Sull'inserto "Italie" del Corriere
della Sera del 17.05.2012 è apparso un articolo molto interessante, che riguarda Resia, scritto da Roberta Scorranese.
RESIA E IL SUO CUORE ANTISLOVENO
A fine settecento era arrivato (in val Resia, ndr) il conte Jan Potočki che aveva annotato: “Potrebbero discendere da Attila”. Non sbagliava di molto. Il resiano non è né sloveno né tedesco. È più simile al russo. No, non è lo statuto dell'associazione Identità e tutela Val
Resia, è un passaggio tratto da un articolo (a firma Roberta Scorranese) apparso sull'inserto “Italie” del Corriere della Sera dello scorso 17 maggio. Così, con un giudizio tranchant, il quotidiano più diffuso d'Italia entra nell'interminabile querelle sulla classificazione dell'idioma resiano. Doveva essere un articolo per la promozione turistica della valle, ma inevitabilmente l'attenzione della giornalista si è spostata sulla questione linguistica – e insieme identitaria – che caratterizza il dibattito politico del posto. In realtà, anzi, scorrendo l'articolo non pare ci sia in corso nessun dibattito.
Il titolo infatti è piuttosto eloquente: “Resia il cuore ‘russo’ del Friuli”. Ancora più esplicito il sommario: “Al confine con la Slovenia, la lingua paleoslava sopravvive in un borgo”. E nel testo infatti troviamo riportata l'opinione dello “storico locale” (di cui però non siamo riusciti a trovare alcuna pubblicazione) Danilo Clemente secondo cui “il resiano è l'idioma considerato da molti studiosi quello più vicino allo slavo antico. É dal settecento che qui arrivano intellettuali russi, alla ricerca delle loro radici”. Più avanti, dove il discorso si sposta sulle vituperate leggi di tutela della minoranza slovena, troviamo invece le parole della storica locale (anche in questo caso non ci risulta abbia all'attivo qualche pubblicazione dei suoi studi) Laura Lettig: “Non è vero (che siamo sloveni in Italia ndr). Noi siamo italiani e basta. O Resiani”. Immancabile quindi il riferimento allo studio del Centro Biologia Molecolare di Trieste. “Il patrimonio genetico dei Resiani – scrive la giornalista del Corriere – non ha corrispettivi in Europa, solo in Sudafrica sono state trovate tracce simili. Certificazione scientifica di un orgoglio autarchico caratteriale” (perché dunque non titolare Resia cuore russo-africano del Friuli?).
L'autrice, che ha intervistato anche il sindaco Sergio Chinese e l'assessore al turismo Cristina Buttolo, afferma dunque che si spiega così l'insistenza del tricolore in paese o la diffidenza degli anziani: “Più che un'antipatia di cortile (nei confronti della Slovenia ndr) è una ricerca fortissima di autonomia, di paletti culturali”. Niente da obiettare, ognuno è libero di costruirsi e riconoscersi nell'identità che crede (anche al di là delle contraddizioni intrinseche fra italianità doc, paleoslavismo, unni, russi e studi di genetica). Peccato però che non siano citati nell'articolo gli studi (questi sì di livello accademico e opportunamente pubblicati) della pressoché totalità degli slavisti – italiani e sloveni – che inseriscono il Resiano nel complesso diasistema dei dialetti della famiglia slovena. E che ci sono anche Resiani altrettanto doc, magari largamente minoritari, che si considerano appartenenti al gruppo linguistico sloveno.
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Ebbene dopo aver letto l'articolo, si può notare da fastidio che si ostenti alla minoranza slovena, le
risposte si commentano da sole.
Poichè ritengo tali contrarie alla realtà. Potere chiarire il perchè della
contrarietà al bilinguismo nella val Resia dove vive una popolazione originaria
che mai ha appartenuto alla Slovenia o Jugoslavia?
E' noto a tutti che la legge 482/99 che prevede il bilinguismo è applicabile
solo dove < la minoranza è storicamente presente> e dove < la lingua ammessa a
tutela è il modo di esprimersi della minoranza> presupposti questi essenziali
ma non rispettati in val Resia dove è chiaro che; "La minoranza slovena non è
mai stata riconosciuta".
Lo statuto Comunale non lo provede e la Regione tutela la variante
resiana - anche la L.R. 26/07 - riconosce il Resiano e le varianti delle valli
del Torre e Natisone. Lo è solo a Trieste e Gorizia
Chi oggi sostiene e pretende il contrario dovrebbe dire anche perchè lo fa.
La lingua parlata sempre in valle non è la lingua slovena, bensì come noto e
documentato, una lingua slava arcaica tramandata oralmente per oltre 1400 anni.
Sostenere che qui la lingua slovena o dialetto, è il modo di esprimersi della
minoranza è un chiaro falso storico, inaccetabile anche perchè manca di
qualsiasi documentazione, pertanto sono articoli che denunciano un grave
inganno a danno della popolazione originaria locale, che pur essendo la
principale interessata, non era e non è mai stata interpellata.
Si trova ora, non più italiana, ma slovena per l'ingiusta aplicazione delle
leggi, e destinata all'esproprio illegittimo della propria reale Identità.
RESIA E IL SUO CUORE ANTISLOVENO
A fine settecento era arrivato (in val Resia, ndr) il conte Jan Potočki che aveva annotato: “Potrebbero discendere da Attila”. Non sbagliava di molto. Il resiano non è né sloveno né tedesco. È più simile al russo. No, non è lo statuto dell'associazione Identità e tutela Val
Resia, è un passaggio tratto da un articolo (a firma Roberta Scorranese) apparso sull'inserto “Italie” del Corriere della Sera dello scorso 17 maggio. Così, con un giudizio tranchant, il quotidiano più diffuso d'Italia entra nell'interminabile querelle sulla classificazione dell'idioma resiano. Doveva essere un articolo per la promozione turistica della valle, ma inevitabilmente l'attenzione della giornalista si è spostata sulla questione linguistica – e insieme identitaria – che caratterizza il dibattito politico del posto. In realtà, anzi, scorrendo l'articolo non pare ci sia in corso nessun dibattito.
Il titolo infatti è piuttosto eloquente: “Resia il cuore ‘russo’ del Friuli”. Ancora più esplicito il sommario: “Al confine con la Slovenia, la lingua paleoslava sopravvive in un borgo”. E nel testo infatti troviamo riportata l'opinione dello “storico locale” (di cui però non siamo riusciti a trovare alcuna pubblicazione) Danilo Clemente secondo cui “il resiano è l'idioma considerato da molti studiosi quello più vicino allo slavo antico. É dal settecento che qui arrivano intellettuali russi, alla ricerca delle loro radici”. Più avanti, dove il discorso si sposta sulle vituperate leggi di tutela della minoranza slovena, troviamo invece le parole della storica locale (anche in questo caso non ci risulta abbia all'attivo qualche pubblicazione dei suoi studi) Laura Lettig: “Non è vero (che siamo sloveni in Italia ndr). Noi siamo italiani e basta. O Resiani”. Immancabile quindi il riferimento allo studio del Centro Biologia Molecolare di Trieste. “Il patrimonio genetico dei Resiani – scrive la giornalista del Corriere – non ha corrispettivi in Europa, solo in Sudafrica sono state trovate tracce simili. Certificazione scientifica di un orgoglio autarchico caratteriale” (perché dunque non titolare Resia cuore russo-africano del Friuli?).
L'autrice, che ha intervistato anche il sindaco Sergio Chinese e l'assessore al turismo Cristina Buttolo, afferma dunque che si spiega così l'insistenza del tricolore in paese o la diffidenza degli anziani: “Più che un'antipatia di cortile (nei confronti della Slovenia ndr) è una ricerca fortissima di autonomia, di paletti culturali”. Niente da obiettare, ognuno è libero di costruirsi e riconoscersi nell'identità che crede (anche al di là delle contraddizioni intrinseche fra italianità doc, paleoslavismo, unni, russi e studi di genetica). Peccato però che non siano citati nell'articolo gli studi (questi sì di livello accademico e opportunamente pubblicati) della pressoché totalità degli slavisti – italiani e sloveni – che inseriscono il Resiano nel complesso diasistema dei dialetti della famiglia slovena. E che ci sono anche Resiani altrettanto doc, magari largamente minoritari, che si considerano appartenenti al gruppo linguistico sloveno.
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Ebbene dopo aver letto l'articolo, si può notare da fastidio che si ostenti alla minoranza slovena, le
risposte si commentano da sole.
Poichè ritengo tali contrarie alla realtà. Potere chiarire il perchè della
contrarietà al bilinguismo nella val Resia dove vive una popolazione originaria
che mai ha appartenuto alla Slovenia o Jugoslavia?
E' noto a tutti che la legge 482/99 che prevede il bilinguismo è applicabile
solo dove < la minoranza è storicamente presente> e dove < la lingua ammessa a
tutela è il modo di esprimersi della minoranza> presupposti questi essenziali
ma non rispettati in val Resia dove è chiaro che; "La minoranza slovena non è
mai stata riconosciuta".
Lo statuto Comunale non lo provede e la Regione tutela la variante
resiana - anche la L.R. 26/07 - riconosce il Resiano e le varianti delle valli
del Torre e Natisone. Lo è solo a Trieste e Gorizia
Chi oggi sostiene e pretende il contrario dovrebbe dire anche perchè lo fa.
La lingua parlata sempre in valle non è la lingua slovena, bensì come noto e
documentato, una lingua slava arcaica tramandata oralmente per oltre 1400 anni.
Sostenere che qui la lingua slovena o dialetto, è il modo di esprimersi della
minoranza è un chiaro falso storico, inaccetabile anche perchè manca di
qualsiasi documentazione, pertanto sono articoli che denunciano un grave
inganno a danno della popolazione originaria locale, che pur essendo la
principale interessata, non era e non è mai stata interpellata.
Si trova ora, non più italiana, ma slovena per l'ingiusta aplicazione delle
leggi, e destinata all'esproprio illegittimo della propria reale Identità.
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