Ricevo e volentieri pubblico.
Articolo redatto da Franco Tosoni
Articolo redatto da Franco Tosoni
GRUPPO
FOLCLORISTICO VAL RESIA - RAPPRESENTATIVITÀ
BUNKER
- DONAZIONE – PROPRIETÀ - AFFITTANZA - DIRITTI E DOVERI
Agli
occhi dello spettatore esterno, dei componenti, non tutti, del Gruppo
Folcloristico, il tutto appare in maniera perfetta, ottimo direi:
costumi, musica, danza, ma è il contenuto, quello che è racchiuso
all’interno di esso che non ha più quell’anima che rende più
vitale quell’orgoglio di essere e di rappresentare Resia e i
resiani. Non si rappresenta più Resia perché non si difende più
quello che è il suo valore prevalente e fondamentale: la sua musica,
il suo ballo e le sue canzoni, quell’insieme cioè del suo
folclore, l’esaltazione della sua unicità. Non difendiamo più
questi valori, non difendiamo più la propria appartenenza, non
difendiamo più il nostro orgoglio. A loro, a voi, non interessa che
altri imitano, si ispirino ai nostri valori, copiano, duplicano, e si
esibiscano in nome della Resia slovena. Assistiamo così,
passivamente, a tutto questo atto di crudele prepotenza.
Oggi
non si balla per orgoglio di rappresentare un popolo, si balla perché
si viaggia, si gira il mondo, si vedano nuovi orizzonti, ma si
lascia e si tralascia che altri calpestano il nostro essere resiani,
si lascia che altri cantano e danzano l’essenza resiana. Non
disponiamo più l’esclusiva e non possediamo più la nostra
originalità, perché altri stanno portando in giro per il mondo la
nostra cultura, prendendo cura anche dei nostri, dei vostri costumi,
tutto quello che di più caro abbiamo e che i nostri padri ci hanno
lasciato in eredità.
A
cosa servono poi tutti questi riconoscimenti se non siamo capaci di
dire basta a questa rapina legalizzata? Non ho mai sentito, in questi
ultimi anni, che il Gruppo Folcloristico abbia protestato contro
gruppi folcloristici, essenzialmente sloveni, di quei gruppi che
cercano di appropriarsi della nostra cultura, imitando e proponendo
quelle mostruosità, quelle deformità in nome di: Rezijanski plesi,
Rezijanske viže, Rezijanska glasba, plesi iz Rezije, e chi ne ha più
ne metta.
Forse
il tutto ha una sua spiegazione. A Resia, si dice, esiste una
minoranza slovena
e, guarda caso, ha in mano il potere di controllare il nostro, il
vostro, Gruppo Folcloristico, che dovrebbe essere il Gruppo di tutti
i resiani, ma non mi risulta. In conseguenza dico: il Gruppo
Folcloristico Val Resia non è più UNO SOLO, e non è più
ORIGINALE, perché ha perso, a questo punto, la propria
UNICITÀ e sta perdendo così anche la propria ORIGINALITÀ.
Se
non bastasse tutto questo, codesto Gruppo, il vostro, il loro, non
il nostro, si permette addirittura di negare, con sfacciato insulto,
adducendo infantili scuse e ingenue motivazioni, l’uso del Centro
Culturale. Non era una esigenza che richiedeva la disponibilità di
questo Centro, ma un diritto. Non era una necessità per alcuni
giorni, sarebbero bastate poche ore in un determinato giorno libero,
non impegnato, successivamente e congiuntamente da altre
manifestazioni. Non era una qualsiasi associazione che ne chiedeva
questo uso, peraltro legittimo, onesto, ma una associazione che nel
suo statuto ha per oggetto: “Associazione, apartitica, si
prefigge la tutela e sviluppo e tutela della comunità resiana.”
Questa associazione, che comunemente prende il nome di: IDENTITÀ
E TUTELA VAL RESIA, non è sorta per contrastare nessuno, ma
unicamente per perseguire, difendere e tutelare la nostra identità,
per difendere e conservare le nostre radici resiane, la nostra
originalità e l’integrità della nostra cultura. Ma probabilmente
questa negazione ha una sua spiegazione, una sua motivazione. Più
che una scusante, e ribadisco, a Resia si parla dell’esistenza di
una dichiarata, non autentica, non convalidata minoranza slovena e,
pertanto, consideriamo e reputiamo, che questo sia stato solo un
pretesto per tutelare la propria potenzialità, senza avere alcuna
ufficialità, oltre il potere (ma chi vi ha dato tutto questo
potere?) di controllare il Gruppo Folcloristico, anche la cultura
resiana filo slovena, ma in virtù di quale meritocrazia, quali
riconoscimenti di ordine morale o materiale? A questo potere,
abusivo, e per conservare questa autorità, non autorizzata, che si
identifica così in prepotenza, si appella e si è appellato a tutte
quelle prerogative ricorrendo a possibili aiuti anche dall’esterno,
questo dimostra debolezza, fragilità e difetto nella gestione. I
resiani amano il proprio Gruppo Folcloristico, l’orgoglio della
nostra comunità, del nostro popolo, simbolo e immagine di una Valle,
ma non amano per come viene gestito, l’arroganza di chi lo coordina
e di chi lo amministra. Vorrei ricordare, per chi se ne fosse
dimenticato, che il Centro Culturale, semplicemente e normalmente
soprannominato bunker, è stato dato in dono al Comune di Resia
dall’allora Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, quindi
l’attuale proprietario è il Comune di Resia, in virtù di questa
donazione, senza che altri ne affermino questo donativo. In tutto
questo contesto vorrei sapere cosa c’entra la Slovenia se non per
tediare oltre misura, come nel caso dell’allora Console Generale
della Repubblica di Slovenia a Trieste che ha voluto interferire,
senza alcuna valida e opportunistica motivazione, forzando la mano
al Comune di Resia nel pretendere, senza alcun diritto e
rivendicazione, che un bene del Comune venisse assegnata la sua gestione,
quella del bunker, a Tizio invece che a Caio. Ho voluto prendere in
considerazione questa parentesi perché, come sembra, dalla facciata
del Centro Culturale è stata rimossa una piccola targa,
in cui risultava, e dovrebbe risultare evidente, la
scritta: DONAZIONE DELLA JUGOSLAVIA - DARILO SFR
JUGOSLAVIJE - per inciso - Socijalistička Federativna
Republika Jugoslavija. Chi lo ha fatto, e per quale motivo?
Identica targhetta appare, invece, ancora incollata su tutte le altre
donazioni, su quelle abitazioni che si trovano in Varcota di fronte
al bunker. Di tutto quello che ho messo in evidenza, chi avrebbe
dovuto e dovrebbe garantire i diritti a tutti i cittadini resiani,
quindi anche all’Associazione di ITVR? Il comune? Certo, ma in
tutto questo contesto il comune e il sindaco sono stati assenti, e
sono tuttora assenti.
Perché?
Tanto
assenti forse non troppo se la giunta comunale ha deciso di segnalare
il Gruppo Folcloristico per il 63° “Premio Epifania”,
nell’ambito della 90° edizione dell’Epifania Friulana 2018,
motivando questa segnalazione con: “L’impegno e la cura profusi
nella tutela e salvaguardia della musica, canti, costumi e balli
tradizionali resiani nonché per la costante promozione degli stessi
a rappresentazione della Regione Friuli Venezia Giulia ed Italia nel
mondo.” Forse la giunta comunale ed il sindaco non sanno che ci
sono altre realtà folcloristiche che esaltano e divulgano, la
musica, i canti, i costumi ed il ballo resiani nel peggior modo
possibile, presentando come loro cultura, taroccando tutto quello che
rappresenta Resia ed il suo popolo, quindi non siamo più soli, ma
siamo anche mal accompagnati. Per il quieto vivere si lascia fare, e
allora questo vuol dire che non rappresentiamo più niente di nostro,
di esclusivamente nostro, una farsa dunque che il Gruppo
Folcloristico Val Resia si promuova a rappresentare la Regione Friuli
Venezia Giulia e l’Italia nel mondo quando già da parecchio tempo
altri hanno preso e stanno prendendo la nostra resianità. E torno a
ribadire: “Noi non siamo più SOLI
e non siamo più ORIGINALI,
perché da tempo sperduto abbiamo perso la nostra UNICITÀ
e la nostra ORIGINALITÀ.”
Franco
Tosoni
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