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mercoledì 10 dicembre 2025
LETTERA DI GIUSEPPE SILVESTRO
>In data 01 marzo 2010 il Messaggero del Lunedì ha pubblicato una lettera dell'avv. Giuseppe Silvestro, che allego in copia alla presente.
>Prima però vorrei soffermarmi su alcuni aspetti di questa lettera, precisamente: >1) "Va considerato che sino ad oggi, tutti i poteri dominanti il territorio che circonda la Val Resia hanno sempre rispettato l'identità e ciò vale per il patriarcato di Aquilea, per la repubblica Veneta, per l'impero Austroungarico e per lo Stato italiano. Tutti hanno rispettato i valori e il patrimonio tipicamente resiano, senza nulla togliere ai resiani e proteggendoli. Ma ora non è più così"; >2) "A Resia non esiste una minoranza slovena, ma vi vivono pochissimi sloveni, peraltro molto attivi a sostenere quanto sta accadendo". Io aggiungo e preciso che a Resia esiste una autoproclamata o autoincoronata, abusiva, minoranza, come non vi vivono, nessuno, sloveni se non prendiamo quei pochissimi resiani che si autodefiniscono, ora resiani, poi sloveni, qualche volta anche italiani, il tutto condito da un miscuglio di identità non meglio identificata.
>Questa attualmente è la situazione in cui Resia e resiani si trovano a convivere, una situazione di convivenza in cui pochissimi “furbi” hanno messo nel “sacco” tutti gli altri resiani.
Tratto da Facebook, Articolo di Franco Tosoni
MUSICA ORIGINALE RESIANA
A volte le sorprese possono arrivare anche a distanza di anni, probabilmente questa scoperta non è mai stata evidenziata e denunciata, ma per una coincidenza in occasione di una confidenzale riflessione con la figlia del principale protagonista, è emerso quanto vado a raccontare.
Nell'anno 1977 viene registrata, presso lo Studio A.V.F di NIMIS (UD) – REGISTRAZIONI E PRODUZIONI MUSICALI, una cassetta musicale con il titolo: “TE' ROSAYANSKE PLESE – ZITIRA GIUANKALA NÜ RYKARDO NJU BUNKULA” I protagonisti della registrazione di questa cassetta, anno 1977, furone: Di Lenardo Giovanni “Guankala” e Coss Riccardo “Nieu”, gli stessi che appaiono nella fotografia che allego. Da uno scritto, che viene allegato, si evidenzia che i protagonisti, per l'acquisto di n. 10 cassette, pagarono lire 34.000 + lire 3.500 di bollo, per complessive lire 37.500. Qualche tempo dopo, qualcuno di oltre confine, saputo di questa registrazione, si presentò presso lo Studio A.V.F. di NIMIS, presentandosi non so come, ma dal titolare dello Studio fu scambiato come appartenente al Gruppo Folkloristico Val Resia, così in quel modo ottenne gratuitamente una copia di quella cassetta. Questo vuoi dire, e ci insegna che, o con la compiacenza, o con l'inganno, gli specialisti del tarocco, del contraffare, dell'alterare la nostra musica e la nostra danza, vogliono avere tutto sotto controllo, a tal punto che tutta la nostra dotazione a corredo, sia musicale che danzerina, così tutto il materiale documentale più prezioso, che i nostri predecessori ci hanno lasciato in eredità, possa essere manipolata a piacimento.
>Franco Tosoni
Tratto da Facebook, Post a cura di Franco Tosoni
giovedì 27 novembre 2025
Resia: il borgo misterioso in Italia: il Resiano qui nessuno lo capisce, ma tutti lo parlano
Qui i cartelli, le associazioni culturali, le iniziative per tramandare il dialetto ai più giovani raccontano una battaglia silenziosa contro l’oblio
In Italia ci sono borghi che sembrano fermi nel tempo, ma ce n’è uno dove il tempo ha fatto qualcosa di ancora più curioso: ha conservato una lingua che sembra arrivare da un altro mondo. In una valle stretta tra le montagne, quasi al confine con la Slovenia, si parla un dialetto che suona familiare solo a chi ci è nato, ma che risulta ostico persino agli sloveni stessi.
È un idioma antico, difficile, pieno di suoni particolari, che ha resistito per secoli all’omologazione linguistica e oggi è una delle curiosità più affascinanti del nostro Paese. È il borgo del dialetto misterioso in Italia, ricco di curiosità.
Siamo nella Val Resia, in Friuli Venezia Giulia: pochi borghi (Resia e le frazioni, Stolvizza, Coritis e Uccea) meno di un migliaio di parlanti, e una lingua che gli studiosi chiamano resiano.
Tecnicamente è considerato un dialetto sloveno, ma è un errore di forma: è così diverso da essere praticamente un piccolo universo a parte. Il resiano è infatti parlato soltanto in questa valle, nel comune di Resia, ed è riconosciuto come una varietà minoritaria slavofona unica nel suo genere, della quale i parlanti ne hanno sempre richiesto il riconoscimento ufficiale: è questo il borgo del dialetto misterioso in Italia.
mercoledì 19 novembre 2025
RESIAN LANGUAGE (San Giorgio)
DUJACESSA - Na rosojenka praviza pu Bisken.
Una favola resiana (variante di S.Giorgio)
Original Resian language (UNESCO)
Tau ti stari timpa, ko sde u Resie bila makoi tu nu sde na isciza anu tas te gosdé so stali duiacavi nu duiacesse, bil se naredil din fat chi an se pravil lite nu lite dopo.
Onde dua mlada, mush anu saná, to bilu sclò kopat tau uilasej goro sa Urbiaze anu to melu sa gnimi pa no male tau povaiù. Uonà pulila to male tau peste, anu uon scil ta sa gnu sis impresti anu sibilizo tana Korbi.
Prit ki se giat Kopát, mati dala push tu mu malamu, anu tadii na ga na poiala spat nutuu sibilizo, tapod din uorej,tau sinzo.
Sa intantis, tauneu gosgnimu potocu, duiacessa
gledala utosna. Na mela pa uonà no male, ma gni to bilo bulnu, to bilo bassanu scul po usin suotè anu to ni melu farcize pa vić sa iocat. Duiacessa na si ciula da to male cjé i umurit anu na bila dispirana. Na ma bi bila jedla kei, forci cac coran chi na ni misce iest, anu scusa mlicu na bila risvalagnala to male.
Tadii usè na din bot, na se dizidinala, na usela uotrocà anu na duriavala duitit ta ti sibilizi. Na popadla to male chi spalu, na giala nutur gnì to bulne anu na io dala naset tei vitar. To male bulne chi to se ciulu sapusćiano, to se gialu uriscat, tadei mati, ta chi bila tau gnivi, na spustila lopato anu na se naviala videt da co ma te mali. Co na vidala da co iè tau sibili, na se giala uriuvet, nu si tesat lasse. So itti parslí pa usì ti iudi chi so copali tas Poie, ma du mogal i pomagat chei, boghi gnei!
Val Resia: CONFLITTO POLITICO-CULTURALE
L’assurdita’ nasce proprio dalla dicotomia
tra identità culturale/politica e classificazione linguistica accademica.
Tratto dalla Pagina Facebook "La Val Resia e le bellezze della natura".
giovedì 13 novembre 2025
Prato - Ravanza 1960 circa
Prato di Resia 1960 circa.
Di Lenardo Vito Turan e i suoi dolci, i famosi " Colocec", pronti per essere "infilati" e indossati dai giovani in procinto di essere Cresimati.
La tradizione era che, dopo la funzione, i Cresimandi ricevevano come dono dai Santoli una "collana" con i Colocec.
Mia Madre ricevette una con 25 piccoli e in centro un grande Colocec.
Dopo la funzione..... Grande abbuffata.
Oltre al Signor Vito di Martignilas, mia Madre si ricorda di una Signora di nome Virginia di Oseacco, che abitava nei pressi della strettoia , vicino alla Vecchia Chiesa, che preparava questi dolci, e li vendeva nelle varie feste paesane in Valle.
Foto sotto 1960 circa:
Il Santolo sulla Sinistra si chiamava di soprannome Pelech, sulla destra Barbarino Luigi, il bimbo è suo figlio Barbarino Gianni
(i Barbarino, sono Padre e Fratello di Annamaria Barbarino che ringrazio per avermi concesso la foto)
Foto sopra e sotto, concesse da Barbarino Annamaria
Coritis 1962
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Prato di Resia - Ravanza
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Prato di Resia
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