CARTA DI CHIVASSO
La Dichiarazione dei Rappresentanti delle
Popolazioni Alpine, nota anche come Dichiarazione o Carta di Chivasso è un
documento elaborato e firmato il 19 dicembre 1943, durante un convegno
clandestino da esponenti della Resistenza antifascista delle valli alpine. I firmatari
furono: i valdostani Emile Chanoux
(ucciso in carcere dai nazi-fascisti) (foto)
ed 
Ernst
Page rappresentanti del movimento 
Jeune
Vallèe d’Aoste,
 che insieme al
movimento 
Ligue Valdotaine, si
batteva per la difesa dell’identità valdostana e quattro rappresentanti delle
valli valdesi: 
Osvaldo Coïsson
e Gustavo Malan,
venuti da Torre Pellice, e Giorgio Peyronel e Mario Alberto Rollier, rispettivamente dell'Università e del Politecnico di Milano.
Ciò che ritengo
ammirevole nei partecipanti, che con questo documento delinearono con
precisione e lucidità come si sarebbe dovuto realizzare un sistema politico
federale e repubblicano su base regionale e cantonale, è il coraggio
manifestato nel difendere e divulgare le loro idee ed i loro ideali nonostante
il clima di guerra civile in cui si trovavano a vivere. A fronte di ciò credo
che possa essere loro perdonato un piccolo richiamo al Risorgimento.
Questo documento potrebbe stimolare gli
indipendentisti di oggi affinchè trovino la forza di superare le divergenze che
li dividono e che non consentono la generazione di una massa critica di entità
tale da potersi opporre all’unico vero nemico: lo stato
italiano.
Dichiarazione dei Rappresentanti delle Popolazioni
Alpine
Noi,
popolazioni delle Vallate Alpine,
CONSTATANDO
che i venti anni di malgoverno livellatore ed
accentratore sintetizzati dal motto brutale e fanfarone di «Roma Doma», hanno
avuto per le nostre Valli i seguenti dolorosi e significativi risultati:
- OPPRESSIONE
     POLITICA,
     attraverso l’opera dei suoi agenti politici ed amministrativi (militi,
     commissari, prefetti, federali, insegnanti), piccoli despoti incuranti ed
     ignoranti di ogni tradizione locale, di cui furono solerti distruttori;
- ROVINA
     ECONOMICA, per
     la dilapidazione dei loro patrimoni forestali ed agricoli, per
     l’interdizione dell’emigrazione con la chiusura ermetica delle frontiere,
     per la effettiva mancanza di organizzazione tecnica e finanziaria
     dell’agricoltura, mascherata dal vuoto sfoggio di assistenze centrali, per
     la incapacità di una moderna organizzazione turistica rispettosa dei
     luoghi, condizioni tutte che determinarono lo spopolamento alpino;
- DISTRUZIONE
     DELLA COLTURA LOCALE, per la soppressione della lingua fondamentale
     del luogo, là dove esiste, la brutale e goffa trasformazione in italiano
     dei nomi e delle iscrizioni locali, la chiusura di scuole e di istituti
     autonomi, patrimonio culturale che è anche una ricchezza ai fini della
     migrazione temporanea all’estero.
AFFERMANDO
- che la
     libertà di lingua, come quella di culto, è condizione essenziale per la
     salvaguardia della personalità umana;
- che il
     federalismo è il quadro più adatto a fornire le garanzie di questo
     diritto individuale e collettivo e rappresenta la soluzione dei problemi
     delle piccole nazionalità e minori gruppi etnici, e la definitiva
     liquidazione del fenomeno storico degli irredentismi, garantendo nel
     futuro assetto europeo l’avvento di una pace stabile e duratura;
- che un
     regime repubblicano democratico a base regionale e cantonale è l’unica
     garanzia contro un ritorno della dittatura, la quale trovò nello Stato
     monarchico accentrato italiano lo strumento, già pronto, per il proprio
     predominio sul paese;
- che in
     tale regime democratico–federale i ceti dei lavoratori devono vedere
     sicuramente salvaguardati i loro diritti con le opportune autonomie
     operaie aziendali in modo da impedire ogni ritorno capitalistico; fedeli
     allo spirito migliore del Risorgimento.
DICHIARIAMO
quanto segue.
- AUTONOMIE
     POLITICO–AMMINlSTRATIVE: 
1.     Nel quadro generale del prossimo
Stato italiano, che, economicamente ed amministrativamente auspichiamo sia
organizzato con criteri federalistici e che politicamente vogliamo
basato sui principi democratici, alle Vallate Alpine dovrà essere riconosciuto
il diritto di costituirsi in Comunità politico–amministrative autonome sul tipo
cantonale.
2.     Come tali, ad esse avranno comunque
assicurato, quale che sia la loro entità numerica, almeno un posto nelle
Assemblee legislative regionali e nazionali.
3.     L’esercizio delle funzioni politiche
ed amministrative locali, comunali e cantonali, dovrà essere affidato ad
elementi originari del luogo o aventi ivi una residenza stabile di un
determinato numero di anni che verrà fissato dalle assemblee locali.
- AUTONOMIE CULTURALI E
     SCOLASTICHE:
Per la loro posizione geografica di
intermediarie fra diverse culture, per il rispetto delle loro tradizioni e
della loro personalità etnica, e per i vantaggi derivanti dalla conoscenza di
diverse lingue, nelle Valli Alpine dovrà essere pienamente rispettata e
garantita una particolare autonomia culturale e linguistica consistente nel:
 
- Diritto di usare la lingua
      locale, là dove esiste, accanto a quella italiana in tutti gli atti
      pubblici e nella stampa locale.
- Diritto all’insegnamento della
      lingua locale nelle scuole di ogni ordine e grado con le necessarie
      garanzie ai concorsi perchè gli insegnanti risultino idonei a tale
      insegnamento. L’insegnamento in genere sarà sottoposto al controllo ed
      alla direzione di un consiglio locale.
- Ripristino immediato di tutti
      i nomi locali.
Per facilitare lo sviluppo
dell’economia montana e conseguentemente combattere lo spopolamento delle
Vallate Alpine, sono necessari:
 
- Un
      comprensivo sistema di tassazione delle industrie che si trovano nei
      cantoni alpini (idroelettriche, minerarie, turistiche e di
      trasformazione, ecc.), in modo che una parte dei loro utili torni alle
      Vallate Alpine e ciò indipendentemente dal fatto che queste industrie
      siano o meno collettivizzate.
- Un
      sistema di equa riduzione dei tributi variabile da zona a zona a seconda
      della ricchezza del terreno e della prevalenza di agricoltura, foresta o
      pastorizia.
- Una
      razionale e sostanziale riforma agraria comprendente: 
- l’unificazione
       della proprietà familiare agraria, oggi troppo frammentaria, allo scopo
       di ottenere un miglior rendimento delle aziende, mediante scambi e
       compensi di terreni e mediante una legislazione adeguata;
- l’assistenza
       tecnico–agricola esercitata da elementi residenti sul luogo ed aventi,
       ad esempio, delle mansioni di insegnamento nelle scuole locali, di cui
       alcune potranno avere carattere agrario;
- il
       potenziamento da parte dell’autorità locale della vita economica
       mediante libere cooperative di produzione e consumo.
- Il
      potenziamento dell’industria che conduce alla formazione di un ceto
      operaio evoluto e capace. A questo scopo si potranno anche affidare, ove
      occorra, all’amministrazione regionale o cantonale, anche in caso di
      organizzazione collettivistica, dell’artigianato, il controllo o
      l’amministrazione delle aziende aventi carattere locale.
- La
      dipendenza delle opere pubbliche locali dall’amministrazione cantonale ed
      il controllo di quest’ultima su tutti i servizi e concessioni aventi
      carattere pubblico.
Questi principi, noi rappresentanti delle Valli
Alpine, vogliamo vedere affermati da parte del nuovo Stato italiano, così come
vogliamo che siano affermati anche nei confronti di quegli italiani che sono o
potrebbero venire a trovarsi sotto dominio politico straniero, e li proclamiamo
oggi con la sicura coscienza di servire così gli interessi e le aspirazioni di
tutti coloro che, come noi, credono negli ideali di libertà e di giustizia.
Chivasso, 19
dicembre 1943