Meritava grande attenzione le riflessioni proposte su questa pagina dalla dottoressa Manuela Quaranta Spazzapan (moglie del compianto consigliere regionale Mirko Spazzapan di nazionalità slovena) relative alle " diatribe sull'appartenenza o meno dei dialetti parlati nel Resiano, nelle valli del Torre e del Natisone alla matrice slovena". Condivisibile, anche se tardivo, l'obbiettivo di "facilitare la comprensione reciproca, la valorizzazione della peculiarità delle propie radici in uno spirito di integrazione e non di sopraffazione", molto stimolante risulta essere il metodo suggerito per uscire dalla storica diatriba "slavo-sloveno" che così negativamente ha condizionato la vita di queste comunità. Non si può rimanere indifferenti di fronte a questa nuova proposta politica, tesa a risolvere l'equivoco di fondo che da decenni ancancrenisce e condiziona il normale svolgimento della dialettica politica locale. In sostanza, centrando il cuore del problema, la dottoressa Quaranta-Spazzapan invita "tutti coloro i quali si sentono di appartenere alla minoranza slovena" - in questo caso alla minoranza nazionale slovena della provincia di Udine - di farsi promotori di "un censimento per definire con chiarezza la propia identità e per avvallare il peso della propia numerosità". Paradossalmente, questo suggerimento rischia di essere sostenuto dai paladini del "protoslavismo" e della "matrice slava" delle popolazioni interessate e avversato da coloro che, invece, della loro appartenenza alla nazione slovena fanno un punto qualificante del loro essere. Senza l'apertura di un immediato, serio e partecipato confronto sul tema, l'onestà intellettuale, il buon senso e la valenza democratica che caratterizzano questa proposta rischiano di perdersi nella confusione che attualmente regna in questa materia. Tra l'altro, una siffatta verifica dovrebbe interessare in primo luogo gli amministratori pubblici chiamati a erogare i legittimi e consistenti finanziamenti (qualcuno ha mai fatto i conti?) devoluti dallo Stato Italiano, dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dalla Repubblica di Slovenia a sostegno della minoranza slovena in Italia. Tutti i sinceri democratici, in particolare se progressisti, non possono che augurarsi che una tale verifica venga effettuata al più presto, anche come premessa a una meditata e condivisa revisione della Lr 26/2007 di tutela della minoranza linguistica slovena del Friuli Venezia Giulia. Un democratico e armonico sviluppo di una comunità che parla una lingua considerata minoritaria nell'ambito di un determinato contesto statale non dipende solo dai mezzi finanziari che lo Stato, nelle sue varie articolazioni, mette a disposizione della stessa. In particolare, questo sviluppo e l'integrazione della comunità linguisticamente "diversa" nel più ampio contesto dipendono in grande misura dal livello di autonomia e dalle competenze di cui godono istituzioni democraticamente elette. E' in questo senso che sta lavorando il " Forum per la Slavia". In effetti, entro breve tempo, verrà presentato un " Progetto istituzionale per la Slavia" che tiene conto dei storici valori autonomisti locali, della revisione in corso dello Statuto della nostra regione, del processo federalista in atto in Italia e di alcune esperienze concrete già esistenti in situazioni analoghe nell'ambito dell'Unione Europea, in applicazione del principio di sussidiarietà e di una moderna concezione del diritto di autodeterminazione dei popoli. L'intervento della dottoressa Quaranta - Spazzapan non fa che anticipare l'apertura del confronto, stimolando la creatività e l'impegno di coloro che veramente credono che la situazione della Slavia è essenzialmente un problema di democrazia sostanziale e di partecipazione popolare. Se le preoccupazioni principali è il futuro di questa comunità e non la difesa di assurdi privilegi e/o di antistorici arroccamenti, il dibattito avrà esito positivo e sarà possibile fare convergere posizioni che oggi sembrano inconciliabili.
Ferruccio Clavora
Lettera pubblicata dal Messaggero Veneto di martedì 30 settembre 2008
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