più ORIGINALE, perché ha perso, a questo punto, la propria UNICITÀ e sta perdendo così anche la propria ORIGINALITÀ.
Se non bastasse tutto questo, codesto Gruppo, il vostro, il loro, non il nostro, si permette addirittura di negare, con sfacciato insulto, adducendo infantili scuse e ingenue motivazioni, l’uso del Centro Culturale. Non era una esigenza che richiedeva la disponibilità di questo Centro, ma un diritto. Non era una necessità per alcuni giorni, sarebbero bastate poche ore in un determinato giorno libero, non impegnato, successivamente e congiuntamente da altre manifestazioni. Non era una qualsiasi associazione che ne chiedeva questo uso, peraltro legittimo, onesto, ma una associazione che nel suo statuto ha per oggetto: “Associazione, apartitica, si prefigge la tutela e sviluppo e tutela della comunità resiana.” Questa associazione, che comunemente prende il nome di: IDENTITÀ E TUTELA VAL RESIA, non è sorta per contrastare nessuno, ma unicamente per perseguire, difendere e tutelare la nostra identità, per difendere e conservare le nostre radici resiane, la nostra originalità e l’integrità della nostra cultura. Ma probabilmente questa negazione ha una sua spiegazione, una sua motivazione. Più che una scusante, e ribadisco, a Resia si parla dell’esistenza di una dichiarata, non autentica, non convalidata minoranza slovena e, pertanto, consideriamo e reputiamo, che questo sia stato solo un pretesto per tutelare la propria potenzialità, senza avere alcuna ufficialità, oltre il potere (ma chi vi ha dato tutto questo potere?) di controllare il Gruppo Folcloristico, anche la cultura resiana filo slovena, ma in virtù di quale meritocrazia, quali riconoscimenti di ordine morale o materiale? A questo potere, abusivo, e per conservare questa autorità, non autorizzata, che si identifica così in prepotenza, si appella e si è appellato a tutte quelle prerogative ricorrendo a possibili aiuti anche dall’esterno, questo dimostra debolezza, fragilità e difetto nella gestione. I resiani amano il proprio Gruppo Folcloristico, l’orgoglio della nostra comunità, del nostro popolo, simbolo e immagine di una Valle, ma non amano per come viene gestito, l’arroganza di chi lo coordina e di chi lo amministra. Vorrei ricordare, per chi se ne fosse dimenticato, che il Centro Culturale, semplicemente e normalmente soprannominato bunker, è stato dato in dono al Comune di Resia dall’allora Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, quindi l’attuale proprietario è il Comune di Resia, in virtù di questa donazione, senza che altri ne affermino questo donativo. In tutto questo contesto vorrei sapere cosa c’entra la Slovenia se non per tediare oltre misura, come nel caso dell’allora Console Generale della Repubblica di Slovenia a Trieste che ha voluto interferire, senza alcuna valida e opportunistica motivazione, forzando la mano al Comune di Resia nel pretendere, senza alcun diritto e rivendicazione, che un bene del Comune venisse assegnata la sua gestione, quella del bunker, a Tizio invece che a Caio. Ho voluto prendere in considerazione questa parentesi perché, come sembra, dalla facciata del Centro Culturale è stata rimossa una piccola targa,
in cui risultava, e dovrebbe risultare evidente, la scritta: DONAZIONE DELLA JUGOSLAVIA - DARILO SFR JUGOSLAVIJE - per inciso - Socijalistička Federativna Republika Jugoslavija. Chi lo ha fatto, e per quale motivo? Identica targhetta appare, invece, ancora incollata su tutte le altre donazioni, su quelle abitazioni che si trovano in Varcota di fronte al bunker. Di tutto quello che ho messo in evidenza, chi avrebbe dovuto e dovrebbe garantire i diritti a tutti i cittadini resiani, quindi anche all’Associazione di ITVR? Il comune? Certo, ma in tutto questo contesto il comune e il sindaco sono stati assenti, e sono tuttora assenti.
Perché?
Tanto assenti forse non troppo se la giunta comunale ha deciso di segnalare il Gruppo Folcloristico per il 63° “Premio Epifania”, nell’ambito della 90° edizione dell’Epifania Friulana 2018, motivando questa segnalazione con: “L’impegno e la cura profusi nella tutela e salvaguardia della musica, canti, costumi e balli tradizionali resiani nonché per la costante promozione degli stessi a rappresentazione della Regione Friuli Venezia Giulia ed Italia nel mondo.” Forse la giunta comunale ed il sindaco non sanno che ci sono altre realtà folcloristiche che esaltano e divulgano, la musica, i canti, i costumi ed il ballo resiani nel peggior modo possibile, presentando come loro cultura, taroccando tutto quello che rappresenta Resia ed il suo popolo, quindi non siamo più soli, ma siamo anche mal accompagnati. Per il quieto vivere si lascia fare, e allora questo vuol dire che non rappresentiamo più niente di nostro, di esclusivamente nostro, una farsa dunque che il Gruppo Folcloristico Val Resia si promuova a rappresentare la Regione Friuli Venezia Giulia e l’Italia nel mondo quando già da parecchio tempo altri hanno preso e stanno prendendo la nostra resianità. E torno a ribadire: “Noi non siamo più SOLI e non siamo più ORIGINALI, perché da tempo sperduto abbiamo perso la nostra UNICITÀ e la nostra ORIGINALITÀ.”

Franco Tosoni

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