Qualcuno,
per cortesia, mi spieghi se tutto quello che è stato scritto e pubblicato il 29
maggio 2012 sul DOM a cura del nostro valligiano Sandro Quaglia: Sloveni motore del turismo a
Resia, e quello che ne
consegue, corrisponde a verità. O solamente pura e semplice propaganda. A questo
punto, da quello che si legge e si deduce, Resia rifiorisce, nonostante la crisi
economica, grazie al forte richiamo del
settore turistico.
L’articolo
riporta che: “La Val Resia compresa nella
più ampia minoranza linguistica slovena negli anni si è posizionata, sul mercato
turistico, a livello internazionale con gli ospiti di lingua slovena provenienti
per lo più dalla vicina Repubblica di
Slovenia.”
Viene
per di più riportato che, nell’anno 2011, ci sono state circa 6000 visite di
turisti sloveni perché, oltre alle peculiarità culturali resiane, qui si parla
un dialetto sloveno, il resiano, forse, probabilmente a Stolvizza, o da alcuni
degli abitanti di quella frazione, da verificare. Chiedo scusa agli autentici
resiani che abitano a Stolvizza. Non viene però descritto se questi turisti hanno
soggiornato, mediamente per quanti giorni, oppure è stata solo una “toccata e
fuga” di alcune ore? Sembra che ad interessare maggiormente gli sloveni sia il
fattore lingua e la ricerca di materiale, come: pubblicazioni
in dialetto, dei Cd di musica e
canti tradizionali, di vario materiale che descriva la cultura
resiana.
L’articolo
continua, cito testualmente: “Il dialetto
sloveno della Val Resia è ancora quotidianamente parlato ed è per tutti i
resiani una ricchezza e come vediamo anche un’attrazione turistica.” E’
indubbio che qui dobbiamo chiarire, una volta per tutte, che razza di resiani
siamo, quelli che ci dipinge il Quaglia, nettamente in minoranza, oppure quelli
che realmente siamo: resiani, resiani, resiani, prepotentemente e arrogantemente
resiani, di lingua resiana,
orgogliosamente e superbamente in
maggioranza.
L’articolo
prosegue: “Il turismo può contribuire
validamente a mantenere in vita e far rinascere le comunità di minoranza
linguistiche ma non si deve pensare di non toccare nulla, non permettere nessuna
modifica, congelando l’intera valle ed i suoi abitanti secondo il modello che l’immaginario collettivo ha di essa.
Bisogna adattare le esigenze di comunità alle esigenze del turista, senza
stravolgere, ma dando la possibilità al visitatore di fruire di ciò che gli è
messo a disposizione nel miglior modo
possibile.”
Come può,
una voce appartata, fare queste considerazioni? A nome di chi? In rappresentanza di che? Scrivere per compiacere a chi? Ma dai che concretamente
stiamo dando i numeri, una stramberia bella e buona, inimmaginabile. Parla del
congelamento dell’intera valle secondo il modello che l’immaginario collettivo
ha nei suoi confronti, dove pensa di non toccare nulla e di non permettere
nessuna modifica. Di che cosa? Immagino della lingua. Adattare la nostra lingua
allo sloveno così da farsi capire e farsi intendere da questi pensati turisti.
Ma il resiano non è un dialetto sloveno? Pertanto chi viene in visita in Valle
dalla vicina Slovenia dovrebbe capire ed intendere benissimo il nostro
linguaggio.
Per questo motivo noi resiani si dovrebbe sistemare la nostra
lingua alle esigenze turistiche, ma per favore.
Franco Tosoni
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