Il portale della Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale, Sportello Sloveno, riporta una breve storia della lingua slovena ed un elenco delle varie associazioni di minoranza slovena in attività nell’area della Comunità ( LEGGI ).
Che lo sloveno sia una lingua indoeuropea del gruppo slavo meridionale, oltre che ad essere la lingua ufficiale della vicina Repubblica di Slovenia, è confermato dalla storia, ma che rappresenti una minoranza linguistica nella nostra Regione, presente lungo la fascia frontaliera che va dal Comune di Muggia al Comune di Tarvisio è ancora tutto da comprovare.
Oggi è semplicemente una storia ingenuamente e chiaramente inventata, immaginaria e artificiosamente soggettiva ed arbitraria. Si cerca in tutti i modi di far apparire una situazione astratta che non ha basi così evidenti come la si vuol far considerare e palesare. Si mercanteggia la questione della lingua slovena, anche dove non c’è e non è mai esistita, come un argomento già acquisito con artifizi che talvolta rasentano il ridicolo. Poi sono citate varie associazioni di minoranza slovena in terra resiana, e fra quelle più rappresentative vi sono riportate:
ZSKD Unione circoli culturali sloveni, sede di Stolvizza di Resia;
Circolo Culturale resiano “Rozajanski Dum”, Prato di Resia;
Gruppo Folkloristico “Val Resia”, Prato di Resia;
Coro “Monte Canin” Prato di Resia;
Queste associazioni che vengono menzionate, evidentemente dei collegamenti di varia natura sono in essere, che in qualche modo appaiono oscuri, ma che in effetti agli occhi di chi intende si manifestano in maniera sufficientemente chiara, visto che finora non c’è stata ancora nessuna smentita.
Anche questo esempio dimostra come viene manipolato a piacimento ed impropriamente asservito alla propria causa, cioè quello di far apparire quello che in effetti non esiste, come minimo, a dir poco, che non ci siano interessi, e lo sono, per propagandare una cultura scorretta.
Il museo etnografico, sito nel “Palazzo Veneziano” di Malborghetto, fra le varie competenze, è in possesso di un vasto archivio sonoro fra cui le registrazioni delle tradizioni popolari degli sloveni in Italia. Tale documentazione, anche in questo caso impropriamente citate come registrazioni delle tradizioni popolari degli sloveni in Italia, fra le quali registrazioni sono per la maggior parte quelle di natura resiana, escludendo apertamente - e dei resiani -, dando così l’evidenza e la certezza che le tradizioni popolari resiane sono da elencare fra quelle degli sloveni in Italia, solo per il fatto che le registrazioni sono il risultato di vent’anni di ricerche svolte nella Val Resia dai professori M. Maticetov e J. Strajnar per conto del Centro Ricerche Scientifiche dell’Accademia Slovena di Lubiana di Scienze ed Arti. Dai professori un po’ di onestà sarebbe stata assai gradita.
Una copia del materiale raccolto è stato ceduto, alla Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale, dal Centro di Ricerche Sloveno con un accordo di collaborazione, penso ben preciso e con l’esplicita concessione che tutto il materiale avesse chiaramente titolo di: REGISTRAZIONI DELLE TRADIZIONI POPOLARI DEGLI SLOVENI IN ITALIA.
Questa collaborazione ha certamente una finalità ed una sostanza, chiaro, perché se non c’è vento le foglie non si muovono.
Da Fratoso un cordiale saluto
Non c'è vento ma come al solito si vuole scatenare una bufera sulla già pesantemente compromessa e in parte italianizzata, comunità slovena del Friuli. Chi non l'accetta non accetta una parte del territorio in cui questa sopravvive da secoli. Gli slavi infatti sono presenti nell'arco alpino dalla preistoria fino alla chiamata del Patriarca di Aquileia quando dopo le devastazioni barbariche chiamò gli "sloveni" a ricolonizzare e coltivare le abbandonate pianure friulane e venete! Il mito della sacra e superiore romanità ora si nasconde dietro alla volontà di riconoscere le parlate slovenofone del Friuli come parlate lontane e totalmente estranee alle lingue slovene, col fine di mantenere slegata una comunità che era unita a quelle d'oltre confine da secoli! Anche in questo caso la scarsa o nulla conoscenza delle parlate slovene d'oltre confine non permette la comparazione collettiva della presunta estraneità o vicinanza del Resiano e non solo, ad alcune parlate slovene. Quindi perché non si vuole avere nulla a che fare con i vicini, per pura diffidenza o perché ormai dalla venuta dell'Italia, l'essere definiti italiani crea più prestigio, mentre l'essere definiti slavi( o vicini ad essi) crea imbarazzo e senso d'inferiorità?
RispondiEliminaLei non ha capito o non vuole capire.
RispondiEliminaI Resiani sanno benissimo di essere di ceppo Slavo.
Sono i soliti nazionalisti Sloveni che continuano a mescolare le carte a loro piacimento, dandoci a Noi "dei Fascisti".
Guardatevi allo specchio e riflettete.
Il vento che proviene dall’Est è sempre benedetto dagli uomini di cattiva volontà. Non ne indovinate mai una. Evidentemente lo Spirito Santo non riesce mai ad illuminare la vostra buona novella. Siete e battete sempre la stessa strada e suonate sempre la stessa cantilena. Non lo volete capire e siete per lo più ottusi a non capire. Grave, molto grave perché quel vento non riesce mai a darvi una risposta, cioè quella di farvi tacere una buona volta per tutte, quelle mezze verità (o cazzate)che volete farci intendere. Se uno vuol rivendicare un sacrosanto diritto, cercate sempre ed esclusivamente di trasferire la materia con un pretesto non conforme all’oggetto trattato. Questo vuol dire avere poca visione della ragione e molta quella dell’ incoerenza.
RispondiEliminaQuel materiale in possesso del museo etnografico di Malborghetto: registrazioni delle tradizioni popolari degli sloveni in Italia, circa l’80% di quel materiale è frutto della cultura resiana, quindi, e giustamente, che un resiano, non inquinato dalla propaganda slovena, ne rivendichi le ragioni e la loro giusta collocazione reclamando che la dicitura venga cambiata in: REGISTRAZIONI DELLE TRADIZIONI POPOLARI DEGLI SLOVENI E DEI RESIANI IN ITALIA. Agli sloveni non si toglie niente ma ai resiani si rende quanto dovuto. E’ nel nostro sacrosanto diritto, sempre se uno non prende per buono quanto è stato scritto da Fonte: Ivan Lešnik - Canto Multipart in lingua slovena canti tradizionali, che il - Il quinto dialetto sloveno musicale si trova nella valle di Resia (in lingua slovena: Rezija) in Italia.
Negli anni dal 1940 al 1942 il musicologo Alfred Quellmalz, incaricato dalla società “Ahnenerbe” a registrare le diverse espressioni della cultura popolare tedesca riscontrabili in Valcanale, periodo immediatamente precedente alla grande emigrazione verificatosi in seguito alle opzioni, nell’ambito della politica nazionalsocialista, che aveva come scopo primario di legittimare scientificamente la superiorità della razza ariana. Non credo in modo assoluto che i professori M. Maticetov e J. Strajnar, incaricati per conto del Centro Ricerche Scientifiche dell’Accademia Slovena di Lubiana di Scienze ed Arti, abbiano avuto negli anni 60 lo stesso incarico, cioè quello di legittimare etnicamente la superiorità culturale della razza slovena, quelle tradizioni popolari che gli sloveni non hanno ma che le stanno depredando, taroccando il tutto per poi farle passare come loro cultura, questa è cosa accertata e documentata, con video e registrazioni sonore.
La nostra musica, la nostra danza è realtà unica a livello mondiale, quindi è giusto che un resiano ne rivendichi l’essenza di quello che giustamente ha ereditato dai suoi antenati, che non sono e non erano sloveni.
I Resiani sanno benissimo di essere di ceppo slavo, ma non tutti accetterebbero la più che eventuale vicinanza tra il resiano e alcuni dialetti limitrofi inclusi nei dialetti sloveni(zegliano). Definire il resiano come lingua a parte significherebbe sostenere che la maggior parte dei dialetti sloveni sono da definirsi slegati tra loro, quindi estranei. La non conoscenza dei dialetti sloveni( non della lingua ufficiale) certamente non aiuta la popolazione a capire e carpire le similitudini. Per quanto riguarda la vicinanza al nazionalismo non servono tante parole, quando a sventolare a Resia non è la bandiera slovena ma quella della nazione italiana. Il nazionalismo quindi non c'è, quando non si tira in ballo alcuna nazione. Chi prende posizione in difesa dell'italianità su una terra almeno slava, prende le difese di una nazione che linguisticamente non centra nulla con la lingua e la cultura locale, tutto il resto è politica. Guardate allo specchio e riflettete, il resiano e l'italiano sono due cose differenti, l'uno sta fagocitando l'altro snaturando un popolo che è sopravvissuto per secoli, la prova sta nella lingua con cui ci si esprime su questo blog e chi continua questa assimilazione si rende consapevolmente o meno complice di questa atto. Ovviamente la persona che è cresciuta con il mito e l'orgoglio dell'italianità seppur di etnia resiana quindi vicinissima agli sloveni, non negherà mai il proprio passato cercando sempre un nemico nel vicino, proprio perchè in realtà non lo conosce.
RispondiEliminai Resiani sono Resiani punto I dialetti sloveni sono dialetti,slegati dalla lingua Resiana. Perché il Resiano dovrebbe conoscere i dialetti sloveni? non ne ha la necessità! ""chi prende posizione in difesa dell'italianità su una terra almeno slava"". Da quanto e quando la slovenia ha avuto la terra Resiana? "" il Resiano e l'italiano sono due cose differenti,l'uno sta fagocitando l'altro"". Certo che il Resiano e l'italiano sono differenti, come il Resiano e lo sloveno. Però non si stanno fagocitando diversamente da """la prova sta nella lingua cui ci si esprime su questo blog""". A me pare che il titolare del blog non abbia vietato di scrivere in Resiano con 4 possibilità di scrittura. Sta a chi scrive utilizzare l'alfabeto più consono. Diversamente se vuole scrivere in sloveno penso non siano in molti a sapere ma sarebbe bene al suo pensiero che lo sloveno fagociterebbe il Resiano. Il titolare del blog sarebbe contento che si scrivesse in sloveno? non penso. Tra l'altro mi pare che il Resiano parli correttamente il Friulano e l'Italiano. Per ultimo ""ovviamente la persona che è cresciuta con il mito e l'orgoglio dell'italianità seppur di etnia resiana quindi vicinissima agli sloveni,non negherà mai il proprio passato cercando sempre un nemico nel vicino,proprio perché in realtà non lo conosce"". Da quando i Resiani hanno avuto un passato con gli sloveni? vicinissimi solo perché confinanti. I Resiani non mi risulta abbiano mai cercato un nemico nel vicino,ma mi risulta che iul vicino ha cercato il nemico tra i Resiani.
Eliminaè una sua opinione personale, i fatti smentiscono la teoria della lingua, a favore della somiglianza tra il resiano e il zegliano considerato come dialetto sloveno. IL titolare non ha proibito l'uso del resiano su questo blog, ma di fatto non è incentivato e utilizzato allo stesso livello dell'italiano e per quanto riguarda la fagocitazione linguistica, attualmente non si può sostenere che lo sloveno stia assorbendo il resiano visto che non c'è alcun sintomo in questo senso anche perché lo sloveno a Resia non si insegna nelle scuole. L'italiano invece attualmente sta erodendo l'uso del resiano, questo è un fatto che non può essere smentito e discusso e dovrebbe essere preso seriamente in considerazione essendo la principale minaccia all'esistenza del resiano! In pochi accetteranno questa realtà perchè per molti la lingua italiana è la lingua madre, mentre il resiano viene marginalizzato come folklore, non vedendo le straordinarie somiglianze con alcuni dialetti sloveni. Il vento dall'est è sempre visto come un vento slavo-comunista, quindi ostile e pericoloso mentre non si capisce che il nuovo baricentro europeo e mondiale si sta spostando a est! La storia farà comunque il suo corso e premierà l'adattabilità linguistica e mentale.
EliminaCari lettori di questo blog, sia gli ottimi che i pessimi, è troppo facile mettere una crocetta nel riquadro, provate anche a scrivere le vostre ragioni, le motivazioni, mettendo a frutto i vostri ragionamenti, solo così uno può capire la validità di una esposizione dei fatti narrati. A chi scrive fa piacere il supporto in positivo così come il giudizio in negativo, vuol dire che uno vede bianco e uno vede nero o rosso, a prescindere della simpatia o dell’antipatia. Esponetevi, così si potrebbe dialogare e ragionare, almeno conoscersi.
RispondiEliminaCome ho già detto nel mio precedente intervento, anche in questi due ultimi commenti non è stato trattato l’argomento in questione. Si tende sempre e comunque a deviare il tema con altri pretesti e con altre motivazioni.
In questi ultimi mesi ho riscontrato meno interesse da parte di chi si rivelava di indiscussa fede resiana, non vorrei che anche loro si siano associati ai tanti menefreghisti, agli scettici ed agli slovenisti.
Parte prima
RispondiEliminaEsatto, è una opinione personale. Tutti noi abbiamo una opinione personale. Ma quando si va a parlare di certe teorie bisogna essere concreti nell’affermare evidenti concetti della storia, non per sentito dire, ma valutare attentamente le realtà storiche.
Alle persone di poca memoria, il blog valresia-resije.blogspot, in data 07 febbraio 2008, nello stesso giorno in cui il Corriere della Sera pubblicava l’articolo con il titolo: "IL FRIULI DIVENTERA' JUGOSLAVO", riportava lo stesso articolo, e proprio a quelle persone io riproduco alcuni stralci, di storia recente, tratti da quei documenti britannici:
“A Tito l'Istria e Trieste non bastavano. Gli jugoslavi intendevano annettersi anche gran parte del Friuli, ben oltre il vecchio confine italo-austriaco del 1915.”
“Colpisce subito, nel testo del documento, l’arroganza degli jugoslavi. Da una parte ammettono di non essere «visti con favore» dalla popolazione della Val Resia, in maggioranza italiana. Ma dall’altra si dicono sicuri di poter annettere la zona: «Il destino di questo territorio sarà deciso da un plebiscito che sarà tenuto in presenza delle nostre forze armate, per cui il risultato può essere considerato certo». E aggiungono che «gli Alleati di fronte al fatto compiuto, certamente non esiteranno ad approvare la cessione della Val Resia alla Jugoslavia». Unico ostacolo, come nel resto del Friuli orientale, sono i partigiani italiani estranei al Pci. Infatti quelli comunisti della Brigata Garibaldi «Natisone» si erano sottomessi al comando jugoslavo, che li aveva trasferiti in Slovenia. Lo stesso, secondo gli ufficiali di Tito, avrebbero dovuto fare i combattenti osovani. In caso contrario, ecco la minaccia slovena: «Non è impossibile che un giorno ci giunga l’ordine di disarmare le formazioni Osoppo nei dintorni della Val Resia». Zoffo (partigiano «Livio». Fu appunto quest’ultimo che trasmise agli Alleati il resoconto della discussione: «Il suo vero nome era Romano Zoffo) non si lascia intimidire. Risponde che il destino della valle deve essere «deciso alla Conferenza di pace». E riferisce di aver informato gli sloveni «che, se avessero deciso di disarmarci, non avrei permesso loro di farlo e avrei resistito fino all’ultimo». I presupposti per uno scontro cruento ci sono tutti: non avverrà però in Val Resia, ma più a Sud…..” uno di questi scontri fu poi, come primo obiettivo, la spedizione omicida di Porzûs.
Non ci sono riusciti allora, tentano adesso, aggirando l’ostacolo adducendo mille pretesti.
Parte seconda
RispondiEliminaLe origini della popolazione abitante nella valle di Resia non è da far risalire alla colonizzazione dei territori al di qua delle Alpi Giulie, che ha avuto luogo agli inizi del 7° secolo, in quel periodo gli slavi del ramo sloveno non si insediarono in tutta la valle del Fella fino al Tagliamento, e non popolarono la Val Resia, perché allora, la valle, era già abitata.
Infatti gli slavi, più che gli sloveni, possono essersi accompagnati agli avari e magari ai longobardi, possono aver compiuto colpi di mano, ma non hanno mai invaso il Friuli, insediandosi fino al Tagliamento; piuttosto sono stati stanziati come coloni alla fine delle scorrerie ungare per il ripopolamento ed il rilancio dell'economia della regione da parte dei patriarchi, della nobiltà tradizionale ed in particolare da quella germanica al seguito dei patriarchi della stessa origine dal mille in poi.
Ad esempio non si riporta mai l’anno dell’insediamento. Nel VI secolo c’erano gli sloveni o c’era semplicemente un popolo slavo? - Quando si è verificata la divisione in nazioni? E quando sono stati imposti loro i nomi, definendoli: croati, serbi, cechi, slovacchi, polacchi, sloveni, resiani, ecc..? Quindi i resiani sanno benissimo di essere un popolo di ceppo slavo, ma non per questo fatto dovrebbero accettare eventuale vicinanza tra il resiano e alcuni dialetti limitrofi inclusi nei dialetti sloveni, come per esempio lo zegliano. Il resiano, come lingua, è di ceppo slavo, nessuno può negarlo, ma richiamarsi al dialetto Zegliano, è assurdo. Se mettiamo a confronto uno di Malborghetto, dove si parla il dialetto zegliano, e un resiano osserviamo se riescono a comprendersi. Il resiano ti direbbe: “SE JE KAPÏJË FYS KAKO KAKO BISIDO, MA SA JI NI KAPÏJË”.
Anche il cragnolino era analogo al resiano, ma il cragnolino non è sloveno è semplicemente lingua della Corniola o del ducato della Corniola, che gli sloveni hanno usurpato per assorbirlo nello sloveno, vedi vecchio dizionario “Cragniolino-Italiano”.
Anche nel 1920 i benpensanti si sono adoperati ad annientare il cragnolino, in favore dello sloveno, come stanno facendo e cercano di fare ora con il resiano. Come si può vedere e constatare, pure nei tempi moderni esistono i cavalli di Troia.
Non credo poi che ci sia niente da obiettare o da contestare se i resiani difendono la propria identità, la propria cultura: lingua, musica, ballo, usi e costumi, tradizioni, come pure i loro 1400 anni di permanenza nella valle. Se gli sloveni vogliono impossessarsi di tutto questo bagaglio culturale devono solo cambiare nome in RESIANI e avere cosi una loro storia più allungata e non solo di pochi anni. Sarebbe ora che diventino adulti e maturi, ma senza sostituirsi ai resiani, ormai anziani da lunga data.
La storia insegna, ma sono pochi quelli che comprendono la ragione dei fatti. La Val Resia, i resiani, hanno una visione ben precisa dei fatti, ma se ne infischiano del passato. Allora io ritorno con un’altra attestazione delle circostanze ed i pericoli che i resiani hanno trascorso e provato negli anni della seconda guerra. Poi si tende a sostenere che chi afferma o si oppone agli sloveni viene accusato di fascismo. Ma questi fatti come vengono giustificati?
RispondiElimina“Il 1º gennaio 1945 si tenne un incontro in frazione Uccea di Resia fra Romano Zoffo "Livio" – già comandante della 2ª Brigata Osoppo, in quell'epoca impegnato nell'organizzazione della 6ª Brigata Osoppo e in particolare del Battaglione Resia – e il commissario politico sloveno del Battaglione Rezianska, accompagnato da due ufficiali. In tale occasione gli sloveni affermarono che:
«la nostra presenza in Val Resia è dovuta puramente a ragioni politiche. Indubbiamente il destino di questa striscia di territorio sarà deciso da un plebiscito che sarà tenuto in presenza delle nostre forze armate, per cui il risultato può essere considerato certo. (…) Non possiamo permettere la presenza di partigiani italiani in Val Resia finché il nostro Alto Comando non ci dà il permesso. La presenza di partigiani italiani danneggerebbe la nostra propaganda. Possiamo risolvere i nostri problemi di confine con un accordo reciproco. D'altro canto, non è impossibile che un giorno ci giunga l'ordine di disarmare le formazioni Osoppo nei dintorni della Val Resia. Per evitare una crisi tra noi, le formazioni Osoppo dovrebbero seguire l'esempio dei garibaldini e venire sotto di noi. L'Inghilterra, nella quale riponete tanta fiducia, non vi aiuterà certamente in futuro. (…) L'Inghilterra sarà il nemico del domani e il suo sistema capitalista deve sparire. Sull'esempio della Grecia, le formazioni garibaldine che hanno accettato di dipendere dagli sloveni rappresenteranno la Elas dell'Italia.»
Poco più di un mese dopo avvenne l'eccidio.”
Sono un linguista anche io e di studi sul resiano ne ho fatti per anni ed é ovvio che sia un dialetto slavo,ma non sloveno perché le differenze sono troppe.Secondo me in origine le popolazioni resiane vennero in Val Resia dalla Slovacchia,o comunque dalla valle del Dnieper e lo dimostrerebbero anche gli aplogruppi simili!
RispondiEliminaIl famoso linguista genetista Harlock infatti conosce perfettamente lo sloveno, lo slovacco e il resiano, da poter sostenere chi e' piu' imparentato con l'altro, oltre che dal punto di vista linguistico, anche da quello genetico. Presto Harlock ci fornira' le conoscenze linguistiche acquisite in Slovenia e Slovacchia. Io lo aspetto. Zbugam.
EliminaOra c'è anche il linguista Harlock mai sentito nominare!In rete risulta Capitan Harlock è un manga di fantascienza scritto e illustrato da Leiji Matsumoto, serializzato dalla Akita Shoten dal 1977 al 1979. Wikipedia
EliminaInfatti quello che dice è pura fantascienza!
Harlock è lo pseudonimo di un illustre linguista "va te la pesca" sloveno, che si è resianizzato raccontando verità e non fandonie slovene.
EliminaLei e' maschio, femmina, resiano/a o italiano/a? Il resiano lo richiede, ma lo parla almeno? Ce lo dimostri o la sua credibilita' sara' pari allo zero.
EliminaFate un po' lei.
RispondiEliminaO faccia un po' lei? Faccia non inteso come sinonimo del viso, mi raccomando. Viste le sue conoscenze da bar.
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