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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

domenica 12 ottobre 2008

Lingue e parlate locali, dibattito vecchio. Piuttosto evitiamo di storpiare i nomi.

Ho letto, nello spazio riservato alla Posta dei lettori del Messaggero Veneto del 3 ottobre scorso, l'articolo del presidente dell'Unione emigranti sloveni del Friuli V.G. (scrivo solo nella dizione italiana, poichè presumo che nella nostra Regione tutti conoscano la nostra Lingua). Non entro nel merito dell'argomento, che considero indietro coi tempi e ormai consunto dai soliti "batti e ribatti". Dico solo a mo' di metafora che quando uno mangia la solita pietanza o la deve eliminare in quache modo per ovviare all'inappetenza e permettere un buon metabolismo. Allo stato attuale, è meglio dare alla storia ciò che appartiene alla storia ( mi riferisco alle nostre origini che non vogliono dire appartenenza ) e affidarsi al buon senso e al genere di vita moderna. Mi soffermo solo su due particolari.


Il primo. Non sono i dialetti che "dalla lingua letteraria traggono linfa per il loro sviluppo...", ma l'esatto opposto: è la lingua letteraria slovena, nata da poco più di 100 anni, che trae linfa e, aggiungo, i presupposti morfologici, sintattici, lessicali e fonetici delle antiche parlate (e non dialetti) locali che risalgono a qualche secolo dopo Cristo.


Secondo. Preciso che i toponomi (nomi di paesi, fiumi, monti, laghi eccetera...)come pure gli antroponimi (nomi, cognomi, soprannomi) devono osservare precise regole e vanno scritti come riportati dalle carte topografiche nazionali (Ist.Geo.Mi. di Firenze e Ist.De Agostini di Novara) nelle tre scale previste secondo le normative  nazionali e internazionali, vigenti per i primi, secondo quanto recepito dagli atti anagrafici e dai registri parrocchiali per i secondi. Scrivere, pertanto, " Kolovrat" ( ultima parola dell'intervento a cui illudo) è assolutamente impropio e mi riferisco al fonema "K" che va bene per la vicina Repubblica slovena e non "C" che va bene per la Repubblica italiana. In poche parole ogni nazione adopera la propia lingua. Faccio presente , altresì, che in questo contesto una scrittura -diciamo- storpiata, sia nell'uno sia nell'altro caso, mentre può essere tollerata dai giornali e dalle varie stampe, essa può essere perseguita in sede giudiziaria, e quindi penale, quando riferita ad atti amministrativi, legali o quant'altro avente carattere pubblico e di ufficialità. Ciò a meno che non vi sia esplicita richiesta di cambiamento in carta legale


Marino Droli   Udine 


Tratto dal Messaggero Veneto di sabato 11 ottobre 2008

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