- I vertici dell’associazione Identità e Tutela Val Resia hanno fatto recapitare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per mano del suo segretario, una lettera nella quale sottolineano la volontà di essere considerati italiani e friulani, e non un’appendice dello stato sloveno. «I resiani, con il proprio patrimonio culturale – si legge – si sono insediati nella valle oltre 1.400 anni fa e, dopo un lungo periodo vissuto in piena autonomia, hanno condiviso il loro prcorso sotto il Patriarcato di Aquileia, la Repubblica di Venezia e, per un breve periodo, l’Austria, diventando italiani, per libera scelta, dal 1866, dunque ancor prima di Roma. Con la Slovenia, invece – continua la lettera – non hanno mai condiviso né territorio, né storia, né tradizioni, né tanto meno linguaggio». I resiani chiedono a Napolitano di agevolare l’uscita del Comune di Resia dalla legge 38/2001, quella di tutela delle minoranze slovene, come disposto anche da una recente delibera del Consiglio comunale, sancendo così la nascita di una specifica minoranza resiana.
Tratto dal Messaggero Veneto del 31 maggio 2012
http://www.novimatajur.it/main.php?page_id=articolo&id=1916
RispondiEliminaChi è Liliana Spinozzi Monai?
RispondiEliminaE' una signora, Liliana Spinozzi Monai, che si diverte a prendere in giro i Resiani.
RispondiEliminaMeno male che abbiamo la professoressa Liliana Spinozzi Monai che ci spiega la definizione dello stereotipo, frutto della nostra disinformazione. Se noi resiani insistiamo su una teoria, su una ipotesi o su una certezza che il resiano è una lingua e che non ha nessuna consonanza o matrice comune con gli altri dialetti sloveni, tutto questo è negativo, ma se gli slavisti riconoscono e dimostrano e sposano le teorie slovene che il resiano ha una matrice comune agli altri dialetti sloveni, allora questa idea è corretta. A seguito dell’articolo su Resia, apparso lo scorso 17 maggio sull'inserto “Italie” del Corriere della Sera, a firma della giornalista Roberta Scorranese, sul quale il Novi Matajur ci ha sguazzato sopra, la professoressa Monai, quando decide di intraprendere gli studi slavi lo fa: “in un tardivo omaggio – così ella scrive nella Premessa del suo Glossario – alle radici slovene” di sua madre, ha voluto dire la sua e cito queste sue affermazioni:
RispondiElimina“Quanto all'accostamento del resiano al russo - prosegue la linguista - esso risulta plausibile solo in quanto entrambi i codici rispecchino una fase poco evoluta dei tratti slavi. È risaputo che a tutt'oggi nell'intera fascia slavo-romanza del Friuli persiste una duplicità di atteggiamento nella valutazione dei dialetti sloveni ivi parlati (nel nostro caso il resiano), a seconda del colore politico - è la conclusione della Spinozzi Monai”. “Chi gli assegna, correttamente (come dimostrato dagli slavisti non solo sloveni, ma americani, olandesi ecc.), una matrice comune agli altri dialetti sloveni; chi invece la nega, preferendole l'etichetta di veteroslavo o addirittura russo: tutto purché non sloveno. Ripensando alla storia recente di quel territorio, è comprensibile che in epoca fascista, e magari anche un po' dopo, la gente volesse affermare la propria estraneità ad una nazione avvertita come nemica (leggi: comunista). Ma che lo stereotipo continui ancor oggi è frutto unicamente di disinformazione, colpevole o colposa”.
Questa è la professoressa Liliana Spinozzi Monai che vuol impartire una lezione ai resiani: “GLI STEREOTIPI PERSISTENTI FRUTTO DELLA DISINFORMAZIONE”,citando la giornalista Roberta Scorranese che, per scrivere il suo articolo, è stata poca accorta nell’essersi affidata a persone poco competenti in materia, ma doveva cercare su internet dove tanti apprendisti stregoni si dilettano a scrivere quanto pare a piace.
Tutto quello che viene messo in dubbio nelle parole di Danilo Clemente, non è uno storico ma un resiano, tanto viene messo in discussione nelle affermazioni della professoressa, storica ma non resiana, anzi di chiara e con palese sintonia con le teorie slovene, questo sì frutto unicamente di disinformazione, colpevole o colposa.
La reazione alle parole della profesosressa Liliana Spinozzi Monai sono la conferma della veridicità della vicenda ,in poche parole la Spinozzi-Monai ha centrato il segno ecco tutto; con la conferma degli studi genetici ormai non ci sono più dubbi sulla parentela slovena, ecco le prove: http://www.parcogeneticofvg.it/resia_1485502.html
RispondiEliminaDipende dai punti di vista. Un esterno, che dovrebbe essere imparziale nei suoi giudizi, tante volte si esprime secondo le sue tendenze e le sue simpatie, da non trascurare il fatto poi se questa persona ha chiaramente nel suo DNA radici slovene da parte di un genitore, quindi tenderà sempre a sposare una teoria a suo favore. E’ una logica di natura, al contrario di una analisi approfondita e consapevole. Nei suoi studi e nelle sue ricerche ha sempre seguito una dottrina ispirata al pensiero dominante del convincimento sloveno con qualsiasi mezzo e con qualsiasi persuasione che sia stata favorevole a questa linea.
RispondiEliminaUn resiano rimane e rimarrà sempre convinto della sua fede e della sua credenza, con la sicurezza che la sua certezza lo porterà sempre ha sostenere la sua indipendenza e la sua estraneità di apparentamento con chi volutamente e assolutamente vuole un avvicinamento ed un congiungimento con una realtà oggettiva, che categoricamente rifiuta, perché innaturale e fuori luogo.
Un esterno è come un interno,sono entrambe persone.Una persona che crederà e sarà convinto della sua fede,sarà appunto convinto che la sua fede è giusta indipendentemente del fatto che una determinata comunità è slava e non italiana. La realtà è che la fede è fede, non ha bisogno di prove concrete quali le prove scientifiche e linguistiche,rimane un concetto astratto, la realtà non è credenza. Resia ha nel proprio DNA similitudini più prossime con le comunità slovene carinziane arcaiche. L'italianità dei singoli individui quindi, dovrebbe essere un valore aggiunto,non un ostacolo all'essenza resiana slava.
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