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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

sabato 12 marzo 2011

VAL RESIA

Il nostro futuro poggia sul nostro passato.
Le lettere al Presidente della Repubblica
Nella mia ultima visita a Resia ho avuto modo di scambiare qualche parola con amici e conoscenti sulle ormai note vicende legate alla controversa questione della nostra reale e minacciata identità. Tutto questo anche per rendermi conto delle novità, delle particolarità e degli sviluppi legati all’attuale problema. Quando si è lontani dalla realtà quotidiana i fatti, indubbiamente, ti rendono alquanto curioso. Con questo non voglio dire che io sia del tutto carente di notizie, ma era soprattutto rilevante trovare ed avere a portata di mano quelle fonti più fresche, più tangibili e più palpabili.
In seguito ho avuto anche un incontro con il sindaco. Una doverosa visita di cortesia, di saluti e di auguri per una buona riuscita del suo mandato e dell’amministrazione che egli presiede, ma anche per avere da lui quelle notizie più autorevoli, fondate e concrete. Da questo incontro, svolto nel pieno rispetto e nella consapevolezza di avere in comune le stesse finalità legate alla questione resiana e dei problemi ad essa collegata, ho potuto prendere atto della profonda conoscenza e competenza che Sergio Chinese ha sulla questione delle minoranze e la sua determinazione nel cercare di portare a termine, con esisto positivo, questa ormai tormentata telenovela resiana
Ho apprezzato la consapevolezza e la determinazione da parte del sindaco ed i fondati motivi nel ritenere che la nostra lotta sarà ardua e ancora irta di ostacoli, ma con il convincimento che alla fine la nostra testardaggini e la nostra cocciutaggine avranno esisti positivi, viste anche le buone prospettive che si intravvedono all’orizzonte, supportate anche dalla consapevolezza di avere alle spalle la stragrande maggioranza della popolazione nel respingere in modo netto e chiaro le varie seduzioni e illusioni derivate dalla ormai famosa e controversa legge 38/2001.
Dalla sua fonte attendibile ho poi saputo della lettera che la Nice aveva inviato al Presidente Napolitano,  per mezzo della quale gli esponeva il dilemma in cui si viene a trovare la comunità resiana e la minaccia che si interpone ad interessare l’intero patrimonio culturale: lingua, tradizioni, usi e costumi di un popolo, quello resiano.
Da questa lettera, dalla quale Nice è stata poi confortata ampiamente dalla risposta avuta, e da quella inviata e firmata dal Presidente di Identità’ e Tutela Val Resia, sono venuto a conoscenza che, di lettere al Presidente della Repubblica, ne è stata inviata un’altra e che porta la firma di Fulvio Madotto, nativo di Gorizia ma con evidenti origini resiane. Non conosco se queste due lettere hanno avuto un seguito e delle risposte in merito. Devo constatare, a questo punto, che l’interesse per la vicenda legata alla nostra identità sono in tantissimi che la seguono e che ne hanno a cuore, sia da quelli che sono residenti in Valle, la quasi totalità, sia dagli emigranti e dai loro discendenti. Questo vuol dire che il rischio in cui si trova la nostra identità sta molto a cuore a tutti.
Dello scritto che Fulvio Madotto ha inviato al Presidente della Repubblica l’ho appreso leggendo una sua lettera pubblicata dal giornale “Il Piccolo” di Trieste il 04 novembre 2007. Nella sua lettera fa delle considerazioni sulle sue origini e delle analisi sulla lingua resiana, citando degli illustri studiosi e linguisti, comparando la nostra parlata con altre lingue e rivolgendo, infine, uno sguardo con delle riflessioni ed osservazioni, sulla differenza che esiste tra le fisionomie resiane a confronto con quelle dei nostri vicini sloveni.
Ad ogni buon conto, anche per rendere noto a chi segue questo diario in rete, riporto integralmente la lettera di Fulvio Madotto che “Il Piccolo” di Trieste ha pubblicato.
Con osservanza e simpatia da Franco Tosoni
 
“Lingua resiana
04 novembre 2007 —   pagina 31   sezione: Trieste
Ho visto con piacere che alcuni politici (Il Piccolo del 18 ottobre) si sono occupati della tutela della «lingua resiana» e sull’unicità dei questa valle. Appare lapalissiano che per molti resiani, questa applicazione legislativa venga considerata una forzatura pericolosa per la sopravvivenza della  propria peculiarità culturale rappresentata dall’omologazione del resiano allo sloveno. Sono queste le motivazioni che spingono i valligiani a motivare il loro dissenso al Consiglio regionale.
Non esiste un senso di appartenenza al popolo sloveno pur avendovi vissuto sempre a contatto. I resiani non riconoscono né la parentela linguistica né gli aspetti in comune degli usi, costumi e tradizioni. Il resiano, cita un illustre linguista, è assai distante dalla lingua slovena standard tanto da compromettere l’intercomprensione se non vi è stata reciproca pratica linguistica. Ho fatto il recente degli studi – ricerche approfondite sulla Val Resia – terra dei miei avi – le ricerche sono partite da questa ipotesi. Resia - luglio 1952. Una delle prime volte che, ancora piccolo, mi recai a Resia chiesi al nonno «ma che lingua parlate»? Egli affettuosamente mi spiegò che il nonno di suo nonno aveva fato un lungo viaggio, era arrivato dalla «Grande Russia,» dal lontano Mar Caspio, e che lui prima della Grande guerra lavorando in Austria aveva incontrato dei suoi «lontanissimi» parenti in Carinzia, e anche i loro nonni, raccontava erano arrivati dalla Russia.
Ed è per questo che noi abbiamo una lingua così diversa, costumi, canti e balli fanno parte della nostra tradizione e cultura e ci rendono molto diversi dalla vicine popolazioni friulane e slovene. Questi sono solo ricordi, ma forse la legge sulle minoranze del 23 febbraio 2001 sulla loro tutela ha uniformato tutto con molta semplicità. Già nell’800 vari storici si sono occupati della comunità della Val Resia, per citarne alcuni: 1841 il filologo russo Izmail J. Sreznevskij, professore di economia politica presso l’Università di Harkow - 1873 il prof. Jan Baudouin de Courtenay, polacco di origine francese, membro dell’Accademia imperiale di Pietroburgo (Leningrado), docente universitario e celebre linguista e filologo.
Le conclusioni dei vari storici sono spesso in contrasto fra di loro ma tutti concordano sull’unicità della lingua. Oltre alle particolarità fonetiche delle parlate resiane sono degni di attenzione i tipi e le fisionomie resiane a confronto coi loro vicini sloveni: zigomi sporgenti, capelli crespi, coloro della faccia olivastro, occhi scuri.
«Rassomigliano in gran parte agli ungheresi o ad altri popoli simili a questi» ricorda il prof. Baudouin. «La somiglianza da me indicata delle parlate resiane coi dialetti della schiatta turanica è riconosciuta in parte anche da alcuni resiani: così per esempio, la maestra della scuola femminile locale, la signora Giusti, a Ravanca, parlando con me della difficoltà di ottenere collo scritto i suini resiani, manifestò, tra l’altro, l’opione che l’ortografia ungherese sarebbe la più rassomigliante per la nostra lingua». La legge voluta dal Presidente della Repubblica sulla tutela delle minoranze è volta soprattutto a salvaguardare le culture minori. Ho scritto al nostro Presidente Napolitano e al presidente della Regione Fvg Riccardo Illy di farsi interpreti presso i legiferatori per una legge che tuteli tutti i cittadini e che salvaguardi l’unicità della Val Resia. Il nostro futuro poggia sul nostro passato.”
Fulvio Madotto
 
P.s.
Sreznevskijsr'iʃni̯èfsk'i, Izmail Ivanovič. - Slavista (Jaroslavl´ 1812 - Pietroburgo 1880), prof. (dal 1847) nell'univ. di Pietroburgo. Si occupò soprattutto di lingua russa (Mysli ob istorii russkago jazyka "Pensieri sulla storia della lingua russa", 1849; Materialy dlja slovarja drevnerusskago jazyka "Materiali per il dizionario della lingua russa antica", post., 1893) e di filologia slava (Skazanija ob Antichriste v slavjanskich perevodach "Racconti sull'Anticristo nelle traduzioni slave", 1874; Friul´skie slavjane "Gli Slavi del Friuli", 1878).

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